IL MISTERO DEL TEMPO COME DIMENSIONE INSCINDIBILE DELLO SPAZIO

A proposito del tempo come dimensione dello spazio, ho trovato su Internet ( http://mondodomani.org/dialegesthai/lz02.htm ) un commento agli scritti di Povel A. Florenskij un filosofo e teologo russo. Mi e' sembrato interessante perche' pure se lo scrittore pone il tempo come <<quarta>> dimensione dello spazio, essa ne e' dimensione inscindibile. Ne riporto alcuni stralci secondo me significativi e che aiutano a comprendere come il tempo sia effettivamente la maniera di conoscere lo spazio.
"Qualsiasi processo reale scorre nel tempo, e ha la sua durata nel tempo. Un oggetto di durata zero, di spessore nullo rispetto al tempo, in nessun modo puo' essere considerato parte della realta' . Tanto piu' che un oggetto di questo genere, oltre all'impossibilita' di essere effettivamente percepito nell'esperienza non potrebbe essere pensato, perche' i processi stessi del pensiero avvengono nel corso del tempo e hanno essi stessi una loro durata. Tempo e spazio non si possono separare, esiste una sola realta' spazio-temporale, la stessa esistenza avviene nel tempo: dire <<Esisti>> significa <<nel tempo>>.
Solo prendendo in considerazione la dimensione del tempo l'uomo e' capace di una visione integrale dello spazio. Perche' questo e' conoscibile solo quando vengono prese in cosiderazione tutte le singole tappe della sua linea temporale di sviluppo.
Un singolo momento strappato non ci mostra l'immagine intera di una realta' , per averla dovremmo elevare la nostra contemplazione , e cioe' contemplare una data realta' non solo nel suo hic et nunc ma organizzandone il suo tempo, facendo cioe' la sintesi della successione temporale di tutti i momenti di sviluppo. Cio' e' possibile se lo sguardo si eleva verso quell'immagine della realta' che come una indissolubile unita' atemporale, contiene in se tutte le fasi temporali della sua esistenza".
Penso che quello che Florenskij indica come "elevare la contemplazione, elevare lo sguardo", sia il nostro SALTO che permette di entrare nella dimensione superiore e osservare il fenomeno nella sua complessita'. L'uomo ha dovuto fare un "salto" per capire che la terra era sferica, attraverso "protesi" che lo hanno proiettato verso l'esterno, superando vecchie convenzioni. In un qualsiasi momento quindi, le convenzioni, le certezze, possono essere abbattute, un nuovo salto puo' portarci in un'altra dimensione sconosciuta e impensata.
Il testo offre anche una conclusione interessante in relazione all'esperienza che fa lo scrittore nello "osservare strati di suolo parzialmente nascosti sotto un tappeto di aghi di pino", questo suscita in Florenskij l'impressione che i tempi passati non sono mai irrevocabilmente fuggiti ma che dormono soltanto "come tanti strati uno sull'altro", e che in qualsiasi momento il tempo puo' svegliarsi e tornare vivo, "il passato non e' mai passato".
Strati che sono come LAYER, che permettono di disvelare uno spazio totale, che ci permettono di disvelare la linea temporale della nostra realta', dello spazio in cui siamo immersi. Una specie di "protesi" a ritroso, inversa, una sorta si ritorno verso il BIG BANG.
Giuseppe Mosetti

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