Leftorium

27.09.2007web stats Feed RSS

Pd, Walter o Enrico?

Le novità in politica non richiedono improvvisazione o solo apertura e creatività. Quando occorre innovare le radici della propria storia, sono necessarie una lunga esperienza e una forte progettualità tali da garantire una seria innovazione della politica. A mio avviso sia Walter Veltroni sia Enrico Letta possono essere due eccellenti segretari. Sarà una bella gara tra persone che possono restituire forza alla politica.

Il 14 ottobre insieme al segretario nazionale sarà eletto anche il segretario regionale. Le due schede e la contemporanea elezione hanno suscitato discussioni e polemiche, che vengono riaccese dai tanti presunti capi e improvvisati colonnelli che nella difesa di questo o quel candidato sono ansiosi di trovare un proprio collocamento o riconferma nella nuova geografia politica.

I riformatori si sono sempre trovati in una situazione difficile: o sono diventati essi stessi dei reazionari o sono stati assassinati - Michail Sergeevic Gorbaciov

Da questi episodi e personaggi, mi auguro, che i candidati alla segreteria del Pd prendano le distanze e si impegnino a fare respirare aria pulita nella contesa. Si tratta di far capire a tutti, a quelli del bistrattato "palazzo" e a quelli della società civile, che si sta costruendo, insieme, lo stesso partito e che dobbiamo andare ad abitare nella stessa casa.

Per questo mi auguro di capire, prima del voto del 14 ottobre, se il Pd nascerà per aspirare ad essere il primo partito italiano e sentirsi libero di ridisegnare le alleanze o, più prosaicamente, per puntellare l´attuale centrosinistra e il governo di Romano Prodi?

Prodi e i suoi ministri si trovano impegnati, da più di un anno, in una logorante guerra di trincea sui temi economico-sociali con la sinistra radicale. Il rapporto con questa, specie dopo la manifestazione del 20 ottobre, probabilmente risulterà sempre più complicato.

Da questo punto di vista sono abbastanza soddisfatto perché sia Veltroni sia Letta sembra vogliono mettere definitivamente le carte in chiaro con Giordano, Diliberto, Pecoraro Scanio, Mussi ecc.: basta con i ricatti, basta con l'ambientalismo che sa dire solo "no", basta con il buonismo d'accatto, basta con l'egualitarismo tagliato su misura di chi è già tutelato, soprattutto basta con l'idea che una minoranza del Paese ricatti tutta una coalizione che esprime 20 milioni di voti.

Per dire davvero basta, dunque, occorrerà dire sì a una riforma elettorale che finalmente dia alla sinistra radicale il vero peso politico che essa ha: marginale.

La questione della lotta alla precarietà delle giovani generazioni, spesso citata da Veltroni, è un proposito encomiabile, in un Paese che, grazie all'invecchiamento della popolazione (e quindi anche a quello del corpo elettorale) da primato mondiale, ha costruito una parodia di welfare che fa finta di guardare alle necessità degli anziani, scordandosi concretamente dei bisogni dei giovani e delle famiglie numerose.

Veltroni, in particolare, si propone come il mediatore in grado di evitare la deflagrazione del conflitto generazionale prossimo venturo: e fa bene.

Ma può il sindaco di Roma spiegare ai propri elettori perché, mentre lui traccia la rotta per la riforma del sistema sociale, il governo Prodi spende sì 600 milioni del "tesoretto" a favore dei giovani precari, ma poi "riforma" (è proprio il caso di scriverlo, tra virgolette) il sistema previdenziale imponendo alle casse dell'Erario un impegno di spesa di oltre 60 miliardi di Euro nei prossimi 10 anni?

La cifra per la "riforma" previdenziale è così 100 VOLTE MAGGIORE!

E' questo a mio avviso il vero grande conflitto di interessi che il Pd dovrebbe combattere. Il conflitto tra l'esigenza di modernizzazione del Paese che il Partito democratico intende incarnare e l'immobilismo conservatore di cui una parte della sinistra è il nerbo portante.

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