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FONDATORE VITO FENINNO
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Brunetta si era scatenato contro i "fannulloni" :"Gli assenteisti vanno semplicemente licenziati. Gli strumenti ci sono". Ma le cose come sempre non stanno proprio così. In quota al PSI di Craxi riesce ad avere vantaggi e facilitazioni di carriera e patrimoniali come gli affitti a 350 euro al mese a Roma mentre i comuni mortali per lo stesso appartamento ne pagavano 2 milioni di lire e della ristrutturazione della villa sulla costiera amalfitana dove un sindaco del partito democratico diventa guarda caso poi consigliere al suo ministero e iscritto al Pdl. E' proprio vero nella vita occorre essere fortunati..... leggi l'inchiesta fatta dal settimanale Espresso e la risposta del ministro che suo malgrado si vede costretto a non poter smentire.... Che furbetto quel Brunetta di Emiliano Fittipaldi e Marco Lillo - FUNZIONE PUBBLICA giovedì | 20 novembre 2008 La trasferta a Teramo per diventare professore. La casa con sconto dall'ente. Il rudere che si muta in villa. Le assenze in Europa e al Comune. Ecco la vera storia del ministro anti-fannulloni
La prima immagine di Renato Brunetta
impressa nella memoria di un suo collega è quella di un giovane docente
inginocchiato tra i
cespugli
del giardino dell'università a fare razzia di lumache. Lì per lì i
professori non ci fecero caso, ma quella sera, invitati a cena a casa sua,
quando Brunetta servì la zuppa, saltarono sulla sedia riconoscendo i
molluschi a bagnomaria. Che serata. La vera sorpresa doveva ancora arrivare.
Sul più bello lo chef si alzò in piedi e, senza un minimo di ironia,
annunciò solennemente: "Entro dieci anni vinco il Nobel. Male che vada, sarò
ministro". Eravamo a metà dei ruggenti anni '80, Brunetta era solo un
professore associato e un consulente del ministro Gianni De Michelis.
Se la partecipazione ai
lavori d'aula non è da seguace di Stakanov, neanche in commissione Brunetta
appare troppo indaffarato. L'economista sul suo sito personale ci fa sapere
che, da vicepresidente della commissione Industria, tra il 1999 e il 2001 ha
partecipato alle riunioni solo la metà delle volte, mentre nel biennio
2002-2003, da membro titolare della delicata commissione per i Problemi
economici e monetari, si è fatto vedere una volta su tre. Strasburgo è
lontana dall'amata Venezia, ma non si tratta di un problema di distanza. A
Ca' Loredan, nel municipio dove è stato consigliere comunale e capo
dell'opposizione dal 2000 al 2005, il nemico dei fannulloni detiene il
record. Su 208 sedute si è fatto vedere solo in 87 occasioni: quattro
presenze su dieci, il peggiore fra tutti i 47 consiglieri veneziani. Brunetta spendeva invece molto tempo libero per mettere a segno gli affari immobiliari della sua vita. Oggi il ministro possiede un patrimonio composto da sei immobili (due ereditati a metà con il fratello) sparsi tra Venezia, Roma, Ravello e l'Umbria, per un valore di svariati milioni di euro. "Mi piacciono le case e le ho pagate con i mutui", ha sempre detto. Effettivamente per comprare e ristrutturare la magione di 420 metri quadrati con terreno e piscina in Umbria, a Monte Castello di Vibio, vicino a Todi, Brunetta ha contratto un mutuo di 600 milioni di vecchie lire del 1993. Ma per acquistare la casa di Roma e quella di Ravello, visti i prezzi ribassati, non ne ha avuto bisogno. Cominciamo da quella di Roma. Alla fine degli anni Ottanta il rampante professore aveva bisogno di un alloggio nella capitale, dove soggiornava sempre più spesso per la sua attività politica. Un comune mortale sarebbe stato costretto a rivolgersi a un'agenzia immobiliare pagando le stratosferiche pigioni di mercato. Brunetta no. Come tanti privilegiati, riesce a ottenere un appartamento dall'Inpdai, l'ente pubblico che dovrebbe sfruttare al meglio il suo patrimonio immobiliare per garantire le pensioni ai dirigenti delle aziende. Invece, in quel tempo, come 'L'espresso' ha raccontato nell'inchiesta 'Casa nostra' del 2007, gli appartamenti più belli finivano ai soliti noti. Brunetta incluso. Un affitto che in quegli anni era un sogno per tutti i romani, persino per i dirigenti iscritti all'Inpdai ai quali sarebbe spettato. Lo racconta Tommaso Pomponi, un ex dirigente della Rai ora in pensione, che ha presentato domanda alla fine degli anni Ottanta: "Nonostante fossi stato sfrattato, non ottenni nessuna risposta. Contattai presidente e direttore generale, scrissi lettere di protesta, inutilmente". Pomponi ha pagato per anni due milioni di lire di affitto e poi ha comprato a prezzi di mercato, come tutti. Il ministro, invece, dopo essere stato inquilino per più di 15 anni con canone che non ha mai superato i 350 euro al mese, ha consolidato il suo privilegio rendendolo perpetuo: nel novembre 2005 il patrimonio degli enti infatti è stato ceduto. Brunetta compra insieme agli altri inquilini ottenendo uno sconto superiore al 40 per cento sul valore di stima. Alla fine il prezzo spuntato dal grande moralizzatore del pubblico impiego è di 113 mila euro, per una casa di 4 vani catastali, situata in uno dei punti più belli di Roma. Si tratta di un quarto piano con due graziosi balconcini e una veranda in legno. Brunetta vede le rovine di Roma e il parco dell'Appia antica. Un appartamento simile a quello del ministro vale circa mezzo milione di euro: con i suoi 113 mila euro l'economista avrebbe potuto acquistare un box.
GUARDA LO
SFOGLIO:
I documenti dell'acquisto della casa Inpdai
Per comprare i ruderi che ha poi ristrutturato ha speso 65 mila euro tra il 2003 e il 2005. "Quanto?", dice incredula Erminia Sammarco, titolare dell'agenzia immobiliare Tecnocasa di Amalfi: "Mi sembra impossibile: a quel prezzo un mio cliente ha venduto una stalla con un porcile". Oggi un rudere di 50 metri quadri costa circa 350 mila euro, e una villa simile a quella dell'economista supera di gran lunga il milione di euro. Il ministro ha certamente speso molto per la pregevole ristrutturazione, tanto che ha preso un mutuo da 300 mila euro poco dopo l'acquisto del 2003 che finirà di pagare nel 2018, ma ha indubbiamente moltiplicato l'investimento iniziale. Ma come si fa a trasformare una catapecchia senza valore in una villa di pregio? 'L'espresso' ha consultato il catasto e gli atti pubblici scoprendo così che Brunetta ha comprato due proprietà distinte per complessivi sette vani catastali, affidando i lavori di restauro alla migliore ditta del luogo. Dopo la cura Brunetta, al posto dei ruderi si materializza una villetta su tre livelli su 172 metri quadrati più dépendance, rifiniture in pietra e sauna in costruzione. Per il catasto, invece, l'alloggio passa da civile a popolare. In compenso, i sette vani sono diventati 12 e mezzo. Come è stata possibile questa lievitazione? "Diversa distribuzione degli spazi interni", dicono le carte. La signora Lidia Carotenuto, che fino al 2002 era proprietaria del piano inferiore, ricorda con un po' di malinconia: "La mia casa era composta di due stanzette, al massimo saranno stati 40 metri quadrati e sopra c'era un altro appartamento (che misurava 80 metri catastali, ndr) in rovina. So che ora il Comune di Ravello sta costruendo una strada che passerà vicino all'abitazione del ministro. Io non avrei venduto nulla se l'avessero fatta prima...". A rappresentare Brunetta nell'atto di acquisto della dépendance nel 2005 è stato il geometra Nicola Fiore, che aveva seguito in precedenza anche le pratiche urbanistiche. Fiore era all'epoca assessore al Bilancio del comune, guidato dal sindaco Secondo Amalfitano, del Partito democratico. I rapporti con il primo cittadino è ottimo: Brunetta entra nella Fondazione Ravello. E quest'anno, dopo le elezioni, Amalfitano fa il salto della barricata, entra nel Pdl e lascia la Costiera per Roma dove viene nominato suo consigliere ministeriale.
Le valutazioni degli indicatori sono discutibili, ma di sicuro il mondo accademico non lo ha mai amato: "L'università ha sempre visto in lui il politico, non lo scienziato", ricorda l'ex rettore dello Iuav di Venezia, Marino Folin. Nel 1991, da professore associato, riesce a trasferirsi all'Università di Tor Vergata. In attesa del Nobel, tenta almeno di diventare professore ordinario partecipando al concorso nazionale del 1992. In un primo momento viene inserito tra i 17 vincitori. Ma un commissario, Bruno Sitzia, rimette tutto in discussione. Scrive una lettera e, senza riferirsi a Brunetta, denuncia la lottizzazione e la poca trasparenza dei criteri di selezione. "Si discusse anche di Brunetta, e ci furono delle obiezioni", ricorda un commissario che chiede l'anonimato: "La situazione era curiosa: la maggioranza del collegio era favorevole a includere l'attuale ministro, ma non per i suoi meriti, bensì perché era stato trovato l'accordo che faceva contenti tutti. Comunque c'erano candidati peggiori di lui". Il braccio di ferro durò mesi, poi il presidente si dimise. E la nuova commissione escluse Brunetta. Il professore 'migliore d'Europa' viene bocciato. Un'umiliazione insopportabile. Così fa ricorso al Tar, che gli dà torto. Poi si appella al Consiglio di Stato, ma poco prima della decisione si ritira in buon ordine. Nel 1999 era riuscito infatti a trovare una strada per salire sulla cattedra. Un lungo giro che valica l'Appennino e si arrampica alle pendici del Gran Sasso, ma che si rivela proficuo.
È a Teramo che ottiene infine il
riconoscimento: l'alfiere della meritocrazia, bocciato al concorso
nazionale, riesce a conquistare il titolo di ordinario grazie
all'introduzione dei più facili concorsi locali. Nel 1999 partecipa al
bando di Teramo, la terza università d'Abruzzo. Il posto è uno solo ma
vengono designati tre vincitori. La cattedra va al candidato del luogo ma
anche gli altri due ottengono 'l'idoneità'. Brunetta è uno dei due e torna a
Tor Vergata con la promozione. Un'ultima nota. A leggere le carte del
concorso, fino al 2000 Brunetta "è professore associato a Tor Vergata". La
stranezza è che il curriculum ufficiale - pubblicato sul sito della facoltà
del ministro - lo definisce "professore ordinario dal 1996". Quattro anni
prima: errore materiale o un nuovo eccesso di ego del Nobel mancato? Video brunetta La risposta di Brunetta sul sito del governo
«Apprendo, da anticipazioni di stampa, che
il settimanale L'Espresso mi dedica la copertina e un'inchiesta. Questa
attenzione non può che farmi piacere, il contenuto ancora di più.
L'inchiesta de "L'Espresso" fruga nella mia vita. Fruga nel mio patrimonio.
Fruga nella mia carriera universitaria. Fruga nella mia attività politica e
di consulente. Fa tutto questo da par suo, con malizia ed esagerazione. Alla
fine, però, restituendo il ritratto di una persona per bene. Le case me le
sono pagate accendendo mutui, che L'Espresso si è preoccupato di controllare
e confermare. Bravi. Aggiungo un particolare, che all'ottima redazione è
sfuggito: per gli investimenti immobiliari ho anche usato i soldi del loro
Gruppo, l'Editoriale L'Espresso, che mi sono stati consegnati non proprio
spontaneamente, ma a seguito di una diffamazione riconosciuta come tale
dalla giustizia italiana. Riassumendo: le case me le sono comprate con i mutui, e con i soldi dell'Espresso. La cattedra universitaria me la sono sudata. L'attività politica e di consulente sono frutto di una lunga gavetta. Nell'insieme, quindi, ringrazio L'Espresso per l'attenzione dedicatami e per i risultati cui ha portato. Prima di tutto, però, li ringrazio perché trattando quei temi hanno dimostrato che altrimenti non si potrebbe attaccare il lavoro che sto conducendo, e che sono pronto ad illustrare, nel dettaglio, ai lettori del settimanale. La carta giocata, se capisco bene, suona più o meno così: le cose che dice Brunetta sono giuste, ma lui non è coerente ed il più pulito ha la rogna. Salvo che, leggendo, si scopre tanto la coerenza umana, culturale e politica, quanto la buona salute della mia epidermide. Grazie». Comunicato della direzione
La
direzione dell'Espresso in relazione alle dichiarazioni del ministro Renato
Brunetta sull'inchiesta pubblicata nel numero in edicola venerdì 14 novembre
precisa:
Fonte espresso del 13 novembre 2008 (la repubblica di tersite del 16 novembre 2008) |
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- la repubblica di tersite - |