la Repubblica

GIOVEDÌ, 04 DICEMBRE 2003

 

 

Pagina 3 - Interni

 

L´INTERVISTA

 

Il giurista: la soluzione verrà dalle regole comunitarie, ma questa non può essere una scappatoia per Ciampi

 

"L´Antitrust e la magistratura possono fermare la Gasparri"

 

Rossi: è abuso di posizione dominante, punito dal diritto europeo

 

 

 

duopolio collusivo Il duopolio collusivo ostacola il diritto all´informazione e viola le leggi sulla concorrenza. In Italia c´è chi crede che il potere della maggioranza parlamentare prevalga su qualsiasi principio

 

FEDERICO RAMPINI


«La legge Gasparri può essere disapplicata immediatamente dall´autorità antitrust italiana, o dal giudice ordinario. Basta che un concorrente impugni un contratto pubblicitario di Mediaset o della Rai, e il giudice è tenuto a disapplicare la Gasparri. Quel contratto costituisce infatti un abuso di posizione dominante. Il diritto europeo è chiaro su questo punto, e il diritto europeo in questa materia prevale sulle leggi nazionali: i tribunali italiani non hanno altra scelta se non quella di applicarlo».
Il giurista Guido Rossi, padre della Consob e della legge antitrust, consulente della Commissione europea per la riforma del diritto societario, è tassativo. Non solo vede nella riforma Gasparri una minaccia per il pluralismo dell´informazione e quindi per la democrazia italiana. Ma quel che più conta ai fini della sua applicabilità è il conflitto con il diritto europeo sulla concorrenza, che prevale sulla legislazione di ogni singolo paese. Il riordino dell´assetto televisivo approvato martedì al Senato stravolge il concetto di "mercato rilevante" ? quello su cui si misurano i tetti antitrust ? in aperto contrasto con le normative dell´Unione europea. Rossi è sorpreso che questo ostacolo sia stato poco dibattuto in Italia. In realtà potrebbe essere proprio questa l´arma decisiva contro la Gasparri.
Professor Rossi, non è la prima volta che ci si affida all´Europa per risolvere quel conflitto d´interessi che l´Italia non ha saputo sciogliere. Ma finora le speranze riposte in un intervento europeo sono andate deluse.
«Lasciamo stare il conflitto d´interessi. In una situazione in cui la democrazia stessa è in pericolo, quel termine mi sembra ormai riduttivo e il dibattito sui rimedi finisce inevitabilmente per assumere una piega molto provinciale. Io voglio attirare l´attenzione su un´altra questione. Tutte le direttive comunitarie, e in particolare quelle del 2002, affermano senza margini di ambiguità che il pluralismo dell´informazione va garantito attraverso la concorrenza sul mercato televisivo. Quindi la legislazione comunitaria ha trasferito i suoi principi e le sue metodologie antitrust nell´ambito della regolamentazione dell´informazione».
Il principio è condiviso dall´antitrust italiano. La nostra autorità nazionale garante della concorrenza si è già espressa contro la legge Gasparri.
«Lo ha fatto per ben due volte, il 20 dicembre 2002 e il 10 settembre 2003. Ricordo le sue conclusioni, testualmente: "dal punto di vista istituzionale la legge incrina la validità generale di consolidati principi comunitari e nazionali in un settore, quello televisivo, vitale per la vita democratica del paese". In effetti il duopolio collusivo ostacola il diritto democratico all´informazione ma viola anche i principi fondamentali delle legislazioni antitrust italiana ed europea».
Anche la Corte costituzionale ha detto più volte che bisognava intervenire sul duopolio, e ha posto anche il termine del 31 dicembre per legiferare. Di qui è nata appunto la legge Gasparri, che almeno formalmente va incontro all´esigenza della Corte costituzionale. Salvo che in conseguenza di questa riforma il duopolio viene addirittura rafforzato, allargando il concetto di mercato della comunicazione.
«Proprio qui sta il punto debole della Gasparri. Diventa essenziale per questa legge l´esatta definizione dei cosiddetti mercati rilevanti, perché ci sono dei limiti precisi nella legislazione antitrust europea che impediscono la costituzione di posizioni dominanti. Perciò il legislatore italiano è stato costretto a ridurre dal 30% al 20% il tetto alla raccolta di fatturato pubblicitario: per non sfondare il limite ed entrare nella zona vietata della posizione dominante. Piegandosi formalmente al vincolo europeo, in realtà la legge Gasparri ha creduto di poterlo aggirare e beffare: allargando il paniere cioè, il concetto di mercato rilevante. È stata escogitata la nuova definizione del Sic, il sistema integrato delle comunicazioni».
Del quale fanno parte, secondo l´articolo 2 della Gasparri, tutte le attività svolte da imprese che operano non solo nella radio e tv (analogica, satellitare o digitale), ma anche nell´editoria quotidiana, periodica, libraria, elettronica, Internet, cinema, nell´industria fonografica e in ogni altro mezzo di raccolta pubblicitaria. In questo modo il duopolio diventa intoccabile, e anzi la Mediaset potrebbe perfino comprarsi il Corriere della Sera senza superare il tetto del 20% su questo nuovo mercato di taglia "extra-large".
«Non vi è alcun dubbio che la definizione del mercato rilevante, per stabilire se qualche azienda vi ha una posizione dominante, doveva essere limitata alla produzione e distribuzione radiotelevisiva. Infilarci dentro prodotti e servizi di natura affatto diversa quali le sponsorizzazioni televisive, la vendita di prodotti musicali, la commercializzazione di prodotti editoriali e la raccolta pubblicitaria sugli annuari del telefono, è un´operazione che non può superare l´esame del diritto europeo. È chiaro che su questo mercato, allargato a dismisura, sia Rai che Mediaset sono ben lontane dal raggiungere il limite del 20%. L´escamotage è indifendibile. È come se per regolare l´eventuale posizione dominante di un gruppo automobilistico, diciamo la Ford, si decidesse di adottare come paniere di riferimento non solo il mercato dell´auto ma tutti i mezzi di trasporto esistenti ? treni, navi, aerei ? per poi misurare su questo aggregato il rispetto del limite del 20%. In Italia evidentemente c´è chi crede che il potere della maggioranza parlamentare possa prevalere su qualsiasi principio dello Stato di diritto. Ma non è così. Per l´Unione europea il concetto di mercato rilevante in ogni settore di attività va definito con precisione, non può essere il frutto di un arbitrio. L´articolo fondamentale della legge Gasparri, l´articolo 15 comma 2 del Sic, contrasta completamente con i principi antitrust del diritto comunitario. Perciò dico che vi sono possibilità di non applicazione o disapplicazione della legge stessa».
Ci sono dei precedenti in cui il diritto europeo ha fatto valere la propria superiorità su leggi nazionali troppo lassiste in materia di antitrust?
«Ci sono, eccome se ci sono. C´è una sentenza recente che per gli estensori della legge Gasparri dovrebbe essere inquietante. Riguarda una precedente decisione dell´autorità garante della concorrenza, sul Consorzio Industrie Fiammiferi. Il 9 settembre 2003 la Corte di Giustizia europea in quella sentenza ha fissato un principio generale che è importante e rilevante per la televisione. Cito quel testo: "La Corte di Giustizia ha reiteratamente statuito che gli articoli 81 e 82 del trattato (cioè quelli che riguardano i principi comunitari della concorrenza, le intese e gli abusi di posizione dominante)? fanno obbligo agli Stati membri di non adottare o non mantenere in vigore provvedimenti anche aventi carattere di legge o di regolamento idonei a rendere inefficaci le norme di concorrenza da applicarsi alle imprese". La Gasparri offre una copertura legale a comportamenti vietati, richiamati dalla legislazione comunitaria che fa parte dell´ordinamento italiano. La Corte europea continua: "Il primato del diritto comunitario esige che sia disapplicata qualsiasi disposizione della legislazione nazionale in contrasto con una norma comunitaria indipendentemente dal fatto che sia anteriore o posteriore a quest´ultima. Tale obbligo di disapplicare una normativa in contrasto con il diritto comunitario incombe non solo al giudice nazionale ma anche a tutti gli organi dello Stato comprese le autorità amministrative, il che implica ove necessario l´obbligo di adottare tutti i provvedimenti necessari per agevolare la piena efficacia del diritto comunitario". Sulla base di questa sentenza della Corte europea, l´autorità garante della concorrenza ha la possibilità di superare lo schermo della copertura normativa della legge Gasparri. Anche comportamenti minimali da parte dei duopolisti Rai e Mediaset possono indurre a far saltare la legge. Il mercato rilevante infatti è quello radiotelevisivo, dove nei contratti di pubblicità il duopolio già raggiunge il 95%».
Un "fatto minimo" può bastare, secondo lei. Quindi è sufficiente che un piccolo concorrente ? per esempio una televisione locale ? impugni di fronte a un giudice ordinario un qualsiasi contratto pubblicitario della Rai o di Mediaset, e il tribunale è tenuto ad applicare il diritto europeo dichiarando nulla la Gasparri?
«È così. Io credo che per i giuristi italiani non dovrebbe essere difficile non fare applicare questa legge».
Anche se Ciampi dovesse firmarla, per lei quindi c´è ancora una speranza?
«È più che una speranza. Come si dice, il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. A questa pentola manca un coperchio europeo e nel campo dell´antitrust questa mancanza può essere fatale. Sono convinto che la soluzione per la democrazia italiana verrà dall´Europa. Ma questa non è certo una possibile scappatoia per il presidente della Repubblica, poiché la legge, fosse solo per questi profili, è palesemente incostituzionale».