Taccuini

PRIMAVERA / ESTATE 1997/1998


 

VOLUME 17

MASSIMO FANTONI - FRANCESCO TOMEI
"Barra a Dritto"

Capita che a due musicisti, ad un certo punto della loro carriera, dopo che ognuno di loro ha partecipato a numerose "spedizioni" musicali di vario tipo, venga offerta una piccola ma efficiente nave da gestire in modo totalmente autosufficiente, per salpare verso una rotta indefinita...

Barra a Dritto

 

VOLUME 18

MARCO PAOLINI
"Il Milione quaderno veneziano di Marco Paolini"

Volevo raccontare una geografia, disegnare una carta per viaggiarci sopra, avevo voglia di andarmene lontano, verso l'altrove...mano a mano che leggevo e che cercavo una storia per legare insieme questi materiali sfuggenti avevo la sensazione di girare. In tondo mentre l'obiettivo non si avvicinava...

Il Milione

 

MASSIMO FANTONI - FRANCESCO TOMEI

"Barra a Dritto"

Barra a Dritto

 

Line up:
Massimo Fantoni: chitarra elettrica.
Francesco Tomei: contrabbasso, stick.
Massimo Carrozzo: clarinetto.

Massimo Fantoni

Francesco Tomei

Provenienti da esperienze diverse (Massimo Fantoni viene dal gruppo degli Otto 'P' Notri, Francesco Tomei invece ha fatto studi classici al conservatorio), si incontrano nel 1996 grazie alla collaborazione con Andrea Chimenti, che accompagnano durante tutto l'ultimo tour "in trio". Proprio dalla preparazione di questo Ë nata l'idea di far musica insieme, cercando di coniugare gli stili e i tipi di musica che li hanno influenzati, dalla new wave, al rock, a certa musica classica. Quello che ne Ë venuto fuori Ë il disco "Barra a dritto", in uscita per la collana Taccuini del Consorzio Produttori Indipendenti nel febbraio 1998. Un disco interamente strumentale e suonato nella sua totalitý da Fantoni e Tomei, con la collaborazione del clarinettista Massimo Carrozzo (che li accompagnerý anche nei loro spettacoli live), dove, tramite l'uso di effetti (loop) usati in tempo reale, riescono a far musica anche estremamente ritmica pur non usando strumenti percussivi.

IL CD "BARRA A DRITTO"

...E capita anche che i due musicisti decidano di intraprendere questo viaggio in maniera abbastanza sconsiderata, senza un preciso punto di partenza, se non quello delle conoscenze musicali da loro acquisite nei loro piccoli porti e il desiderio di navigare verso acque finora non completamente esplorate, calme o tempestose che siano.  Questo Ë successo, una volta imbarcati i viveri e gli attrezzi necessari siamo salpati da uno studio di registrazione aretino nell'afoso agosto del 1997 e nonostante le prime piccole difficoltý ognuno dei due ha preso via via confidenza con la plancia di comando ed ha saputo apportare la propria esperienza e conoscenza dei venti.  I nostri attrezzi sono costituiti essenzialmente da una chitarra elettrica per Massimo Fantoni, che puÚ produrre sonoritý elettriche, acustiche o virtuali, mentre per Francesco Tomei uno stick ed un contrabbasso sfregato, pizzicato e talvolta picchiato.  La nave era investita dai venti pi˜ diversi, a momenti impetuosi che attraverso gli oblÚ e i boccaporti producevano sonoritý dure, spigolose e irregolari, venti sinuosi e ammalianti, e altri calmi e tranquilli, quasi riposanti. Ed era incredibile constatare come ognuno di questi venti, pur nella sua totale diversitý degli altri, riusciva, in qualche modo a noi sconosciuto, a imprimere alla nave un movimento sempre pi˜ spedito senza farle perdere la rotta neanche per un minuto. Hanno partecipato ad alcuni momenti della navigazione anche due nostri amici, uno molto esperto di spostamenti d'aria all'interno di clarinetti e l'altro pi˜ specializzato in sfregamenti di corde applicate ad una viola.  Abbiamo invece deciso di lasciare in porto qualsiasi tipo di rullo di tamburi, visto che gli ingranaggi della nave ci sembrano oliati a tal punto da non aver bisogno di un ulteriore incitamento.  Il nostro veloce viaggio Ë cosÏ appena cominciato e le rotte che fino ad ora abbiamo esplorato ci interessano molto; tanto che l'unica intenzione possibile in questo momento non puÚ essere altro che: BARRA A DRITTO!
Massimo Fantoni e Francesco Tomei


MARCO PAOLINI

"Il Milione quaderno veneziano di Marco Paolini"

Il Milione

 

Cos'Ë questo Quaderno Veneziano.

...Invece che nell'oriente Poliano finivo sempre pi˜ per addormentarmi nei canali, rii, barene, isole disabitate...l'orizzonte della cittý di Marco Polo...
CosÏ ho capito che non sarei mai riuscito a narrare qualcosa di cui non potevo fare esperienza, i libri in sÈ non bastano se non si appoggiano, se non si associano a quell'esperienza. Mentre steppe e deserti si allontanavano, a malincuore si faceva largo la geografia degli attraversamenti in laguna, la cronaca dei giorni passati a Venezia e dintorni...Questa Ë infine la carta su cui ho viaggiato e di questo dý conto il Quaderno.
Cercavo una mappa altrove, l'ho trovata vicino. Mi hanno aiutato i sogni dei Veneziani. "Il Milione" di Marco Polo oppure Corte Sconta detta Arcana di Ugo Part, mi ha aiutato la forma in urbis di Venezia. Per me Ë una balena con un arpione nella fronte come Moby Dick, una cittý Balena Bianca coperta di segni, un altro mito della cittý dei miti...No, non c'Ë peggior inizio per avvicinarsi a Venezia che partire dai miti vecchi e nuovi che sulla cittý si intrecciano...cosÏ, a malincuore, ho lasciato anche Moby Dick e ho provato a ripartire da vicino nella quotidianitý della terraferma. Il protagonista di questo viaggio sulla carta si chiama Marco, ma gli altri lo chiamano Campagne. Il viaggio di campagne Ë uno spostamento nel tempo e nello spazio che percorre la genesi faticosa della cittý d'acqua, il traffico quotidiano che segue il tortuoso andamento dei canali, i pali, l'acqua e le sue bestie (i mototopi e i cavalli di vetro di Murano) le storie di altre isole raccolte in una mappa che cerco di portar con me nel tempo, per ricominciare ogni sera a teatro a viaggiare su quel basso mare di pianura.
Ottobre '97 - Marco Paolini -

 

Le Vie dei Canti

In un tempo ospitale, antiche presenze percorsero la terra attraverso lunghi tracciati e chiamarono tutte le cose con il loro nome facendo sÏ che ognuna venisse all'esistenza. In questo maestoso peregrinare si formarono "Le Vie dei Canti" ancora oggi tramandate dagli aborigeni australiani. Ci Ë piaciuto questo nome, ci piace pensare che sia possibile riscoprire le cose nel loro significato. Ci piace dire "acqua" e pensare che significhi "purezza e vita" piuttosto che "due atomi d'idrogeno e uno d'ossigeno".
"Le Vie dei Canti" si Ë costituita come associazione culturale per inventare un laboratorio di musica e parole dove le idee non debbano vivere necessariamente secondo le logiche di mercato, ma possano esistere nella sola forza di essere pensate, sicure di trovare rispondenza in un pubblico sempre pi˜ attento e stanco di essere consumatore passivo.
Le produzioni de "Le Vie dei Canti" saranno affidate, grazie ad una collaborazione e un'amicizia di vecchia data, alla distribuzione del Consorzio Produttori Indipendenti. Il nostro interesse sarý rivolto verso il teatro, da noi considerato come luogo privilegiato per rappresentare l'animo umano, le canzoni e la musica che prenderanno spunto da "parole" appartenenti al mondo della letteratura, da ambienti sonori e da spazi di armonie, come i migliori strumenti per esprimere le pi˜ intime e infinite forme dei sentimenti. Quei sentimenti che con il loro dolore e la loro gioia ci avvolgeranno e che in noi lasceranno emozione.
Andrea Chimenti
Fernando Maraghini
Maria Erica Pacileo

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Cantico dei Cantici

 

Cantico dei Cantici

Anita Laurenzi

 

Il Cantico dei Cantici Ë il testo del Vecchio Testamento in cui l'amore tra Dio e uomini Ë reso metaforicamente nell'amore tra uomo e donna che nella loro passione arrivano a sfiorare in alcuni momenti una carnalitý tanto forte, quanto terrena. A causa della 'bramosia' che travalica i limiti fisici invadendo la sfera mentale, per trasformare tale tipo di materia in prodotto artistico, la chiave pi˜ scontata sarebbe sicuramente quella di prediligere la componente erotica come acutizzazione dell'umano sentimento per il 'divino'. Scartando subito questo tipo di chiave di lettura perchË limitativa, il regista Fernando Maraghini, ha cercato di universalizzare i sentimenti chiedendo all'interprete di calarsi in una storia parallela ed esterna al Cantico dei Cantici ma allo stesso tempo altrettanto plausibile. La protagonista dell'operazione Ë la voce di Anita Laurenzi che si alza pi˜ forte in mezzo ad un coro di altre voci e ... si fa sentire ... con il suo lamento. Un velato lamento di amore e morte che da lontano a poco a poco seguendo l'andamento di una vita giý vissuta si avvicina al nostro ascoltatore. Il Cantico dei Cantici diventa in quest'ottica preghiera libera raccontata da una donna al proprio uomo che sta morendo. Le stesse parole che prima raccontano la storia di una donna e di un uomo che si cercano speranzosi di ritrovarsi, adesso diventano il mezzo per sostituire pace al dolore, speranza alla morte. La musica composta da Andrea Chimenti ha il compito di accompagnare l'ascoltatore all'incontro di parole cosÏ importanti ora mescolandosi al testo, ora proseguendo lo stesso con il solo tessuto armonioso. In questo progetto la musica non rappresenta un semplice sottofondo alle parole, ma diventa l'anima delle stesse.

Anita Laurenzi oltre a confermare nell'interpretazione del testo la sua straordinaria bravura di attrice, avvalora la potenza della parola imbevendola di quella umanitý senza la quale non si puÚ parlare di amore e di arte.

Il testo Ë la lettura integrale delle pagine del Cantico dei Cantici per la traduzione di Gianfranco Ravasi .

Maria Erica Pacileo

 

Anita Laurenzi sembra aver voluto lasciare la sua voce come ricordo  a tutti quelli che la amavano e la stimolavano. I suoi affezionati amici de Le Vie dei Canti ringraziano la cara Anita di tutto l'affetto, la stima, la fiducia che ha dimostrato nei confronti di questo lavoro e per averci regalato una testimonianza cosÏ forte di umanitý e di talento artistico.

 


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