III - Un nuovo tentativo di golpe

2 - I media ancora al centro della scena

 In questo nuovo lungo periodo di duro confronto, i media hanno continuato in quella linea che tutto il fronte bolivariano chiama di cospirazione antidemocratica.

I mezzi di informazione privati - sostiene Jorge Martin in un articolo del 30 dicembre 2002 su El MIlitante (Appendice 18) - " da molto tempo hanno smesso di informare e si sono trasformati in megafoni della propaganda dell'opposizione, senza alcuna remora nel distorcere, mentire e calunniare in maniera aperta e sfacciata. Malgrado lo 'sciopero', i giornali e le emittenti radiotelevisive non hanno smesso di lavorare, anche se hanno cancellato la programmazione normale concentrandosi soltanto nelle 'notizie'. Le televisioni hanno sospeso anche gli spazi pubblicitari, sostenendo di averne trasferito gli introiti a Ong e associazioni di beneficenza: in realtà gli unici spot che venivano diffusi erano quelli del Coordinamento democratico (Coordinadora democratica) più noto fra la gente come Conspiradora anti-democratica (Cospirazione antidemocratica).

È una campagna brutale di propaganda contro il governo che va in onda senza interruzione 24 ore su 24.

"Malgrado tutta l'isteria sui presunti attacchi alla libertà di espressione e le presunte intimidazione ai giornalisti, la verità è che ora in Venezuela c'è più libertà di stampa che in qualsiasi altro paese del mondo e che in qualunque altro periodo della storia del paese. I giornali dell'opposizione chiamano apertamente al colpo di stato e né il governo né il potere giudiziario intervengono assolutamente. Uno degli editorialisti di El Nacional , in un articolo intitolato 'Il golpe necessario", difendeva e invocava un colpo di Stato sostenendo che era Chavez che se lo stava cercando rifiutandosi di seguire la "via democratica" e aggiungeva che il presidente desiderava un golpe per "potersi presentare come una vittima". Articoli di questo tipo appaiono a dozzine sulla stampa borghese tutti i giorni. In quale altro paese del mondo tutto questo verrebbe consentito?

I direttori dei media venezuelani hanno convocato una conferenza stampa per i corrispondenti stranieri per dimostrare loro la mancanza di libertà di espressione nel paese. Il comportamento dei magnati dei media è stato così arrogante e superbo con i giornalisti che mettevano in dubbio l'obbiettività dei loro giornali, che i corrispondenti del Washington Post e del New York Times si sono alzati e se ne sono andati per protesta.

Sabato 21 dicembre, per esempio, l'opposizione ha annunciato con gran baccano che parte dell'equipaggio che aveva fatto ripartire la petroliera "Pilin Leon" (una petroliera ancorata nelle acque di Maracaibo che era diventata in quei giorni, una sorta di emblema dello sciopero e del relativo blocco petrolifero, ndr) era cubano. Questo fa parte della campagna con cui è stata fomentata l'isteria contro il "castro-comunismo", che da mesi è una delle assi portanti della opposizione "democratica". Il ministero degli esteri cubani ha immediatamente e categoricamente smentito le dichiarazioni dell'opposizione. Tuttavia tutte le tv private hanno registrato la "notizia" e l'hanno diffusa senza preoccuparsi di verificare le fonti e il suo fondamento. Poche ore dopo l'opposizione si è vista costretta a riconoscere che essa non era vera. Ma questo non le ha impedito di riprendere la campagna appena due giorni dopo, sostenendo che due marinai in servizio su un' altra nave - la "Bora" - erano cubani. Ebbene venne fuori che, certo, erano cubani, ma avevano lasciato l' isola 25 anni fa.

Esempi come questi ce ne sono a centinaia. In una conversazione fra persone in fila per iscriversi alle elezioni, un giovane escualido sosteneva che i nuovi biglietti da 50.000 bolivar che la Banca centrale stava per stampare avevano i volti di Chavez e di Castro! La strategia dominante è "calunnia che qualcosa rimane".

(...)

Questa campagna - prosegue Martin - non si limita solo ai mezzi di comunicazione nazionali ma si estende anche, in gradi diversi, a quelli stranieri che partecipano o si fanno eco di questa campagna di confusione, mezze verità e aperte bugie. Per fare un solo esempio, io ero in volo verso Caracas proprio il giorno in cui El Pais annunciava che le compagnie aeree internazionali avevano sospeso i voli in Venezuela.

L' atmosfera di isteria creata dai media privati non era casuale ma ben orchestrata. Ampi settori degli strati sociali medi credono che effettivamente il paese si dirige verso il "castrocomunismo" e che di fatto stanno già vivendo in un regime dittatoriale in cui si minaccia la libertà di espressione e si sopprimono le libertà individuali. E questo malgrado i media reazionari funzionino normalmente e che l'opposizione protesti ogni giorno nelle strade di Caracas.

In questo contesto si sono creati in molti quartieri medi dei gruppi di sicurezza, che stanno studiando "piani di emergenza", cioè raccolta di armi e di gente che sappia usarle. In una maniera molto intelligente e calcolata l' oligarchia sta cercando di organizzare in forma paramilitare le sue basi di appoggio fra la piccola borghesia. Fomentando l' idea secondo cui in una rivoluzione è inevitabile che i poveri, le masse, i "terruos" (gli abitanti delle colline intorno a Caracas scendono in città lungo stradine in terra battuta: da qui questo appellativo che suona spregiativo) possono migliorare le loro condizioni solo rubando alle classi medie quel poco che esse posseggono.

Ma in questi settori c'è gente che appoggia il processo bolivariano e ha formato organizzazioni come "Clase media en positivo", che recentemente ha riunito più di 18.000 persone nel Poliedro di Caracas (...)

 

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Dossier FNSI a cura di Pino Rea | Impaginazione e grafica Filippo Cioni