LAVORI PUBBLICI, COMUNICAZIONI (8a)

MERCOLEDI' 19 NOVEMBRE 2003
268a Seduta

Presidenza del Presidente
GRILLO




Intervengono il ministro delle comunicazioni Gasparri ed il sottosegretario di Stato per lo stesso dicastero Innocenzi.


La seduta inizia alle ore 9,30.


IN SEDE REFERENTE

(2175-B) Norme di principio in materia di assetto del sistema radiotelevisivo e della RAI-Radiotelevisione italiana Spa, nonché delega al Governo per l'emanazione del testo unico della radiotelevisione, approvato dalla Camera dei deputati in un testo risultante dall'unificazione dei disegni di legge d'iniziativa dei deputati Mazzucca; Giulietti; Foti; Caparini; Butti ed altri; Pistone ed altri; Cento; Bolognesi ed altri; Caparini ed altri; Collè ed altri; Santori; Lusetti ed altri; Carra ed altri; Maccanico; Soda e Grignaffini; Pezzella ed altri; Rizzo ed altri; Grignaffini ed altri; Burani Procaccini; Fassino ed altri; e del disegno di legge di iniziativa governativa, modificato dal Senato e nuovamente modificato dalla Camera dei deputati.
(Seguito dell'esame e rinvio)


Riprende l'esame sospeso nella seduta di ieri.

Il senatore FALOMI (DS-U), prima che abbia inizio la discussione generale, chiede che, pur essendo stato fissato dalla Conferenza dei capigruppo il termine per la presentazione degli emendamenti al disegno di legge 2175-B per l'esame dell'Assemblea alle ore 19 di domani, la Commissione accolga la richiesta dei gruppi di opposizione di fissare un termine più ampio.

Il presidente GRILLO esprime perplessità sulla proposta avanzata dal senatore Falomi dato che la parte emendabile del provvedimento è relativa soltanto a due commi, uno dell'articolo 10, e uno dell'articolo 24. Non si giustificherebbe dunque un allungamento del termine oltre quello previsto per la presentazione degli emendamenti all'Assemblea. Propone pertanto di fissare il termine degli emendamenti alla stessa ora e nello stesso giorno di quello fissato per la presentazione degli emendamenti all'Assemblea.

Il senatore FALOMI (DS-U) chiede che la proposta del PRESIDENTE sia messa ai voti.

Verificata la presenza del numero legale, posta ai voti, la proposta del Presidente di fissare il termine degli emendamenti alle ore 19 di giovedì 20 novembre 2003 è approvata.

Il PRESIDENTE dichiara quindi aperta la discussione generale.

Il senatore VERALDI (Mar-DL-U), dopo aver riassunto i nodi cruciali individuati dalla relazione del presidente Grillo, dichiara la propria contrarietà ai contenuti della legge. Il disegno di legge in esame, infatti, non interviene correttamente su tematiche rilevanti ai fini dell'affermazione dei basilari principi democratici e della libera espressione del pensiero. Il disegno di legge disattende, inoltre, le indicazioni contenute nel messaggio del Presidente della Repubblica sul pluralismo nei media poiché nega la realizzazione di condizioni concorrenziali e cristallizza un assetto di mercato duopolistico, all'interno del quale è normalizzato il conflitto di interessi. Lo stesso provvedimento risulta altresì contrario alla più elementare normativa antitrust di livello comunitario in quanto innalza le barriere all'entrata nel settore radiotelevisivo, determinando ripercussioni distorsive anche sul futuro assetto del mercato del digitale. Meccanismi iniqui vengono poi introdotti per quanto riguarda il sistema di attribuzione delle frequenze digitali. Il disegno di legge si caratterizza quindi per il suo approccio involutivo e si configura, già da adesso, come una riforma mancata. Per quanto riguarda il futuro assetto della RAI, l'impostazione seguita si rivela antiquata e scorretta, in particolar modo con riferimento alla nomina ed alle funzioni del Consiglio di amministrazione. Un ulteriore elemento di inadeguatezza è costituito dal sistema integrato delle comunicazioni che non trova riscontro alcuno in ambito europeo. Il passaggio al digitale terrestre, auspicato dalle previsioni normative del disegno di legge, non si realizzerà comunque e continueranno le distorsioni conseguenti alla situazione di fatto, già dichiarata illegittima dalla Corte costituzionale, in quanto l'emittente televisiva Rete 4 occupa frequenze attribuite con una regolare procedura di gara ad un'altra emittente. Cita infine un intervento al Parlamento europeo del leader della Margherita, onorevole Francesco Rutelli, nel corso del quale sono state esplicitamente definiti i punti di contrasto del futuro assetto del sistema radiotelevisivo italiano con la normativa comunitaria. Conclude auspicando che il Parlamento italiano riesca comunque a giungere ad una legge democratica e liberale nell'interesse collettivo e non a difesa delle posizioni di chi ricopre ruoli istituzionali per tutelare interessi particolari.

Il senatore FALOMI (DS-U) osserva preliminarmente che molte delle leggi approvate in questa legislatura hanno comportato successive difficoltà applicative nonché problemi di carattere interpretativo. Il disegno di legge in esame sembra continuare in tale solco. L'assenza di un serio confronto e di una effettiva considerazione dei suggerimenti proposti dall'opposizione impediscono di porre in essere un provvedimento in grado di regolare adeguatamente il settore e di reggere il confronto con il tempo. Cita poi una recente sentenza della Corte di giustizia europea che, in data 9 settembre 2003, ha affermato il principio secondo il quale le Autorità garanti della concorrenza e del mercato svolgono, all'interno dei rispettivi Paesi, un ruolo di garanzia nei confronti dei comportamenti anticoncorrenziali anche nel caso in cui questi siano in qualche modo agevolati dalle leggi ivi vigenti. Ricorda inoltre che l'Autorità italiana garante della concorrenza e del mercato si è pronunciata chiaramente su taluni aspetti regolati dal disegno di legge. La stessa ha dichiarato infatti inadeguato il meccanismo di attribuzione delle frequenze che finisce con il perpetuare di fatto il duopolio radiotelevisivo anche nel settore del digitale. Ha poi considerato incerta la definizione di mercato rilevante sulla base del Sistema integrato delle comunicazioni (SIC), poiché se è vero che in futuro il processo di convergenza dei diversi mercati non consentirà di distinguere univocamente i media su cui viaggiano le informazioni, è pur vero che la completa fusione delle tecnologie di trasmissione, presupposto logico del SIC, è ancora lontana dalla sua effettiva realizzazione. Per quanto riguarda l'avvio del digitale, ritiene che il limite introdotto nell'uso delle risorse tecniche disponibili non sia sufficiente ad impedire il verificarsi di posizioni di mercato dominanti. Osserva a tale proposito che una difficoltà ulteriore sarà quella di riempire di contenuti i nuovi canali e ricorda, sul punto, che nel piano industriale della RAI quest'ultima non prevede di produrre nuovi specifici contenuti per la televisione digitale fino al 2006. Fa presente quindi che l'assenza di una soglia antitrust relativa agli operatori di rete finirà per condizionare inevitabilmente gli operatori di contenuti. Una questione di notevole rilevanza circa l'effettività della normativa che il Parlamento si appresta a varare è recentemente sorta a seguito della dichiarazione di incostituzionalità, relativa al decreto legislativo n. 198 del 2002 pronunziata dalla Corte costituzionale con la sentenza n. 303 del 2003. Tale sentenza incide infatti sulle previsioni degli articoli 5, 23 e 24 che costituiscono tre aspetti essenziali del provvedimento e risulta pertanto necessario porre in essere opportuni interventi correttivi al fine di dare certezza univoca alle statuizioni normative dello stesso disegno di legge.

Il senatore CHIRILLI (FI) interviene sulla questione relativa all'accresciuta tutela dei minori, introdotta dalla modifica apportata dalla Camera dei deputati al comma 3 dell'articolo 10 del disegno di legge. Il tema rientra, peraltro, fra le materie sulle quali il codice di autoregolamentazione televisivo si è recentemente pronunciato. Ritiene pertanto corretto che la maggior tutela venga apprestata ai minori, sia allorché questi risultino fruitori della pubblicità commerciale sia allorché risultino attori di spot pubblicitari. In tal senso la modifica apportata alla Camera dei deputati mira ad evitare il duplice sfruttamento dell'infanzia sia come strumento pubblicitario che come soggetto su cui la stessa pubblicità agisce.

Il senatore ZANDA (Mar-DL-U), data la sua conoscenza delle capacità del relatore, si dichiara deluso e stupito dalla relazione, svolta nella giornata di ieri, che prospetta quella proposta dal ministro Gasparri come una riforma di settore largamente innovativa, mentre non lo è affatto ed ignora l'importanza delle modifiche apportate al testo dalla Camera dei Deputati. Anche quest'ultimo aspetto tradisce una interpretazione superficiale degli effetti del provvedimento anche per le modifiche riferite ai minori. Ritiene peraltro che la modifica in questione abbia creato non poco imbarazzo al Governo che, sicuramente, cercherà di modificare la norma. Le due modifiche apportate dalla Camera rappresentano, inoltre, la dimostrazione lampante che una parte consistente della maggioranza non condivide la legge. Sul piano del metodo, ritiene poi che la materia trattata dal provvedimento sia una di quelle essenziali per il corretto svolgimento della vita democratica di un Paese e ciò avrebbe dovuto implicare un coinvolgimento dell'opposizione, attraverso l'accoglimento di alcuni suggerimenti da questa provenienti, che nell'intero iter del provvedimento non ha, invece, avuto luogo, tanto che i Gruppi di opposizione, per far sentire la loro voce, hanno dovuto ricorrere a tattiche ostruzionistiche. Si chiede quindi quale senso possa avere l'invito più volte rivolto ai Gruppi di minoranza dal Presidente del Senato e anche dal Presidente della Commissione ad una collaborazione civile con la maggioranza se, su ogni provvedimento - e questo è certamente un caso di rilievo - la maggioranza è barricata sulle sue posizioni e assolutamente sorda ad ogni invito alla riflessione. D'altra parte il Presidente del Consiglio ha dato per primo l'esempio di un metodo più generale di gestione positiva del potere quando, durante la campagna elettorale, si è rifiutato di dialogare con i leaders dell'opposizione negandone implicitamente la legittimazione. A questo riguardo, senza toni nostalgici, ritiene che importanti leaders di quella che viene comunemente definita "Prima Repubblica", con un metodo certamente più democratico, non avrebbero mai consentito di approvare, con il loro contributo, una legge così sfacciatamente favorevole agli interessi di un solo imprenditore. Chiede al Presidente, pertanto, se questo non debba essere oggetto di un'attenta riflessione. D'altronde il conflitto d'interessi non è un'invenzione dialettica dell'opposizione ma un problema reale del Paese per quello che ormai si va profilando, nel settore radiotelevisivo, non più come un duopolio ma piuttosto come un monopolio. Da questa legge, infatti, consegue un danno enorme alla competitività dell'intero Paese per il settore radiotelevisivo. La TV pubblica ha infatti drammaticamente abbassato la qualità del suo prodotto e non vi è dubbio che ormai, anche nei programmi in cui l'audience è più alta di quella dei canali di Mediaset, si vince solo con trasmissioni "al ribasso" sul piano della qualità. Appare quindi impensabile che questo possa essere un modo positivo per ridisegnare il sistema radiotelevisivo. C'è inoltre da chiedersi che cosa sarà sia delle emittenti pubbliche che di quelle private quando i canali di Murdoch, che hanno un prodotto eccellente, anche sotto il profilo editoriale, saranno più diffusi in una parte più ampia della popolazione. Per venire poi alla questione del passaggio al digitale sottolinea come il provvedimento, che fissa la data di tale passaggio al 2006, contenga una norma che sin d'ora si sa inapplicabile. Un passaggio a questa nuova tecnologia implica infatti almeno otto, nove anni a partire da questo momento. C'è inoltre da chiedersi a che cosa servano tanti canali se poi non esistono prodotti da trasmettere. La questione del servizio pubblico è un altro tema sul quale una riflessione non può essere taciuta. Il disegno di legge sta aggravando i limiti e i difetti della concessionaria pubblica e le sue norme rappresentano il peggior servizio che si possa fase ad un'azienda. Non si comprende, infatti, se non in una ottica di controllo politico, la proposta di aumentare il numero dei consiglieri del Consiglio di Amministrazione. Inoltre, riguardo al tema della privatizzazione è evidente che quote dell'uno per cento saranno acquistate non da imprenditori che cerchino investimenti remunerativi ma soltanto da coloro che hanno interessi politici legati all'acquisizione di tali quote. Non è inoltre dato sapere, sempre in relazione a questo tema, quale sia il valore attuale di mercato dell'azienda che si vuole privatizzare. Fino al 2000 il valore della RAI ammontava a circa 20.000 miliardi di lire: ritiene che il suo valore attuale sia dimezzato. Chiede pertanto quali dovrebbero essere i soggetti interessati all'investimento. Poiché è sicuro di sapere che una parte consistente dei membri della maggioranza è scontenta di questo provvedimento chiede quale sarà il momento in cui questa stessa maggioranza cesserà di fare regali al Presidente del Consiglio e se questa non sia una buona occasione per smettere da subito.

Il presidente GRILLO, relatore, ritiene opportuno sottolineare che gli effetti politici richiamati dal senatore Zanda sono purtroppo insiti nel sistema uninominale all'interno del quale i parlamentari sono certamente più vincolati nell'esprimere le loro opinioni. Ritiene tuttavia che, purtroppo, la direzione intrapresa non sia arrestabile dal momento che anche per le elezioni europee si propone la presentazione di una lista unica che lascerà ai soli responsabili organizzativi dei partiti la scelta delle candidature.

Il senatore MONTINO (DS-U) interviene per chiedere un rinvio della discussione generale a martedì prossimo dato che il suo gruppo ha un'importante riunione nel pomeriggio di oggi. Chiede quindi che la seduta già prevista per oggi pomeriggio non abbia più luogo.

Il presidente GRILLO dichiara di poter accogliere la proposta a condizione che la Commissione cominci i propri lavori a partire dalle ore 9,30 di martedì 25 novembre 2003 e a condizione che non vi siano richieste di sconvocazione della seduta della Commissione al Presidente del Senato dal momento che anche l'Assemblea è riunita per la discussione generale sul disegno di legge relativo all'ordinamento giudiziario.

Il senatore MONTINO (DS-U), a nome dei gruppi di opposizione, si impegna a far sì che la seduta di martedì mattina prosegua senza richieste di sconvocazione.

Il presidente GRILLO accoglie pertanto la richiesta del senatore Montino e fa presente che martedì 25 novembre 2003, a partire dalle ore 9,30, la Commissione sarà convocata per tutte le sedute utili per terminare in tempo l'esame del disegno di legge in titolo la cui calendarizzazione in Assemblea è prevista per mercoledì 26 novembre 2003. Invita quindi a proseguire la discussione generale.

La Commissione prende atto.

Il senatore MONTALBANO (DS-U) esprime il giudizio negativo della sua parte politica sulla mancata volontà della maggioranza di misurarsi con le proposte dell'opposizione su una materia rilevante come quella della riforma del servizio radiotelevisivo per il sistema democratico del Paese. In realtà, durante tutto l'iter del provvedimento, alla Camera dei deputati prima e al Senato poi, non vi sono stati che continui "bracci di ferro" di natura procedurale senza un reale dialogo sul merito. Il disegno di legge, inoltre, non è affatto innovativo e anzi lascia in piedi i capisaldi di una normativa che, per essere competitiva, avrebbe davvero avuto bisogno di una seria riforma. La sua parte politica, tuttavia, continuerà la propria battaglia per affermare il pluralismo dell'informazione, anche quando questa legge sarà approvata, perché la questione si riproporrà certamente in altre occasioni. Ritiene tuttavia doveroso sottolineare che mai come in questa circostanza sarebbe stata necessaria un'apertura al dialogo da parte di una maggioranza che invece è stata chiusa e sorda a qualunque suggerimento. Richiamando l'intervento svolto dal senatore Zanda, che dichiara di condividere totalmente, sottolinea quindi come l'ottica seguita dal provvedimento in esame sia stata di natura prevalentemente mercantile e come questa stessa ottica rischi di essere perdente una volta che si apra realmente il confronto con una televisione di qualità come quella di Sky TV. Insiste inoltre sulla necessità di dare una soluzione ragionevole al conflitto d'interessi perché questo problema sta facendo perdere competitività all'intero sistema e danneggia gravemente la televisione pubblica. Inutile tacere, per esempio, l'incremento enorme della raccolta pubblicitaria a favore delle reti Mediaset. Ecco perché la sua parte politica si misurerà in ogni modo tanto in Commissione quanto in Aula affinché questi danni non vengano prodotti all'ordinamento giuridico complessivo.

La senatrice DONATI (Verdi-U) dichiara innanzitutto di non condividere il giudizio espresso dal relatore sulla marginalità delle modifiche apportate dalla Camera dei deputati al provvedimento. La questione relativa alla presenza dei minori negli spot è infatti materia tutt'altro che marginale, è anzi piuttosto complessa da trattare. Vi sono interessi contrapposti che il legislatore ha l'obbligo di contemperare come quello di evitare uno sfruttamento del lavoro minorile e comunque rappresentare il mondo dell'infanzia e la realtà ad esso connessa anche attraverso il messaggio pubblicitario. La norma approvata dalla Camera dei deputati in questa materia è infatti piuttosto drastica e la composizione degli interessi contrapposti tutt'altro che semplice. Dichiara quindi di non condividere l'idea del senatore Chirilli di poter ricondurre tutto al codice di autoregolamentazione relativo ai minori. Dichiarandosi sicura che la norma sarà certamente modificata, perché assai imbarazzante per la maggioranza stessa, annuncia sin d'ora che presenterà emendamenti che tendano a modificare il testo approvato dalla Camera dei deputati estendendo innanzitutto la normativa in questione anche alla telepromozioni. Ritiene inoltre che i bambini, nel settore pubblicitario, debbano essere rappresentati soltanto con riferimento alle questioni relative al mondo dell'infanzia. Appare inoltre necessario ancorare in modo chiaro la materia al codice di autoregolamentazione. Annuncia infine la proposta che i bambini partecipino a titolo gratuito all'elaborazione dei messaggi pubblicitari perché questo scoraggerà i familiari dall'impiegare la presenza dei figli a fini di lucro. La secondo questione che ritiene necessario sottolineare è quella relativa al richiamo effettuato dal testo in esame al decreto legislativo n. 198 del 2002 dichiarato interamente incostituzionale dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 303 del 2003. A questo proposito ricorda che il suo Gruppo si era fortemente battuto contro il provvedimento proprio per il vulnus che esso rappresentava riguardo ai poteri degli enti territoriali. La questione sarà ovviamente oggetto di una pregiudiziale di costituzionalità che i gruppi di opposizione presenteranno all'Assemblea. Dichiara inoltre di non condividere quanto affermato dal Ministro circa l'irrilevanza del richiamo operato dal disegno di legge, dal momento che potranno essere utilizzate le norme contenute nel codice delle telecomunicazioni. Se ciò è vero non appare comprensibile il rifiuto a modificare i riferimenti normativi contenuti nel disegno di legge. Nella sostanza ritiene invece che il provvedimento richiamato dal Ministro non possa supplire in alcun modo alle norme dichiarate incostituzionali. Ultima questione che ritiene opportuno sottolineare è la gravità del provvedimento nella sua interezza: esso rappresenta uno stratagemma per mantenere, nel migliore dei casi, un duopolio, ma più probabilmente per affermare un monopolio. Introduce concetti inaccettabili perché impossibili da definire concretamente come quello di "sistema integrato delle comunicazioni" e rappresenta un colpo ulteriore al pluralismo dell'informazione che la Costituzione vorrebbe garantito. Infine, introduce norme su un passaggio al digitale che non solo saranno inapplicabili alla data fissata dal provvedimento ma saranno un modo ulteriore per assegnare, fuori dai principi di concorrenza e pluralismo stabiliti dalla Costituzione e ribaditi dalla Corte Costituzionale le frequenze radiotelevisive. Introduce poi una fittizia privatizzazione della società concessionaria pubblica che in realtà è una polverizzazione del capitale che renderà assai poco appetibile ogni investimento disinteressato politicamente.

Il seguito dell'esame è quindi rinviato.

SCONVOCAZIONE DELLA SEDUTA POMERIDIANA

Il PRESIDENTE avverte che la seduta pomeridiana già convocata per oggi, mercoledì 19 novembre alle ore 15, non avrà più luogo.

La Commissione prende atto.

La seduta termina alle ore 12,25.