Forse, quella che state per leggere, è una storia vera. Forse lo è solo parzialmente. Forse, invece, è solo il frutto avvelenato della mia immaginazione.
Tre minuti a mezzanotte. Squilla il mio cellulare. Numero nascosto. Che faccio, rispondo? Ma sì. "Pronto?" Dall'altra parte una voce di donna, anzi, di eterna bambina che riconoscerei tra un milione. E' Lei. Okay, non volevo dirvelo e l'ho detto. Potrò sfogarmi anch'io qualche volta, o no? Fatto sta che Lei mi ha detto: "Ciao come stai" ed io le ho detto: "Ciao come stai", e dopo che ce lo siamo detto, io volevo urlare ma ho fatto tanto di quel silenzio che sembrava baccano, allora Lei ha detto tante di quelle parole che sembravano un silenzio.
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Non ve la meno oltre, ma quando ti richiama una donna perduta e lo fa per dirti: "Non riesco a dormire e penso che sono fortunata ad averti conosciuto. Ti voglio bene. Ho capito solo ora che eri l'uomo giusto per me, potremmo parlarne per favore, perché mi aiuterebbe?" Ci resti come un ebete. E me lo dici adesso? Adesso?
Ma si sa, i grandi amori sono sadici e quando gli chiedi qualcosa ti rispondono con un'altra domanda. Infatti, Lei mi ha chiesto "Mi vuoi bene ancora?" Allora mi è venuta pena, pena e rabbia per questa nostra eterna condizione di condannati a non capirci mai al momento giusto. Condannati a darci sempre appuntamenti mancati.
"Clap". E' stato il rumore sordo della chiusura a scatto del mio cellulare. Ho messo giù e ho riattaccato. Però Lei mi ha fatto male, dappertutto. Puoi sbattere telefoni in faccia a tutte le Lei che vuoi, ma la comunicazione fra te e chi ami o pensi di aver amato, magari per un solo istante, non fosse altro, come dice la canzone, per occupare il tuo tempo, non si interrompe facilmente.
Maledizione a te. Proprio ora che mi sento un condannato in cella d'isolamento, sei stato il mio plotone d'esecuzione. Se non fosse che... Se non fosse che stasera non ho ingoiato, come al solito, il mio grillo parlante: quel barlume di lucidità che ancora mi resta. Mi sono stufato d'essere il saltimbanco di amori sottobanco. Io non sono il tuo carnevale, dolcezza. E' finita anche questa: la stagione delle maschere. E' ora che Pierrot asciughi le sue lacrime.
Né per vendetta, né per scortesia, tesoro. Né per vendetta, né per scortesia, credimi. Ma c'è un tempo per tutto, anche per i grandi incontri. Forse t'eri dimenticata di mettere la sveglia al collo, forse avevi altro per la testa, come uscire con la tua "amiketta". Succede. Quell'uomo che ti ha aspettato tanto non esiste più, davvero. Hai ritelefonato all'uomo che quell'uomo è diventato dopo la tua assenza. Io e lui siamo due estranei, come io e te, ora.
Ad una realtà fatta di tristezza ed incomprensioni preferisco il sogno e l'immaginazione, magari come catturare quell'albatro lontano, tanto lontano, che vira, cabra e picchia sull'orizzonte cupo del mio cuore.
Né per vendetta, né per scortesia, amore. Ma chi ti conosce?
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