I Marlene Kuntz
questi sconosciuti!!
Di loro si Ë letto dovunque e comunque. Di loro si sono ascoltati i dischi. Di loro si sono visti i concerti. Di loro "Il Maciste" non ha mai pubblicato una intervista. PerchË? Mah!! Oggi perÚ Ë giunto il momento, i M.K. hanno alle spalle due album, uno pi˜ bello dell'altro (all'aggettivo "bello" potete sostituire a piacimento maturo, intelligente, superbo, eccezionale, originale, fantastico, ecc.), un nutrito numero di concerti che hanno registrato una alta presenza di spettatori, una carica al di fuori del comune, una militanza di tutto rispetto, quindi........ Quindi mi ritrovo a chiamare Cristiano e fissare con lui una chiacchierata, mi chiede se Ë possibile rispondere per iscritto perchË pensa che questa sia una intervista importante, non ci sono problemi. Le domande partono e le risposte arrivano.
Per quale motivo credi che questa intervista sia importante? "Il Maciste" non Ë certo i vari "Rockerilla", "Rumore", "Mucchio Selvaggio", "Fare Musica", "Rockstar" e via discorrendo.
Rileggendo le mie risposte a interviste varie, spesso le libere interpretazioni del mio interlocutore travisano e deformano senso, significato, costruzioni logico-grammaticali di ciÚ che ho detto, con risultati risibili che mettono in dubbio le mie attitudini a conversare. Per un'intervista all'organo ufficiale della nostra etichetta discografica non vedevo grosse difficoltý a livello pratico per concordare una serie di risposte scritte da parte mia, e ne ho approfittato!
Cosa ne pensi dell'esperienza de "Il Maciste"? Da alcune parti si vocifera che siamo troppo bravi (dalle pagine di questo bollettino d'informazione) nel dire di essere bravi.
Io penso che va bene cosÏ com'Ë. In quanto bollettino d'informazione, svolge il suo compito e disseta gli assetati. Non mi soffermerei a commentare le invidie altrui.
Dopo un periodo relativamente lungo di lavoro nel C.P.I. quale opinione vi siete fatti del Consorzio Produttori Indipendenti?
Ogni volta che rispondo a questa domanda, giacchÈ ricorre sovente, sostengo con sinceritý e senza enfasi che in Italia non puÚ esserci accomodamento migliore per un gruppo vagamente ambizioso di fare musica partendo da presupposti di natura artistica. Il controllo sulle proprie creazioni Ë totale (prima, durante, dopo), la gestione della propria estetica, se c'Ë, Ë assolutamente autonoma, e il clima di sincera amicizia Ë piacevole e rassicurante.
Vi sentite in qualche modo il peso sulle spalle di essere al momento il gruppo che vende il maggior numero di dischi all'interno del C.P.I.?
L'unico senso di responsabilitý esistente Ë quello che informa la nostra idea di onestý verso noi stessi e quello che facciamo, artisticamente. Va da sÈ che questo sottende una serie nutrita di corollari tra cui il senso esplicito di questa tua domanda, ma non c'Ë panico......
Come vi trovate a lavorare con Gianni Maroccolo?
E' un confidente preziosissimo, che Ë uguale a dire una fortuna incalcolabile.
Cosa ne pensate della festa organizzata al Cencio's?
Che a ben lavorare le soddisfazioni sono sempre assai liete di dispensare con generositý la loro polpa succosa, e questo Ë esattamente ciÚ che Ë successo quella sera, a Prato......
Mi puoi dare un tuo giudizio critico, ora che un certo lasso di tempo Ë trascorso dalle pubblicazioni degli album, sui due lp dei Marlene?
Fortunatamente siamo a nostro agio con le 25 canzoni di "Catartica" e "Il Vile". Fin da subito ci siamo ritrovati impantanati in un eccitantissimo gorgo di pressione "intellettuale" su noi stessi e sul nostro lavoro, che ci obbligava a pretendere il massimo da ogni nota e da ogni sillaba. I difetti sparsi qua e lý sono il proverbiale debito pagato all'inesperienza e all'entusiasmo, ma Ë normale. L'attitudine, invece, Ë salva.
Vi aspettavate l'unanime consenso della stampa specializzata che vi ha eletto paladini del nuovo rock italiano?
Mi sa di no. Intanto vale parzialmente la risposta alla prima domanda. E' chiaro che il consenso di cui sopra ci dispone bene (con qualche granello di sale...). Pi˜ che altro il problema Ë, rimanendo sui toni generici di "chiacchiere a proposito dello stato di salute dei mass-media blablabla", il grosso numero di impostori, al limite anche "simpatici", che ne rinfoltiscono le fila: gente che si appropria della possibilitý ahimÈ gratuita di cianciare senza cognizione di sorta su cose s-conosciute. Fra i pi˜ specializzati, poi, il parametro di riferimento Ë una specie di canone estetico del tutto anonimo, inopportuno e contestabilissimo, attraverso cui proferire e dettare coordinate addirittura comportamentali. In realtý la critica, se esiste, Ë ben altra, un qualcosa in grado di apprezzare i particolari, e non le "grandi" idee. Invero ben pochi ci sanno fare.
Mi sono sempre chiesto da dove nasce la rabbia che sprigionate dal vivo.
Pi˜ che rabbia Ë determinazione, e in fondo sinceritý. Sul palco ci andiamo per suonare la nostra musica e interpretarla al meglio, sapendo che c'Ë gente, anche dieci persone, che hanno pagato e magari fatto dei chilometri per vederci.
Il mondo Ë cosÏ grigio come ci vogliono far credere i mass media (giornali, radio, televisioni)?
Il mondo Ë grigio per tanti motivi, molti dei quali non oggetto di trattazione dei simboli da te citati. Ci si puÚ incupire per milioni di cose, non ultimo l'appiattimento culturale che gli stessi provocano e in cui troppi cascano.
Ho saputo che siete stati contattati da una etichetta discografica. C'Ë stata qualche trattativa o tutto si Ë smorzato all'inizio?
Tutto clamorosamente smorzato, ab originis.
Non pensate che ora sia giusto prendersi un momento di pausa dai palchi Italiani? Non avete timore di inflazionare in qualche modo un mercato per altro abbastanza contratto?
SÏ, dai primi di marzo scompariremo e si parlerý di noi solo in occasione del terzo parto.
Cosa vi aspettate dal tour in terre straniere dei prossimi mesi?
Se avremo quella determinazione che ti dicevo prima, ci aspettiamo lo stupore di chi non si aspettava un gruppo italiano cosÏ......
E' giunta la notizia dello scioglimento dei Disciplinatha, un vostro commento in merito.
Profondo rammarico. Ne ho parlato con loro e gli ho chiesto di ripensarci milioni di volte. Ho un ricordo incancellabile di un loro concerto di almeno 5-6 anni fa a Bra, dalle mie parti, quando venivano banalmente tacciati di filofascismo (o chissý quale altra amenitý): all'epoca erano davvero speciali e Dario alla chitarra mi aveva folgorato. Bellissimo (il concerto e Dario).
Il Festival di Sanremo ed i Marlene Kuntz. Cosa si prova a suonare dal vivo nei giorni durante i quali mezza Italia Ë incollata allo schermo televisivo ed assiste alla kermesse sanremese?
Non riusciamo a vederlo e ci dispiace un casino!!
Andrea Tinti
I casi sono due. Ipotesi numero uno: il C.P.I. Ë formato da persone molto in gamba che riescono a scovare tutti i gruppi pi˜ interessanti del panorama underground italiano. Ipotesi numero due: il C.P.I. Ë formato da persone che possiedono una fortuna sfacciata, capace di farli imbattere nei gruppi pi˜ interessanti del panorama underground italiano. Ipotesi numero tre (anche se non prevista): il C.P.I. Ë composto per metý da persone molto in gamba e per metý da persone molto fortunate.
Sta di fatto che Il Grande Omi potrebbe essere la rivelazione del 1997.
L'ho detto, l'ho scritto ed ora devo assumermi tutte le responsabilitý del caso. Il Grande Omi Ë una girandola di suoni, un personaggio tatuato che spazia con disinvoltura tra lo sferragliante "rumore" delle chitarre lanciate a mille all'ora ("Dieci"), o in delicati fraseggi dai giri tenui e soffici ("Abbandonati"). Il Grande Omi Ë una entitý artistica che si potrebbe ricondurre alla mamma di tutti i generi musicali: il pop-rock. Ma attenzione pop-rock inteso nella sua accezione anglosassone, perchÈ il significato che questo genere assume dalle nostri parti Ë completamente diverso da quello che le popolazioni anglofone gli attribuiscono. Pop-rock in Italia Ë sinonimo di gruppi melensi che raccontano storie banali, vestiti con i loro completi appena stirati ed i capelli in perfetto ordine. All'estero pop-rock Ë una miscela di artisti stravaganti, idee, trovate, genialitý, tendenze, testi originali, musiche a volte anche sperimentali. Il Grande Omi Ë questo, pop rock anglofono, ma con testi in italiano. "ORRORE", penserý qualcuno, "SOMMO GAUDIO", diranno altri. Il Grande Omi Ë psichedelia. Il Grande Omi Ë un bambino dal faccino pulito con in mano un grande coltello. Il Grande Omi Ë un soldato con un fiore nella canna del fucile. Il disco de Il Grande Omi sprigiona positivitý, mentre lo ascolti ti assale un senso di benessere fisico. "Dieci", "Neve", "Languido", "La Mano Nel Cielo", "Pallina Blu", "Uno" sono alcuni titoli da cercare e ascoltare. Il Grande Omi sarý la rivelazione del '97. Ma che cul. (fortuna) hanno quelli del C.P.I.?
Andrea Tinti
Tutto quanto scritto sotto Ë vero.
In questo disco Il Grande Omi Ë stato prima di tutto onesto. Come altri dischi di altri artisti prima di questo (ma certo non la maggioranza degli uni o degli altri), non Ë altro che la fotografia delle canzoni scritte dal Grande Omi in un lasso di tempo che potremo definire ics, un'istantanea che fissa una serie di idee che si sono stratificate in modo non sempre indolore.
Il disco Ë suonato con batteria, basso, viola, chitarra e voci perchÈ questi sono gli strumenti che in questo momento Il Grande Omi sa e vuole suonare, ma alla base di questo non c'Ë nessun giuramento su nessuna bandiera.
Il Grande Omi, nella sua attuale incarnazione, vive e performa in Italia e quindi canta nella lingua che gli offre la maggiore possibilitý di essere compreso dal maggior numero di persone a sÈ vicine ma, anche in questo caso, niente patti di sangue o vocazioni irrinunciabili.
Nella sua precedente incarnazione Il Grande Omi diventÚ un'altra persona verso la metý della sua esistenza, lavorÚ a diventare un'icona forte, divertente e sottilmente inquietante nello stesso tempo, volutamente priva (all'apparenza) di significati profondi. Un altro ciclo di esistenza Ë passato ma questo intento Ë rimasto per lui invariato.
Il divertimento puÚ essere collegato all'inquietudine (la dicotomia Ë solo apparente) e questa mistura puÚ diventare un virus destinato ad installarsi nel tessuto connettivo della coscienza collettiva, se miscelata bene ed inoculata con la dovuta cautela.
Il Grande Omi non puÚ dirsi certo di esserci riuscito, ma puÚ orgogliosamente affermare di averci provato.
Tutto quanto scritto sopra Ë falso.
La meta pi˜ difficile Ë riuscire ad essere coerenti, percorrere "la tortuosa via dell'anima" senza farsi del male, riuscire a capire se stessi...cos'Ë che ci fa percorrere questo filo invisibile dal settembre 1994? Non ho mai capito perchÈ ho deciso di cominciare a cantare; forse Ë stato un istinto animale, un bisogno vitale......
Mira Spinosa: la mia cura, la mia malattia. Forse Ë stato Filippo a convincermi con la sua insistenza e la sua infinita fiducia nelle mie possibilitý. A lui non posso che essere grata per avermi accompagnata (o trascinata?) in questo percorso. Forse Ë stata una persona cara che non c'Ë pi˜, a guidarmi nel fare questa scelta. Di sicuro, sono contenta di averla fatta: anche se Ë un cammino in salita, vale la pena; anche se si deve lottare contro le incomprensioni della gente, contro le proprie timidezze, anche se a volte ti spogli di ogni difesa ed Ë la tua anima che si mostra e diventa vulnerabile. Molta gente pensa che la musica non serva a nulla perchÈ non produce nulla di tangibile. Io nella musica ho trovato la mia linfa, e se anche una sola volta porta qualcuno a riflettere Ë un gran risultato: troppo spesso si parla e si agisce senza aver riflettuto prima.
Pubblicare un disco o due o quattro, non Ë la cosa pi˜ importante. Quello che ti arricchisce Ë il fatto di provare alcune sensazioni e riuscire a trasformarle in suoni e parole e trasmetterle a chi ti ascolta. "Aghýr Piýr Milegha" per me Ë molto importante perchÈ rappresenta la mia prima esperienza, la mia prima sfida, non in quanto disco fine a sÈ stesso. Inoltre, mi ritengo molto fortunata ad aver lavorato con persone che ci hanno permesso di esprimere noi stessi senza forzature. Primo tra tutti Gianni Maroccolo che ci consiglia (anche litigando), senza perÚ imporci il cammino da percorrere. Ricordo la sua prima telefonata: sembrava impossibile, dopo nemmeno due anni che cantavo e dopo qualche concorso, puntualmente non superato, non potevo credere che fosse proprio lui al telefono. Ed ora, eccomi qui a parlare della prima fatica dei Mira Spinosa: Ë successo tutto cosÏ in fretta che ancora stento a rendermene conto. Ringrazio me stessa per averci creduto profondamente e Filippo e Gianni per avermi dato la possibilitý di farlo.
Mirka Valente
Tutto Ë nato quando ascoltai Mirka cantare "Troy" di SinÈad
O' Connor, dopo le dure giornate di lavoro in fabbrica, sfruttata ed umiliata.
Era l'autunno del 1991, ed in quel periodo suonavo in un gruppo dai progetti
ambiziosi all'interno del quale soccombevo sia come musicista sia come persona:
l'immaturitý e la presunzione si facevano strada a scapito del mio vero modo
d'essere. Attraversavo un periodo di "transizione". A cavallo tra il 1993 e
il 1994, ormai stanco della staticitý e dell'apatia raggiunta, decisi di mollare
tutto e di dedicarmi completamente a Mirka. Non fu facile per lei, convincersi
delle sue capacitý (e ad essere sincero neanche per me) del fatto che s'illuminavano
di gioia fino ad accecarmi. Non fu facile nemmeno quando impegnammo i sei mesi
successivi a trasformare un vecchio garage in una sala prove, spendendo i nostri
risparmi in cemento e strumenti musicali. Quando fummo pronti a partire con
le prove (settembre 1994), capimmo insieme il nome da dare al progetto. Eravamo
contenti per quello che eravamo riusciti a fare con tanto sforzo. PuÚ sembrare
banale, ma tutto quello che si riesce ad ottenere dopo duro lavoro, ti ricompensa
sempre. Da qui Mira Spinosa, ovvero meta difficile. Immediatamente, perÚ, ricominciÚ
la sfiducia in noi stessi, perchÈ ci rendevamo conto che la strada era ancora
lunga e difficile. Ma ci bastava fare musica, soprattutto per Mirka che, giorno
dopo giorno, capiva che stava diventando l'unica cosa della sua vita, che poteva
esprimere quello che provava in musica. Vedere Mirka licenziarsi, alla fine
del 1995, da quella odiata fabbrica che la stava consumando oltre che nelle
ossa nell'anima, fu per me una gioia incredibile e provai tanta ammirazione
per il suo coraggio. Certo, stavamo acquistando fiducia in noi stessi, ma soprattutto
avevamo voglia di continuare a suonare.
Quando nel marzo 1996, Gianni Maroccolo telefonÚ a Mirka per dirle che il nostro demotape (speditogli qualche settimana prima) gli era piaciuto e voleva iniziare a lavorare con noi, capii che era giunto anche per me il momento di fare una scelta: mi licenziai, e vi assicuro non per denaro ma perchÈ era un altro "momento" per rischiare e provare. Dovetti lasciare Mestre per trasferirmi a casa di Mirka nel bassanese: da quel giorno potemmo (fino a quando non so) dedicarci alla musica senza dover aspettare il fine settimana, i giorni di festa oppure le ferie di lavoro. Oggi, ormai prossimi all'uscita del nostro, allora insperato, primo lavoro, il nostro punto di vista non Ë mutato da quel settembre 1994. Anzi, ancor di pi˜ oggi, ci rendiamo conto di quanto la musica (e pi˜ in generale la vita stessa) sia una sfida continua, una ricerca di noi stessi, una meta da conquistare giorno dopo giorno, con sudore ed umiltý, con amore e con il cuore. Il Consorzio ci riconosce questo e gliene saremo sempre grati, perchÈ anche loro, come noi e molti altri, ricercano la loro mira spinosa.
Filippo D'Este