Corriere della sera - 17 gennaio 1999 - citato Origene

Rassegna stampa

Con gli stoici in difesa del destino

STOICI ANTICHI
Editore Rusconi, Pagine 1666, lire 85.000

Emanuele Severino

Una delle esperienze più alte dell'umanità. Capace di resistere a lungo al Cristianesimo, rimane ancora oggi un punto di riferimento inaggirabile, la filosofia stoica. Dopo i volumi degli scritti di Epitteto e di Seneca, Rusconi pubblica ora tutti i frammenti degli stoici antichi (secondo la raccolta di Hans von Arnim; a cura di Roberto Radice, testo greco a fronte). Zenone e Crisippo, i maestri. In questo grande universo spirituale campeggia la dottrina secondo cui tutto ciò che accad e è conforme al «destino» - al «fato». La si ritroverà nalla filosofia e nella scienza moderna (Spinoza, Schopenhauer, determinismo). È uno dei bersagli principali della cultura cristiana e, insieme, ma per motivi diversi, di quella contemporanea. In gioco è il senso della libertà dell'uomo. Gli avversari di questa dottrina l'hanno spesso trasformata in caricatura. Quante volte abbiamo sentito dire che «gli uomini non sono burattini nelle mani di un burattinaio»! Come se con questa melassa si avesse partita vinta sulla dottrina stoica e classica del fato! Già il grande Origene inveiva in modo improprio contro gli stoici: ma non vedete che siamo noi uomini a decidere, a scegliere, a volere questo invece di quest'altro; non vedete che mangi amo e ci muoviamo perché vogliamo mangiare e muoverci? O non siete piuttosto degli «spudorati» a negare tutto questo? Gli stoici vedono quel che vedono tutti gli altri. E non sono spudorati. Certo, i Greci muovono contro Troia perché vogliono vendicarsi del rapimento di Elena. Senza questa volontà sarebbero rimasti a casa. In questo senso non erano burattini. Ma da dove viene la loro volontà di far guerra a Troia? Con questa domanda gli stoici sollevano il problema della libertà e del fato a u n livello più alto. E rispondono che anche quella volontà dei Greci - come la tempesta che avrebbe distrutto la loro flotta al ritorno - è opera del destino. Non è così evidente, infatti, che le decisioni degli uomini siano libere, cioè che invece di esse si sarebbero potute realizzare le decisioni opposte. Kant lo sapeva molto bene. Sapeva che la libertà non è qualcosa che si possa «vedere», non è un fatto che si mostra nell'esperienza. L'uomo non è visibilmente libero: si decide di considerarlo tale. Ma, daccapo, a che cosa è dovuta questa decisione? Gli stoici pensavano che anch'essa è opera del fato; e che dunque chi decide così non conosce la verità.

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