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Lettere al Direttore
Affidamento Condiviso per la salute
dei Figli dei genitori separati
Spett.le Redazione,
dopo aver letto alcuni articoli apparsi pochi giorni fa su alcune riviste,
riguardanti possibili dubbi sull'esigenza dell'approvazione e dell'applicazione
della nuova proposta di Legge, più nota come P.d.L. 66, sull'Affido
Condiviso dei figli nelle cause di separazione giudiziale e non, vorrei
avere la possibilità di esporre la mia posizione, sia personale
che come referente del Ge.Fi.S. - Genitori di Figli Sequestrati - Comitato
Senza Scopo di Lucro, il quale da anni si batte per il rispetto dei
Diritti di entrambi i Genitori nei casi di separazione e affido dei
minori, la cui attività è visionabileall'indirizzo internet:
http://xoomer.virgilio.it/geni_e_figli .
Innanzi tutto occorre precisare che, allo stato attuale, l'affidamento
dei figli è concesso ad un solo genitore (in genere alla madre)
nel 90% dei casi di separazione, nonostante le innumerevoli, e sempre
crescenti, richieste dei padri ad avere almeno l'affidamento congiunto.
E' oltremodo vero che, allo stato attuale, l'Affidamento Congiunto è
previsto dalla Legislazione italiana, ma di fatto esso non è
quasi mai applicato, nonostante venga sempre più richiesto dai
padri nelle cause di separazione.
Già questo fatto di per se stesso rappresenta una presa di posizione
ingiusta nei confronti di uno dei due genitori, ma peggio ancora nei
confronti dei figli, coinvolti loro malgrado nella separazione. Infatti
non bisogna mai dimenticare che i figli sono di entrambi i genitori
ed essi vogliono bene ad entrambi, senza distinguere chi paga regolarmente
l'assegno di mantenimento o chi perde la casa.
La differenza nei loro confronti la fanno quei genitori che, attraverso
le loro affermazioni, sminuiscono il genitore non affidatario soltanto
perchè non paga regolarmente l'assegno di mantenimento o perchè
è andato a vivere dalla loro nonna, dato che non ha nemmeno i
soldi per permettersi un'altra casa in affitto, o perchè convive
con un'altra donna che gli vuole magari più bene di quella che
lo ha cacciato di casa.
QUESTE sono le affermazioni che convincono i figli a non voler più
avere a che fare con i padri, e di questi casi ne abbiamo una notevole
varietà, tutti documentati e dei quali potrete prenderne visione
nel suddetto nostro sito internet.
Per ciò che riguarda la psicologia, che ultimamente sembra essere
tanto in voga e che in effetti stà rovistando, a volte anche
troppo pesantemente, nei rapporti familiari, è univoca nel precisare
che i rapporti tra i figli ed entrambi i genitori devono essere paritari,
soprattutto per il fatto che i figli, indipendentemente dal loro sesso,
hanno bisogno di entrambe le figure genitoriali, dato che è dalla
presenza costante di entrambe che formeranno il loro carattere.
E' scientificamente provato infatti che, seppure in tenera età,
i figli apprendono da entrambe le figure genitoriali e si forgiano il
loro carattere anche con la vicinanza del padre, il quale rappresenta
per loro la sicurezza, così come la vicinanza della madre.
Allora perchè non si deve applicare l'affido Condiviso ?
Quanti sono oggi i padri che curano i propri figli facendogli il bagnetto,
cambiandogli il pannolino, vestendoli, dando loro da mangiare e curando
il loro ombelico appena nati o seguendoli durante i compiti scolastici
e gli impegni sportivi?
Sono moltissimi.
Allora perchè, se le donne hanno raggiunto la parità dei
diritti nell'ambiente lavorativo, politico, religioso e sociale, i padri
non possono avere un pari trattamento nei casi di separazione ed affido
dei minori?
Tanto più che la realtà della condizione femminile in
Italia, come nel resto del mondo occidentale, è divenuta quella
della donna/lavoratrice/madre, ovvero uguale a quella dell'uomo/lavoratore/padre.
Allora dove stà la differenza ?
Forse la differenza si trova nel fatto che oggi si vuole far pagare
alla figura maschile i secoli di sottomissione da parte dell'altrosesso
?
Allora dove sono finite le lotte femministe per la parità dei
Diritti tra Uomo e Donna?
Proprio per supportare ulteriormente quest'ultima considerazione vorremmo
portare a conoscenza dei lettori e delle lettrici che una famosissima
femminista americana Wendy Mc Elroy si è apertamente schierata
a favore dei movimenti per la pari genitorialità al fianco degli
innumerevoli movimenti maschili che stanno denunciando il non rispetto
dei Diritti dell'Uomo, come si può agevolmente leggere nel nostro
archivio dedicato alla Stampa Internazionale.
Come è successo in passato per le Donne, le quali hanno, giustamente,
manifestato un loro disagio, nonostante tutti pensassero che andava
tutto bene per quei tempi, se ora ci sono dei Padri che si lamentano
attraverso continue manifestazioni, articoli di giornale, trasmissioni
dedicate all'argomento "Disparità di trattamento nelle cause
di separazione ed affido minori", qualche ingiustizia e disagio
sociale ci sarà veramente !!
Perchè fare della filosofia spicciola, minimizzare, chiudere
gli occhi e le orecchie ed aprirle soltanto quando si hanno fatti di
sangue dove la madre uccide i figli con i sistemi più barbari,
come metterli in lavatrice, strangolarli, affogarli, accoltellarli,
buttarli dal terrazzo ed altri ben archiviati nella nostra raccolta
di articoli di giornale dedicati all'argomento "Separazioni"
e liberamente consultabile nel nostro sito internet.
E' anche giusto affermare che gli uomini in alcuni casi uccidono le
donne a seguito delle separazioni ed affido dei minori, ma lo fanno
perchè sono estasiati dalle lungaggini burocratiche delle cause
di separazione e soprattutto dal fatto che tanto sono ben consapevoli
che quando compariranno davanti al Giudice, quest'ultimo nel 90% dei
casi deciderà a favore della madre e l'uomo/padre diverrà
soltanto una macchina da soldi con, nella realtà dei fatti, più
nessun diritto sull'educazione dei figli.
E diverrà per giunta un "Senza Casa".
Occorre infatti far notare che tutti gli "Uomini/Mostri",
, che hanno messo in atto l'omicidio nei confronti della ex coniuge,
e più raramente nei confronti dei figli, prima della separazione
erano rispettabilissimi cittadini/lavoratori/amici/padri attaccati ai
figli ed alla Famiglia.
Ovviamente ad esclusione di coloro che soffrivano già di conclamati
problemi di salute mentale e per questo erano in "osservazione"
da parte delle Istituzioni preposte.
Non è inasprendo ulteriormente le pene per i coinvolti che si
eviteranno questi fatti di sangue, e neppure aumentando la presenza
di Istituzioni che si intromettono all'interno dei nuclei familiari
e delle scuole, che si otterranno migliori risultati.
I problemi, in questo caso, vanno affrontati alla base, ristabilendo
cioè le parità dei Diritti tra i Genitori, anche se non
più coniugi, per il bene dei loro figli e, di conseguenza, della
futura società, indipendentemente dalle ideologie politiche di
coloro che sono chiamati, per volontà del popolo sovrano, a legiferare.
L'affidamento Condiviso tende a ristabilire le funzioni genitoriali
responsabilizzando entrambi i genitori, e soprattutto ridando le figure
genitoriali ai figli onde evitare che, appena raggiunta l'età
di 10-13 anni, gli stessi cadano nella depressione e nella sfiducia
verso il prossimo, che l'affidamento monogenitoriale ha loro trasmesso.
Ricordiamoci sempre che aldilà delle belle parole, che spesso
riempiono la bocca degli "addetti ai lavori" che le pronunciano,
nonchè le affermazioni che, secondo alcuni, dovrebbero essere
prese per oro colato, soltanto perchè chi le ha pronunciate,
magari, ha una Funzione Pubblica di notevole potere, c'è il futuro
dei Figli.
I Figli rappresentano il Futuro della nostra società italiana.
Distruggendo la sicurezza della Famiglia e dei Figli verrà distrutto
il futuro della società, e di questo già ne stiamo avendo
le prove tangibili.
Con la speranza di aver potuto chiarire la posizione dei Genitori non
affidatari italiani e, soprattutto, dei loro Figli porgo i miei più
distinti saluti.
Fausto Paesani - cell. 3478473605 - Ge.Fi.S. - Genitori di Figli Sequestrati-
Comitato Senza Scopo di Lucro
http://xoomer.virgilio.it/geni_e_figli
Perchè soltanto attraverso l'Informazione si
combatte l'Ingiustizia!!
Confusione sull’affidamento
condiviso
Gentile direttore,
nell'area "attività" del sito dell'on. diessina Beatrice
Magnolfi,
link
al sito leggiamo un comunicato, firmato dalla stessa assieme
all'on. Marcella Lucidi, che vuole essere una sentenza contro il testo
di legge 66 "dell'affidamento condiviso".
Le due motivano la suddetta opposizione partendo dalla seguente considerazione:
"Il testo modifica alcuni articoli del codice civile e del codice
di procedura civile, prevedendo il modello del cosiddetto "affidamento
condiviso" in sostituzione di tutte le altre soluzioni attualmente
contemplate dall'ordinamento (affidamento monogenitoriale, alternato
o congiunto)".
Niente di più inesatto.
Il progetto di legge 66 infatti non sostituisce le odierne forme di
affido congiunto e alternato con alcunchè, ma aggiunge ad esse
un nuovo modello di tipo bigenitoriale: il cosiddetto affido condiviso.
Inoltre l'affidamento monogenitoriale non viene escluso ma delimitato
al caso che sia stata accertata l'inidoneità di un genitore con
un provvedimento ai sensi degli articoli 330 e 333 del Codice Civile.
Ci si chiede che valore possa avere un documento che parte da considerazioni
completamente inesatte?
Zero o .. zero?
Giuseppina C.
Turismo in Calabria?
No grazie, il pedaggio è troppo costoso
Spett.le Redazione,mi chiamo Fabrizio, vi scrivo anche
a nome di amici per un piccolo sfogo. Noi non siamo Calabresi ma almeno
due volte l'anno ci piace visitare la vostra bella regione per fare
turismo in moto e questo è il quinto anno ormai. Normalmente
non si viaggia da soli siamo sempre non meno di tre moto. La nostra
domanda è: possibile che ogni volta che ci si muove sulla famigerata
ss106 si debba subire agguati dagli autovelox perfettamente occultati?
L'ultimo è stato dalla Polizia Municipale di Amendolara per fortuna
solo a due di noi che viaggiavano alla "folle" velocità
di 74 km/h. La sanzione? 144 euro e due punti in meno sulla patente
(ovviamente a moto). Possibile che sia stata reinserita la tassa di
transito per ogni comune che si attraversa? E quanto dobbiamo mettere
in preventivo per venire due volte l'anno? Spiacenti ma a queste condizioni
conviene andare all'estero, almeno anche se si spende uguale non si
perdono i punti...
Grazie.
Lettera firmata
Smaltimento dei rifiuti e non aumento
delle discariche
Caro Direttore,
trasmetto nota sulla questione rifiuti in Calabria redatta sulla base
dei dati agli atti della Commissione bicamerale d'inchiesta sul ciclo
dei rifiuti e dell'Ordinanza del marzo 2004 n.2873 del Commissario Delegato
pe l'emergenza ambientale pubblicata dal BUR del 16.04.2004.
La stessa nota trae spunto dagli interrogativi al centro del convegno
svoltosi di recente nel comune di Pianopoli dove la società ECOINERTI
s.r.l. di Vercelli intende costruire una discarica di rifiuti speciali.
Mario Pileggi, geologo.
INTERVENTI PER LO SMALTIMENTO DEI RIFIUTI E NON L'AUMENTO DELLE 696
DISCARICHE PER LA VALORIZZAZIONE DEL PREZIOSO PATRIMONIO DI RISORSE
NATURALI E GEOAMBIENTALI DELLA CALABRIA
Il convegno e gli interrogativi sulla recente autorizzazione
ad una società di Vercelli di aprire una discarica di 500 mila
metri cubi nel centro della regione e nel contesto di un territorio
ad alto pregio geoambientale nel comune di Pianopoli della provincia
di Catanzaro, richiamano all'attenzione la questione più complessiva
dei rifiuti in Calabria.
In tale contesto appare evidente come la realizzazione di una discarica
di dimensioni paragonabili ad una collina artificiale, alta 50 metri
ed estesa dalla base alla vetta dieci mila metri quadrati, di rifiuti
speciali provenienti da fuori regione assuma una rilevanza non limitata
nei confini comunali.
L'idea del contesto si ottiene tenendo conto sia della realtà
geoambientale e della localizzazione delle preziosissime e specifiche
risorse naturali disponibili nella regione, sia dei dati agli atti della
Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti. Dati come
quelli contenuti nella Relazione approvata dalla stessa Commissione
nella seduta del dicembre scorso, e dove, tra l'altro, si legge: "Nei
409 Comuni calabresi sono stati censiti ben 696 siti potenzialmente
inquinati di rifiuti con volumi superiori ai 250 mc.. Le discariche
dotate delle opere necessarie a prevenire l'inquinamento sono appena
39 (5,6%) e il 63% delle discariche è ubicato a meno di 150 metri
dai corsi d'acqua. Dati allarmanti soprattutto per il grave inquinamento
del suolo e delle acque sotterranee e del concreto pericolo, sotto l'aspetto
sanitario, per le comunità interessate.
Si riscontrano nella regione un elevato numero di siti utilizzati per
lo smaltimento dei rifiuti, spropositato rispetto alla popolazione residente
- una discarica ogni 2974 abitanti - il che induce ad ipotizzare possibili
coinvolgimenti, nel passato, di smaltimento di rifiuti pericolosi provenienti
anche da altre regioni o dall'estero con l'inserimento della criminalità
organizzata, sempre tempestiva nell'utilizzare tutte le opportunità
per diversificare i propri illeciti interessi.
Le situazioni di degrado ambientale, riconducibili al disinteresse di
molte delle amministrazioni locali, hanno favorito, certamente in passato,
ma sussistono tuttora i rischi, le ecomafie e le attività di
operatori senza scrupoli, che hanno inquinato terreni e canali con i
residui delle proprie attività (settori agroalimentari, frantoi
ed edilizia), come è stato ampiamente relazionato dal Corpo Regionale
della Forestale e dalla Capitaneria di Porto di Gioia Tauro."
Nella citata relazione si legge anche che "il Commissario delegato
ha approvato un piano di bonifiche per le discariche, prevedendo una
classificazione dei 696 siti censiti per tipologia dei rifiuti smaltiti
e per pericolosità. Delle 696 discariche del piano bonifiche,
redatto dalla struttura commissariale, 58 risultano attive, 636 dismesse,
17 in costruzione."
In base al rischio sono stati classificati:37 siti a rischio marginale;
261 siti a rischio basso; 40 siti a rischio medio. I siti ad alto rischio
sono aree con enormi volumi di rifiuti, costituiti da grosse discariche
dismesse, per lo più a ridosso di corsi d'acqua ed a breve distanza
dalle foci di fiumi e canali, con danno ambientale in atto ed elevato
rischio per la salute delle popolazioni interessate. In particolare:
240 discariche sono utilizzate solo per R.S.U. (non viene esclusa però
la presenza di rifiuti urbani pericolosi); 4 discariche sono costituite
da rifiuti speciali pericolosi; 5 discariche sono costituite da rifiuti
ingombranti; 4 discariche di inerti e materiale da demolizione. Il resto
è rappresentato da discariche utilizzate per smaltire R.S.U.,
rifiuti ingombranti, materiale da demolizione. Due delle quattro discariche
utilizzate per smaltire rifiuti speciali pericolosi sono abusive. L'amianto
è molto diffuso sul territorio ed in forme non molto concentrate;
i tempi per un adeguato intervento di bonifica saranno pertanto inevitabilmente
lunghi e costosi.
La relazione sottolinea come non sono da trascurare i comportamenti
incivili di molti abitanti che hanno disseminato sul territorio materiale
di ogni tipo, soprattutto inerti ed amianto, derivanti da demolizioni
e dall'attività di ristrutturazione edilizia. E che l'utilizzazione
di aree non idonee alla localizzazione delle discariche, anche a ridosso
di canali, torrenti o ai margini di alvei fluviali, in terreni senza
recinzione ed impermeabilizzazione del sottofondo, privi di impianti
di canalizzazione delle acque piovane e della raccolta del percolato,
hanno provocato gravi ripercussioni sotto l'aspetto ambientale ed igienico-sanitario.
Le discariche abusive si trovano soprattutto sul territorio pianeggiante,
e cioè nella ristretta fascia delle pianure costiere e nelle
vallate fluviali che separano le catene montuose principali.
Sempre nell'ambito dell'attività della commissione bicamerale
sul ciclo dei rifiuti, il 20 novembre scorso, nell'audizione del commissario
delegato per l'emergenza rifiuti in Calabria, Giuseppe Chiaravalloti,
e del responsabile unico del procedimento per l'emergenza rifiuti in
Calabria, Giovan Battista Papello quest'ultimo ha dichiarato: ":
" Con riferimento ai rifiuti speciali preciso che da noi non c'è
una grandissima produzione di questo tipo di rifiuti e ci sono alcuni
impianti di trattamento." Per uno di questi impianto abbiamo un
problema, che stiamo affrontando con risorse regionali, nel comune di
Locri, dove una vecchia fabbrica di trattamento di rifiuti speciali
è fallita: siamo andati sul posto e abbiamo trovato di tutto;
quindi c'è stata necessità di un intervento urgente di
bonifica. Ci sono alcuni impianti per il trattamento di rifiuti speciali
o discariche di categoria 2B o 2C; non c'è in Calabria una grandissima
produzione. C'è stato qualche problema con alcune aziende, a
volte sottoposte a misure da parte delle forze dell'ordine o delle procure,
ma le notizie che abbiamo noi (che sono, però, di natura prettamente
amministrativa, non avendo capacità di incidere dal punto di
vista dell'indagine penale) sono abbastanza tranquillizzanti. "In
generale, dai dati di cui disponiamo risulta che siamo importatori di
rifiuti speciali che vengo trattati, più che produttori di rifiuti
speciali che vengono esportati".
L'inesistenza di necessità e urgenza a realizzare discariche
in particolare nei territori del settore centrale della regione, viene
ribadito più volte nella citata relazione del luglio 2003 dove
si afferma: "Le motivazioni che inducono a ritenere ormai conclusa
e non più prorogabile l'esperienza del Commissariato straordinario
e dei poteri delegati per la gestione del ciclo dei rifiuti in Calabria
sono riconducibili alle seguenti considerazioni: .Il sistema Calabria
centro è stato già ultimato ed è in funzione"
La mancanza di necessità ed urgenza di discariche appare più
evidente se la situazione calabrese è inquadrata nel contesto
nazionale. Infatti, il numero di discariche censite in Italia è
di 6.286:se questo numero viene diviso per il numero delle regioni si
ottiene circa 315, il numero di discariche che ogni regione avrebbe
se il totale fosse ripartito in parti uguali. Ma la distribuzione delle
discariche, come la distribuzione di tanti altri indicatori, è
a svantaggio della Calabria dove di discariche ne sono state censite
696, più del doppio della teorica ed equa ripartizione.
Va precisato che non si può fare come la Regione Veneto che ha
tentato di dotarsi di una legge per impedire di far entrare rifiuti
da fuori della stessa regione.
Va tuttavia considerato che i dati sulla quantità e localizzazione
delle discariche non sono separabili dai fenomeni d'inquinamento delle
acque ed in particolare di quelle marine. In proposito va evidenziato
il rilevante aumento dei divieti di balneazione che, rispetto all'inizio
di maggio, si è registrato alla fine della stagione balneare
2004. Va tenuta presente lanche a fonte degli stessi, e questo anche
in considerazione del fatto che c'è sempre qualche amministratore
comunale o regionale distratto che, dopo la pubblicazione del nostro
rapporto sullo stato di salute del mare predisposto sulla base dell'esame
dei dati ufficiali della regione si affretta a dichiarare l'inesistenza
o l'irrilevanza dell'inquinamento, lasciando intendere, a qualche lettore
pure distratto, che la nostra analisi dei dati di fonte regionale sia
un commento a risultati di altre analisi delle acque, diverse da quelle
ufficiali.
Così come va considerato che l'area dove la società di
Vercelli vuole depositare una collina di rifiuti speciali oltre che
ben visibile dal finestrino degli aerei che atterrano all'aeroporto
di Lamezia Terme è un'area posta al centro della Calabria in
un contesto geoambientale unico in tutta la catena appenninica, tra
i due mari che bagnano i golfi di Sant'Eufemia e di Squillace separati
dal più stretto lembo di rocce con impressi i segni che testimoniano
nascita ed evoluzione di tutta la storia geologica d'Italia.
È un'area di un contesto ambientale sempre abitato dall'uomo
con testimonianze archeologiche di tutte le età ed a partire
dal Paleolitico: nella zona centrale del territorio di Italo che ha
dato il nome a tutta la Nazione, e, secondo il prof. Armin Wolf dell'Università
di Francoforte, nella zona centrale del ricco territorio dell'evoluto
popolo dei Feaci descritto da Omero.
È un'area al centro della regione con la più alta disponibilità
di sorgenti naturali e falde idriche con acqua potabile d'ottima qualità
e tra le migliori d'Europa.
Considerare tutto ciò, la sismicità e le caratteristiche
idrogeologiche dei terreni che caratterizzano l'area è doveroso
ed utile per evitare interventi dannosi e favorire la valorizzazione
del territorio al fine di migliorare la qualità della vita di
chi ci vive. Per tal fine occorre tener conto anche delle più
realistiche ed avanzate indicazioni per risolvere il problema dei rifiuti
come , ad esempio, i dai dati contenuti nel Sustainable Use of Resources
in Europe a cura del Coordinamento Europeo degli Amici della Terra con
il Patrocinio della DG XI dell'Unione Europea; ed in particolare i dati
contenuti nel "Rapporto Italia" che, tra l'altro, evidenzia
come: "L'aumento della quantità di rifiuti prodotti dalla
moderna civiltà dei consumi è dovuto principalmente a
metodi di produzione inefficienti e ad un abuso di energia e di materiali.
Un forte impegno nella prevenzione, un elevato rendimento del recupero
e del riciclaggio, l'affermarsi di un mercato dove le materie recuperate
si integrino di nuovo nel ciclo produttivo sono azioni che riducono
i rifiuti e, contemporaneamente, il prelievo di risorse naturali; un
elemento, questo, molto importante per l'Europa e particolarmente per
l'Italia, che è povera di materie prime. Il metodo dello Spazio
Ambientale, che fissa precisi obiettivi per la riduzione dell'impiego
di materie prime nei paesi industrializzati in periodi determinati,
rappresenta uno strumento efficace per una politica di riduzione dei
rifiuti, inserita in uno scenario di sviluppo sostenibile. Applicando
il metodo dello Spazio Ambientale, gli Amici della Terra hanno calcolato
che uno sviluppo sostenibile del sistema economico italiano comporterebbe,
entro il 2010, una riduzione del fabbisogno di materiali del 25%.
Le politiche ambientali del nostro paese stentano ad integrare la gestione
dei rifiuti con l'uso razionale delle risorse e con sviluppo sostenibile.
Certamente, un governo settoriale può essere più agevole
e meno impegnativo in termini di rispetto degli obiettivi fissati. Ma
in questo modo si priva la politica dello sviluppo di elementi essenziali
di innovazione di sistema e non si danno indicazioni valide per orientare
in modo eco-efficiente gli investimenti.
La speranza che le iniziative più avanzate già adottate
in molti altri paesi europei costringeranno l'Italia ad accodarsi, sia
pure in un secondo tempo, non è consolante. Anche perché
è prevedibile che, ancora per lungo tempo, occorrerà fronteggiare
le emergenze, pagando un alto prezzo in termini di degrado ambientale,
di costi sociali, di riduzione della qualità della vita e di
perdita di competitività del sistema produttivo in uno scenario
di crescente mondializzazione dei mercati."
Ignorare tutti questi dati e continuare a fare come gli struzzi favorendo
l'aumento delle discariche può portare gli stessi "struzzi
di Calabria" ad infilare la testa non più nella preziosa
terra della regione ma nei rifiuti speciali provenienti da fuori regione.
Geologo Mario Pileggi presidente Amici della Terra
Lamezia Terme
Nessuna polemica tra Rende e Cosenza
Caro direttore,
apprendiamo da organi di stampa del clima che si respira nelle due città,
dove sta crescendo una impensabile e incredibile lotta tra rendesi e
cosentini. Come discendenti di Virgilio e Paucezio ci sentiamo in dovere
di difendere lo spirito di appartenenza alla nostra città.
Il tutto nasce da una rivalità calcistica.
Il Rende dopo anni di anonimato nel calcio dilettantistico ritorna a
pieno titolo nei campionato professionistici, il Cosenza Calcio, invece,
anche con i suoi 90 anni di storia, si ritrova, a torto o a ragione,
nei campionati dilettantistici. Bisogna dire che questo sta nelle regole
del gioco.
Quello che non riesco a capire è il perché si vuole svilire
una storia millenaria come quella della gloriosa Arintha, solo per dare
risalta alla figura della storica Cosenza.
Come rendesi, e come associazione la quale porta il nome Rende, desideriamo
far capire che dire “Rende è Cosenza” è profondamente
sbagliato, per due motivi.
In primo luogo l’Area Urbana è una cosa, l’unione
è un’altra.
I cittadini rendesi e cosentini lavorano insieme, parlano insieme, mangiano
insieme nei ristornati rendesi e poi trascorrono il resto della serata
nel centro storico cosentino, ma questo non vuol dire che siamo in presenza
di una città unica. Se dicessimo questo peccheremmo di scarsa
riflessione, e si arriverebbe ad una sorta di cretinismo che vuole che
il pesce grande mangi quello piccolo.
In secondo luogo così si arriverebbe a distruggere il lavoro
condotto da uomini che hanno amato e continuano ad amare Rende, sempre
e contro tutto.
Ritornando al principio della nostra discussione, crediamo che il Rende
Calcio sia un patrimonio della rendesità, che i cittadini rendesi
porteranno avanti sempre e con coraggio.
In queste ultime settimane, contro la tifoseria e la società
di C.Menotti si sta disputando un vero e proprio gioco al massacro da
parte di giornalisti che vorrebbero le fusioni delle società
perché il Cosenza è il Cosenza.
Io rispondo a questo dicendo che Rende è Rende, e che il Rende
è il Rende.
Signori giornalisti chiedo di non alimentare questo fuoco distruttivo
tra due cittadine che devono collaborare e crescere insieme, ma non
lottare l’una contro l’altra.
Rende 26 ottobre 2004
Luca Lombardo, Presidente dell’Associazione
“Rende Giovani”
Al Teatro Rendano succede che ……
Come faccio da oltre 20 anni mi sono recata al Botteghino
del Teatro Rendano per il rinnovo, per me e per la mia famiglia, degli
abbonamenti per la prossima Stagione Lirica 2004.
A parte ogni e qualsiasi considerazione sulla circostanza per cui si
va a rinnovare un abbonamento completamente “Al buio” nel
senso che non è dato conoscere il cast di ogni rappresentazione
( dal Direttore di Orchestra, all’Orchestra, ai Cantanti, al Regista,
allo Scenografo etc.) dal momento che ad oggi si è sforniti del
cartellone, fatto molto grave se si pensa che dopo l’incendio
del Petruzzelli a Bari, il nostro Teatro di Tradizione è uno
se non il più antico del Meridione, ma il fatto più grave
è stato quello del momento del pagamento.
Infatti, al botteghino, dove, nell’era della comunicazione mediale
mancava anche un computer con un programma consono alla visualizzazione
della pianta del Teatro ed alla verifica dei posti dei vecchi abbonati,
mi sono sentita dire che potevano accettare il pagamento in contanti
o con assegno tratto sulla Banca CARIME.
Avendo sempre pagato con assegno della mia Banca, in assenza di un posse
per la Carta di credito o similari, ho chiesto di parlare con Direttore,
Dott. Annarita Callari, la quale in presenza di testimoni, mi comunicava
che il Direttore della Carime di Via XXIV Maggio, dove, per chi non
lo sapesse, ha sede la Tesoreria dell’Ente – Comune di Cosenza,
le avrebbe comunicato che per l’accredito di ogni assegno di Banca
diversa dalla Carime, il Comune si sarebbe dovuto fare carico di una
spesa di € 25,00!
Ora va bene che gli Istituti bancari non sanno più come oberare
i correntisti, ma questo è veramente troppo soprattutto perché
la gente, per giunta qualificata parla con troppa facilità non
pensando che chi ha di fronte è titolare di conto corrente né
più e né meno del Comune di Cosenza!
In questo modo se veramente le Banche arrivassero a tanto non sarebbe
meglio ritornare ai tempi del Baratto?
Ovviamente il mio amore per la lirica in particolare e per il teatro
in generale mi hanno fatto sottostare, e recatami nuovamente il giorno
dopo ho pagato in contanti, ma ancora più meravigliata mi sono
sentita dire che mi avrebbero rilasciato una ricevuta e che avrei dovuto
provvedere al ritiro degli abbonamenti dopo il 22 ottobre prossimo!
Il mio senso civico, il mio spirito campanilistico e soprattutto l’amore
che nutro per la mia città natale mi hanno spinto a scrivere,
aggiungo solo che non vorrei essere mai smentita dal direttore della
Carime, mentre alla Dirigenza del Teatro Rendano suggerisco: “Ha
nelle mani l’amministrazione di un bene prezioso, non renda i
pochi piaceri della vita dei dispiaceri, o meglio delle cose spiacevoli
“.
Cosenza 11 ottobre 2004
Avv. Daniela Mascaro
Nella foschia.
E' quando c'è foschia, cala la nebbia, quando
il silenzio rimbomba, che si attivano i manovratori nei palazzi per
progettare la violenza sul territorio, cementificando ulteriormente
la nostra città. Viale Mancini ha mutato la geometria della città,
però il cemento e i cartelloni pubblicitari spuntano come i funghi.
Gli interessi dei gruppi di potere di sempre! Ci sono solo loro, o quasi,
nella programmazione triennale, da 361 milioni di euro, della città
che sta cambiando volto. Fino ad oggi non c'è stato alcun caso,
nella nostra area urbana, di riconversione di strutture preesistenti
in spazi pubblici liberamente fruibili dai cittadini; solo la Casa delle
Culture ed un timido recupero dei locali dell'ex stazione ferroviaria,
al momento però non inserita in un programma chiaro a tutti (anche
alla luce del ticket). E pensare che si ipotizza la costruzione di un
grattacielo tipo "pirellone" ai piedi del futuro ponte di
Calatrava! Non è accettabile, non è possibile sempre e
solo abbattere, demolire e innalzare nuovi edifici fatti di tondini,
cemento, sabbia e sfruttamento della manodopera. E la sostenibilità
di cui tanto si parla, di cui anche la nostra amministrazione è
promotrice, che fine ha fatto? Il messaggio che deve passare è
"no alla cementificazione, sì alla riconversione".
Beninteso, se c'è da utilizzare il cemento che lo si utilizzi,
ma con parsimonia! Considerando il problema del degrado e abbandono
dell'area, l'occupazione pacifica che noi precari sociali di questa
città stiamo mettendo in atto oggi, non deve essere considerata
un'azione illegale, bensì fondamentale per sottrarla alla speculazione
edilizia e restituirla alla collettività. La nostra azione vuole
riportare il dibattito pubblico su temi concreti: la qualità
della vita, la lotta alla cementificazione, l'urgenza di rimuovere l'amianto
che provoca il cancro ai polmoni. Non possiamo permettere che questioni
come il nome da dare a piazza Fera, o il trasferimento delle "aquile"
di piazza Kennedy, dirottino l'attenzione generale dei cosentini. Chiediamo
che in questa, come in altre aree, siano previsti spazi di uso sociale
e collettivo. Rilanciamo progetti di gestione partecipativa della città,
che vadano al di là delle chiacchiere. Costruire la nuova officina
sociale della città, questo è l'obiettivo. Una struttura
viva in cui non si facciano solo concerti di musica per "gente
strana", da mettere a disposizione della gente del quartiere, dei
lavoratori, dei disoccupati, degli studenti, dei migranti, dei giovani,
dei pensionati per ritrovarsi, discutere insieme dei propri problemi,
socializzare, creare, suonare, mangiare, ridere, organizzarsi e lottare
in difesa dei propri bisogni e delle proprie condizioni di vita.
Cosenza 9 ottobre 2004
FEDERAZIONE DEI SENZA NOME
Lettera aperta al Sindaco sui mille
problemi dell’ultimo lotto di via Popilia
Lettera aperta
Il sindaco di Cosenza non finisce di stupire quando afferma che “l’episodio
di martedì ci dà l’esatta misura di come si sia
superato il livello di guardia e genera uno stato di tensione e di allarme
di fronte al quale tutti, istituzioni in testa, dobbiamo reagire energicamente”.
Stupisce poiché è puntualissima nel prendere le distanze
da fatti criminosi ma nell’agire pratico nulla fa se non invocare
pateticamente una ‘reazione energica’ da parte di quelle
istituzioni di cui ella stessa fa parte.
Oltre due anni fa invitavo con due lettere l’attuale sindaco a
monitorare lo stato di abbandono e di abusivismo in cui versa l’ultimo
lotto di via Popilia, dandole “l’esatta misura” della
vulnerabilità di questo popoloso quartiere e descrivendo dettagliatamente
le aree a rischio: aree in cui le aiuole pubbliche sono state arbitrariamente
recintate e di fatto diventate proprietà privata dei rom, ma
anche degli alloggi Aterp deturpate dalle baraccopoli e da lavori esterni
mai autorizzati. Per non parlare di una scarsissima attenzione rispetto
al territorio dove oltre ai pusher impazzano le auto ad alta velocità
e gli schiamazzi pomeridiani e notturni della cosiddetta “famazza
urbana”. Lettera morta; da allora nulla è successo se non
quel oggi è desolatamente sotto i nostri occhi: via Popilia è
diventata terra di nessuno dove regnano incontrastati i rom ospitati
con la premessa che dovevano integrarsi e che non si sono mai integrati.
Non è sufficiente togliere dall’isolamento urbanistico
un quartiere se poi non si è capaci di porre rimedio all’isolamento
morale.
Sappia il sindaco, giacché non s’è accorta, ma lo
sappia anche il prefetto, qualora non vi sia stato nessuno ad informarlo,
che il livello di guardia in via Popilia è stato ampiamente superato,
che il controllo del territorio da parte delle istituzioni avviene in
e da siffatti contesti. I crimini che si sono consumati negli ultimi
tempi sono anche, anzi, direi soprattutto, il frutto della inadempienza
istituzionale. Via Popilia non è stata mai un isola felice, ma
non vi si trovano solo delinquenti arroganti e trafficanti di droga.
In via Popilia vi abitano anche famiglie e persone per bene, dignitose
e per questo degne di rispetto; vi sono giovani che si guadagnano da
vivere onestamente e che nonostante le mille difficoltà quotidiane,
frequentano con profitto le scuole e l’università, gente
insomma che nella cosiddetta società civilizzata ha fatto una
scelta di campo. Di giudizio. Ha fatto una distinzione tra il bene e
il male. E invece per tutta risposta siamo spesso costretti a serrare
i nostri figli in casa per timore delle contaminazioni.
Reagisca energicamente il sindaco, trovi il coraggio e ritagli un po’
del suo prezioso tempo per dedicare attenzione in via Popilia, cominciando
a spazzare quei contesti di abusivismo e di illegalità, ma senza
convocare tavoli sulla sicurezza di cui tutti siamo stufi.
Non ci vuole “la zingara” per sapere che il problema dell’illegalità
diffusa esiste e va affrontato. Affrontato di petto e autorità,
certamente insieme alle forze dell’Ordine, che espletano il loro
dovere, di già, con diligenza e ottimo spirito di servizio, talvolta
rischiando la vita, come è accaduto al giovane carabiniere. Anche
i pattugliamenti sono da potenziare e non di poco, magari introducendo
i poliziotti di quartiere. E' risaputo che non è sufficiente
invocare la presenza dello Stato se alle parole poi non seguono i fatti.
Al costo di intimorire. Al costo di vedersi sotto pressione. L’educazione
alla legalità comincia col far rispettare i diritti più
elementari. Ecco le risposte concrete che i cittadini aspettano.
Questo è un appello nella speranza che stavolta non rimanga lettera
morta.
Federica
(La lettera aperta è stata inviata a: Al Signor Sindaco di Cosenza
dr.ssa Eva Catizone e Al Prefetto di Cosenza Dott. Diego D’Amico
e per conoscenza
Al Signor Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, Al Ministro
dell’Interno On. Giuseppe Pisanu, Ai Membri della Commissione
Parlamentare Antimafia On. Angela Napoli, On. Antonio Gentile, Al Procuratore
della Repubblica di Cosenza Dott. Alfredo Serafini, Alla Direzione Distrettuale
Antimafia Dott. Eugenio Facciola, Ai Consiglieri Comunali di Cosenza,
Ai Consiglieri Provinciali di Cosenza, Ai Consiglieri Circoscrizionali
di Cosenza, Al mondo politico tutto Ai Cittadini, Ai Mass Media con
la preghiera di voler tenere viva l’attenzione)
Con le colombe spostato un simbolo
della città
Che tristezza vedere le colombe di Piazza Kennedy imbracate
e pronte per essere, oramai, portate via dal loro luogo naturale. Prende
il volo un simbolo della nostra città, un monumento che ha scandito
per decenni la vita di Cosenza e sotto il quale si sono intrecciate
migliaia e migliaia di storie: appuntamenti, discussioni, amori, confidenze
di generazioni e generazioni di cosentini. “Ci vediamo a Kennedy”,
“Piazza Kennedy? Quella con le colombe”: quante volte, tutti
noi, abbiamo pronunciato queste frasi a volere identificare un punto
di riferimento. Dopo il mitico Manna (ma quello è un discorso
legato all’economia), va via anche l’altro simbolo di una
piazza per decenni punto di aggregazione della città, dove noi
giovani parlavamo con gli amici dei nostri problemi, delle nostre ansie,
dei nostri progetti; dove si parlava di tutto e si ci confrontava in
un’epoca in cui, ancora, la tecnologia non aveva stravolto abitudini
e ritmi. Le colombe vanno via non per essere sottoposte ad un restilyng
e poi tornare ma, ahimè, per una decisione unitaria, dittatoriale,
del Sindaco che, non curante delle lamentele e delle proteste di un’intera
città, tira diritta per la sua strada non pensando che, scelte
palesemente impopolari come questa, rimangono ben impresse nella mente
dei cittadini i quali (questa si che è democrazia!), hanno dalla
loro il diritto-dovere del libero voto. Volano via le colombe di Kennedy,
verrano posizionate all’inizio di viale Giacomo Mancini (che errore
l’indicazione del suo successore!) perché così vuole
il Sindaco! Lasciano in tutti noi un vuoto che non è solo fisico
e visivo ma, soprattutto, affettivo e di ricordi. Ma in questa città,
purtroppo, c’è chi a queste cose non guarda suscitando,
personalmente, grande compassione.
Cosenza 25 agosto 2004
ROBERTO BARBAROSSA
Incredibili politiche vessatorie della
Telecom
Caro Direttore,
vorrei con la presente segnalare quanto accaduto ad un’anziana
signora di Dipignano, N.I., che da quasi due anni sta combattendo una
dura e lunga battaglia legale contro il gestore della telefonia fissa
italiana. La storia mi è stata riportata, con dovizia di particolari
e documenti, da un amico avvocato al quale la signora si è rivolta
dopo che, da quasi due anni, si vede praticamente vessata e chiamata
più volte a dovere pagare una bolletta esorbitante ma, soprattutto,
non relativa alla sua, effettiva, utenza telefonica. Ad inizio del 2003,
la simpatica vecchietta, trova nella sua cassetta postale la consueta
bolletta che, però, riserva un’inattesa quanto spiacevole
sorpresa: pur essendo a lei intestata, si riferisce ad un numero non
suo presentando un importo da pagare di gran lunga superiore a quello
abituale ed agli effettivi consumi della signora. Iniziano le proteste
nei confronti dell’operatore che, nonostante ripetute assicurazioni,
disattiva l’utenza. Dopo qualche mese, finalmente, la questione
si ricompone e l’anziana signora può riprendere ad utilizzare
il telefono per lei molto importante vista l’età avanzata.
Quando tutto sembra essersi definitivamente risolto, nel mese di febbraio
di quest’anno, la storia si ripete con le stesse, precise, modalità.
Ecco che, N.I., decide di rivolgersi ad un legale per fare valere i
suoi diritti e potere, nuovamente, utilizzare la linea telefonica. La
battaglia (perché di questo si tratta) sta ancora andando avanti
con tutto ciò che ne consegue. Può capitare anche questo
nella nostra Italia: vedersi addebitati dei consumi non propri e doversi
affidare ad un valente avvocato per vedersi riconosciuto un sacrosanto
diritto.
Cosenza 22 luglio 2004
Lettera firmata
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Sport |
Lo
Sport Pallanuoto:
Sicurnet Vittoriosa nelle ultime due gare. Calcio:
Il Cosenza vince con il Pro Favara. Pallavolo:
Eurosport retrovessa Rugby:
Al Rugby Cosenza il derby .Equitazione:
64° concorso nazionale di salto a ostacoli
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