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Leftorium

24.04.2005 web stats

Ancora tu?

La sconfitta elettorale del 3 e 4 aprile aveva sancito, in tutta la sua fragorosa evidenza, la frattura tra Berlusconi e il paese; la fine di quel singolare blocco sociale fatto di operai ed imprenditori, di "partite Iva", lavoratori autonomi, pensionati e casalinghe che, non più di 4 anni fa, l'aveva portato direttamente (o quasi) a Palazzo Chigi.

Quando l'avvenire ci tormenta e il passato ci trattiene... il presente ci sfugge - Gustave Flaubert

Davanti ad un terremoto politico di tale portata (il centrosinistra, negli ultimi 10 anni, mai è stato accreditato del voto di oltre un italiano su due) la logica avrebbe imposto o un radicale cambiamento di rotta, chiaro e tangibile, delle politiche adottate in questi 4 anni oppure il ricorso alle elezioni anticipate.

Scrisse il buon Gustave Flaubert che "quando l'avvenire ci tormenta e il passato ci trattiene... il presente ci sfugge". Ed, infatti, Berlusconi non è stato capace di intraprendere né la necessaria discontinuità tanto invocata dai suoi alleati, né di rivolgersi direttamente al corpo elettorale per chiedere un nuovo mandato. Mentre il Paese chiede più Stato (che non vuol dire più statalismo) ovvero più sicurezza sociale, più servizi e politiche pubbliche, chi dovrebbe incarnare la risposta istituzionale a questo sentimento diffuso è riuscito a rimettere insieme soltanto i cocci della sua coalizione, ormai a pezzi, e a proporre un programma persino più fumoso, ambiguo e, se possibile, onirico di quello presentato in Tv 4 anni fa dalla comoda scrivania di Bruno Vespa.

Berlusconi, quindi, ha fatto bis. Eppure il suo raffazzonato esecutivo appare ancora più debole e poco convincente di quello precedente. Fuori Follini, via Gasparri, saluti a Marzano, baci ad Urbani e Sirchia. Dentro Storace, resuscitato La Malfa e il ritorno di Tremonti. L'impolitico brianzolo, chi doveva liberarci dai "professionisti della politica" e dai lacci della burocrazia, si è ritrovato prigioniero del manuale Cencelli e delle liturgie della prima repubblica. Più che una sbiadita fotocopia del passato governo sembra di ritrovarsi nel bel mezzo di una pantomima sulla caduta dell'Impero romano.

Certo l'asse del nord, quello con la lega, n'esce ancora più rafforzato. Ma proprio quell'asse, proprio quella politica, sta alla base, insieme a tante altre scelte sbagliate di questi anni, della rovinosa debacle elettorale del centrodestra. Gli alleati centristi del Cavaliere forse l'hanno capito, tuttavia non hanno avuto il coraggio (o più prosaicamente la convenienza) per tirarne le somme e mettere fine, col voto anticipato, a questa farsa.

Come detto c'è stato il ritorno, nel ruolo di vice premier, proprio di quel Giulio Tremonti individuato (non solo dagli avversari ma anche da tanti suoi alleati) come il principale responsabile del tracollo dei nostri conti pubblici con le sue spericolate manovre di "finanza creativa". Il ministro leghista Maroni ha subito rivendicato con soddisfazione il recupero del commercialista di Sondrio: "La lega, oggi, ha nel governo tre ministri e mezzo". Chissà se Gianfranco Fini avrà la stessa opinione? Già il ministro degli Esteri, se questa fosse una sceneggiata napoletana anziché padana il titolare della Farnesina e gran capo dei post missini interpreterebbe sicuramente il ruolo del marito "cornuto e mazziato". Dopo aver chiesto ed ottenuto, poco meno di un anno fa, le dimissioni di Tremonti dall'Economia, oggi se lo ritrova addirittura come vice premier tra gli osanna leghisti e, ciò non bastasse, nel partito sta scoppiando una vera e propria guerra di potere tra i suoi "colonnelli" che ha portato all'allontanamento dal governo di Gasparri e al riciclaggio alla Sanità dell'ex governatore del Lazio Storace, a sua volta uscito sonoramente sconfitto dalle regionali poche settimane fa.

In altri tempi si sarebbe parlato di nascita di un "governicchio" oppure di composizione di un "governo balneare". Una cosa ormai appare chiara: il mito mediatico del berlusconismo si avvia al suo definitivo declino. Del resto, come sosteneva Seneca, "non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare".

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