FEDERICO DI SVEVIA

 

 

Del Palazzo Imperiale o Palazzo dell’ Arena , chiamato così perché costruito nelle vicinanze dell’Arena  romana, si hanno notizie certe come residenza parmense dell’Imperatore Federico di Svevia, infatti l’Imperatore era solito soggiornare con la sua corte in vari 

centri padani e nel 1226. 

Il “ Chronicon Parmense” racconta che Federico fu a Parma.

Durante i suoi soggiorni a Parma , l’Imperatore e la sua corte trovavano ospitalità  presso le famiglie più importanti della città  a lui fedeli o  secondo un antico diritto feudale , trovare alloggio nel palazzo imperiale , costruito e mantenuto  a spese del Comune.

Del palazzo dell’Imperatore restano diversi documenti e resti di strutture edilizie come scrive il Parmeggiano:

 

“ Dell’antico edificio rimaneva, al tempo in cui il cardinale Odoardo Farnese ne fece la sua residenza chiamando il palazzo “Casino degli Eremitani”; l’ala settentrionale, nella quale ancora oggi sono evidenti le tracce dell’originaria linea architettonica, e l’ala ovest edificata dai Lalatta. (….)

 

Cercherò di formulare qualche ipotesi circa l’ampiezza che in origine 

poteva avere il Palazzo dell’Arena…..

Tuttavia dalla pianta della città di Parma rilevata e disegnata da Smeraldo Smeraldi, quando, erano già stati realizzati gli ampliamenti voluti dai Lalatta, possono desumersi alcuni  dati attendibili comparando la rappresentazione planimetrica della zona, risultante dalla predetta pianta di Parma, 

con la mappa attuale della stessa zona e 

utilizzando altri elementi tuttora esistenti e rilevati in luogo.

La comparazione di cui ho fatto cenno,….permette di accertare:

 

¤   che il limite est del corpo nord del palazzo dell’arena coincide con  l’attuale angolo formato dal corpo stesso con la cappella del convitto Nazionale “Maria Luigia”

 

¤  che dalla parte opposta  l’ala terminava dove ha inizio il corpo ovest,aggiunto in epoca posteriore, sia perché ancora oggi è ben visibile  una netta soluzione di continuità verticale tra le murature, sia perché nel testamento, il protonotatorio  apostolico Gabriele Lalatta assegnava al nipote Signor Antonio 

la “Camera novam et novita  dipictam cum quator signis pulcherrimis Veteri testamenti”,

 camera che si identifica con la sala che attualmente accoglie la biblioteca antica del Convitto

 

¤ che sempre l’ala nord del palazzo dell’Arena risulta formata da due parti ben distinte,……

con caratteristiche architettoniche diverse….

secondo la rappresentazione planimetrica eseguita dallo Smeraldi , il corpo perpendicolare all’ala nord, sembra completato,     sia ad est che a ovest e almeno al piano terreno , da due porticati su colonne.

Purtroppo di questo non è rimasta traccia alcuna. Forse  il sottosuolo dell’attuale cortile  d’onore  del Convitto, nasconde ancora elementi delle fondazioni di quest’ala e delle ali ovest e sud secondo 

la rappresentazione dello Smeraldi .

In ogni  caso il palazzo dell’Arena risultava essere imponente considerando i resti dell’ala nord, da ritenersi la parte principale, perchè sulla stessa si apriva l’ingresso,infatti misura 46,80 metri mentre il secondo corpo raggiunge la lunghezza grafica di circa 18 metri.”

Il palazzo doveva essere uno dei più belli della città e forse proprio al fatto della sua vicinanza nacquero i nomi di

  porta majestatis e di Borgo Regale.

                   Il palazzo  aveva una struttura complessa,

                 capace di ospitare la corte del principe itinerante, 

                  che era molto numerosa e orientaleggiante.

Federico, infatti quando si spostava  portava con sé bauli e scrigni 

per proteggere i suoi tesori, gli abiti di seta ricamati, armi e libri. 

Chi vedeva il corteo  federiciano rimaneva stupito come fu 

Salimbene nel 1237.

Gli oggetti saccheggiati dai Parmigiani nel campo della città di Vittoria possono dare un’idea dello sfarzo della corte dell’Imperatore e probabilmente  anche il palazzo rappresentava lo stesso sfarzo.

Della sua storia successiva sappiamo che  nel 1233 un podestà ne delimitò i confini con dei segnali di pietra e vi piantò degli alberi.

Nel 1238 Federico fece ampliare  e ricostruire il palazzo chiudendolo

e facendo costruire delle saldissime mura.  Fino al 1247 l’Imperatore continuò a mantenere sotto stretto controllo il palazzo assieme agli altri centri di potere:la torre del vescovo e tutte le torri della città. Ma in quello stesso anno, approfittando della lontananza dell’Imperatore,  i guelfi parmigiani riuscirono a ritornare a Parma e Gerardo da Correggio  (detto dei denti) occupò il palazzo e tutti gli altri simboli di potere cacciando anche le guardie imperiali.   Da quel momento molte casetorri furono distrutte, ma non il Palazzo in quanto divenne la sede generale del partito avverso all’Imperatore tanto  che Salimbene de  Adam riporta che Federico avesse detto in modo ironico “Ci amano molto  i parmigiani, dal momento che, pur avendo demolito molti edifici di quei cittadini  che hanno militato nella parte imperiale , non hanno ancora distrutto né la vostra torre (riferito a Gherardo del Canale) né il mio palazzo che ho nell’Arena.

In seguito alla sconfitta dell’Imperatore il palazzo fu abbandonato e iniziò la sua rovina; nel 1255 serviva  come cava di materiali da costruzione , addirittura  tra il 1316 e il 1325 gli statuti raccontano di come  l’Arena fosse usata come discarica  di immondizia ed 

animali morti.

Nel 1331 fu donato ai Cavalieri Teutonici e finalmente nel 1335 Simone da Correggio lo restaurò.    

Palazzo della'arena in Parma - ricostruzione di G. Parmeggiano-


 

LA FAMIGLIA LALATTA

 

Dopo essere passato in mano a diversi proprietari nel 1547 fu ereditato dai Lalatta. Il palazzo raggiunse il massimo splendore al tempo del protonotario apostolico Gabriele Lalatta e di suo nipote Antonio che fecero diventare il palazzo la loro dimora e lo ricostruirono e fecero affrescare la sala dei Giganti da Lattanzio Gambara (1572-1573)

  

 

 

 Prospetto Collegio Lalatta riguardante la Strada Maestra detta di 

San Michele - Alessandro Sanseverini sec XVII ex. - XIX in. -

 


 

 


 

LA FAMIGLIA FARNESE

 

Dopo il 1624 il palazzo passò ai Farnese in particolare al cardinale  Odoardo e Francesco Maria che trasformarono il palazzo abbattendo le ali ovest e sud e mutandolo in un luogo di riposo  alla periferia della città, facendo demolire le parti inutili e non ripristinabili

Durante questa trasformazione furono fortunatamente risparmiate la Sala dei Giganti e la Biblioteca Antica uniche testimonianze dei precedenti proprietari:i Lalatta.

 I Farnese costruirono  la parte sud, sistemarono il giardino e fecero costruire una fontana in marmo rosso.

Cambiarono anche il nome del palazzo che divenne

 “Casino degli Eremitani” per la vicinanza al convento omonimo.  

 


 

LA FAMIGLIA LALATTA

 

Il 14 aprile del 1652 i Lalatta tornarono in possesso del palazzo sino alla scomparsa della famiglia stessa  e in quel momento si verificarono le condizioni previste dal testamento di Antonio Lalatta: il 1° novembre  venne istituito il 1755 il Collegio Lalatta che accoglieva studenti poveri, il collegio si manteneva con le rendite del patrimonio dei Lalatta. Il palazzo  ora destinato a Collegio venne modificato per quell’uso ed  ampliato in vari momenti.

 

 

Il palazzo  ora destinato a Collegio venne modificato per quell’uso ed  ampliato in vari momenti.

 


 

   

MARIA LUIGIA

 

Fino al 1831 anno in cui per il volere di Maria Luigia   avviene la fusione con il collegio dei Nobili e diventa “Collegio Maria Luigia”.

Planimetria del Collegio Ducale " Maria Luigia " 1831

Legenda : 

a) Ingresso  b) Forno da pane  c) Refettorio  

d) Aule  e)  Salone dell'Accademia  

f) Con parte riservata all'orchestre  

g) Cappella grande  h) Cappella piccola  

i) Scuderia e locale accessorio  

l) Camera di San Filippo al piano terreno e camerata di Santa Maria con annessa scuola al primo piano  

m) Scala centrale ad andamento rettilineo che portava al piano primo nel quale si trovavano : l'infermeria, la sala da pranzo dei Padri e la camerata degli Angeli Custodi

 

 

 

E’ Maria Luigia  che ordina la costruzione  ex novo

dell’ala est, (l’attuale facciata principale), dell’ala sud e in parte 

dell’ala ovest (quella dell’orologio).

 

 

Planimetria del Collegio Ducale " Maria Luigia" 1848 


   

E il resto….. è storia di oggi, ora il parco e il palazzo sono la nostra scuola e da qui incominciamo a studiare il passato, il presente, il futuro. 

Per scoprire il percorso architettonico e la storia dell’edificio della nostra scuola anche le maestre e gli educatori hanno dovuto “studiare”, tornare un po’ sui banchi di scuola e con un po’ di pazienza ascoltare la parola scritta di persone che prima di noi avevano avuto la 

“curiosità di sapere e di conoscere”.

La storia del Palazzo è stata tratta liberamente da due articoli:

Sulla consistenza e caratteristiche architettoniche del Palazzo dell’Arena in Parma” di Parmeggiano e “Sulle tracce del Palazzo Imperiale” di Valenzano entrambi rintracciabili presso l’Archivio di Stato.  Le mappe sono state trovate all’Archivio di Stato dove con molta gentilezza ci hanno aiutato a cercare quello che volevamo.

Alcune mappe  vengono anche dall’Archivio del Convitto stesso e riguardano una causa  legale riguardo ai confini del Convitto.

E’ stato anche consultato il libro “Parma città storica” edito dalla Cassa di Risparmio, perché non è sempre facile orizzontarsi nella storia della nostra città così antica e veloce nel cambiare.