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Fritillus, Dadi e Astragali nell'antica Roma
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Il gioco dei dadi nell'antica Roma, il Fritillus e gli Astragali
(dice tower, dice mill)

di F.Germanà

Nell'antichità i dadi erano parecchio diffusi. Tante persone giocavano a dadi, scommettendo spesso.
Sin dai quei tempi si sentì la necessità di trovare un modo che consentisse di giocare evitando che il lanciatore potesse in qualche maniera barare, oppure di trovare un modo per evitare di vedere i dadi disperderdersi da qualche parte, fuori dal controllo dei giocatori.
La risposta a questi e altri problemi fu trovata in un semplice strumento che oggi chiamiamo con i termini inglesi Dice Tower.
Nell'antica Roma, dove il gioco dei dadi (tesserae) era diffusissimo, questi strumenti erano chiamati Pyrgus o Fritillus, e ne sono stati ritrovati parecchi in ferro battuto, riccamente decorati. Probabilmente il termine più corretto da usare è proprio quest'ultimo Fritillus e non quello inglese, non fosse altro per la maggiore antichità dell'uso dell'oggetto e della parola che lo indica.
Lo strumento spesso di forma cilindrica era chiamato anche turricula (Mart. XIV, 16), o appunto pyrgus (Sidon., Epist., VIII, 12), era strutturato con rientranze parallele (gradus) all'interno, cosicché si producesse un rumore tintinnante quando il dado veniva lanciato (Mart. IV, 14; XIV, 1 ; Hor., Sat., II, 7, 17, che usa la forma greca phimus).

I motivi che spingono ad usare il fritillus anche oggi sono legati a ragioni di praticità: evitare di vedere rimbalzare i dadi per tutta la stanza, per poi finire sotto un mobile o, peggio, giù da un balcone; evitare che dadi di materiale particolarmente duro (pensate a dei dadi in ferro) possano graffiare irrimediabilmente un tavolo pregiato; per il gusto di usare uno strumento “antico”, molto romantico; per evitare che i dadi finiscano sulla mappa di qualche gioco da tavolo, spostando pedine e segnalini; ed anche, oggi come allora, per evitare che qualcuno possa in qualche maniera controllare il risultato del lancio con le mani.
I fritillus (dice towers) sono oggi prodotti da amatori o da artigiani prevalentemente per uso personale. Alcuni giocatori li realizzano in legno, oppure in cartone, altri usano i mattoncini delle costruzioni (ricordate i Lego?) per ottenere il risultato desiderato.
Alcuni, in vena di esagerare, costruiscono dei fritillus di dimensioni notevoli, molto curati nell'estetica, che possono riprodurre monumenti e torri realmente esistenti.

Il gioco dei dadi (o semplicemente alea, nome riferito a numerosi giochi di sorte) era una vera passione per i Romani, tutti giocavano, l'imperatore come gli schiavi: proprio tutti. Si giocava agli angoli delle strade, ai banchetti, alle terme, nelle locande, ed anche nelle camere da letto visto che il gioco dei dadi era spesso usato come piacevole preludio ad un rapporto sessuale. Non si trattava necessariamente di un gioco d'azzardo. Al contrario era opportuno evitare scommesse in denaro, poiché era proibito dalla legge. Solo durante i Saturnali (una sorta di “carnevale” romano festeggiato solo il 17 Dicembre, ma poi prolungato a 3 ed a 7 giorni) era ammesso giocare d'azzardo con i dadi.
Per i trasgerssori, tuttavia, la pena era tuttavia piuttosto mite, una multa pecuniaria pari a quattro volte la posta. I controlli erano modesti, e molti alberghi e locande avevano nel retrobottega una sorta di “bisca”.
Molti imperatori giocavano. Augusto una volta perse, giocando illegalmente a dadi, 20.000 sesterzi. Claudio scrisse un libro sui dadi, che purtroppo non ci è pervenuto.
Prima di tirare era consuetudine invocare una divinità, o una persona amata, affinchè portassero fortuna al lanciatore. Può essere interessante ricordare una scena della serie tv "Rome" in cui un gruppo di soldati gioca a dadi in un accampamento, mettendo in pratica tutti i più comuni rituali citati e, ovviamente, anche barando, visto che non usavano un fritillus.

Si giocava con dadi fatti di vario materiale: di argilla, di osso, di avorio, e di metallo, simili nell'aspetto ai tradizionali dadi a sei facce che utiliziamo ancora oggi. Si usava, come dicevamo, oltre il lancio con le mani anche il fritillus, simile ad un bussolotto. Plauto nel Curculio scrive: dopo aver mangiato e bevuto a sazietà, lui chiede i dadi e mi sfida a giocare. Io metto come posta il mantello; lui l'anello con sigillo e invoca il nome di una ragazza, Planesio. Il lancio ottiene quattro avvoltoi. Io prendo i dadi ed invoco la nutrice mia diletta Ercole, e mi esce il re!

Le regole del gioco dei dadi non ci sono pervenute. Sembra che si contassero i punti di tutti i dadi tirati in un sol colpo, e vincesse chi otteneva un totale più elevato. Diversa e diffusa era anche la variante in cui i giocatori usano le ossa (Tali, Astragali). Gli Astragali erano ossa di animali (si usava l'osso di congiunzione tra il tallone ed il polpaccio) o false ossa fabbricate con pietra, argilla, osso, avorio, o altro materiale. Essendo molto allungati e stretti, gli astragali non si potevano reggere ritti sulle due estremità; avevano perciò solo quatto facce utili: due erano piatte, una concava, una convessa e ognuna aveva un valore diverso. I tali potevano cadere su una delle quattro facce il cui valore poteva essere 1, 2, 3, e 6.
Il risultato a cui tutti aspiravano era il tiro di Venere (detto Venus, o Venereus), con i quattro dadi che presentavano valori diversi.
Il peggior tiro era quello del Cane (Canis), cioè quattro dadi tutti raffiguranti il valore 1.

E' consigliabile leggere almeno la prima parte dell'articolo sugli strumenti utili per generare numeri casuali presente su questo stesso sito >>

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