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11.09.2009 web stats Feed RSS
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Le note stonate di Chet

Molti di voi già lo sanno. Sono un appassionato di musica. Di qualsiasi genere, basta che sia solo buona musica. Oggi voglio parlarvi della storia di un grande musicista. Chet Baker, ovvero la leggenda del Cool jazz della West coast. Un caos sincopato intriso di ritmo passione e genialità.

Chet fu anche un americano in Italia. Un americano particolare. Un americano che finì in carcere. Era il 1961, Chet si fermò ad un distributore per farsi un buco. Sì avete capito bene. Si faceva di eroina. Era tossicodipendente. Bucarsi è sempre una cosa sbagliata anche se a farselo è uno dei più grandi musicisti del mondo.

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Ci mise tre quarti d'ora per trovare una vena. Lo arrestarono. Il giorno dopo i giornalini dell'Italia perbenista e benpensante di allora (in questo, almeno, il tempo sembra essersi fermato) scrissero che la polizia aveva dovuto buttar giù la porta, che c'era sangue dappertutto e altre cose del genere. Chet si beccò diciotto mesi; in carcere scrisse una trentina di musiche e il tempo gli allungò le vene.

La ragazza di Chet, Carol, gli scriveva tutti i giorni, ma il prete della prigione che leggeva tutte le sue lettere in arrivo e in partenza le copriva quasi completamente d'inchiostro nero. Il "padre censore" piuttosto che ammettere di non sapere l'inglese, cancellava e strappava tutte le foto delle conigliette di Playboy che Carol gli spediva.

In cella, Chet conobbe uno zingaro, stava dentro da quattro anni e ancora non era comparso davanti ai giudici. - Come dite, succede ancora oggi in questo civilissimo paese? - La sera si facevano una grossa pentola di spaghetti al sugo su un fornellino elettrico fatto entrare di straforo, facendo così abbassare le luci a quasi tutto il carcere.

Chet aveva legato con una guardia, anche lui amante della buona musica. La guardia lo lasciava solo nel parlatorio con la sua Carol. Era una cosa bella. Poi Chet è morto. Per quel suo maledetto vizio.

La sua musica è viva. La sua musica non si faceva.


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