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21.06.2008 web stats Feed RSS
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Chiacchiere e distintivo

Chiacchiere e distintivo. Così un magistrale Robert De Niro nel ruolo di Al Capone apostrofa il poliziotto che l'aveva appena fatto arrestare. Chiacchiere e distintivo stava insomma per "Non sei nulla, non vali nulla, sei solo parole". Chiacchiere e distintivo, oggi, ben rappresentano la cifra peculiare del quarto governo Berlusconi.

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Le chiacchiere, ahimè, contrariamente all'adagio popolare, non stanno a zero, anzi l'esecutivo berlusconiano le dispensa in quantità industriale. Piani, progetti, disegni, opere, pensieri e... parole, chi più ne ha più ne metta.

Direte: Sì, d'accordo ma che c'entra il distintivo? C'entra, eccome. Il distintivo è una sorta di certificazione, un bollo in cera lacca di questa quotidiana alluvione di chiacchiere che stampa e tv, a getto continuo, riversano sull'opinione pubblica.

Chiacchiere e distintivo di questo governo, quindi, non sono altro che l'espressione più eloquente che quel mix di "populismo e trasformismo" che Eugenio Scalari su Repubblica considera "due elementi connaturati a tutto il quindicennio berlusconiano e profondamente radicati nella storia politica e antropologica del nostro Paese".

Entriamo nel merito. Per restare alla stretta attualità di questi giorni soffermiamoci al cosiddetto "pacchetto sicurezza" e alle prime "anticipazioni" della nuova manovra economica di Tremonti. Ezio Mauro, sempre su Repubblica, rivela in un fondo di rara efficacia che "Nel mezzo della luna di miele che la maggioranza degli italiani credeva di vivere con il nuovo governo, la vera natura del berlusconismo emerge prepotente, uguale a se stessa, dominata da uno stato personale di necessità e da un'emergenza privata che spazzano via in un pomeriggio ogni camuffamento istituzionale e ogni travestimento da uomo di Stato del Cavaliere. No. Berlusconi resta Berlusconi, pronto a deformare lo Stato di diritto per salvaguardia personale". "È una coazione a ripetere - chiosa il direttore di Repubblica - rivelatrice di una cultura politica spaventata, di una leadership fuggiasca anche quando è sul trono, di un sentimento istituzionale che abita la Repubblica da estraneo, come se fosse un usurpatore, e non riesce a farsi Stato, vivendo il suo stesso trionfo come abusivo".

Si addita la magistratura come aprioristicamente ostile e quindi meritevole di essere depotenziata e si delegittima agli occhi di una sonnacchiosa opinione pubblica facendo così grave danno all'intero ordinamento civile. Più lo stesso premier rinfocola questo conflitto, più il paese sembra passivamente accondiscendere (almeno a giudicare dai sondaggi). Verrebbe da dire cosa sta succedendo a questo paese?

A mio avviso ha certamente ragione Ezio Mauro quando scrive che questo triste spettacolo, a cui quotidianamente assistiamo impotenti, è: "Qualcosa a cui l'Occidente non è abituato, un abuso di potere che soltanto in Italia non scandalizza, e che soltanto l'establishment italiano può accettare banalizzandolo, per la nota e redditizia complicità dei dominati con l'ordine dominante, che è a fondamento di ogni autoritarismo popolare e di ogni democrazia demagogica, come ci avviamo purtroppo a diventare".

Lasciamo il versante giudiziario e spostiamoci a quello economico. Giulio Tremonti ha esordito denunciando pubblicamente in tv l'inesistenza di un qualsivoglia "tesoretto" lasciato in dote dal passato esecutivo. Ciò nonostante il governo non ha rinunciato a presentare alcuni provvedimenti "manifesto", come il taglio dell'Ici e la de-fiscalizzazione degli straordinari per i lavoratori dipendenti. Misure dal costo compreso tra i cinque e sette miliardi di Euro. Come si copriranno questi provvedimenti? Tremonti ha dichiarato che si tasseranno banche e società petrolifere. Si ricorrerà ad un apposito provvedimento baldanzosamente ribattezzato "Robin Hood tax".

"Il governo tassa i ricchi per dare ai poveri". E' stato il refrain a ciclo continuo dei più fidi e proni - all’esecutivo - mezzi "d'informazione". Inoltre, sulla stessa falsa riga, sono stati annunciate tessere prepagate per i pensionati più poveri in modo da poter far fronte (Sic!) all'aumento del costo delle bollette (elettricità e gas) e dei generi alimentari. Si parla di una card da quattrocento euro l'anno, a conti fatti meno di un euro e dieci centesimi al giorno.

Provvedimenti chiaramente demagogici, che confondono la solidarietà con la carità. Infatti, come ha giustamente ricordato Pier Luigi Bersani "Da quando sono stati fatti gli annunci della Robin tax il prezzo alla pompa nei distributori italiani ha raggiunto il massimo del differenziale rispetto ai prezzi degli altri paesi europei". Le coperture economiche, sembra, verranno trovate tagliando spese agli Enti locali (Regioni e comuni). A loro volta, questi, si rivarranno direttamente sui cittadini reintroducendo, con ogni probabilità, nuovamente i ticket sanitari sulla diagnostica e vari altri aumenti di tributi locali. A conferma di ciò, lo stesso ministero dell'economia non prevede per il prossimo anno alcun calo della pressione fiscale.

La politica economica di Tremonti - nonostante la speranzosa complicità di un vasto fronte che va dalla confindustria a persino parte del sindacato - appare ancora una volta inadeguata. E' vero, c'è bisogno di de-tassare le famiglie e i lavoratori (e non solo quella piccola porzione che può ricorrere allo straordinario) perché tornino a spendere, perciò non si capisce - se non per un mero do ut des corporativo - perché il governo continua a strizzare l'occhio alle imprese - in particolare a quelle a più basso tasso d'innovazione - che, com'è noto, in una fase di domanda calante, non compiono investimenti, anche se fossero fiscalmente agevolati. Sarebbe certamente più utile prevedere una politica economica volta ad aumentare stipendi e salari che da troppi anni, colpevolmente, restano al palo e sono così erosi dall'inflazione. A proposito dell'inflazione. Nel Dpef, per il 2009, il governo la prevede al 1,7% e su questo valore intende rinnovare i contratti. Peccato che oggi l'inflazione viaggi quasi al 4% e quella percepita dalle famiglie (quelle più colpite dall'aumento del costo della vita) è almeno doppia.

Ancora una volta, quindi, non si vede all'orizzonte alcun credibile provvedimento sul piano delle liberalizzazioni e della concorrenza (dal credito alle utilities) condizione che ci rende, a detta di tutti gli economisti, assai vulnerabili in quadro internazionale instabile ed in grave difficoltà. Ma davanti alla protervia e alle "chiacchiere e distintivo" di questo governo è davvero difficile che qualcosa possa cambiare in meglio.


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Leftorium (ADM) scrive: Scusate per l'inconveniente.

Ci sono 1 commenti all'articolo

davide scrive: Liberi dai radicalismi...possiamo fare bene!

Caro Left la tua analisi politica è precisa. Mentre l' analisi economica è impenetrabile per tanto è reale. Il problema è che subito l' informazione parallela di B si è messa in azione. Ieri tutti i giornali parlavano del disastro finanziario del comune di Roma. Omettendo quello più preoccupante del comune di Milano. In somma Veltroni appare quello che sta governando male (non che si stia opponendo male). Nel frattempo W sembra che si sia dato una mossa proponendo un manifestazione per ottobre. Stiamo a vedere. Ora che l' elettorato ha tirato fuori da parlamento la palla della S Arcobaleno, possiamo e dobbiamo fare bene. Saluti.

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