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Corman & Tuscadu - Jaune et Noir

E' uscito per il C.P.I. "jaune E Noir", primo album italiano del gruppo francese Corman & Tuscadu.

Ce ne parla Giorgio Canali che Ë il loro produttore.

Questa sedia come un'auto: accomodarsi prego. Per la strada incrociamo altri animali che non ci somigliano, non proprio.
Non hanno la stessa nostra facci, neppure gli stessi piedi (non possiamo vederli i piedi ma possiamo immaginarceli) e non hanno nemmeno le stesse mani.
Decisamente.
Hanno delle pinne.
Sono cordiali e beneducati ma non sono pesci, no.
Un pesce non riuscirebbe a guidare l'auto.
Corman & Tuscadu

E' l'ultima strofa di "Fish & Chair" (pesce & sedia), una canzone da "Juane & Noir" (giallo & nero) di Corman & Tuscadu e se volete trarre una qualche conclusione su questa band partendo da queste poche righe, fatelo pure, non arriverete lontano dall'idea che me ne sono fatto io che li conosco da cinque anni e cioË che, se il palcoscenico Ë il loro ambiente naturale, ancor meglio lo sarebbe una cella imbottita a testa e, per stare sul sicuro bisognerebbe far loro indossare una bella camiciola con le maniche legate dietro la schiena.
Cinque anni fa incontrai Marc Simon & Claude Saut (lui & lei), ciclotimici entrambi (ecco la & che rispunta).
Cercavano un produttore che riuscisse a dare al loro primo album un "suono rock", fin qui niente di strano, il problema risiedeva nel fatto che questo "suono" volevano ottenerlo maltrattando clarinetti, xilofoni, padelle da cucina e tastierine giocattolo comprate al supermercato, o trovate come sorpresa nelle patatine.Corman & Tuscadu - Jaune et NoirCi trovammo subito benissimo. Litigammo per tutta la durata della lavorazione su motivi vitali tipo togliere il quindicesimo colpo di padella perchÈ sennÚ il pezzo si appesantisce, ma non si puÚ assolutamente eliminarlo altrimenti si snatura la composizione e diventa musica leggera. Bon, in breve superammo la prova riuscendo a limitarci alle minacce di morte reciproca sotto lo sguardo allibito di Max Solia, la batterista, ella fine, su Les in rock up tibles, la rivista musicale pi˜ schizzinosa d'Europa, uscÏ persino una recensione che dava il primo album di Corman & Tuscadu come disco francese dell'anno. Il secondo LP venne naturalmente e, per cercare di farci ancor pi˜ male a vicenda, decidemmo di comune disaccordo che oltre ad occuparmi della realizzazione artistica avrei suonato la chitarra con loro, in studio e dal vivo. Sceg
liemmo per questa sfida un terreno neutro, l'album infatti Ë una raccolta di cover di musiche da film massacrate a dovere, visto che qualcuno doveva pur soccombere. Non so se siamo riusciti ad avere quel famoso "suono rock" che cercava, fatto sta che Marc & Claude, pur continuando a torturare i loro bizzarri strumenti, suonavano sempre meglio e sempre pi˜ in maniera personale chitarra e basso elettrico. "Pestacle" era il titolo del disco e dello show multimediale ce fu anche rappresentato per quattro sere consecutive al Festiva Transmusicales de Rennes '92.
Il terzo lavoro si chiamava "Jaune & Noir" e registrava l'ingresso nel gruppo di Elisabeth Oustry, paranoica e pittrice nella vita, che traffica col campionatore suoni come fossero colori, aggiungendo ad una musica sempre pi˜ essenziale un ulteriore elemento d'interesse per gli psichiatri.
Il "Jaune & Noir" che esce in Italia per il C.P.I. Ë un edizione speciale , una selezione delle cose migliori di questi tre album, con una netta predominanza di materiale proveniente dall'ultimo LP. Penso sia il modo migliore per conoscere questo gruppo, che si esprime indifferentemente in francese, inglese, italiano e tedesco. Chi li ha visti in apertura di C.S.I. a Genova e Milano sa cosa voglio dire.
E ricordate, se li incontrate per la strada o sentite una loro intervista alla radio e alla tiv˜, non fatevi fregare, sanno fingere molto bene di essere normali, sono terribilmente educati e cordiali, hanno facce, mani e piedi nella norma e non sono animali strani ricoperti di squame, hanno persino la patente automobilistica, ma non sono cosÏ sani di mente, no, un sano di mente non scriverebbe delle canzoni cosi.


Giorgio Canali i

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Umberto Palazzo e Il Santo Niente - La Vita è Facile

Umberto Palazzo e Il Santo Niente - La Vita e' Facile

Umberto Palazzo Ë una vecchia conoscenza per tutti coloro che masticano nell'underground nostrano. Il suo nome si puÚ rintracciare nei dischi degli Ugly Things, band di garage che pubblicÚ un singolo dai contorni ben marcati, o negli Allison Run, combo visionario con all'attivo un paio di dischi, un minilp ed un album, piccoli gioielli di psicadelia pop, oppure nei Massimo Volume prima che decidessero di entrare in studio per dare vita all'album di debutto. Un nome quindi con un notevole pedigree, che ha percorso gli anni ottanta tra musica, palchi e prove. Oggi Umberto Palazzo ha deciso di uscire allo scoperto e presentarsi con il suo nome e cognome, registrando un disco da solista alquanto interessante. Si inizia con "Cuore Di Puttana" a metý strada tra il rumorismo e l'electro metal, il testo possiede parole acide e dure, il ritornello Ë da ascoltare con attenzione e partecipazione; segue poi il brano che dý il titolo all'ellepi, "La Vita E' Facile", canzone scarna ed essenziale, dall'incedere lento e spaziale, "Tu Non Mi Dai Nulla" gira e rigira senza mai trovare un attimo di sosta; "Elvira" Ë un macigno calato con forza sulla nostra piccola testolina; seguono poi il "pappone", "l'Aborigeno", "Andarsene Via", Finalmente Sterile"; fino ad arrivare al noise di "Immondizia Del Giappone" e la stupenda "Storia Breve", canzone da brivido lungo la schiena, in un crescendo di tensione. Umberto Palazzo raconta storie tragiche, narra la realtý di tutti i giorni con una lente che deforma ogni contorno, si diverte a farci pensare questa nostra condizione di comodo e sputa rabbia. Un senso di oppressione fisica si avverte ascoltando "La Vita E' Facile" e quando il disco finisce la sua folle corsa, si puÚ finalmente tirare un respiro di sollievo. Umberto palazzo riesce a mantenere l'attenzione ad altissimi livelli, nulla sfugge anche ad un ascolto distratto, perchÈ le budella di contocono ed in viso compare una smorfia di dolore. Umberto palazzo ci guarda fisso con i suoi occhi spiritati e noi con i nostri cibi plastificati, lo stress, le paranoie e la nostra maschera antigas sul volto, ci convincono che la vita Ë bella, anzi facile.

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AA. VV. - Materiale Resistente

AA. VV. - Materiale Resistente"Materiale Resistente" sono cover di canzoni della resistenza. Musica Partigiana, dunque di parte, canzoni di gesta eroiche, di contadini divenuti guerrieri poi, quasi per caso, eroi, "martiri"; canzoni che scandivano i ritmi del sopravvivere nelle notti ghiacciate sull'Appennino o nei fienili delle case di latitanza. Materiale che sfida la corrosione del mezzo secolo, uscito indenne dal BOOM del PUNK dal TREND, dal CAF dai BOT dal BIG BANG. Il nemico numero 1 lo snocciolarsi della retorica, la celebrazione ciclica, l'enfasi cinquantenaria. Ora il silenzio serve pi˜ dello slogan: meglio scalare la marcia, calare il cappello, riflettere. Per questo abbiamo invitato gruppi - ciascuno a suo modo- "ben pensanti", gruppi solidi, di terra e solo in seconda battuta di musica (non ce ne voglianoÖ), come A.F.A., MAU MAU, DISCIPLINATHA, YO YO MUNDI, MARLENE KUNTZ, C.S.I., UMBERTO PALAZZO E IL SANTO NIENTE, USTMAMO', OFFICINE SCHWARTZ, CORMAN & TUSCADU, MODENA CITY RAMBLERS e ALTRI, a reinterpretare musica resistente, a mettere a nudo l'ossatura robusta, il nervo elettrico, a scoprire implicazioni postume. Che sono tante. Una forse la pi˜ inquietante, ce la regala Nedzad Maksumic, poeta bosniaco, nel libretto interno al CD: di come i pugni si fanno di pietra, poi carne, sangue e infine di nuovo pietra; parole che si conficcano in memoria come lame di ghiaccio, istruzioni per sopravvivere, forse le stesse che come grani di rosario abbiamo sentito mormorare in Vietnam, a Beirut, in Palestina, Ruanda, Cile, Caucaso. Scongiuri, e ragionevoli raccomandazioni belliche, e della necessitý di non ascoltarle. CosÏ fecero, e come loro tanti, i fratelli Saltini, Vittorio e Vandina, da Coreggio (RE), il cui cippo anima la foto della nostra copertina; glorioso nella sua umiltý, con le bandierine di carta e il sempreverde a cornice, simile a migliaia sparsi nelle campagne o lungo i bordi delle provinciali. La Resistenza Ë nel territori, a dispetto degli smemorati, in quei monoliti di cementi o marmo corroso in un improbabile fasto floreale di lauro edera o plastica. E' questo il fiore del Partigiano? Forse si. Alle genti che passeranno un insegnamento: non temere il tuo tempo.

Consorzio Produttori Indipendenti

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Andrea Chimenti - L'Albero Pazzo

C'era una volta i Moda, gruppo fiorentino accasato nella scuderia della IRA Records, che ha lasciato nella memoria collettiva tre episodi sottoforma di lp. Tra album che si distaccano da tutto quello che il panorama indipendente proponeva ai pochi affezionati. "Bandiera" (1986), "Canto Pagano" (1987) e "Senza Rumore" (1989) vedevano alla voce quell'Andrea Chimenti, oggi felicemente sposato ad carriera solista che ha giý dato il suo primo frutto nel '91 con il 33 "La Maschera Del Corvo Nero", prodotto da Gianni Maroccolo, ed alcune particolari esperienze sonore come un singolo per il mercato francese contenente una cover di Edith Piaf (cantata insieme a Piero Pel˜ e Nicoletta Magalotti, ex Violee Eves), o la partecipazione al progetto teatrale "Chaka", diretto da Massimo Luconi, con i Beau Geste e gli Africa X, poi stampato in compact disc dalla Materiali Sonori di San Giovanni Valdarno. Andrea ChimentiSebbene questi lavori avessero ben definito la sagoma di Andrea Chimenti, "L'Albero Pazzo" aggiunge quel tocco che mancava alle precedenti opere. Su tutti i brani dell'album aleggia la presenza di David Sylvian, anche se l'artista ha cantato in una sola canzone. Una presenza che avvicina il mondo musicale di Andrea a quello dell'ex Japan in maniera sublime, un mondo fatto di delicati paesaggi, di parole a volte sussurrate, di quadretti a colori pastello che cullano l'ascoltatore come se fosse immerso nell'ovatta. Tra i brani vanno citati "Ora Mai", "L'Albero Pazzo", Donna Sul Fiume", "Senza Un'Alba", "Si Dirada La Nebbia" e "Lasciatemi Stare", interessanti giochi di note che spaziano tra folk, word music d'autore e tanta umanitý. Il disco sarý disponibile a Settembre per venir gustato in un periodo dell'anno che ben si addice a questi pezzi dai movimenti rallentati. Andrea Chimenti si Ë spinto pi˜ in lý del dovuto ed in punta di piedi Ë proteso verso la perfezione.

 

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AA. VV. - Tributo Ad Augusto

Augusto non solo era la voce dei Nomadi, ma Ë sempre stato anche sinonimo di trasparenza, bontý, impegno ed amore verso il prossimo e verso la musica. Augusto ha cavalcato la storia della canzone italiana dagli anni sessanta, passando per "rivoluzioni" sociali e musicali con una fermezza che nessun altro artista e gruppo puÚ vantare in questa disastrata Italia percorsa da logge occulte e stragi di Stato.Tributo Ai Nomadi I Nomadi avevano ritrovato la freschezza d'un tempo, il vigore di canzoni come "Noi Non Ci Saremo", "Dio E' Morto", "Canzone Per Una Amica!, avevano ritrovato un pubblico mai perso, che ormai poteva contare su tre generazioni di spettatori, poi ÖÖ. L'irrimediabile ci ha strappato Augusto, ce lo ha preso da quel palco che li amava con visceralitý. Oggi un tributo a lui, alle sue canzoni, alla sua arte non suona sinistro, o derivato da interessi speculativi, perchÈ la tensione che si avverte ascoltando queste quattordici tracce Ë da brivido alla schiena, Ë da lacrime agi occhi per l'intensitý che quasi tutti gli interpreti sono riusciti a dare nelle loro rivisitazioni. Poche cadute di tono vengono subito riprese ed Ë stupendo ascoltare gli Inti-Illimani, i Gang, il Coro dell'Antoniano, Ligabue, Elio RevÈ Y Su Charangon, o il pubblico Nomade che canta "Io Vagabondo" a squarciagola. Sul finire una superba interpretazione di "Noi Non Ci Saremo" ci viene regalata dai C.S.I., cantata da Giovanni con una voce da far accapponare la pelle e con una trama sonora ricreata ad arte dal resto del Consorzio. "Noi Non Ci Saremo" cantava Augusto, ma la sua voce e le sue parole rimarranno impresse per sempre nella memoria di giovani e vecchi. Un tributo che deve essere ascoltato da tutti, seguaci e non del gruppo emiliano.

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Disciplinatha - AH! (Raccolta)

Riciclare.
Tentazione irresistibile, scelta ecologica, estrema risorsa degli impresentabili. Il vento riciclante soffia ormai impetuoso, oltrepassa i limiti, incurante dei confini.
DisciplinathaEcco l'America, guardate, chi l'avrebbe mai detto?
Lý potremo essere Punk: lo faremo oggi, domani al massimo, e saremo i primi a farlo, e saranno milioni di copie.
Ecco l'Italia, probabilmente l'unico posto al mondo dove posso essere "socialista di destra", eletto nelle liste del centro, ma contrario ad un governo moderato.
Contemporaneamente? Talvolta. Pi˜ spesso, "a tratti".
"A Tratti" sono cosÏ, poi di colpo cambio opinione, capisco (non Ë lecito cambiare opinione?), e Ö eccomi. Come nuovo? Non solo, io SONO il nuovo.
Potevamo respingere, eroicamente, la tentazione di Esserci Ancora, senza grande fatica?
Potevamo.
Ma troppo forte era il richiamo.
Dunque: "A-Raccolta". Dentro c'Ë: "Abbiamo Pazientato Quarant'anni, Ora Basta", "Nazioni - Crisi Di Valori", qualche inedito, alcuni pezzi dal vivo (da: "Un Mondo Nuovo", appunto). E c'Ë anche una sorprea, per chi ha tempo da perdere (ma non tentate di fare girare il CD al contrario: non gli fa bene).
Costa poco.
L'intero incasso sarý devoluto in beneficenza?
Ma, soprattutto, Ë nuovo.

Disciplinatha

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Yo Yo Mundi - Bande Rumorose

Piccoli figli crescono, Dopo i C.S.I., che si erano cimentati in una prova live ("In Quiete"), tocca ora ai "fanciulli" Yo Yo Mundi provare l'ebrezza di un disco dal vivo. "Bande Rumorose" Ë stato infatti registrato negli studi di Videomusic durante la trasmissione "Segnali Di Fumo" e raccoglie alcuni estratti dalla prima fatica del gruppo, "La Diserzione Degli Animali Del Circo", pi˜ un nutrito numero di brani inediti. Tra i pezzi che vengono proposti in versione live si puÚ trovare "Freccia Vallona", "Il Bimbo Del Macello" e "La Contorsionista", canzoni che acquistano uno spessore emotivo non riscontrabile nelle versioni in studio, con la fisarmonica a disegnare ghirigori fantasmagorici. Inutile dire che i nuovi brani continuano sulla strada percorsa dagli Yo Yo Mundi fatta di poesia folk e tradizioni popolari, riviste con l'ottica degli anni novanta. Interessante risulta essere l'apporto in diversi brani di ospiti quali Giorgio Canali con la sua chitarra disturbata, Ginevra Di Marco con la sua stupenda voce, la cantante dei pazzi Corman & Tuscadu, i Marlene Kuntz irruenti e rumorosi al punto giusto e i Le Masche con la loro sapiente maestria, insomma un consistente gruppetto di contributi che sono riusciti ad allargare ulteriormente l'orizzonte musicale dei quattro Yo Yo Mundi. Per esempio "Bande Rumorose", pezzo che vede la partecipazione dei Marlene Kuntz, potrebbe essere una interessantissima svolta da tenere in considerazione per il prossimo futuro. Gli Yo Yo Mundi rinnovano la loro innata voglia di stare su un palco, dimensione nella quale il combo si esprime al meglio, dimostrando che il folk, l'etno, la word music, il crossover autoctono, passa attraverso le parole e la musica di "Carovane", "Un Cane Di Nome Barabba", "Fratello Di Metrica", "Galaverna", "Sciopero", "Donne Dagli Occhi Grandi". "Bande Rumorose" Ë un disco che ha inoltre il pregio di essere lo specchio fedele di come funzioni il C.P.I., una grande famiglia che non si fa scrupoli, o problemi a partecipare ai lavori di altri compagni di scuderia. L'invidia regna sovrana in tutto il mondo dell'arte, ma non da queste parti. Mentre ci cospargiamo il capo di cenere ce ne dobbiamo, scusandoci infinitamente.

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Blue The King - Frammenti di Tempo

"Vorrei trovare le parole per raccontare il mio dolore, [Ö] per spiegarti il senso delle coseÖ".

Con questa frase inizia il nostro tentativo di spigarci attraverso parole e musica. L'ottimismo non fa parte del nostro modo di intendere il presente. Blue The King - frammenti di TempoPassare la nostra vita a cercare di riempirci di situazioni ed emozioni senza capirne il senso Ë una delle cose che pi˜ ci fa incazzare, che ci fa sentire realmente piccoli. La musica Ë indubbiamente un mezzo d'espressione e "frammenti di tempo" Ë la colonna sonora delle nostre sensazioni. Musica e parole si fondono dandosi forza reciproca, gli strumenti si rincorrono e si uniscono creando un unico suono, per poi nuovamente dividersi in un equilibrio sonoro che l'abile mano di Marco Lega al mixer ha perfettamente esaltato. L'atmosfera generale Ë opportunamente nervosa e anche i momenti dove prevale la melodia non riescono a nascondere una profonda rabbia. Ma in fondo siamo solamente lancette d'orologio.

Blue The King

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