Alessandria ...
io vorrei ...
Vorrei essere
la tua strada vecchia del Midan
piena di risate e di lamenti di
"ualad" che rubano sogni e di "sidi"
che vendono fortuna.
Vorrei essere
il silenzio dei tuoi lamenti al Dehela
quando fra le dita strette in un pugno
volevo trattenere il mare
pieno di musica antica.
Nelle mie mani di bimba mi tremava l'illusione
di credere miei i castelli di sabbia
costruiti a Sidi Bishr.
Vorrei essere
le vecchie musharabie chiuse di Rue des Soeurs
con tende rattoppate
grigie di polvere e di affanni
per bimbi mai nati
ma piene di piante rosse in barattoli arrugginiti.
Vorrei essere
la ragazzina con il colletto bianco
e il grembiule nero
con grosse trecce sul seno acerbo
e nella tasca un piccolo cavallo
di zucchero bianco
che con ansia sempre nuova
toccavo per paura di sentirlo sciogliere.
Vorrei essere
la fallaha del "ne shuf el baht" di Agami
per leggere sulle mani sporche di salsedine
futuri sempre piů ricchi di niente.
Vorrei essere
quella ragazza che al porto ti lasciava
per sempre, Alessandria, credendo che in
un'altra terra poteva essere eterno
quel poco che avrebbe trovato di buono.