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12.03.2009 web stats Feed RSS
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Meno male che... l'Isper c'è!

In questi giorni le pagine economiche dei giornali assomigliano a dei veri e propri bollettini di guerra. Crolla il Pil, affondano le borse, raddoppiano le richieste per l'indennità di disoccupazione, quintuplica il ricorso alla cassa integrazione ecc.

Tra i tanti numeri, grafici e tabelle in cui il segno meno (-) la fa da padrone, mi sono però imbattuto in una notizia che, in un certo senso, trovo rassicurante. Anche nel bel mezzo di una tempesta finanziaria ed economica senza precedenti, qualcuno ancora veglia e si premura per noi. L'Isper. Non sapete cos'è l'Isper? Beh, per la verità, lo ignoravo pure io, meno male che... un puntuale e minuzioso articolo del giornale, mi ha svelato quest'arcano.

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L'Isper è la sigla dietro cui si cela L'Istituto per la Direzione del Personale. Il suo ruolo, sostanzialmente, è paragonabile a quello di un vero e proprio "Angelo custode" del lavoratore italiano. Infatti, l'Isper ha portato a termine una lodevole iniziativa pubblicando un dettagliato rapporto i cui vengono indicati i prezzi di taluni generi di consumo, vigenti in più di 70 paesi del mondo.

Soldi sprecati...

L'utilità dell'indagine è lapalissiana. Un indubbio beneficio a favore di tutti quei lavoratori italiani che, pure in presenza di questa pesante recessione mondiale, intendono ancora prestare la loro opera all'estero.

Apprendo così, per esempio, che il caffè in India costa 1 euro al Kg. In Ucraina viene invece, sempre al Kg, 30 euro. Ecco quindi una preziosa informazione per i lavoratori napoletani i quali, avvezzi a prendere in qualunque parte del mondo si trovino, almeno quattro o cinque "tazzulelle" di caffè al giorno... a Kiev si vedrebbero costretti a consegnare direttamente al barista, la propria busta paga.

Tuttavia, se non si è caffeinomani, l' Ucraina è consigliabile per il prezzo delle patate. Si pagano 30 centesimi al chilo. Le stesse patate nel Kuwait sono invece vendute a 3.40 euro per Kg. Quindi i lavoratori italiani che volessero partire per il Medio Oriente sono avvisati. Non ordinate le patate per contorno. Del resto, da quelle parti è pure vietato richiedere la costoletta e la salsiccia di maiale!

Un capitolo a parte merita l'acqua minerale. Accessibile in Tunisia dove viene venduta a 25 centesimi la bottiglia, diviene proibitiva in Kenia: 2.90 euro. Perciò l'emigrato italiano in Kenia è meglio che si tenga la sete e non beva... cosa del resto abituale se è siciliano. Non dovrebbe costargli uno sforzo eccessivo, dato che in Sicilia l'acqua manca pure dal rubinetto.

Ma l'impareggiabile vademecum dell'Isper continua. A fronte delle 4 Euro al Kg del Brasile, in Giappone la carne costa circa 80 Euro! Diventa ovvio che a Tokio e a Nagasaki affluiscano esclusivamente lavoratori italiani vegetariani.

Passiamo al pneumatico dell'automobile: quota 45 Euro in Germania e ben 155 in Israele. Quindi, se lavorando a Gerusalemme, magari nella parte est della Città santa... bucate una gomma, o ve la fate riparare a Berlino oppure vi conviene buttare via la macchina.

Infine le arance: 40 centesimi al chilo in Egitto... 5 Euro e 70 centesimi in Indonesia. A questo punto non si capisce perché gli egiziani non si caricano una tonnellata di arance sulle spalle e vadano ad arricchirsi fra gli indonesiani?

Come vedete, non è più confutabile che lo Stato italiano non fa quello che può per i lavoratori, specie in tempo di crisi. A nessuno po' sfuggire l'estrema importanza di questi dati. Grazie all'Isper oggi sappiamo quanto costa il salame a Dublino o le melanzane a Singapore. Mi piacerebbe, tuttavia, sapere quanto è costata questa indagine e magari quanto costa ai contribuenti questo Isper... o no?


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