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18.02.2009 web stats Feed RSS
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C'è il corrotto e c'è pure il corruttore

I giudici della decima sezione del Tribunale di Milano, hanno condannato a 4 anni e 6 mesi di carcere l'avvocato inglese David Mills per corruzione in atti giudiziari in concorso con Silvio Berlusconi. Per il presidente del Consiglio il processo è sospeso in attesa che la Consulta decida sulla legittimità costituzionale del Lodo Alfano.

A questo processo si è giunti per mezzo di una lettera, poi diventata prova processuale, inviata dallo stesso Mills al suo commercialista, Bob Drennan. Nella missiva, Mills dichiarava che Berlusconi aveva versato in nero sul suo conto in Svizzera, tramite il suo dirigente Carlo Bernasconi, 600.000 dollari.

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Il versamento era dovuto alle testimonianze reticenti rese dinanzi al tribunale di Milano, nel quale, nel processo per corruzione alla Guardia di Finanza e nel processo dei fondi neri di All Iberian, Mills non disse tutto quello che sapeva, ma svicolò abilmente fra le domande dei magistrati per tenere indenne "Mr B". Il pagamento che risalirebbe a 2 febbraio 1998 secondo il pm Fabio De Pasquale, è entrato "nella disponibilità" del legale inglese il 29 febbraio 2000. Dunque il reato è stato commesso poco più di due anni dopo. Il reato, di conseguenza, dovrebbe cadere in prescrizione nel 2010. De Pasquale ha così chiesto ed ottenuto per il legale inglese la condanna, sostenendo che Mills fosse "a libro paga" degli uomini Fininvest.

Berlusconi - Mills

Mills infatti, scriveva in quella missiva al suo commercialista "Ho tenuto fuori Mr B. da un mare di guai". A Londra, il commercialista Drennan, letta quella lettera, denuncia il suo cliente al fisco inglese per corruzione ed evasione fiscale. E' questa confessione dell'ex-consulente della Fininvest ad innescare tutto il processo. Sia Berlusconi sia Mills hanno respinto le accuse. Ma in un verbale di interrogatorio davanti ai PM milanesi il 18 luglio 2004, l'avvocato inglese disse che quel denaro gli era stato riconosciuto da Berlusconi, attraverso il manager Fininvest Carlo Bernasconi. Successivamente, lo scorso 20 gennaio, Mills scrive un "memoriale" nel quale "porge" "profondissime scuse" a Silvio Berlusconi in quanto "vittima dei miei errori". "Ho fatto degli errori, ho condotto male i miei affari e ho causato molti fastidi e delle persone che non hanno in nessun modo meritato un tale guaio. Ma non sono mai stato corrotto da nessuno". I giudici, evidentemente, non gli hanno creduto.

La condanna quindi conferma il teorema accusatorio.

Secondo l'avvocato e parlamentare dello stesso premier Gaetano Pecorella, se Berlusconi dovesse mai rispondere in processo alle accuse che gli vengono mosse dai giudici di Milano, rischierebbe "una condanna a sei anni di carcere". Infatti, secondo l'accusa dei Pm milanesi se il Lodo Alfano dovesse risulutare incostituzionale, il reato del premier sarebbe a tutt'oggi punibile, e non già prescritto come si era finora ritenuto.

Inutile dire che in un qualsiasi paese democratico, davanti alla gravità di queste accuse, oggi peraltro verificate e sanzionate da un legittimo tribunale della Repubblica, l'opinione pubblica, il buon senso, l'etica ed infine le stesse leggi, non consentirebbero di proseguire oltre al governo del paese.

In un qualsiasi altro paese democratico, appunto.


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