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La Spiritualità

17 Dic. 2004   ore 21:24
 
Edizione del 17/12/2004

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Pagina 19

L'affido condiviso dei figli dopo il divorzio
Pari diritti ai genitori? Sì, ma senza crociate
 

Ho letto gli articoli, pubblicati di recente, sui possibili dubbi sull'esigenza di approvare la Proposta di legge numero 66 sull'Affido condiviso dei figli nelle cause di separazione giudiziale e non. L'affidamento dei figli è concesso ad un solo genitore (in genere alla madre) nel 90 dei casi di separazione, nonostante le sempre crescenti richieste dei padri di avere almeno l'affidamento congiunto. Questo è previsto dalla legge, ma di fatto quasi mai applicato. Eppure i figli sono di entrambi i genitori e vogliono bene ad entrambi, senza distinguere chi paga regolarmente l'assegno di mantenimento o chi perde la casa. La differenza la fanno quei genitori che, attraverso le loro affermazioni, sminuiscono il genitore non affidatario soltanto perché non paga regolarmente l'assegno di mantenimento. O perché è andato a vivere dalla loro nonna, dato che non ha nemmeno i soldi per un'altra casa in affitto. O perché convive con un'altra donna, che gli vuole magari più bene di quella che lo ha cacciato di casa. Queste affermazioni convincono i figli a non voler più avere a che fare con i padri: di questi casi abbiamo una notevole varietà, tutti documentati nel nostro sito Internet. La psicologia è univoca nel precisare che i rapporti tra i figli ed entrambi i genitori devono essere paritari: i bambini, indipendentemente dal sesso, hanno bisogno di entrambe le figure genitoriali, è dalla presenza costante di entrambi che formeranno il loro carattere. Allora perché non si deve applicare l'affido condiviso? Quanti sono oggi i padri che curano i propri figli, facendo loro il bagnetto, cambiando il pannolino, vestendoli, dando loro da mangiare o seguendoli durante i compiti scolastici e gli impegni sportivi? Moltissimi. Allora, perché non possono avere un pari trattamento in caso di separazione ed affido dei minori? La donna italiana è lavoratrice e madre, come l'uomo è lavoratore e padre. Forse si vuole far pagare alla figura maschile i secoli di sottomissione? La femminista americana Wendy Mc Elroy si è apertamente schierata a favore dei movimenti per la pari genitorialità, al fianco degli innumerevoli movimenti maschili che stanno denunciando il non rispetto dei Diritti dell'Uomo. Perché fare filosofia spicciola, minimizzare, chiudere gli occhi e le orecchie ed aprirle soltanto davanti ai fatti di sangue dove la madre uccide i figli con i sistemi più barbari? Gli uomini in alcuni casi uccidono le donne a seguito delle separazioni ed affido dei minori, ma lo fanno (salvo casi di instabilità già esistente e accertata) perché sono esasperati dalle lungaggini delle cause di separazione. E soprattutto perché consapevoli che, quando compariranno davanti al Giudice, quest'ultimo nel 90 dei casi deciderà a favore della madre e l'uomo/padre diverrà soltanto una macchina da soldi senza più nessun diritto sull'educazione dei figli. Fausto Paesani Genitori di figli sequestrati Comitato senza scopo di lucro http://xoomer.virgilio.it/geni_e_figli Comprendo il dolore e la frustrazione dei padri a cui le ex mogli impediscono di vedere i figli. Credo che tutti guadagnerebbero da una condivisione piena delle responsabilità: gli uomini (che svilupperebbero il proprio potenziale di padri), le donne (che non dovrebbero portare in esclusiva il carico della famiglia e del lavoro), ma soprattutto i bambini, che hanno diritto a due genitori, sposati o divorziati che siano. Continuo a non condividere i toni da crociata, il rifiuto dei dubbi altrui, le semplificazioni: la madre-megera che uccide i figli (suppongo per malvagità intrinseca) o l'uomo-vittima che ammazza la sua ex per disperazione. Le domando: è su queste premesse che si può basare la cooperazione di un uomo e una donna nell'educare i figli? Daniela Pinna

17/12/2004

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