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Le Vie Dei Canti: "Tracciati Su carta Di Riso"
Robert Wyatt: "Approccio Ad Un Grande Progetto"


LE VIE DEI CANTI

"Tracciati Su Carta Di Riso"

Le vie dei canti

"Le Vie Dei Canti" Ë stata costituita da Andrea Chimenti, Fernando Maraghini e Maria Erica Pacileo come associazione culturale per inventare un laboratorio di musica e parole dove le idee non debbano vivere necessariamente secondo le logiche di mercato, ma possano esistere nella sola forza di essere state pensate, sicure di trovare rispondenza in un pubblico sempre pi˜ attento e stanco di essere consumatore passivo. Ci piacerebbe avere un pubblico che ci scegliesse, pronto a scartare ciÚ che non gradisce, desideroso di accompagnare "Le Vie Dei Canti" nel suo percorso: un tragitto che oggi inizia con la sola speranza di sopravvivere al "vuoto". Grazie ad una collaborazione e un'amicizia di vecchia data con il Consorzio Produttori Indipendenti, due marchi de "Le Vie Dei Canti" sono affidati alla loro distribuzione: "Tracciati" e "Carta Di Riso". Nel continuo tentativo di fondere in ambedue parole, immagini e musica; il primo si occuperý principalmente di "teatro" mentre il secondo di "musica e canzoni". Abbiamo pensato ad un particolare modo di far teatro e al teatro, come luogo privilegiato per la rappresentazione dell'animo umano: i nostri progetti avranno spesso a che fare con monologhi, con 'parole sonore' che si interrogheranno sull'origine del 'caos interiore' che in molti abbiamo avuto il dispiacere di conoscere e che faticosamente cerchiamo di combattere.
Saranno 'opere originali' o registrazioni 'live' di spettacoli nati in 'altro luogo' che si collocheranno perfettamente nel 'mondo dell'ascolto' essendo nati proprio da questo particolare tipo di 'azione interiore'. Le produzioni musicali prenderanno principalmente, e non solo, spunto da parole provenienti dal mondo della letteratura e da ambienti sonori che al meglio potranno esprimere le infinite forme dei sentimenti: quei sentimenti che con il loro dolore e con la loro gioia ci avvolgeranno e che noi lasceremo agire.

I progetti discografici che "Le Vie Dei Canti" stanno attualmente realizzando sono:
"Il Milione, Quaderno Veneziano", scritto e interpretato dall'attore Marco Paolini (di recente vincitore del premio Idi 1997).
La trama di questa storia infinita ha come centro un uomo e come confini i suoi desideri. "Il Cantico Dei Cantici", con Anita Laurenzi. Lei, la donna, Ë protagonista in un'azione impossibile: vegliare e proteggere con la sola forza delle parole, scaturite dal pi˜ profondo amore, il compagno di tutta una vita che sta morendo silenziosamente. Musiche originali di Andrea Chimenti.

"Giovanni D'Annunzio", con Tomasella Calvisi e Franco Di Francescantonio, una creazione per il Festival Internazionale di Teatro Sitges (Spagna). In questo racconto/monologo Giovanni ripercorre la sua vile, misera vita. Il lavoro, l'amicizia, l'amore, la paternitý, la morte, l'omicidio non riusciranno a fare di lui un 'uomo'.

"Cronache Celesti", scritto da Francesco Botti, con Fernando Maraghini.
In un susseguirsi di trasferimenti improvvisi, la storia di un uomo innamorato che rievoca gli Angeli musicanti apparsi ai suoi occhi anni addietro, nella celebrazione della natura come compagna fautrice di miracoli.
Le musiche originali sono state composta da Andrea Chimenti e Marco Parente. "Giovanni Seneca", progetto strumentale e di canzoni ispirato ai testi di Gilberto Severini.
La musica Ë caratterizzata da una personale rivisitazione di melodie popolari e atmosfere liriche evocative.
Con Giovanni Seneca suonano Marco Agostinelli e Roberto Lucanero.

"Parlando Di Mio Nonno Polifemo", di Filippo Nibbi.
L'autore/narratore ci porta nelle trame di un viaggio fatto di memoria, odori di giovent˜ in una terra fatta di semplicitý.
Quando ti guardi dentro e provi a chiamarti e tutto tace, quando provi ad annaspare verso qualcosa che non riesci a capire nÈ a sentire, quando lo sguardo si spegne e le emozioni sembrano un lontano ricordo, Ë in arrivo il nulla o meglio il vuoto perchÈ il vuoto a differenza del nulla un tempo era pieno. Il vuoto si puÚ subire nell'inconsapevolezza, che Ë il caso pi˜ comune, o da spettatori coscienti che osservano la propria casa mentre viene saccheggiata e svaligiata; ancora non so a quale categoria io appartenga. Il vuoto pretende un contenitore per non assomigliare al nulla e io in quanto a contenitore sono di aspetto normale, faccia qualunque, intelligenza media e scarse nozioni sulla vita; il tutto unito ad 1,84 di altezza e a 72 kg. di zavorra che accompagnano una andatura apparentemente sicura di sÈ. Quando il vuoto incombe non si decide ma si agisce senza voler agire pervasi da un perpetuo pentimento di aver agito. Nel vuoto non ci si muove ma si precipita. Questa condizione caldeggiata e ben mantenuta dal nostro mondo ci dý la possibilitý di rimpinzarci di "cose" apparentemente indispensabili ma in realtý inutili. Provate ad immaginare la reazione di chi annega: ogni appiglio potrebbe essere la salvezza. CosÏ Ë per chi annega nel vuoto e questi appigli diventano le cose. Non a caso ne abbiamo un'offerta cosÏ vasta. Tra queste c'È anche la musica, le parole, le immagini. Il vuoto Ë una voragine che ingurgita senza badare a spese e qualitý; la parola d'ordine Ë "riempire" e ad ogni tipologia umana viene somministrato il proprio "pane quotidiano". In un tempo ospitale, antiche presenze percorsero la terra in lunghi tracciati e chiamarono tutte le cose con il loro nome facendo sÏ che ognuna venisse all'esistenza. In questo maestoso peregrinare si formarono le "Vie Dei Canti" ancora oggi tramandate dagli aborigeni d'Australia. Ci Ë piaciuto questo nome, ci piace pensare che sia possibile riscoprire le cose nel loro significato, ci piace chiamare l'acqua e pensare che significhi purezza e vita, piuttosto che due atomi di idrogeno e uno di ossigeno.
Andrea Chimenti


ROBERT WYATT

Robert Wyatt

 

APPROCCIO AD UN GRANDE PROGETTO

Capisco che per le nuove generazioni italiane il nome di Robert Wyatt non rimanda a dischi in classifica o concerti con folle oceaniche; ed Ë per questo che io e il sig. Maroccolo abbiamo deciso di conoscerlo e di farlo conoscere pi˜ approfonditamente ai ragazzi che ci seguono.
PerchÈ?? PerchÈ Robert Wyatt Ë un grande musicista, un musicista libero da schemi e preconcetti musicali, un musicista che per tutta la sua carriera ha deciso di suonare, prediligendo sempre e comunque la voglia di fare musica rispetto a tutte le altre paranoie che quasi tutti i musicisti si fanno quando cominciano ad avere un po' di nome. In questi giorni sto leggendo un libro sulla sua carriera sono a metý della biografia e posso assicurarvi che ha fatto pi˜ cose lui nei primi sette anni di musica che io in quattordici.
Ha suonato con tutti, dovunque c'era da prendere un tamburello, o delle bacchette in mano, oppure dove si poteva cantare (a proposito, mi sono dimenticato di dirvi che Robert Wyatt era il batterista e cantante dei Soft Machine, Matching Mole...). Comunque, grazie a Davide Sapienza lo abbiamo conosciuto a Torino, abbiamo parlato per pochi minuti e io sono riuscito a dargli "In Quiete" e "Tabula Rasa Elettrificata". DopodichÈ con il sig. Maroccolo abbiamo deciso di incidere un disco di sue canzoni, chiamando alla corte del C.P.I. una serie di musicisti italiani e stranieri, di cui vi sveleremo i nomi alla prossima puntata (cioË a progetto concluso).
Nel frattempo, sperando di poter avere Robert Wyatt partecipe in qualche modo al disco, vi segnalo alcuni titoli di sue (grandi) opere in ordine sparso:

1) "Rock Bottom"
2) "Dondestan"
3) "Old Rottenhat"
nonchÈ l'ultimo album, "Shleep".

Francesco Magnelli

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