Iscriviti a BannerGratis: lo scambio banner di Mr.Webmaster!

Leftorium

14.03.2008 web stats Feed RSS

Tremonti over the rainbow

Del libro di Tremonti hanno scritto molti, ieri anche il (quotidiano) pezzo del Corriere della Sera, firmato da Mario Monti: non tanto perchè esso innovi rispetto al precedente saggio tremontiano del 1995, infatti - secondo i più critici - non innova per niente, quanto per la polemica suscitata nella stessa destra dai fautori del liberismo (a chiacchiere).

TopOfBlogs Non ho mai osato essere radicale da giovane, temendo che questo facesse di me un conservatore da vecchio. - Robert Lee Frost

Essi trovano incompatibile con la "dottrina" del partito berlusconiano (evidentemente hanno passato il lustro dal 2001 al 2006 su Marte...) la ricetta, sostenuta da Tremonti, di un protezionismo commerciale sposato ai valori etici della tradizione.

In una intervista su Repubblica il filosofo Marramao si dice - giustamente! - preoccupato sia degli sguardi indietro (tremontiani) sia della "opacità" di una sinistra no global che finisce con l'incontrarsi oggettivamente con la ricetta protezionista del "guru" del pdl.

Tremonti è convinto di aver preparato un "manuale di montaggio della fortezza Europa" contro l'attacco dell'Asia e contro la tempesta della recessione. Marramao è invece convinto che si tratti di una sorta di vademecum per procedere nella "terra di mezzo", come definisce l'attualità, che "col suo rumore riempie di nulla il presente".

L'idea di Tremonti appare una ricetta sbagliata ma non irrealistica; protezionismo e spinta allo sviluppo attraverso l'incremento della spesa pubblica sono da sempre nel dna della destra. Purtroppo sono anche nel dna della sinistra sedicente radicale. Entrambi ricorrono agli argomenti tipici dell'ideologia "statocentrica". Sminuire il valore dell'Europa, come hanno sempre fatto Tremonti e il suo partito, e in più occasioni la stessa sinistra bertinottiana; non considerare l'Europa un soggetto politico perché non possiede ancora potere sovrano, significa pensare ancora i soggetti internazionali solo in termini di stato e di sovranità. Insomma puro ottocento!

La gestione politica della globalizzazione per una sinistra moderna e riformista - che con buona pace dei suoi non pochi avversari trova nel Pd il suo "equilibrio più avanzato" - dovrebbe invece convogliare l'accoglimento di quelle esigenze verso una "vision" multilaterale che faccia tesoro delle diverse civiltà. Esattamente il contrario dello scontro di civiltà, che è il punto di partenza da cui poi si arriva a chiudersi nella fortezza del protezionismo: antiglobalista, antieuropeista, perfino antieuro, tutti argomenti che stuzzicano sia iil palato di Tremonti e dei leghisti sia quelli della sinistra più conservatrice e riottosa al cambiamento.

Noi riformisti del Pd sappiamo bene che le cose non stanno così. La felice miscela composta da democrazia liberale, economia di mercato e stato sociale ha garantito uno straordinario processo di allargamento del benessere e della libertà. Ma un processo del genere non è prederminato, anzi va continuamente mutato e governato. E' questo il nostro orizzonte. Contrastarlo come propongono Tremonti e Bertinotti significa dar credito alle paure verso la diversità che si annidano sotto la pelle di ogni tessuto sociale. Basta guardare alla società italiana di oggi rispetto a quello di qualche decennio fa per consumi alimentari, prodotti culturali, abbigliamento, fedi religiose: non si sono mai visti tanta varietà e tanto multi-culturalismo. Vogliamo tornare indietro?


Commenta l'articolo
Bookmark and Share
Condividi in social network e vota gli articoli su:
- - - - - - - - - - - - -
Ci sono 1 commenti all'articolo

Leprechaun scrive: Troppo facile, Leftorium ....

Non ho (ancora) letto il libro di Tremonti. Temo però che gran parte dei tuoi giudizi vadano corretti e rovesciati: "L'idea di Tremonti appare una ricetta sbagliata ma non irrealistica" non mi trova d'accordo: è sbagliata e irrealistica, si rifugia nel protezionismo perché ha della globalizzazione l'idea luogo-comune che temo abbia anche tu (e per questo non la giudichi irrealistica). Se la pigliano con l'euro perché pensano che essendo forte impedisce loro di fare sfracelli nell'esportazione, ma è falso, non esportano per ben altri motivi e - cosa buffa - lo sa persino Castelli. Permettimi anche di dire che "La felice miscela composta da democrazia liberale, economia di mercato e stato sociale ha garantito uno straordinario processo di allargamento del benessere e della libertà" è una frase pericolosamente superficiale. Quale sarebbe stata la "felice miscela", dove e quando? Cosa intendi per "economia di mercato"? Esiste? A furia di dire "tutto è bene que l che finisce bene", il progresso in linea retta, wiwa la globalizzazione (così com'è, si suppone, come se non creasse una montagna di problemi) si perdono le elezioni, e si sparisce anche. Si fa come il Labour di Thomas Benn, che ha rischiato di sparire ed è stato confinato all'opposizione per più di un decennio. Sta attento, potrebbe succedere al Pd, dopo SA (sulla quale non verso una lacrima ...). Il Pd è stata un'ottima trovata formale, ma priva di contenuto (e di idee). Se continua così, sparisce anche lui.

Creative Commons License MigliorBlog.it