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Leftorium

06.05.2005 web stats Feed RSS

Un giorno da italianieuropei

La fondazione Italianieuropei ha promosso un convegno dal titolo "Contributo per un programma Riformista" che ha visto partecipare tra gli altri, Massimo D'Alema, Giuliano Amato, il segretario dei Ds Piero Fassino e il leader dell'Unione Romano Prodi. Il seminario si è sviluppato in due sessioni dedicate rispettivamente a "Quale politica estera per l'Italia" e a "Economia e competitività".

Tutti gli operatori, dal precario al principale imprenditore, lavorano su orizzonti che si sono fatti più ristretti, sono privi di futuro - Giuliano Amato

Massimo D'Alema ha aperto i lavori soffermandosi inizialmente sul problema sollevato dalla destra americana della possibilità di "esportare la democrazia". Secondo il presidente dei Ds, l'unilateralismo americano è un errore e va fermato ma questo è possibile solo a patto che l'Europa agisca unita sullo scacchiere internazionale facendosi carico del problema. "Esportare la democrazia con successo vuol dire non escludere l'uso della forza".

D'Alema ricorda che alla tragedia dell'11 settembre gli americani hanno dato la risposta sbagliata della guerra preventiva, ma da parte dei Paesi del vecchio continente c'è stata "una sottovalutazione" della sfida lanciata dal terrorismo e quindi una "risposta insufficiente". Per l'ex premier diessino "il fondamento della sicurezza internazionale sta nell'espansione della democrazia", un tema che "è terreno di confronto con la destra americana". La differenza sostanziale con le teorie dei neoconservatori Usa, spiega D'Alema, sta nel fatto che loro impostano tutta la loro strategia sull'uso della forza, mentre per il centrosinistra è fondamentale definire una "strategie globale" che affronti il problema "della riduzione delle disuguaglianze" e che sia impostata sul primato del diritto internazionale e sull'azione delle istituzioni sopranazionali, la cui efficacia deve essere al centro dell'impegno delle forze di centrosinistra. Senza questo, sembra rispondere direttamente a certe frange più radicali di certa sinistra, "il rifiuto dell'unilateralismo appare solo velleitario e il riferimento al multilateralismo sembra solo la difesa pigra di uno status quo, tollerante nei confronti dei regimi dittatoriali". "Certamente - ammette D'Alema - non si deve smarrire il collegamento con i movimenti, la società civile, il volontariato, le organizzazioni non governative, noi - sinistra riformista e di governo - dovremmo tradurre tutto ciò in politica e costruire una politica di pace e di sicurezza, rafforzando le organizzazioni internazionali. Opera, questa, più complessa che manifestare per la pace". Analisi lucida ed efficace che sottoscrivo!

La seconda parte del seminario è stata dedicata invece all'economia e alla competitività. È stato Giuliano Amato, questa volta, ad introdurre il tema esaminando quali politiche saranno necessarie per provare a rimettere in moto la nostra economia. "E' necessario - ha sostenuto Amato - dare agli italiani delle proposte concrete che migliorino le loro aspettative per il futuro". "L'economia è stagnante da diversi anni; c'è una progressiva perdita di quote di mercato internazionale". Eppure mentre "per gli operai e i pensionati non ci sono stati aumenti" si è assistito ad un forte aumento della rendita finanziaria, favorita da una palese sperequazione dei livelli di tassazione: appena il 12% di questa contro il 32% dei redditi da lavoro. Oggi chiosa l'ultimo premier dell'Ulivo "Tutti gli operatori, dal precario al principale imprenditore, lavorano su orizzonti che si sono fatti più ristretti, sono privi di futuro".

Amato, poi, individua alcuni punti precisi su cui operare nel breve termine da affiancare, nel medio periodo, all'Agenda di Lisbona. Certo "innovazione, formazione, e ricerca" ma anche le telecomunicazioni "sono un mercato da sviluppare". Bisogna, inoltre, avere "il coraggio di rompere con le corporazioni" e puntare a "valorizzare il patrimonio storico e culturale al fine di incrementare il turismo". Quanto al Welfare Giuliano Amato ritiene che "il nostro sistema non sia dei migliori" soprattutto perché "non produce nuovo lavoro" e individua quindi come obiettivo del nuovo stato sociale quello di creare le condizioni per fare in modo che "vi sia il numero più ampio possibile di famiglie con un doppio reddito".

Anche Romano Prodi condivide l'analisi di Amato. "Ho sempre detto che il Welfare non è marginale. Ci sono alcuni punti fermi che voglio tenere fermi. Lo stato sociale è la più grande conquista raggiunta nel XX secolo, l'ho detto e lo ripeto. Il sistema della sanità, quello delle pensioni, su questo sono d'accordo ma perbacco la proposta di spostare le gerarchie di valori verso una non protezione dei diritti dei cittadini, questo il centrosinistra non lo può fare perché allora non si capirebbe perché facciamo politica. I principi fondamentali - ha insistito il Professore - non vanno tolti: serve un sistema fiscale al servizio della ripresa e un Welfare al servizio dei diritti dei cittadini".

Più politico l'intervento di Piero Fassino che avverte: "Le elezioni non sono ancora vinte" e ricorda che Berlusconi quattro anni fa riuscì a conquistare il governo del Paese "perché fu chiamato a dare una speranza. La Casa delle libertà "vinse le elezioni con quell'ambizione lì. Ora quell'ambizione o ce l'abbiamo anche noi o rischiamo". Fassino chiede poi agli alleati dell'Ulivo uno sforzo di volontà politica per non disperdere il patrimonio della lista unitaria. "Se percepiamo che la politica riformista abbia bisogno di un grande soggetto che la esprima, occorre la volontà politica per realizzarlo".

Infine, una seria preoccupazione viene espressa da tutti quanti i partecipanti nei confronti della "riforma" costituzionale della destra. Per Amato si tratta di un "un gigantesco papocchio che peggiora il bicameralismo esistente e crea un sistema che aumenta le conflittualità e le controversie". Sempre in tema di riforme, Massimo D'Alema, lancia invece la proposta di rivedere nella prossima legislatura le varie leggi elettorali. "Nella crescita confusa del bipolarismo italiano abbiamo sei sistemi diversi. E' troppo, c'è una confusione che opera sul sistema politico con messaggi contrastanti, che generano comportamenti schizofrenici. Questi sistemi dicono contemporaneamente ai partiti di unirsi, con il maggioritario, e di distinguersi, quando si vota con il proporzionale. Non possiamo continuare così".

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