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Leftorium

18.09.2007 web stats Feed RSS

L'ora delle scelte

Piero Sansonetti, il direttore di Liberazione, il giornale del Prc, sostiene che "il voto della Fiom contro gli accordi è clamoroso e molto importante, perché apre formalmente e in modo solenne un conflitto nel centrosinistra su alcuni cardini della politica economica". E inoltre "introduce una frattura nel sindacato, in particolare nella Cgil, che non ha precedenti negli ultimi 60 anni". Sansonetti scrive questo in polemica con chi dal governo ha dato per scontata tale rottura, lasciando l'impressione di non preoccuparsene poi molto.

Tanto che lo stesso Sansonetti prosegue: "Stento a credere che Prodi non conosca la storia dei metalmeccanici italiani - il cuore della classe operaia - non sappia che questa "categoria" - e la Fiom in modo specialissimo - è stata il nerbo della nostra democrazia, della crescita di questo paese, della sua tenuta democratica negli anni delle trame eversive e degli attacchi reazionari". E anche, sempre rivolto a Prodi e Damiano: "Non ci credo che possano ignorare il fatto che i metalmeccanici sono stati il cemento della sinistra italiana, e spesso anche il suo cervello, la forza, l'astuzia, il fortino". Tutto vero e sono certo che Prodi, i suoi ministri, e tutta la parte maggioritaria della sinistra, quella riformista, lo sa, eccome, e lo capisce. Lo scontro è vero e si fa serio. Per cui Sansonetti può anche dire "che di fronte al cammino del governo adesso c'è un macigno". E che questo "può essere rimosso, appianato, aggirato, ma sicuramente non può essere ignorato".

C'era una volta una sinistra di lotta e di governo. Ora la sinistra deve scoprire che fra lotta e governo si deve fare una scelta

La mia impressione però è che il governo voglia proprio ignorarlo. E ritiene di poterlo fare perché la Fiom, con tutta la sua gloriosa storia passata, oggi resta "la minoranza di una minoranza", come scrive Massimo Giannini su "Repubblica", e poi perché, sempre come nota Giannini, "una diaspora sindacale" può trasformarsi "in un tracollo politico".

Cito Giannini perché, in questa occasione, ha recitato proprio il controcanto a Sansonetti. Giannini infatti ritiene, all'opposto di Sansonetti, che "la sinistra, tutta la sinistra, dovrebbe fregiarsi di aver salvato i conti dell'azienda Italia. Dovrebbe rivendere come un suo straordinario successo l'aver garantito una piattaforma di garanzie sociali minime, nonostante il colossale debito pubblico che schiaccia il bilancio. Dovrebbe costruire i suoi futuri successi elettorali sulla prossima Finanziaria, magari cominciando a tagliare le tasse. E invece, con un'irresistibile autolesionismo, si accinge a ripetere i suoi soliti errori. A cedere ai suoi peggiori vizi".

Un anno fa Rifondazione chiedeva di far piangere i ricchi, oggi Veltroni vorrebbe addirittura abbassare le tasse. Amato e diversi sindaci riformisti vogliono più ordine nelle strade e "minacciano" di sanzionare abusivi e lavavetro, mentre i compagni alla loro sinistra li accusano di leghismo. E forse proprio questo mutare pelle, ai duri ed i puri della Fiom, di Rifondazione, degli altri gruppetti della sinistra radicale, fino al post-comico Beppe Grillo, deve apparire come il peggiore di tutti i "vizi" della sinistra storica, vale a dire il trasformismo.

Il botta e risposta fra Sansonetti e Giannini - il quale, tra l'altro non risparmia nemmeno Epifani, reo di aver lasciato che questo strappo si consumasse - rappresenta, a mio avviso, il prologo in cielo di quella che in terra può diventare la crisi di tutta la coalizione de L'Unione.

C'era una volta una sinistra di lotta e di governo. Ora la sinistra deve scoprire che fra lotta e governo si deve fare una scelta. E, quando farà questa scelta, dovrà ammettere di dividersi sul piano politico e anche sul piano culturale: e quindi su quello elettorale e parlamentare. Era una questione di tempo, che oramai sembra prossima alla risoluzione. Anche perché, altrimenti - qui è davvero felice la prosa di Giannini - "tutto si perde, in questo falò di nuove speranze e di vecchie illusioni".

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