"La legge sull’affido condiviso è stata approvata piuttosto in
silenzio, “distratti” come eravamo da quella “leggina” che è la
modifica della Costituzione; ed è in silenzio che la sconquassata
macchina giudiziaria sta affrontando il complicato scenario creato..."
«Spett.le
..., con la presente vi informiamo che a Roma nei giorni 17-18-19 marzo
2006 è indetta una manifestazione organizzata dal Ge.Fi.S. - Genitori
di Figli Sequestrati - Comitato Senza Scopo di Lucro... » No, non è
quello che potrebbe sembrare; bambine e bambini sequestrati (rapiti,
fatti sparire) non c’entrano. A scrivere è un’associazione che
raccoglie genitori (leggi: padri) separati o divorziati cui figli sono
stati affidati all’altro genitore (leggi: alla madre). Tra questi ci
saranno - più o meno numerosi - anche padri ai quali il comportamento
scorretto della “ex” impedisce un “normale” rapporto con i figli. Posto
che nei casi di rapimenti (e “rapimenti”) da parte di uno dei genitori
la magistratura ha specifiche norme per intervenire, quel “figli
sequestrati” nel nome di un’associazione resta sinistramente evocativo;
è per se stesso insinuazione, prefigura giudici che avrebbero non affidato dei minorenni, secondo legge e coscienza, ma avrebbero concorso nel loro sequestro. Mandanti, esecutori, complici... un’associazione a delinquere, insomma. Ma della magistratura si dice questo e altro...
La manifestazione è indetta - in fortuita coincidenza con la Festa del papà? - «per
sensibilizzare l’opinione pubblica sull’assoluta necessità
dell’applicazione sistematica della nuova Legge sull’Affido Condiviso
dei figli in tutti i casi di separazione dei genitori, esclusi
naturalmente quelli in cui vi sia stata violenza conclamata sui minori
coinvolti.»
Domanda: se la violenza è stata perpetrata solo nei
confronti dell’altro genitore (statistiche alla mano: nei confronti
della madre)? Mah...
«Tale manifestazione è stata definita
"Tre giorni per la giustizia" proprio per sottolineare che l’Affido
Condiviso dei figli è la scelta più giusta nelle separazioni dei
genitori e che la riforma del Diritto di Famiglia è ormai
improrogabile, anche attraverso l’istituzione, nei Tribunali Ordinari,
di una sezione altamente specializzata nelle vicende riguardanti tutta
la sfera della Famiglia e dei Minori, abolendo finalmente quelle
Istituzioni, come il Tribunale per i Minorenni, ormai obsolete. ...
Invitiamo tutti i genitori, i nonni ed i familiari coinvolti nei casi
di separazione ed affido minori, ma anche i singoli cittadini ai quali
interessa veramente il bene delle Famiglie Italiane, a partecipare alla
manifestazione al fine di poter rendere il loro contributo per la
riuscita del nostro intento.»
Posto che a pesare di più è sempre la nostra croce (per
dire che tutte le manifestazioni di “buoni intenti” devono avere
dignità sulla pubblica piazza reale e virtuale), potrebbe comunque
capitare che ai Fori Imperiali, nei giorni indicati, ci saranno più
turisti che manifestanti. A discolpa degli assenti può essere ricordato
che molti saranno piuttosto distratti - il 18 marzo, per esempio - da
quella sorta di “manifestazione di disturbo” che è la Giornata per la
pace de «L’Italia che ripudia la guerra», e altri magari si perderanno
dietro a quisquiglie come una campagna elettorale per un’Italia
bisognosa di mani che rafforzino il nodo che la àncora alla sua
Costituzione... Insomma, siamo “distratti” da molte cose, ci perdonino
i genitori onlus dei figli sequestrati dai giudici, ma, a ben vedere,
«stiamo lavorando (anche) per voi».
È vero, però, che la legge sull’affido condiviso è
stata approvata piuttosto in silenzio, “distratti” come eravamo da
quella “leggina” che è la modifica della Costituzione; ed è in silenzio
che la sconquassata macchina giudiziaria sta affrontando il complicato
scenario creato, dovendosi affidare, eventualmente, a figure
professionali nell’ambito di servizi sociali al limite del collasso.
(Hanno oggi i Comuni i mezzi economici per istituire - per fare un
esempio - quell’essenziale servizio che è/sarebbe il centro di
mediazione famigliare? Lo Stato si “autotutela”: «Dall’attuazione della presente legge non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.»)
La legge 8 febbraio 2006, n. 54 (Disposizioni in
materia di separazione dei genitori e affidamento condiviso dei figli)
apporta modifiche all’articolo 155 del Codice civile e a vari articoli
del Codice di procedura civile. Non ha il potere di apportare modifiche
alla nostra mentalità, alle esistenti difficoltà del vivere e, temo,
non renderà più serena la quotidianità troppo spesso intrisa di veleni
di ex coniugi e dei rispettivi figli.
La legge stabilisce (o meglio: ribadisce) principi più che condivisibili: «Anche
in caso di separazione personale dei genitori il figlio minore ha il
diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con
ciascuno di essi, di ricevere cura, educazione e istruzione da entrambi
e di conservare rapporti significativi con gli ascendenti e con i
parenti di ciascun ramo genitoriale.» Festeggiata come conquista da
parte dei genitori non affidatari, i genitori cui spetta la giornaliera
“battaglia” della convivenza dovrebbero applaudirla leggendo che
(finalmente) nello stabilire le misure economiche del concorso al
mantenimento dei figli, il giudice dovrà valutare anche «la valenza economica dei compiti domestici e di cura assunti da ciascun genitore».
Ci saranno giudici, tanti, che utilizzeranno con
intelligenza e sensibilità la discrezionalità insita anche nella nuova
legge. Diciamo che “faranno giustizia”, applicando la legge. Se avranno
il tempo per approfondire situazioni (per forza di cose) intricate, se
avranno i mezzi per avvalersi di collaborazioni, se..., se... Se il
funzionamento della macchina giudiziaria sarà affrontato aggredendo
alla radice i fattori “immobilizzanti”. E intanto?
Beh, una soluzione ci sarebbe. Dovrebbero separarsi e
divorziare soltanto donne e uomini che si amano e vanno perfettamente
d’accordo. Gli altri rischiano di non avere davanti una vita ma un iter
giudiziario. Se prima, con il “vecchio” art. 155, per le faccende di
“ordinaria amministrazione” i figli avevano un punto fermo nella
persona del genitore affidatario, ora ne avranno due “malfermi” e
separati proprio perché non più in relazioni armoniose. Ciascuno dei
quali con la possibilità di rivolgersi ad un giudice per veder
affermato il proprio punto di vista. Intanto chi deciderà se iscrivere
la figlia al corso di karatè o il figlio al desiderato corso di cucina?
Il giudice, posto che ci riesca prima della fine del corso medesimo.
Una buona notizia c’è: possono (devono) ricorrere i
genitori per la soluzione di qualsivoglia controversia e possono
chiedere la revisione degli affidamenti unilaterali (ovvero di buona
parte delle sentenze attualmente in vigore!), ma «se
la domanda risulta manifestamente infondata, il giudice può considerare
il comportamento del genitore istante ai fini della determinazione dei
provvedimenti da adottare nell’interesse dei figli». Io l’ho
tradotto così, in termini spicci: occhio a raccontare balle (troppe o
troppo grosse) utilizzando i figli per spirito di vendetta contro gli
«ex». Auguri ai giudici; ne hanno bisogno giacché devono districare
matasse poco divertenti. In attesa che nasca la legge per l’abolizione
della cattiveria umana.