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Nomade Psichico

Intervista a

Franco Bolelli

di Fabrizio Tavernelli

Scrittore, progettista di eventi, acrobata sull’orizzonte dell’immaginario avanzato, babbo, pioniere, playmaker della comunicazione, filosofo dell’evoluzione, designer della nuova politica dell’estasi. Franco Bolelli in questa vorticosa intervista - illuminazione, mostra come, partendo da uno stimolo verbale, si possa giungere alla creazione, un flusso di consapevoli parole affascinate dall’esplorazione. Tra i libri pubblicati: "Rumori planetari"(Casa Usher 1982), "Fare mondi"(A/Traverso 1989), "Peter Pan e l’estasi"(A/Traverso-Synergon 1991), "Mitologie felici"(Mudima 1994), "Le nuove droghe"(Castelvecchi 1994), "Starship"(Castelvecchi 1995), "Vota te stesso" (Castelvecchi 1996). Tra le riviste ricordiamo "Musica 80", "Ario", "Re Nudo", etc. Prossimi progetti: un nuovo libro ("Live") ed un party evolutivo nel bel mezzo di una fantasmatica Milano.

La psichedelia Ë un’energia che unisce la creazione in epoche diverse, Ë trans-generazionale, cambia nome ed aspetto, ma Ë riconoscibile. Dov’Ë oggi e dove si sta dirigendo?

Per me non c’Ë mai stato cambiamento, la mia sensazione, anche quando due anni fa ho fatto Starship, festival, libro e tutto il resto, Ë che si debba chiamare psichedelico tutto quello che serve agli esseri umani per sintonizzarsi con un senso espanso di se stessi e delle proprie possibilitý mentali, fisiche, sentimentali, emotive, neurologiche, qualunque cosa sia, qualunque origine abbia. E’ il senso del contatto con la propria ricchezza, Ë il senso dell’espansione delle proprie facoltý, da questo punto di vista la psichedelia non Ë una storia che riguarda gli anni ’60, ma riguarda l’essenza stessa dell’esperienza umana. Oggi secondo me sta in tantissimi aspetti, mi vengono in mente i raves, mi viene in mente la scena americana di contaminazione fra un’esperienza fisico-sportiva, un’esperienza performativa e un’esperienza mentale al tempo stesso, c’Ë in questo senso una bellissima frase degli anni ’60, ma che sull’oggi Ë di straordinaria attualitý, di Ken Babbs che lavorava con Ken Kesey alla costruzione del Bus, uno dei personaggi straordinari dei Merry Pranksters, che diceva : "noi Pranksters avevamo il culto della forma fisica, perchÈ per potere sopportare la quantitý di esperienze pericolosissime che affrontavamo, dovevamo essere in forma fisica straordinaria". E’ un elemento di fusione che mi interessa tantissimo, oggi ho la sensazione che psichedelia stia in tantissimi posti dove non sanno nemmeno il significato della parola psichedelia e neanche sanno come si dice. Oggi torna ad essere tutto quello che magari su esperienze estreme, senza ricorrere alla retorica stupida dell’estremo, riconnette gli esseri umani con il proprio potenziale globale e col senso del proprio potere di creazione forte.

Come mai ogni volta che sta per giungere una possibile marea evolutiva si scatenano i peggiori anticorpi de-evolutivi?

Nel libro nuovo mi viene da dire, non Ë la catastrofe, non Ë l’apocalisse, non Ë niente di tutto questo, sono soltanto le pulizie di primavera dell’evoluzione. E’ il fatto che semplicemente le regole classiche fanno i capricci, battono i piedi, non ne vogliono sapere di andare a dormire. E’ inevitabile che il genere umano, allevato soprattutto negli ultimi anni a comportarsi come macchina, come pubblico passivo, come puro e semplice fruitore di prodotti preconfezionati, come cosa da riempire dall’esterno, nel momento in cui si trova di fronte improvvisamente a una cosa indotta innanzitutto dal mutamento tecno-comunicativo, quella cosa per cui oggi non ti viene pi˜ chiesto in una stragrande area di mestieri di sapere soltanto ripetere ed eseguire, ma ti viene chiesto di spostarti e di scegliere; il genere umano non abituato a questo manifesta una specie di ansia da panico del non saper scegliere, del non sapere creare il proprio percorso. Io credo che oggi la storia sia esattamente questa, il mutamento tecno-comunicativo a me interessa in questa versione antropologica, per cui se tu sei attrezzato a scegliere, se tu sei capace di creare il tuo percorso autonomo, indipendente, allora vivi questo mutamento come il surfer sull’onda, per cui non lo enfatizzi neanche, perchÈ rappresenta un normale mutamento esattamente come tanti altri, altrimenti chi non Ë attrezzato a scegliere, chi non Ë capace di avere un set di sopravvivenza felice, proprio, inevitabilmente finisce nel panico, nell’ansia. Oggi una delle malattie peggiori dal punto di vista globale-antropologico credo che sia l’incapacitý di scegliere, quando improvvisamente, come oggi, si aprono una quantitý di opzioni incredibili, Ë come se tu entrassi in un negozio di dischi senza aver mai comprato un disco in vita tua e ti trovi sommerso da cinquantamila titoli e non sai come orientarti, Ë il panico, scappi, Ë evidente. A me sembra soltanto la resistenza inevitabile di un vecchio modello che si impaurisce nei confronti del mutamento e non sarý neanche facile toglierlo di torno.

Come passare dalla politica spettacolo (metastasi), alla politica dell’estasi (rigenerazione)?

Questo per me Ë un tema fondamentale, io credo che le operazioni che noi tutti stiamo facendo siano operazioni politiche, ho la sensazione che noi oggi stiamo lavorando veramente su questo, su un movimento in cui non chiedi alle persone di identificarsi in qualcosa di esterno, nella bontý di un’idea, ma su un movimento che miri inanzitutto al riconoscimento e all’espansione dei percorsi singolari, un movimento di esseri umani, un movimento di attivazione delle energie di creazione. E’ chiaro che questo Ë possibile soltanto nel momento in cui hai davanti ed intorno a te persone che sono in qualche modo allenate ad usare il proprio potere di creazione, e non a porsi nei confronti di un modello soltanto in termini di imitazione o in termini di qualcosa da seguire. Si tratta di avere esseri umani con un forte senso della propria autonomia della propria indipendenza, proprio perchÈ soltanto questi sono gli unici in grado di porsi in un rapporto assolutamente democratico con altri che fanno la stessa cosa, allora mi viene da dire che solo chi Ë fortemente consapevole del proprio potere di estasi, di espansione, di apertura, di non autoghettizzazione, Ë in grado di produrre anche un modello comunicativo, un modello di movimento e dunque anche per estensione, un modello politico aperto e capace a sua volta di diventare un modello di irradiazione formidabile.

Dici che il voto Ë un mezzo misero. E il voto per il male minore ?

Da buon estremista sono convinto che bisogna assolutamente alzare il tiro e quando ti sembra di averlo alzato troppo, alzarlo ancora di pi˜. Non sono convinto che esista un male minore, ci sono una serie di cose come il politicamente corretto, la solidarietý e tutto quello che riguarda quest’area, che sono semplicemente migliori del loro contrario e non Ë poco intendiamoci bene, ma che oggi, siccome io credo che la questione si giochi dal punto di vista antropologico-evolutivo-globale, non solo non ci fanno fare un passo avanti, ma anzi rischiano di confondere ancora di pi˜ le acque. Ho come la sensazione, non per la logica del tanto peggio tanto meglio, che oggi tutta la grande questione si giochi sui modelli antropologici. Tutto quello che ci serve per sviluppare la parte negli esseri umani di organica forte relazione con sÈ, di senso di ricchezza, di senso di comunicazione, di relazione aperta ed empatica, Ë straordinario, mentre tutto quello che si limita semplicemente ad alleviare o a migliorare l’orrendo stato di cose esistenti, certamente non lo butti nel cesso, ma mi guardo bene dall’essere un fan di questa cosa......Ë una posizione poco riformista.

PuÚ coincidere la passione con la sopravvivenza?

Deve coincidere. Oggi la scelta di una qualitý superiore delle relazioni umane, del tuo potere di creazione, delle tue forme di comunicazione, delle comunitý aperte con le persone che hai intorno, crea un elemento di grande novitý, che non Ë pi˜ una scelta ideale, poetica o tanto meno utopica, Ë anzi un’esigenza concreta, Ë l’ultima chance che Ë rimasta agli esseri umani per essere all’altezza dell’evoluzione e non subirla. Paradossalmente sono convinto che anche la stessa sfera economica non possa in alcun modo pi˜ fare a meno di un’espansione della ricchezza degli esseri umani. E’ un’esperienza che in tanti settori sta giý producendo situazioni esemplari ed Ë ancora pi˜ vero nell’esistenza quotidiana. Il contatto con una tua ricchezza essenziale Ë quello che poi davvero diventa un elemento di sintesi perfetta con una ricchezza materiale, che diventa una strumento di passione a sua volta. Tanto pi˜ sei a contatto con il tuo potere di creare situazioni, nel senso meno estetico e pi˜ vitale possibile, tanto pi˜ questo diventa un discorso di sopravvivenza straordinario, una fonte di energia vitale formidabile.

Non credi che l’industria, le multinazionali, abbiano fatto un ulteriore passo avanti, accettando subito o a volte creando gli attuali movimenti alternativi? Non c’Ë scontro, ma un benevolo materno accogliere il nuovo, lo shock, il trend. La controcultura Ë commerciabile, stereotipata, autoghettizzata, vedi il fenomeno dei centri sociali.

Sulla seconda parte sono assolutamente d’accordo. La controcultura Ë una limitazione delle proprie possibilitý, Ë piantare una bandiera e arroccarsi attorno difendendo la posizione presa. Questo Ë, secondo me, uno degli atteggiamenti pi˜ conservativi, perchÈ non vede la possibilitý di una apertura, di una espansione delle cose. Tanto detesto lo specialismo e l’arroccamento nelle cose lontane da me e tanto pi˜ lo detesto nelle cose vicine a me. Ho l’orrore dei guardiani della psichedelia, mi fanno pi˜ rabbia e fastidio che non i guardiani delle istituzioni classiche, perchÈ mi sembra che se lo debbano permettere di meno. Sull’altra parte della domanda, non credo che l’industria o come si diceva un tempo il capitale, abbiano questa grande intelligenza, ma semplicemente hanno la possibilitý di sapere cogliere i fenomeni con pi˜ velocitý del passato, di saperli prevedere, ma non credo che abbiano questa grande visione strategica e globale delle cose. Anche se poi ci sono dei casi nei quali verrebbe da pensare che la loro intelligenza sia superiore a quella delle stesse controculture, delle stesse forme alternative, perÚ se il cosiddetto potere economico avesse una grande fiducia in ciÚ che l’ha portato fino a dov’Ë adesso, probabilmente non avrebbe alcun bisogno di andare a parare in ambiti che sono apparentemente meno suoi. Mi viene da dire che Ë un ottimo segnale perchÈ significa che a sua volta il modello classico del rapporto tra industria, in particolare quella culturale e spettacolare, con i propri prodotti tradizionali non funziona pi˜. Non a caso c’Ë il calo dell’audience televisiva, c’Ë il calo di tutta una serie di spettacoli e di forme tradizionali. Io non ho mai sopravvalutato, in nessun momento, come dicevano le BR, il piano delle multinazionali, penso che alla fine quelli che si fanno catturare Ë perchÈ sono cosÏ deboli da farsi catturare. Comunque sia, il problema non Ë starne fuori, non Ë ricavarsi degli angoli, dei ghetti di propria purezza ideale completamente fuori dal mondo. Esiste la possibilitý che cose che hanno in se un forte potere di creazione, un forte potere umano, una forte dimensione di ricerca, nello stesso tempo possiedono anche un’energia comunicativa cosÏ fuori dalle regole del marketing, da riuscire a loro volta, in certi momenti particolari, a sedurre le regole del marketing e a stravolgerle completamente. Qui torniamo al punto di prima: Ë la passione, che non taglia via il marketing o le regole classiche, ma che arriva a sedurle, arriva ad affascinarle, che arriva per attimi brevi a fargli perdere leggermente la testa.

Cooperazione, coscienza globale, sinergie. Leggo tanti libri su queste tematiche, ma non vedo reali applicazioni.

Io le applico a delle cose che forse sui libri che parlano di questi argomenti si leggono poco. Le applico a quelle comunitý istantanee, improvvise, aperte, che sorgono qui e lý sul pianeta, che sono nient’altro che l’ennesima versione avanzata del rito tribale o della trib˜ che si apre e genera elementi intorno a sÈ. Un esempio come quello americano di Burning Man, un festival che ogni anno si tiene nel deserto del Nevada, che ha dentro di sÈ un livello di consapevolezza superiore, propone un dibattito interno pauroso. LÏ vedi all’opera in maniera concreta, pragmatica, nient’affatto utopistico, nient’affatto da libro, da modello astratto, modelli di condivisione fra esseri umani che mescolano, come dicevi prima perfettamente, passione e sopravvivenza. Non a caso Burning Man ha come tema la sopravvivenza. Viene fatto nel mezzo del deserto, un luogo disumano, perÚ la sopravvivenza ottenuta attraverso il massimo dispiego dell’espressione singolare. E’ veramente il modello di una forma di condivisione. Oppure mi vengono in mente tutte quelle esperienze che riescono a nutrire quello che hanno intorno, come l’esempio dei CSI con i libri, i dischi, i gruppi che producono, voi, i viaggi, i video; cioË la capacitý di generare un’onda calda che valorizza le energie delle persone che entrano nella tua orbita. Ho l’impressione che questo sia il modello da estendere: una comunitý tutt’altro che chiusa ed arroccata su se stessa, ma che usa il proprio nucleo umano come grande possibilitý di espansione, come un modello esemplare.

Sembra che alla liberazione del corpo e della mente si oppongano nuove epidemie come l’aids o droghe mediatiche.

Sull’aids la cosa pi˜ bella l’ha detta Tom Robbins. Lui dice "Noi siamo abituati a vedere l’aids come il risultato del permissivismo, mentre io credo che l’aids sia il risultato della paura del permissivismo". Apparentemente sembra un discorso contraddittorio, in realtý il corpo sociale arriva ad essere cosÏ spaventato da se stesso da produrre malattia intorno a sÈ. La stragrande maggioranza delle malattie sociali sono legate alla paura degli umani messi di fronte a qualcosa che non riescono a gestire fino in fondo. Non si tratta ovviamente di porre limiti, di pensare che di fronte al dilagare di qualcosa, tu ottieni l’effetto limitando, il discorso sulle droghe dimostra che pi˜ limiti pi˜ non ottieni risultati. Si tratta veramente di costruire modelli antropologici consapevoli: esseri umani messi in contatto con il proprio potere alla fine se la sfangano in qualsiasi situazione, mentre esseri umani posti di fronte al tema della propria paura, della propria incapacitý sviluppano malattia.

La musica Ë ancora un mezzo d’esplorazione per pionieri?

Straordinario. Sono tornato alle stesse cose che coltivavo quando avevo sedici, diciotto, vent’anni: una cultura di libri e musica, mentre in mezzo c’Ë stato un periodo di cultura visiva, cinema, video, una parte che si Ë richiusa, che non avevo prima e che non ho pi˜ negli ultimi anni. La musica ha un potere nascosto, che l’abuso e il sovraccarico delle immagini non puÚ avere. Qualunque immagine vedo, salvo alcune cose strabilianti, la riconduco ad un’epoca, tutte le musiche che mi piacciono non le riconduco a un’epoca.

Stai pensando attualmente a progetti editoriali tipo "Musica 80" o "Ario"?

Mai! Voglio fare libri e nessuna rivista. Di tutte le cose che ho fatto le riviste sono ciÚ che ho amato di meno. Nel corso del tempo sono rimasto attaccato a dei libri, a degli eventi, a delle persone con cui ho collaborato, non sono mai rimasto attaccato ad una rivista. Ho l’impressione che questo stia diventando sempre pi˜ incurabile, a meno che non si riesca a creare un progetto talmente forte da riuscire a piegare uno strumento talmente difficile come quello della rivista. Trovo facilissimo fare libri, facilissimo fare dei festivals e trovo terrificante fare delle riviste.

In molti non credono pi˜ nella grande bugia della normalitý, ma comunque si trovano in una stasi altrettanto pericolosa.

E’ un circolo chiuso classico. Gli umani hanno accettato di aderire a dei modelli normalizzati, semplicemente perchÈ gli viene chiesto di rinunciare alle grandi esperienze di espansione di sÈ, garantendo loro la sopravvivenza e la necessitý quotidiana. Oggi, nel momento in cui sul piano della stessa sopravvivenza , i modelli normalizzati non ti garantiscono pi˜ niente, Ë chiaro che si comincia a vedere il terreno della normalitý pi˜ in termini di malattia che non in termini di soluzione, seppur temporanea o parziale del problema. CosÏ come detesto l’uso conformista e normalizzato del potenziale umano, quasi allo stesso modo detesto l’uso obbligatoriamente anticonformista di qualche cosa. Quando le tematiche di allargamento della normalitý diventano ostentate, di avanguardia, di autoghettizzazione, mi infastidiscono quanto i modelli normalizzati, come se si creasse una normalitý esotica. La normalitý esotica mi Ë ancora pi˜ antipatica della normalitý banale e del buon senso comune ed Ë purtroppo una delle tentazioni di tutte le controculture, le culture alternative, le culture di retorica artistica cascano con pi˜ facilitý nel mettere in scena il culto ghettizzato di se stesse come forma di consolazione. Trovo questo francamente intollerabile.

Siamo dei o piuttosto semi-dei con ancora punti vulnerabili?

Senza dubbio. Io vedo gli dei come divinitý fragili, timide, occasionali, istantanee, che ridono di se stesse, che perÚ alla fine in qualche modo sono consapevoli di avere un potere di creazione divina. La frase di Ken Kesey, al proposito, Ë straordinaria, "Chi sa di essere Dio Ë pregato di salire sul palco". Mi sembra di vedere un modello divino in azione dentro a personaggi che alla fine lo rendono cosÏ semplice, cosÏ istintivo, cosÏ pragmatico da non costruirci sopra niente. Per cui non c’Ë alcuna ostentazione o sentirsi al di sopra di qualcosa, Ë soltanto trovare un contatto pi˜ forte con un senso biologico, reale della tua esperienza. Vedo modelli di questo genere, meno di quanti mi piacerebbe, perÚ ne vedo tutto sommato.

C’Ë un forte bisogno di ritualitý, di sacralitý. I raves possono essere considerati nuove forme di aggregazione che spesso sfociano nello sballo fine a se stesso. Succede perchÈ non c’Ë preparazione, consapevolezza?

Credo di sÏ. Succedeva la stessa cosa negli anni ’60. Il livello di consapevolezza non era diffuso a tutti gli individui. Succede perchÈ Ë nella natura macchinica del genere umano pensare che quando tu hai trovato qualcosa che per un momento ti da un elemento di novitý di risoluzione della tua identitý, poi te la tieni stretta invece di pensare, che come tutte le cose dell’esistenza, Ë sottoposta a uno scorrere naturale. Come diceva il grande saggio Alan Watts " Non aggrapparti, ma lascia corere". D’altra parte questo contrasta con una naturale esigenza ad attaccarti a tutto ciÚ che in quel momento produce una soluzione positiva. Il problema Ë che spesso la ripetizione si limita a mettere in scena un rituale, che di volta in volta diventa sempre pi˜ vuoto, sempre pi˜ inerte. Ci sono dei grandi rituali che servono a metterti in contatto con l’esperienza primordiale essenziale. Nel bisogno di ripetere tale esperienza in maniera meccanica sta il limite: invece di accettare che certe cose hanno un potere liberatorio, ma poi in qualche modo rimandano la palla a te, ti costringono a giocare, a reinventare in maniera pi˜ alta, pi˜ forte, pi˜ serena e tranquilla.. Tendi ad attaccarti all’esterno, Ë il motivo per cui, alla fine, gli umani si attaccano al modello esterno, al guru, al viaggio in India, le droghe, il rave, la cerimonia sociale, tutte cose che in se hanno qualche barlume di buono da una parte o dall’altra, perÚ nel momento in cui pensi che la soluzione stia sempre all’esterno, preconfezionata, ti illudi anche che attaccandoti a ciÚ che ti ha dato un risultato una volta, te lo produrrý per sempre, mentre in veritý ti attacchi solo alla dipendenza da qualche cosa.

Possono venirci in aiuto i popoli tribali, lo sciamanesimo, le tradizioni etnico-psichedeliche?

SÏ, se non diventa caricatura. Io credo che il pi˜ grande rispetto che possiamo avere per i grandi insegnamenti sciamanici, magici, storici Ë quello di reinventarli. Rimanere attaccati alla loro forma Ë un modo micidiale per tradirli, perchÈ rimani attaccato ad una grammatica, mentre perdi l’essenza. Si tratta di prendere l’essenza buttando via la grammatica. Trovo poche cose cosÏ tanto patetiche quanto gli italiani, i tedeschi, etc, che improvvisamente diventano nativi americani e si cambiano il nome. La grande forza dell’insegnamento di quelle cose sta nella tua capacitý di reinventarle ed applicarle all’interno della tua situazione. L’insegnamento di tutte le culture tribali sta proprio nel fatto che ti devono fornire quell’energia affinchË tu ti comporti con lo stesso atteggiamento di semplicitý creativa che quelle culture hanno avuto nei loro momenti pi˜ alti.

"Internet ha rotto le palle", Ë il titolo di un paragrafo del tuo libro "Vota te stesso". Internet Ë comunque una protesi di cui si puÚ fare un buono o cattivo uso.

La chance che le nuove tecnologie mettono in campo Ë importante, perchÈ richiedono oggi un modello umano pi˜ aperto, pi˜ flessibile, pi˜ capace di scegliere, che non sappia soltanto eseguire, ma che sappia rispondere allo stesso modo. Dunque da un punto di vista antropologico Ë un avanzamento; quello che a me da fastidio Ë la retorica intorno a questa cosa, come se appunto le tecnologie fossero un’altra delle cose esterne a cui viene chiesto agli umani di aderire. Viste in questa logica sono uno strumento d’oppressione terrificante, continuo a pensare che le tecnologie si limitino semplicemente a passare la palla agli umani. Quando si parla di tecnologie interattive, ad esempio, Ë una sciocchezza colossale, le tecnologie possono essere potenzialmente interattive, ma se non mettono in campo esseri umani capaci di essere interattivi, sono una grande bugia, sta nella risposta degli uomini l’interattivitý della cosa, le tecnologie hanno il merito ed il limite, per cui non vanno nÈ demonizzate nÈ enfatizzate, di passare la palla agli umani. Sono un grande evidenziatore del livello di evoluzione antropologica che abbiamo in noi. Internet nelle mani di un personaggio Ë uno strumento che mi interessa, mentre nelle mani di un altro mi fa orrore. Lo stesso vale per l’automobile, il televisore o il frigorifero. Ti richiedono un modello umano meno antipatico di quello costruito sulla classica divisione del lavoro, sul culto dell’esecuzione, sugli individui ridotti a pure e semplici macchine, qua ti viene chiesto qualcosa di pi˜. In questo senso mi interessa il terreno su cui si muovono, la risposta perÚ non sta nelle tecnologie, esse pongono perfettamente la domanda, chi risponde non puÚ essere altro che l’uomo. Nelle mani di un modello consapevole qualunque tecnologia esprime un potere positivo alla fine.

L’eccessiva stimolazione dell’informazione Ë il nostro bad-trip?

Potenzialmente sÏ, anche se Ë vero che pure la mancanza di informazione Ë un guasto terrificante. Anzi, dal mio punto di vista, meglio il massimo della scelta, che il minimo della scelta, le grandi scelte si producono nell’abbondanza e non nella mancanza.

Viaggio mentale e viaggio sensoriale, nomadismo psichico e biologia devono coincidere?

Per un genere umano abituato a separare Ë un rischio, per un genere umano che comunque sia abituato ad unire, no. Ti faccio un esempio personale: io sono di una pigrizia oscena, farmi spostare per un viaggio Ë una violenza fisica autentica, per cui tendenzialmente uno pensa che sarei portato per i viaggi mentali, cosa che Ë assolutamente vera. Nello stesso tempo io posso fare i miei viaggi mentali, ideali, progettuali, perchÈ in realtý all’interno del mio microcosmo ho una quantitý di attivitý fisica impressionante, che non Ë la stessa cosa del viaggio, perÚ io credo che fra i due elementi, quello dell’energia fisica e quello della dimensione mentale ci debba essere comunque una forte correlazione. Se scegli la dimensione del viaggiatore, non puoi limitarti a spostarti per passare il tuo tempo o soltanto per fare esperienze, altrimenti diventa turismo, ma devi fare in modo che il livello di consapevolezza di quello che stai facendo e l’attivazione sensoriale diventi altissima. Ancora una volta la sintesi e l’unione Ë necessaria, il far funzionare l’organismo umano nel suo complesso e non in parti separate Ë una delle fondamentali chiavi di volta.

La natura, seppur gravemente malata, puÚ di nuovo guidarci?

Terence Mc Kenna sostiene questa tesi, il legame con le piante nootropiche, con ciÚ che appartiene alla catena alimentare. Kevin Kelly sostiene il legame totale tra la natura e il prodotto degli umani e non la contraddizione fra le due cose. Il processo biologico ci ha sempre trasmesso il suo funzionamento, adesso ci sta trasmettendo anche la sua mente. Oggi siamo in grado di concepire biologicamente i nostri prodotti. Per me natura non Ë qualcosa di esterno, ma il tuo legame con l’intelligenza vitale della specie, con le forme viventi, la capacitý di stabilire un rapporto fisico forte tra il tuo essere, il tuo organismo e le cose che hai intorno a te. In questo attaccamento genetico, in questo pensare che gli esseri umani sono collegati a qualcosa che Ë nello stesso tempo natura, ma Ë anche senso biologico, dna della vita, del pianeta.

Esiste il rischio che, come per il flower power, questa ondata evolutiva diventi qualcosa di folkloristico, vedi certa New Age?

La New Age Ë la risposta di un modello perbenista, civilizzato, nel senso peggiore del termine, cioË quello abituato a pensare che il controllo e la civilizzazione sia un passo avanti, mentre io penso che sia un impoverimento della specie. Certo che esiste questo rischio, in tutte le esperienze la tentazione della scorciatoia e dell’accontentarsi della versione edulcorata o dello stereotipo, Ë costantemente in azione, siccome esiste in qualunque movimento positivo il fatto che poi ci sia una ricaduta, una sedimentazione caricaturale. Mi pare che sia un rischio che fa parte della natura stessa delle cose, cosÏ come qualunque grande scienziato o pensatore ha creato la pletora degli imitatori, che sono la sua caricatura, il suo lato patetico. E’ inevitabile, fa parte del movimento umano il pensare che poi ci sia una ricaduta sterile, puramente esterna, imitativa del fenomeno. La New Age Ë uno dei fenomeni pi˜ antipatici in questo senso, non soltanto per la sua accondiscendenza a tutte le regole classiche del denaro, in fondo questa Ë la cosa meno importante, Ë un sintomo, ma non Ë la causa vera delle cose, Ë il fatto che ha ridotto il mondo a malati, terapeuti e convalescenti. E’ una visione del processo vitale di una povertý impressionante, non a caso Ë la visione del mondo che trasmettono i terapeuti alla ricerca di clienti da curare e sui quali stabilire il proprio potere. Quello che mi spaventa della New Age Ë il fatto che ha ridotto un potenziale forte di esplorazione di alcuni aspetti dell’esperienza umana che erano stati tagliati fuori dalla societý meccanica, industriale, civilizzata, per poi farli rientrare all’interno di una logica di consolazione esoterica, quasi peggiore del male che combatte.

La tua Ë una figura non ben inquadrabile che si muove in diversi ambiti e tra diverse discipline. Dammi una tua definizione, una tua collocazione.

Le cose che mi sono riuscite meglio nella vita sono il babbo ed il giocatore di basket, vorrý pur dire qualcosa. Penso che i libri e le cose che ho fatto siano un estensione di questo, soprattutto del fare il babbo. Posso dire che scrivo libri e costruisco eventi, perÚ tutto questo ha una motivazione cosÏ vitale da essere inscindibile dalle cose pi˜ squisitamente vitali che accadono.

 

L'immaginario acido

KEN KESEY & HIS MERRY PRANKSTERS

Leaving The Planet

"Ma c'Ë ancora una luce sotto la porta. E un amico mi ha detto: lo sai, una porta puÚ essere sempre aperta ( Ron Thalin, in It was 20 years ago today, di Derek Taylor).

Ken Kesey & His Merry Pranksters hanno svolto un ruolo determinante nella cultura psichedelica, non solo nell'aver organizzato eventi collettivi con l'LSD e fornito nuove tecnologie di supporto (Light Shows, musica), ma anche nell'aver riutilizzato alcuni archetipi dell'immaginario popolare americano da strada, in primo luogo l'immaginario dei fumetti, ancor prima che la grafica psichedelica investisse i posters, le covers e infine i comix. Rispetto ai cerimoniali seriosi e orientaleggianti di Timothy Leary a Millbrook, i free festivals e love-ins promossi dai Merry Pranksters erano pi˜ d'intrattenimento - una visione meno colta e pi˜ "on the road" (il Magic Bus, la sottocultura degli Hell's Angels, l'uso di musica, pittura e teatro per creare un'atmosfera rilassata e sessualmente favorevole...).

Mentre a Millbrook potevano essere descritti come scienziati-esploratori/ novizi religiosi, scienziati-monaci o monaci scientifici, i Merry Pranksters non verbalizzavano mai a proposito dell'Altro Mondo, la Zona. Quando essi ne parlavano, lo facevano con iperboli da comix. I Castaliani erano i Romani e i Pranksters erano i Goti e i Vandali, coi loro costumi apocalittici (Day-Glo). L'ideale divenne un posto chiamato Edge City, quella parte dello spettro dell'essere che risiede fra l'ego e il bagno di energia del Vuoto. Vivere a Edge City voleva dire vivere totalmente nel qui e ora. Ogni recluta veniva ribattezzata con un nome Prankster : Gretchin Fetchin, Mal-Function, Cool Breeze, Hassler, Il Capo (Kesey), Speed Limit (Cassady), The Intrepid Traveller ( Babbs, che tornato dal Vietnam nell'autunno del 1963, se ne venne fuori col concetto di Prank, questi grandi scherzi (o finzioni) cosmici che sembravano venir fuori ribollenti da qualche settore beffardo dell'Altro Mondo). Era come ricercare i protagonisti di un film straordinario: "cerchiamo supereroi per riprese filmiche di vita autentica".

Mentre ai nuovi arrivati a Millbrook veniva normalmente dato qualche scritto di Leary o qualcuno dei romanzi di Hesse come un accenno di ciÚ che li aspettava, a La Honda le guide erano per lo pi˜ romanzi di fantascienza. I Pranksters erano particolarmente attratti da Stranger in a Strange Land di Robert Heinlein (1961), che narrava la storia di Valentine Smith, un americano che era stato allevato su Marte , dove aveva imparato alcune arti mistiche e occulte.

Un altro libro che essi consideravano come mito precognitivo era Childhood's End di Arthur Clarke, lo scienziato inglese che pi˜ tardi scrisse 2001, A Space Odissey. La fantasia di Clarke ruotava attorno alla comparsa di una generazione di super-ragazzi, - super nel senso che essi erano molto pi˜ evoluti ed erano in grado di utilizzare poteri mentali che i loro genitori avevano un tempo trascurato come favole.

Con la nascita di questa generazione, la linea evolutiva dell'Homo Sapiens giunge al termine. Alla fine del libro i bambini vengono introdotti nella nave spaziale degli Overlords (cioË degli dei) ed essi abbandonano il pianeta.

In ultimo, c'era un oscuro romanzo di Theodore Sturgeon dal titolo More Than Human, che narrava la storia di un gruppo di emarginati sociali che scopre che essi possono telepaticamente fondersi per formare una potente personalitý composta : Homo Gestalt. Queste erano le fantasie che davano forma alle intenzioni dei Pranksters. Usando l'LSD, essi erano in grado di fondersi reciprocamente, per entrare in regioni mentali che promettevano energia illimitata e poteri illimitati. Come i ragazzi di Childhood's End, credevano che li aspettasse un destino speciale. E come gli emarginati del libro di Sturgeon, essi sentivano di essere sul punto di evolversi nell'Homo Gestalt. Nei briefing del venerdÏ, Kesey introduceva un tema o un aneddoto o percezioni varie, gli altri si aggiungevano, lavorando il tema della serata, con piroette poetiche fino a che il group mind si sincronizzava e cominciava a sciogliersi, andando alla deriva, lasciandosi trasportare dagli eventi ("drifting, drifting"), fino a che non stessero...lasciando il pianeta!

Tutto ciÚ culminÚ nel Prankster Graduation, uno di quei momenti cardinali che si possono trovare nei miti, quando l'eroe fallisce una prova importante perchË manca di fede ed egli volta le spalle all'unica cosa che avrebbe dovuto fare. Ed Ë problematico se l'opportunitý tornerý mai a presentarsi. Gli hippies , all'ultimo momento, rigettarono Kesey e le fantasie supereroiche.

CiÚ che aveva attratto molta gente nei confronti di Leary e di Kesey era che un tempo essi erano stati qualcun'altro. In particolare Kesey (nato il 17 settembre 1935) era un tipico teenager degli anni '50, biondo, dagli occhi azzurri, atletico, intelligente. Allo stesso tempo aveva delle inclinazioni teatrali, e l'interesse per il magico e il ventriloquismo lo condusse a una modesta carriera di mago da palcoscenico, in parties e incontri. Raccontava storie misteriose e insinuanti che suggerivano un'immaginazione che faceva a pugni con la sua immagine di atleta intelligente. Era, insomma, uno studente modello ma anche un ragazzo misterioso che si interessava di strane cose. Anch'egli era uno strano ragazzo con grandi sogni e una ricca vita fantastica nutrita principalmente dai comics, dalla fantascienza e dalle avventure pulp. Kesey divorava l'intera opera di Zane Gray e Edgar Rice Burroughs; registrava mensilmente le imprese surreali di Plasticman e di Captain Marvel. Pi˜ tardi, a Stanford, avrebbe disorientato i suoi coetanei dalle buone letture con una difesa arguta e tagliente dei comics come fonte legittima del mito nazionale, osservando che "un singolo album di Batman Ë pi˜ onesto di un intero numero della rivista Time". Quel che molti consideravano un intrattenimento proletario a buon mercato, venne interpretato da Kesey come una parabola Nietzscheana. A livello istintivo egli si identificÚ col concetto di supereroe. In un certo senso questo era lo stesso ardente desiderio teleologico per una trasformazione dell'uomo in cui aveva indugiato Huxley; solo i simboli erano differenti. Mentre Huxley chiudeva i suoi occhi e immaginava il Buddha, Kesey mise in mezzo Billy Batson, strillone (di giornali) orfano, che gi˜ nelle viscere di un sistema di autostrade urbane, aveva incontrato un antico mago Egiziano - et voilý! - divenne Captain Marvel.

L'Acid Test Graduation rappresentÚ per Kesey un rituale simbolico che preparava la via per il prossimo passo. Era ora di andare oltre l'LSD: "I knew it was in us to be superheroes and that we could become superheroes or nothing". C'erano forse 6-7000 acid heads da promuovere, in costumi da supereroi. Ma fin dall'inizio, a La Honda,una cittý a 15 miglia a est di Palo Alto, i Pranksters, con la loro propensione per la metafisica da comic-book, erano infatuati dal sentimento che essi stavano acquisendo nuovi poteri. In Cassady questi poteri si manifestavano nella sua abilitý di rivolgere la sua intera attenzione a pi˜ cose alla volta. "Cassady non deve pi˜ pensare", spiegÚ Kesey, egli era un residente permanente di Edge City. CiÚ che Kesey desiderava fare era trovare un modo di fondere tutti questi piccoli poteri individuali in un unico grande potere, per "lasciare il pianeta". Il piano originale era creare una comunitý di avventurieri psichedelici che spingessero a fondo per l'Altro Mondo - come Millbrook, ma con un'inclinazione artistica. L'Acid Test era il group mind spinto al suo punto omega.

Per Tom Wolfe, si trattava di una parabola religiosa, una vera fratellanza mistica ("waiting for a sign, waiting for the next step to be revealed, we've got to move on to the next step").

Il Magic Bus estese la fantasia di attraversamento del paese a proporzioni da film epico : avrebbero girato un genuino road epic movie di alta qualitý e quindi lo avrebbero venduto a Hollywood : Intrepid Traveller and His Merry Pranksters Search for a Cool Place :"Era come se qualcuno avesse dato a Hieronymous Bosch 50 secchi di pittura Day-Glo e una mietitrice Harvester del 1939 e gli avesse detto di darci sotto", scrisse Tom Wolfe. I Pranksters crearono un veicolo che sembrava pulsare e vibrare come una nave spaziale costruita da un inventore pazzo. Davanti, dove doveva esserci il contrassegno della destinazione, scrissero la parola FURTHER.
Dietro : CAUTION : WEIRD LOAD.

In conclusione. L'LSD, gli Acid Tests, l'Acid Rock, i light-shows furono gli ingredienti essenziali di cui si nutrirono gli artisti psichedelici e agirono come propellenti della rivolta dello stra-ordinario ed eccessivo contro tutto ciÚ che era ordinario. Fu un periodo di anarchia geniale e irriverenza beffarda. In piena Era Spaziale le metafore dominanti erano Out-of-Sight, Leaving the Planet, Further, the Trip, On High, "in orbita", Turn On Tune In Drop Out, Intrepid Travellers,The Impossible Dream etc. e ognuno prese a darsi nomi di fantasia (comprese le rock bands). Alvin Toffler espresse in Future Shock (1970) la consapevolezza della rapiditý di mutamenti nella nostra epoca, l'accelerazione degli avvenimenti, l'istantaneitý delle comunicazioni e dei viaggi. Ray Smith parlÚ di SuperManierismo (Post Modern e Supermanierismo, Laterza, 1982): la preposizione super era tipica negli anni '60, soprattutto in America, per indicare tutto ciÚ che Ë al di sopra dell'ordinario o che Ë eccessivo, extra-ordinario : supermercati, superstrade, superstazioni, ma anche voli spaziali, fantascienza, superuomini , fantasie apocalittiche, megalopoli, spazio extraterrestre, la Nave Spaziale Terra, SUPERMAN-ierismo...

Gli artisti psichedelici, cercando anzitutto di dar voce all'eccezionale e al favoloso (out of sight), pescarono abbondantemente in tutto il repertorio del fantastico, saccheggiando o rivisitando l'arte del passato come le contemporanee sottoculture da strada. Riciclaggio, dÈtournement, crossover, poliedricitý furono le parole d'ordine di questi artisti propensi a ogni sorta di deriva "senza rete" nelle profonditý recondite dell'inconscio collettivo americano ( Rick Griffin, p.es., viene definito da Guarnaccia il "Tiziano con la grafica delle etichette di scatolame, fumetti horror anni '50 (tipo EC Comics) con locandine di vaudeville, insegne dei baracconi del luna park con maschere cerimoniali Hopi, DorË coi guanti di Topolino, hot rods e pirati di Howard Pyle, pin ups e motivi celtici, scarabei egizi e skate boards" (M.Guarnaccia, Almanacco Psichedelico, Nautilus, p.78).

Stilisticamente i grafici psichedelici fecero riferimento in particolar modo al simbolismo visionario e all'arte applicata degli artisti Art Nouveau , che nei loro lavori pubblicitari avevano giý affrontato, agli inizi del secolo, il problema della comunicazione di massa. Furono comunque i light shows a costituire la forma di arte totale psichedelica , un evento completamente coinvolgente, estatico e socializzante, che aveva il suo prototipo nella "paraphernalia" improvvisata usata dai Merry Pranksters nei loro Acid Test, lampade, marchingegni elettronici e stroboscopici, diapositive, cartoni animati deturnati, filmini in loop, proiezioni, etc. :

"Sovraccaricare e surriscaldare i circuiti Ë la parola d'ordine e questo senza disdegnare nessun mezzo offerto dalla tecnologia (colori, fotografia, luci, cinema, video,computer). E' un'arte esuberante, non immune allo sbandamento nel kitsch e nell'ipertrofico, ispirata da stati mentali prodotti da alterazioni chimiche o vegetali, da trance o possessioni, da estasi o meditazioni...L'arte psichedelica Ë dionisiaca, religiosa, imbarazzante nel suo misticismo "fai-da-te"...Entra ed esce dalle gallerie, scivolando tra pulmini VW, copertine di dischi, posters, riviste e fumetti, cd-rom, t-shirts, pareti e pelle nuda" (M.Guarnaccia, idem).

"Brainscanner Communication"
(Psychedelics e Cyber-Nomads) a cura della Societý Dei Liberi Navigatori.
Grazie a Sandro Bergamo

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