Avvenire Sabato 07 Ottobre 2000
citato Gregorio di Nissa

Rassegna stampa

Antichità. Il pensiero greco e le sue figure: un saggio di Longo

Quando Ippolito e Giasone odiavano Fedra e Medea

Un sapere mitico che rivela la sua attualità

Andrea Bisicchia

Esistono metodologie diverse per accostarsi all'universo dei Greci che vanno dalla storiografia, all'antropologia, all'etnografia, alla sociologia. Oddone Longo, ordinario di letteratura greca all'Università di Padova, ha scelto il metodo comparativo, utilizzando discipline e argomenti differenti, che vanno dal mito al teatro, dalla filosofia all'economia, dall'architettura all'urbanistica, per addentrarsi in argomenti come la caccia, la viticultura, che, solo apparentemente, possono non avere un rapporto con la cultura, ma che, grazie a studi recenti, sono diventati soggetti complementari. Il grecista, che ha insegnato anche storia del pensiero scientifico, ha raccolto venti saggi in un volume della Marsilio che spaziano da Euripide ad Aristofane, da Omero ad Epicuro, ma che si ramificano in una serie di argomenti che cercano di difendere l'universo greco da facili volgarizzazioni. I primi due capitoli sono dedicati a Ippolito> e a Giasone, dei quali egli ci dà dei ritratti, non dico assolutamente inediti, ma certamente particolari, dato che li vede come due nemici delle donne o, se vogliamo, di certe donne come Fedra e Medea. Per Ippolito, la donna va isolata da ogni cosa, anzi eliminata come strumento di riproduzione biologica, ma soprattutto distolta dalla comunicazione verbale, perché nella visione di Longo, l'Ippolito euripideo non è altro che una tragedia giocata sulla potenza della parola e sulle sue invincibili contraddizioni. In fondo, Fedra, divorata dalla passione che non vuol comunicare a nessuno, ma che farà conoscere solo alla nutrice, ha scelto il silenzio, cioè il non uso della parola, ma anche la segregazione dato che vive, in casa di Teseo, da reclusa. Quando decide di evadere, non sceglie la città, bensì i boschi, ovvero lo spazio dove si va a caccia, quello caro ad Artemide, che Ippolito contrappone allo spazio di Venere. Se Ippolito vuole sopprimere la comunicazione, Giasone sostiene che bisognerà fare a meno delle donne; anticipando certe considerazioni di Milton che nel Paradiso perduto fa chiedere ad Adamo perché mai Dio, nella sua infinita saggezza, abbia creato la donna. Longo approfitta di queste analogie per addentrarsi anche nel campo della patristica, individuando, negli scritti di Gregorio di Nissa e Giovanni Crisostomo, le fonti della creazione, una tantum, di un'umanità, di sesso maschile, da omologarsi alle schiere angeliche. L'argomento affascina Oddone Longo in modo tale da indurlo a ricercarne le fonti, non solo nella fantasia mitopoetica dei Greci: Erittonio, Efesto, le Erinni, Dioniso, ma anche nella filosofia, dato che Parmenide, Empedocle, Alemeone, gli atomisti affermavano come l'apporto del "seme" paterno sia da solo sufficiente per la creazione. Come è possibile intuire, l'autore del libro, ama muoversi su fonti diversificate che comportano anche la conoscenza di scienze come la biologia e l'economia, quando, per esempio, si addentra nello studio di Aristofane, le cui commedie sono portatrici di formulazioni, anche teoriche, di carattere economico, perché evidenziano la struttura di una società, non certo arcaica, ma di natura alquanto complessa, nella quale operano tendenze economiche spesso divergenti e contraddittorie. Insomma, Longo cerca di penetrare la straordinaria "multiversità" del pensiero greco attraverso una eterogeneità di studi che vogliono anche essere la riappropriazione, da parte della cultura contemporanea, di un patrimonio di saperi alquanto diversificato; convinto che la società attuale costituisce una storia unica ed inseparabile dalle sue origini.
Oddone Longo
L'universo dei Greci
Marsilio. Pagine 336. Lire 50.000

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