Appendice 29

Tra l'arsenico e la cicuta

di Pablo Antillano



 


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Due grossi schieramenti di giornalisti, inconciliabili e irredenti, hanno rispolverato le vecchie nozioni dell' intellettuale impegnato, dell'impegno e della militanza per giustificare le loro coazioni quotidiane, a volte passionali e altre volte, poche, concettuali. Agli uni e agli altri servono per lanciare sabbia negli occhi dei lettori, per portare acqua al proprio mulino e per far sì che la ragione delle proprie convinzioni si trasformi in rivelazione divina, esaltata, univoca, inelkudbile e possente.

Entrambi i gruppi lo fanno in nome del bene comune, invocano la difesa della democrazia, della giustizia e della redenzione, si muovono in nome della libertà di espressione e accusano gli avversari politici di manipolare l' informazione, di mentire, di aggredire, di promuovere uno scenario politico dalle conseguenze diaboliche.

Entrambi trovano giusificabile che si violino i principi fondamentali della professione giornalistica perché non sembra loro un periodo adatto per fare giornalismo, e che il momento esige di essere militante e impegnato. E resteranno nella storia del giornalismo gli editoriali espliciti di grandi giornali nazionali o regionali che hanno sostenuto che quello che è in gioco è più imnportante del giornalismo e che quindi bisogna comportarsi di conseguenza.

 

Media credibili e giornalisti

In gran parte di questi articoli, editoriali o manifesti, gli uni sostengono che non è il momento di essere neutrali ma è il momento di cacciare Chavez, gli altri rispondono che non è il momento di essere imparziali ma di difendere la rivoluzione.

Dimenticano di dire questi giornalisti e questi giornali che i lettori non chiedono loro di essere imparziali né neutrali, ma di essere semmai credibili, anche per gli avversari.

Di fatto, né nel giornalismo venezuelano né in quello dei paesi democratici si sono mai intesi i termini neutralità, imparzialità o oggettività come sinonimi di assenza di posizione o un orientamento a non prendere partito. Dimenticano che El Pais in Spagna ha una posizione e che questa è diversa dalle posizioni di El Mundo o ABC. Che la rivista Panorama in Italia si legge come una rivista di destra e che invece l'Espresso viene letta come un giornale di sinistra. Posizioni diverse hanno Le Figaro, Nouvel obs, Le Monde o Il Manifesto. E mai hanno rinunciato ai loro punti di vista i giornali nordamericani, gli uni più repubblicani, gli altri più democratici. Hanno fatto cadere governi ma cercano di preservare sempre i codici di ferro su cui si basa il miglior giornalismo del mondo.

 

L'opinione pubblica indifesa

La disperazione politica, l' impazienza e in molti casi l' arroganza ha portato così molti editorialisti e giornalisti a sostenere che i media avevano sostituito le organizzazioni politiche. Che avevano colmato il vuoto lasciato dai partiti. Se lo sono ripetuto tanto con se stessi che alla fine hanno finito per crederci e per vendere questa bugia ai lettori. In questo modo i media di una e l' altra parte - opposizione e governo - hanno finito per trasformarsi in macchine di propaganda e arene da combattimento.

Entrambi i campi hanno finito per accettare pratiche informative con cui si tace o si nasconde informazioni, si permette che l' opinione si metabolizzi in informazione, si alimenta il rumore, si dà credito al pamphlet militare e all' invettiva politica, si legittima il documento non confermato, si dà spazio all' opinione interessata di terzi, compresi avvocati e parti di un solo campo, non si analizzano le premesse che fanno da base alle campagne, non si investigano a fondo gli atti di corruzione, si permette che restino impuniti i crimini politici e che non si valutino gli interessi bastardi o illegittimi dei protagonisti se coincidono con la propria causa. L' opinione pubblica di entrambe le parti ha perso la possibilità di conoscere i fatti perché, come i politici, i giornalisti e i media muovono le informazioni verso i propri benefici, le proprie convenienze o le proprie bandiere.

 

Dal giornalismo di lotta all' antigiornalismo di fatto

I tempi che seguiranno all' attuale crisi politica che scuote il Venezuela saranno ricchi di libri, inchieste e analisi che valuteranno l' impatto sui diversi segmenti e professioni del paese. Per ora elenchiamo qui le prime valutazioni che in diversi forum e incontri con giornalisti sono state fatte sul comportamento dei media prima, durante e dopo la profonda crisi di aprile 2002, analizzando alcuni dei sintomi più visibili di questa corruzione delle basi del nostro giornalismo:

- Eccesso di discrezionalità nella interpretazione tendenziosa della notizia. Il giornalista non intervista ma si converte in personaggio che prende posizione. Non gli interessano i fatti, ma solo avere ragione.

- Titoli tendenziosi in appoggio al punto di vista editoriale e non all' importanza della notizia.

- Uso irregolare delle fonti. Uso esagerato di fonti informative di un solo settore. Rifiuto sistematico delle notizie provenienti dal settore avversario e convalida automatica delle fonti coincidenti col proprio interesse. - Manipolazione interessata, acritica, antidemocratica e illegale delle fonti militari. Sostegno e accreditamento all' informazione ufficiale o filogovernativa.

- Assenza di verifiche rigorose di tutte le informazioni provenienti da terzi.

Sopravvalutazione del si dice e forma condizionale dell' informazione. Valorizzazione interessata di dicerie e supposizioni non provate. Uso abusivo di forme come avrebbe, non si esclude, potrebbe, a parere, si dice che...

- Eccesso di opinioni nell' informazione.

- Confusione tra pubblicità, propaganda politica, opinione e informazione, specialmente nei media elettronici. Manipolazione delle immagini audiovisive.

- Assenza di rigore.

Nei dibattiti che i media promuovono fra ''esperti'' - che oggi sono opinionisti di professione - possiamo molto spesso farci un' opinione di quale dei due ha prevalso, di chi è stato più efficace, ma restiamo virtualmente indifesi contro le premesse false o gli aspetti e i temi che vengono omessi negligentemente e che nessuno dei due ha incluso nei propri argomenti. Si orienta il pubblico a stabilire chi ha vinto, ma si impedisce le riflessioni che consentono di discernere la validità del confronto, le premesse o le cause di essa. Mancanza di rigore è anche assenza di approfondimento e disprezzo per la ricerca documentale.

Retorica dello spettacolo e dell' intrattenimento. All' assenza di rigore contribuisce la nuova retorica dei media secondo cui la notizia deve essere breve, divertente e avere modalità proprie del mondo della pubblicità e dell' intrattenimento. Queste forme retoriche sono un attentato contro il rigore della dimostrazione e dell' investigazione e abbandonano lo spettatore e il lettore agli effetti e alla manipolazione dello spettacolo.

 

Che fare?

In conclusione l' attuale confronto politico impedisce a giornalisti e media - militanti e combattivi - di vedere che queste pratiche di cattivo giornalismo indeboliscono le proprie cause. Intaccano l' immagina di qualità giornalistica che si esige dai media di rilievo, indeboliscono l' impatto delle loro denunce e campagne, erodono la credibilità delle sue posizioni e interessi e li rende vulnerabili alla loro utilizzazione da parte di terzi.

Ma, quello che è più grave, lascia l' opinione pubblica, i cittadini senza informazione credibile, senza media credibili. La democrazia resta nuda senza l' autorità dei media e gli strumenti di discernimento e orientamento. È più solida una democrazia con media forti perché credibili, che con media forti perché compromessi. Crediamo che non sia difficile ricostruire il sistema informativo venezuelano, severamente deteriorato, se si ristabiliscono alcuni principi professionali tesi ad attenuare l' eccesso di opinione dei desk redazionali e, in particolare, se si seguono le regole classiche del buon giornalismo, che contempla la verifica dell' informazione ottenute da terzi, il non dar credito ai si dice o alle voci relative a terzi senza il dovuto controllo, usare le fonti con precisione, evitare al massimo i condizionali, perseguire il rigore e la precisione, utilizzare con proprietà le fonti documentali, informare sempre sulla base dei fatti e fornire le opinioni dei diversi campi in casi controversi, non accusare nessuno né sospettarlo di qualche reato se non si hanno indizi sufficienti e tali da poter essere sottoscritti da istituzioni esterne al periodico, riprodurre le citazioni con esattezza, fare i titoli in accordo con il servizio, coltivare l' eleganza linguistica, evitare le espressioni offensive, coltivare l' uso ponderato delle inchieste per evitare di essere utilizzato in conflitti di interesse.

Altrimenti moriremo avvelenati, o con l' arsenico chavista o con la cicuta golpista.

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Dossier FNSI a cura di Pino Rea | Impaginazione e grafica Filippo Cioni