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Storie "all'italiana"

Giuseppe Garibaldi, liberata la Sicilia, sbarcò in Calabria. L'obiettivo era raggiungere rapidamente Napoli. Per questo confidava nella Gran Via delle Calabrie, segnata sulle carte ufficiali del regno borbonico. Il Generale la cercò invano. Nessuno ne sapeva nulla.

Le cronache del tempo riportano: "Gli abitanti dei villaggi che la Gran Via attraversava scuotevano la testa: essi per recarsi alla località più vicina avevano a disposizione un sentiero in polvere. Garibaldi fu costretto a reimbarcarsi e a sbarcare molto più a nord, nella zona di Salerno. Ma arrivato a Napoli e installata la nuova amministrazione, volle vederci chiaro e promosse indagini sulla misteriosa Gran Via. E finalmente la trovò: negli archivi. Negli archivi di Stato c'era tutto: i piani, i progetti, le perizie per l'appalto dei lavori, i contratti stipulati davanti ai notai, i verbali delle aggiudicazioni firmati dai ministri competenti, i pagamenti rateali eseguiti dallo Stato e regolarmente riscossi da ditte mai esistite, perfino i collaudi degli ingegneri con le relazioni sulle ispezioni eseguite. S'erano mangiato tutto, avevano messo la strada sul lastrico".

Ecco il classico comportamento "all'italiana". Il matrimonio perfetto tra la cialtroneria improvvisatrice e l'imbroglio. Tutto, ovviamente, a scapito della buonafede pubblica.

Passano gli anni ma la storia o meglio la storiella si ripete. E si ripete più volte. Le cronache dei primi anni Cinquanta narrano di una visita del ministro democristiano Amintore Fanfani, sempre in Calabria. Fanfani si recò a visitare le stalle che facevano capo al "solito" ente statale. Sembra che di notte il bestiame veniva frettolosamente trasferito per mezzo di camion, da una stalla all'altra in modo che l'itinerante visitatore ministeriale le vedesse sempre affollate.

Per la verità, lo stesso trucco fu adoperato anche durante il fascismo, alla vigilia della guerra. Mussolini passava in rassegna gli aerei nei vari aeroporti. Lui si spostava in treno e gli aerei, sempre gli stessi, viaggiavano da un aeroporto all'altro.

Se ci può consolare, sembra che pure nella Russia zarista, quella tanto cara all'amico "Vladimir" Putin, furono costruiti interi villaggi di cartapesta. L'idea fu escogitata dal principe Potemkin (quello della famosa corazzata), per dare l'impressione alla zarina Caterina, anche lei in viaggio itinerante per il regno, che i servi della gleba stavano bene.

Regime che lasci, regime che trovi. 1938: edifici di cartone si fecero costruire pure a Roma, per ordine di sua eccellenza il duce... per la visita dell'amico "Adolf" Hitler. Il poeta romanesco Trilussa, per l'occasione, coniò questa beffarda quartina. Roma de travertino, rifatta di cartone, saluta l'imbianchino, suo prossimo padrone. Per la cronaca - e per chi non lo sapesse -, l'imbianchino era proprio il germanico fuher.

Anche oggi le cose, come sappiamo, non vanno molto diversamente. I casi si sprecano. Del resto, basta vedere in tv una qualsiasi puntata di Report. Forse, hanno fatto l'Italia - e non ci giurerei - ma, con buona pace del marchese Massimo d'Azeglio, gli italiani li hanno fatti molto prima ancora... All'italiana.

Come non concordare, quindi, con Il Giornale di oggi che ci invita ad amare e a "credere" in "questa" Italia?


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Ci sono 4 commenti all'articolo

XXX scrive: come sta scritto nel Vangelo

e' dal frutto che si conosce l'albero... :-(

davide scrive: Per completare questa

''bella'' esposizione, metti il video della canzone ''l' italiano medio''. Sicuramente ci calza a pennello.

corsaro rosso scrive: ''Se io diro' alcune cose...

colla sincerita' e liberta' con cui ne potrebbe scrivere uno straniero, non dovro' essere ripreso dagli italiani perche' non lo potranno imputare a odio o a emulazione nazionale''. - Giacomo Leopardi. A buon intenditor poche parole...

antonio scrive: eppure l'opera piu' grandiosa...

l'ha fatta proprio il nostro silvio, lui invece di costruire la citta' di cartone, spostare gli aerei o costruire strade solo sulla carta, silvio e' riuscito a costruire un italia virtuale in cui ogni italiano e' convinto di vivere bene e che e' felice, e purtroppo la stragrande maggioranza e' immersa nella virtual life, e se qualcuno vuole dare la sveglia viene messo a tacere in un modo o nell'altro.

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