A volte anche il C.P.I. sbaglia. A volte le scelte che vengono prese non sono
quelle giuste. I Divine sono stati inseriti nella collana "Taccuini", "Sortie"
Ë il volume 3 del primo poker di pubblicazioni. Una scelta che personalmente
(col senno di poi, di cui sono piene le botti) credo sia sbagliata. I Divine
potevano vivere benissimo anche al di fuori dei "Taccuini", potevano uscire
allo scoperto con questo debutto e camminare da soli senza il bisogno dell'apporto/appoggio
dei "Taccuini". "Sortie" Ë un disco dalle mille luci, dalle mille sfumature.
Un disco che veleggia tranquillo in acque leggermente increspate da un vento
caldo e questo per un gruppo tecnologico Ë un risultato di tutto rispetto se
si considera da quali marchingegni elettronici freddi e asettici escono le musiche.
I Divine sono stati prodotti da Bruce Morrison che per l'ennesima volta si dimostra
un abile alchimista di studio. I Divine sono un gruppo vellutato, una band dal
tocco gentile, dall'andamento aggraziato, dal volto sorridente. Musica per addormentarci
e sognare stupendi paesaggi, distese sconfinate di verde, scogliere a picco
sul mare, spiagge di sabbia finissima che sembra soffice bambagia. Musica per
rilassare la mente ed il corpo. Sdraiati sul proprio giaciglio, basta chiudere
le persiane, spegnere la luce, abbassare le palpebre e ascoltare. ASCOLTARE.
ASCOLTARE. ASCOLTARE.
Andrea Tinti
"Pop intellettuale, pop isterico, pop melodico, senza melodia, pop terreno, pop rarefatto. Pop. Pop. Pop. Pop.
"Sortie" come uscita allo scoperto. Finalmente la luce. Senza bagliori al neon.
Se in una favola la calma non entra in contrasto con la tensione emotiva, ecco allora Cento Mille Centomila. Il nostro naturale contributo a "Matrilineare". Una voce sottile, melodie sussurrate che lasciano spazi aperti a chitarre nervose, programmazioni in onde corte; frequenze disturbate vengono a galla, affiorano in superficie come su De Sica, 1937, Crisi Temporale, Fail Before I Try.
E' Valeria che fonde in forma di canzone le diverse influenze musicali. Esse convergono in un solo punto e di qui vengono liberate all'esterno, in libera uscita. "Sortie", ancora una volta. Ma non Ë la ragione a guidarci e le scelte linguistiche presenti nella musica sono la naturale conseguenza di precisi percorsi estetici. Dunque, "De Sica", come culmine di tali percorsi ed il suo ritornello, di esplicito significato.
E Castiglione come luogo di registrazione, scelta dettata dalla necessitý di restare legati a noi stessi, nel momento di creativitý musicale come nella fruizione del prodotto ultimo. PerchÈ le stesse mura che ti tengono legato, ti proteggono".
"Siamo lontani soltanto un giorno dalla normalitý".
Divine
Valeria Nativio (voce)
Marco Mazzei (programming, tastiere, basso e voce)
Gianluca Spezza (chitarra, basso)
Paolo Zappacosta (chitarra, basso slide)
Roberto Mariani nasce a Roma nel 1965. Fino al '90 lavora in giro come batterista.Nel
1990 incide il suo primo disco "Balla" (di paglia). Nel '92 pubblica l'album
"Orchestra Spettacolo Mariani" che racchiude tre pezzi parecchio suonati dai
controllori delle onde radio. I brani erano "Ex", "Giulia" e "Uomini In Blu"
(che Ë stato colonna sonora del film "Volevamo Essere Gli U2" di Umberto Marino,
per la regia di Andrea Barzini). Nel '93 pubblica il secondo album "Il Pane
Quotidiano" e il primo pezzo che si muove Ë "Medievale", seguito da un clip
con scene molto forti (particolarmente violente ma pur sempre prese dalla realtý
dei TG). Alcuni brani di questo disco fanno parte della colonna sonora del film
"Il Teppista" di Veronica Perugini. Nel '95 lascia la IT Dischi e firma con
la BMG. Nello stesso anno pubblica l'album "Tre" al quale dý questo nome sia
perchÈ Ë il suo terzo disco, sia perchÈ Ë un disco completamente suonato in
tre: basso, chitarra e batteria. Roberto produce questo lp per quanto riguarda
la parte artistica e realizza un suo vecchio desiderio, cioË di suonare totalmente
in presa diretta, stravolgendo poco prima di incidere le strutture dei pezzi.
Partecipa con questo disco e con la formazione a trio a qualche festival rock
e, resosi conto di nuotare controcorrente all'interno della sua casa discografica,
abbandona anche quest'ultima e contatta finalmente Gianni Maroccolo del C.P.I.
La sua ultima esperienza dal vivo Ë l'aver suonato la batteria insieme a un
bassista, durante la tournÈe italiana della compagnia di danza moderna "David
Parsons Company" di New York, improvvisando insieme ai ballerini. Il disco di
Mariani all'interno dei "Taccuini" nasce dalla volontý di esprimere un sentimento
misto di solitudine, rabbia interiore, ricerca della conoscenza e alienazione
di rapporti e comunicazioni umane, comunicazioni, perÚ, sempre pi˜ attive grazie
a macchine surrogati mentali. Apparati motori in oblio e dita in frenetica attivitý
(mouse). La comunicazione Ë anche il dire, il non dire Ë la scheda video. La
virtualitý Ë salire dalle scale che ti portano a scendere gi˜ ("Scanner").
La virtualitý Ë Philip Freneau scienziato (1752-1832), che ci parla dell'immortalitý in "Umana Comprensione Della Natura".
La virtualitý Ë l'odio per il non concesso, Ë la libertý negata. E' toccare qualcosa che non c'È e per questo c'È nel suo non esserci.
La virtualitý Ë la rabbia delle parole di A. Panagulis ne "I Tiranni".
Non virtuale Ë la sofferenza.
Non virtuale Ë il sole, virtuali sono le meridiane.
Vivere il proprio tempo non essendo capiti.
L'operatore che attraverso Internet riesce ad oscurare se stesso in un abbandono trasandato dell'umana natura e dei sentimenti (Via modem 27).
I trapezisti si passano il gesso sulle mani per poter essere pi˜ sicuri nella virtualitý del volo.
Come fossero liberi.
Il disco Ë suonato e arrangiato da Roberto e realizzato attraverso l'uso di macchine surrogati umani.
"Si fa dell'arte per trovare nuovi amici".
Ebbene, io questi amici, questi compagni di viaggio, li ho trovati nella piccola viola di Erika Giansanti, nella grande viola di Paolo Clementi, nelle guance gonfiate della tromba di Luca Marianini, nel cuore battente di un italo olandese Jeppe Catalano, di un bassista malato di non protagonismo Giovanni Dell'Orto e nella mia voce che di questi cinque strumenti Ë il sesto.
Con loro, in una situazione di totale agio e coinvolgimento, le canzoni si arricchiscono in modo spontaneo del carattere di ciascuno, e in maniera pi˜ razionale, nel cercare un'unica musica che comprenda tutte le altre, rifiutando solo, pur con estremo rispetto e quasi ammirazione, quelle che non ci coinvolgono. A permetterci di camminare con i piedi ben saldi, c'Ë Gianni Maroccolo, e, accanto a lui, l'arte fonica di Giovanni Gasparini, l'amico ritrovato.
Mi rendo conto di stravolgere ogni canone di comunicato stampa, ma credo che la musica non debba mai essere spiegata, anche correndo il rischio di non essere capiti; sarebbe riduttivo, limitante, racchiudere il significato nel solo linguaggio delle parole e nei buoni propositi, tralasciando, anticipando, ciÚ che trasforma il gesto in emozione, il soffio in intonazione dell'anima.
La prima volta che l'anima si Ë intonata al corpo camminando sulla mia schiena Ë stato all'etý di dieci anni, quando mio padre e mia madre regalarono a me e mio fratello una cassetta degli Inti Illimani e una di Elvis Presley. A me piace credere che quell'episodio abbia segnato la mia vita, anche se prima di toccare con mano consapevole uno strumento dovevano passare diversi anni. Da allora ho sempre cercato di allineare nel modo pi˜ sincero ciÚ che penso con quello che sento, ciÚ che vedo con quello che intravedo.
Non credo nelle illuminazioni, se non quelle passeggere, ancora meno credo nella capacitý di illuminare: credo invece nella luciditý, nel tentativo di osservare a fondo, affascinati nello stesso modo da un bel paesaggio come dalla folla chiassosa di un supermercato, sempre sostenuto da convinzioni radicate ma allo stesso tempo sempre disposto a strappare le vecchie radici.
Oggi all'etý di ventisette anni, registro il mio primo disco, con la paura del primo giorno di scuola, con "l'infocata passione di chi non riesce a dimenticare", ma con gli occhi ben aperti, con le parole pronte; contento di potermici specchiare, pi˜ o meno pacatamente, mantenendo nel bene e nel male tutte le caratteristiche del primo lavoro, "eppur non basta".
Marco Parente
"La Maschera Del Corvo Nero Ed Altre Storie" Ë finalmente di nuovo disponibile per tutti gli ascoltatori che si erano lasciati sfuggire questa uscita discografica del 1991. "La Maschera....." Ë stato il primo lavoro solista di Andrea Chimenti, un disco che arrivava dopo lo scioglimento dei Moda, di cui Andrea era la voce. Un disco di rock italiano, o forse Ë meglio catalogarlo nella World Music, considerando appunto che "La Maschera...." Ë un lavoro di ricerca verso una fusione tra new age, folk, pop, canzone d'autore, etno music, rock e minimalismo. Un lavoro che ancora oggi suona in maniera sublime, una particolare cura era stata rivolta ai suoni, tutti realizzati suonando praticamente in presa diretta, evitando quindi l'artificio di troppe sovraincisioni ed esasperati montaggi. Ascoltare per esempio "Tra I Pioppi", Ë come entrare in punta di piedi nel mondo fatato di Chimenti, proseguire con "L'Orchestra Del Vento", Ë come partecipare ad un festa nella piazza del paese tra canti, amici, vino a fiumi ed anziani-giovani. Da ricordare inoltre la partecipazione in qualitý di ospite di Giovanni Lindo Ferretti, che scrisse e cantÚ il ritornello di "Koincobes". La ristampa de "La Maschera Del Corvo Nero Ed Altre Storie" si impreziosisce in questa occasione di due brani non compresi nella stampa originale, il primo registrato dal vivo durante un concerto di presentazione del disco, il secondo Ë invece una rivisitazione di un brano di Rino Gaetano apparsa su una compilation tributo allo scomparso cantautore romano alla quale partecipÚ anche Andrea. Una ristampa che rende giustizia ad un album ingiustamente dimenticato.