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Leftorium

24.03.2005 web stats Feed RSS

La generazione invisibile

Manifesto dei giovani riformisti napoletani

I giovani ed in particolare modo le giovani donne vivono una dimensione di insicurezza e di precarietà: lavori incerti nel tempo e nello spazio; una vecchiaia a rischio povertà; un’esagerata dipendenza dalla famiglia di origine.

Siamo due milioni in Campania e dobbiamo farci avanti, non perché è necessario ma perché è semplicemente giusto

Le più importanti riforme degli anni '90, delle pensioni e del lavoro, sono state realizzate caricando sulle spalle delle generazioni giovani e future tutti i costi della transizione verso un sistema previdenziale sostenibile e un mercato più flessibile e competitivo.

Oggi, ed in prospettiva del 2006, il centrosinistra deve assumere come priorità il completamento della riforma dello stato sociale, affrettandosi ad affrontare le vere priorità (ricalibratura del welfare, previdenza complementare, liberalizzazione delle professioni, formazione permanente) ed indicando le risorse necessarie per finanziare i nuovi interventi.

Se vogliamo realmente parlare con le nuove generazioni occorre costruire risposte serie e credibili per migliorare le loro condizioni materiali di vita.

Intendiamo lanciare una sfida sulle cose da fare per affermare un’idea di riformismo radicale capace di conquistare la testa e il cuore di una generazione non invisibile ma che semplicemente non si vuole vedere.

In tal senso proponiamo le seguenti proposte:

1) La riforma delle professioni attraverso l’eliminazione delle tariffe minime, così che il giovane che entra sul mercato possa fare concorrenza sul prezzo della prestazione, con vantaggio generale per la capacità competitiva di tutto il sistema;

2) La possibilità di costituire società di capitali nel settore delle professioni liberali, così che i giovani brillanti, ma non figli, nipoti e parenti di professionista affermato possano esser messi nelle condizioni di competere anche quando non dispongono personalmente degli ingenti capitali necessari per l’avvio dell’attività.

3) Sistema universale di ammortizzatori sociali, capace di stendere una robusta rete di sicurezza del reddito per i contratti di collaborazione coordinata e continuativa, stabilendo ad esempio contributi previdenziali figurativi per i periodi di disoccupazione, così da scongiurare la certa prospettiva di una vecchiaia di povertà.

4) Sostegno economico per i periodi di studio che si intervallano al lavoro.

5) Accesso a mutui bancari per l’acquisto o l’affitto di una casa.

6) Credito d’imposta automatico di 516 Euro al mese per tre anni solo nel Sud e per chi assume una donna con contratto di lavoro a tempo indeterminato, anche part-time. E un credito d’imposta pari alla metà, sempre solo nel Sud, per chi assume un lavoratore maschio. Una discriminazione positiva anche sulla base dell’argomento fornitoci da tutte le analisi empiriche sugli andamenti del mercato del lavoro, che ci confermano che 100 posti di lavoro in più occupati da giovani donne danno automaticamente luogo ad altri 20 posti di lavoro aggiuntivi nei servizi.

È evidente che la realizzazione di queste indicazioni comporta delle scelte coraggiose, tutti conosciamo la situazione: un deficit stabilmente oltre il 4% nei prossimi anni; volume globale del debito che non cala più, anzi tende nuovamente ad accrescersi, dopo lo sforzo immane che lo ha portato dal 124% del 1996 al 107% di oggi. Per servire questo debito, spendiamo quasi il doppio – annualmente e in rapporto al PIL – di quanto spendano Francia e Germania.

Oggi è necessario praticare una “concertazione per lo sviluppo e l’allargamento delle opportunità” (dei giovani in primo luogo), calcolando con precisione i costi; la credibilità di una proposta si misura sul terreno della sua sostenibilità in termini di risorse che si sceglie di reperire ed investire.

Attenzione: un’intera generazione ha imparato per esperienza che ci si può avvantaggiare dal cambiamento ma non si aspetta il cambiamento dalla politica, infatti nessuna forza politica pone con serietà il tema di una società bloccata: nella quale si può essere parlamentari per 30 anni, consulenti a vita, dove è altissima la probabilità di ereditare dai genitori impiego e posizione sociale.

Con questa generazione, noi riformisti dobbiamo prendere impegni seri: vero cambiamento, pagando i costi – economici, di consenso elettorale – necessari.

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