SITO PER CUORI RIBELLI                                    QUESTO SITO E' DEDICATO A TERSITE                                                                       FONDATORE VITO FENINNO                                                                                     Continua il successo di Tersite: grazie ai gentili odissei.
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Il mondo di Tersite

 

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IO STO CON TERSITE*

Tersite è colui che ama la vita e vive sempre in rapporto critico con ciò che lo circonda e con se stesso.

Tersite non è attratto dal martirio, ma segue semplicemente il bello, il vero, il bene; e non si sottrae al compito di dire la verità, uscendo dall'omologazione generale.

"Colui per cui è indifferente la menzogna o la verità è già pronto per la tirannia. Chi ama la verità ama la libertà". BERNANOS.

PRESENTAZIONE

Troia tra democrazia e diritti umani

Nell’antica Troia il potere era detenuto dal wanax, Agamennone in particolare, frenato dall’assemblea, che si limitava ad assentire le decisioni di quest’ultimo senza opporsi. Non c’era dunque democrazia e rispetto per i più elementari diritti umani, inesistente come la possibilità di partecipazione diretta o rappresentativa. Anche se tutti nell'assemblea avevano facoltà di parola, non era permesso tuttavia opporsi o contraddire la parola di Agamennone. Tersite di fatto che si scaglia contro l’egoismo di Agamennone ( Iliade II, vv. 224 – 244 ) viene messo a tacere da Ulisse con violenza ( II, vv. 245 – 264). Contemporaneamente Tersite viene descritto da Omero come brutto e vigliacco, come a dire che l’azione stessa di Tersite di esprimere il proprio punto di vista, era ritenuta da Omero stesso non opportuna e negativa, secondo una visione della politica aristocratica.

PRESENTAZIONE/1

La stratificazione morale e sociale

Come è caratteristico del mondo arcaico, i valori fondamentali della società omerica erano predeterminati, così come il ruolo di ciascuno ed i privilegi e doveri che ne conseguivano. I principali termini valutativi del vocabolario omerico, agathos, kakos e arete non possono essere tradotti letteralmente con "buono", "cattivo" e "eccellenza" o "virtù". I nostri termini presuppongono un ambito di applicazione assai più ampio e socialmente indefinito; invece Omero quando parla di agathoi intende una figura sociale particolare: agathos è il proprietario terriero, capo di un oikos, di una casata, che è in grado di proteggere la comunità con le armi e soprattutto di difendere competitivamente il proprio onore dinanzi agli occhi del mondo. Perciò non è possibile diventare agathos per chi ha avuto in sorte di essere kakos, anche se un agathos può perdere il suo onore, essendo questo connesso alla supremazia effettiva in potenza, ricchezza e valore militare. Se per esempio il plebeo Tersite* (Iliade, II, vv. 212 ss) osa parlare in assemblea, sostenendo argomenti del tutto simili a quelli di Achille contro Agamennone, non si pensa che egli si sia mostrato in grado di raggiungere l'eccellenza. Come ci narra l'Iliade, Tersite viene bastonato, ridicolizzato e ridotto al silenzio, proprio perché ha violato la tacita gerarchia che stratifica i soggetti morali. Solo gli agathoi possono raggiungere l'eccellenza, o meglio, essi la possiedono per definizione e sono impegnati a mantenerla in competizione con gli altri. I kakoi, dal canto loro, non sono esclusi dall'universo morale: non soltanto devono tributare quell'onore dal cui riconoscimento dipende strettamente l'arete, ma soprattutto devono seguire delle regole morali ad hoc, che consistono, in sostanza, nell'adeguarsi al ruolo loro riservato nella gerarchia.

* Tersite, l'oratore scriteriato.

Le armi della critica

Quasi immenso covile
Fulgore, caducità e negazione del corpo
nella letteratura occidentale
di Mario Lunetta

 

Efesto è il primo handicappato della protomitologia occidentale a ricevere dignità letteraria.
Tersite il quale, nella sua pochezza, ha osato inveire contro Agamennone, Re dei re, viene duramente redarguito e bastonato dal ‘saggio’ Odisseo, che si erge a paladino  dell’autorità (altrui e, di conseguenza, in   quanto re di e ça va sans dire con tutto il rispetto per il cieco poeta di Chio, di ricordare quella spiritosa operetta tra satirica e surreale che Concetto Marchesi pubblicò nel 1919 per Formiggini (Il libro di Tersite), in cui il deforme antieroe mostra una faccia da clown: «In una di quelle notti io vidi Tersite. Stava su una sedia a un angolo della mia camera; e accomodava con molta cura un calzare sdrucito. Aveva addosso un pallio ateniese.
I suoi capelli erano cortissimi e la faccia tanto bianca, che pareva infarinata.

– Chi sei? – domandai sbigottito. Rispose senza scomporsi, col verso di Omero:– L’uomo peggiore di quanti andarono a Troia –. Dopo una breve pausa seguitò: – L’armatura achea mi era intollerabile. Questo pallio l’ho avuto da Alcibiade, che preferisce andar nudo per farsi distinguere dall’ammiraglio Nicia, quando passeggiano insieme per il lungostige. Ogni tanto me ne vengo su, di notte, per attendere in pace a qualche faccenda o per liberarmi dalla gran confusione dell’inferno».

E racconta della benevolenza di cui gli sono prodighi gli eroi greci, i quali tutti finalmente dopo la morte non fanno che ripetergli quanta ragione avesse lui, disprezzato in vita come un bieco disfattista. Per giocoso contrappasso, Marchesi fa così di Tersite un eroe per caso che si prende la sua rivincita ad abundantiam in un tutto sommato gradevole aldilà.

Se Efesto è una sorta di dio ‘minore’, di re dei portatori di handicap, nell’Iliade c’è posto fin dall’inizio (Canto II) per un piccolo ‘eroe negativo’ che in qualche misura agisce, a livello della funzione comica, come una specie di sua proiezione miserevolmente umana: Tersite, «il più brutto guerriero che fosse venuto sotto Ilio. Sbilenco era, zoppo da un piede. Aveva le spalle curve, ripiegate in avanti, e per di più, in cima, la testa a pera: vi spuntava sopra una rada peluria». La letteratura occidentale, così, affida fin dai primordi agli inabili, ai fisicamente deboli o impediti, un compito degradato di suscitatori di riso, miserevole contraltare alla prestanza ‘epica’ dei guerrieri protagonisti, i quali – per statuto sociale e simbolico – non fanno mai ridere, semmai fanno spesso piangere nemici in campo o semplici contraddittori.

 

- la repubblica di tersite -

 

Ultimo aggiornamento: 02-05-08