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Teoria del prisma e del reticolo |
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Prisma o reticolo? ...questo è il dilemma |
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. Certamente l' astrofilo utilizza quello di cui dispone; diciamo per i più indecisi che esiste anche il "Grism", un dispositivo formato da un prisma ("Prism") su una delle cui facce è inciso un reticolo ("Grating"); è comunque alquanto costoso.
Il prisma
Il reticolo di diffrazioneLa teoria che sta alla base del funzionamento del reticolo è abbastanza semplice, per comprenderne il funzionamento è sufficiente avere una conoscenza scolastica di trigonometria e di ottica ondulatoria. Un reticolo genera sempre un numero dispari di spettri, questi sono detti ordine dello spettro. Più precisamente l' immagine generata dal reticolo con angolo di diffrazione uguale a zero è detta di ordine 0 e coincide con l' immagine della sorgente. Poi troviamo sempre, disposti simmetricamente rispetto all' asse normale del reticolo, gli spettri di ordine +1 e -1, +2 e -2, ecc.., generati da angoli di diffrazione via a via crescenti in valore assoluto.
I reticoli fondamentalmente sono di due tipi: quello a riflessione e quello a trasmissione. Diciamo subito che il reticolo a trasmissione non è utilizzato nelle applicazioni professionali o perlomeno in quelle amatoriali che richiedono una risoluzione "spinta" perché non può superare il numero di 1200 linee/mm. E' tuttavia molto maneggevole, poco costoso, disponibile in diverso formato, dalla "diapositiva", al foglio formato A4 e si presta bene per gli astrofili. Il suo svantaggio, a mio avviso, è che obbliga alla costruzione di strumenti lunghi ed ingombranti, dimensioni che si dimezzano nel reticolo a riflessione. Il reticolo a riflessione si colloca su tutt' altro livello e per questo motivo è quello che ha avuto maggior sviluppo ed applicazioni. Distiguiamo:
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L' inverso del numero di tratti per mm, è detto "costante
del reticolo" e, rappresenta la distanza tra due tratti. Viene
espressa in Å o in nm.
es. per un reticolo da 1200 tratti/mm, abbiamo che, 1mm = 1000 micron
= 10.000.000 di Å, pertanto 10.000.000 / 1200 = 8333 Å, che
costituisce la distanza tra due tratti del reticolo.
Due concetti fondamentali: la risoluzione
e la dispersione.
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R = Dl/l = k . N | ||
dove, k è l' ordine dello spettro e N il numero
totale di tratti. Esempio un reticolo quadrato di 55 mm di lato, con una densità di 1800 tratti/mm, avrà una risoluzione teorica di 86000 e potrà quindi risolvere due picchi, a 500nm, separati da 0,006 nm. |
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Db/Dl = K . n / cos b | ||
dove, n è il numero di tratti per mm. Mano a mano che saliamo di ordine negli spettri, aumenta da dispersione, ma diminuisce l' intensità dello spettro. Inoltre gli spettri di ordine superiore hanno tendenza a sovrapporsi parzialmente e quindi bisogna fare uso di filtri selettivi. |
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Le formule fondamentali necessarie per calcolare il dimensionamento dello spettroscopio sono:
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sen a + sen b = -k . l / m | ||
dove m è la costante del reticolo. Per progettare
la geometria di uno spettroscopio, conviene riportate questa formula
su foglio elettronico, studiando la variazione di b
in funzione di a. es. un reticolo da 1200 tratti/mm di larghezza 30 mm , con costante di reticolo= 0,000833 mm, con un angolo di 10 °, darà un raggio diffratto di 37.9° a 7876Å e 25.2° a 5000Å |
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R = lunghezza d' onda / (larghezza del reticolo x tratti/mm x ordine) | ||
es. con un reticolo da 1200 tratti/mm dalle dimensioni di 32 x 30 mm, la riga Ha ha una risoluzione di 6563Å / (32mm x 1200 r/mm x 1) = 0.20Å | ||
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seno b = 1/2 x lunghezza d' onda / costante e del reticolo | ||
es. per il reticolo di cui sopra, sen b
= 0,5 x 6563 Å / 8333 Å = 0,392, che corrisponde a 23°,19
per un reticolo a trasmissione, vale la formula seno b = lunghezza d' onda / costante del reticolo |
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disp.lin. = focale dello spettroscopio x ordine x 1 Å / ( costante del reticolo x cos b) | ||
es. il coseno di 23°,19 = 0.9192, per uno strumento
di 2000 mm di focale, abbiamo 2000 x 1 x 1Å /(8333 x 0,9192)
= 0,261 mm/Å, otteniamo così la dispersione lineare,
pari a 3,83 Å/mm. |
Schema autocollimante di Littrow
Lo schema è detto autocollimante in quanto una sola lente funge da collimatore e da focalizzatore. La condizione di autocollimazione si raggiunge quando l' angolo del raggio incidente è uguale a quello diffratto. E' una configurazione che si presta a facile costruzione.
Schema di Czerny-Turner
Ha la caratteristica di avere due specchi, uno per collimare l' altro
per mettere a fuoco. Tra gli schemi più diffusi, è compatto
ma di difficile messa a punto. La configurazione di Ebert è del
tutto analoga ma sfrutta un solo specchio in autocollimazione.