La
seduta di lunghissimo rappresenta un allenamento fondamentale per il maratoneta
perché
favorisce adattamenti fisici (adattamenti strutturali) e metabolici (efficacia
nell’utilizzo degli acidi grassi) specificiLa seduta di lunghissimo
rappresenta un allenamento fondamentale per il maratoneta perché favorisce
adattamenti fisici (adattamenti strutturali) e metabolici (efficacia
nell’utilizzo degli acidi grassi) specifici per affrontare nella miglior
condizione possibile la maratona. Un ulteriore positivo aspetto allenante del
lunghissimo si ha nel versante psicologico: correre molto a lungo, e quindi in
una situazione di crescente affaticamento fisico (che a volte è veramente
elevato), sviluppa specifiche capacità mentali a sopportare il disagio.
Molti podisti hanno il loro tallone d’Achille proprio sulla tenuta mentale
allo sforzo, visto che correre lentamente, com’è la regola tecnica del
“lunghissimo”, non è certo difficile. Quei corridori che avvertono
maggiormente difficoltà di ordine psicologico quando affrontano una corsa di
alcune ore, preferiscono svolgere questa seduta correndo in compagnia. Senza
dubbio correre assieme ad altri podisti dà l’impressione che il tempo passi
più in fretta, perché parlando ci si estranea dall’impegno fisico, che
inevitabilmente diventerà sempre maggiore con il passare dei chilometri.
I podisti che avvertono maggiormente la fatica mentale e la noia del percorrere
tanti chilometri, trovano sicuramente vantaggio dal combinare la seduta di
lunghissimo a manifestazioni podistiche organizzate. Corse di 25, 30 e più
chilometri rappresentano l’occasione di fare tanta strada in compagnia.
Bisogna però sapere resistere alla tentazione di correre troppi chilometri
rispetto a quelli programmati, e questo è il caso frequente quando si partecipa
ad una maratona. Succede che, infatti, quando si sono percorsi per esempio 35km,
si è tentati di completare la distanza anche correndo più piano per evitare di
sollecitare troppo le strutture portanti del corpo. E’ proprio su queste parti
del corpo che si possono ripercuotere gli effetti negativi dal percorrere più
chilometri rispetto a quelli programmati, soprattutto quando lo si fa correndo
più piano rispetto alla velocità tenuta per il resto della seduta.
Quando si corre più piano, specialmente se la differenza con il ritmo
precedente è marcata, la durata della fase di appoggio del piede si allunga, e
ciò determina una maggiore sollecitazione delle forze d’impatto, che non sono
più adeguatamente assorbite e disperse da una muscolatura non più tonica. I
muscoli stanchi dai tanti chilometri non riescono, infatti, ad assorbire le
sollecitazioni, che inevitabilmente si scaricano su tendini ed articolazioni, e
di conseguenza aumenta il rischio d’infortunio.
Quei podisti che invece non hanno problemi a sopportare mentalmente lo sforzo
derivante dal percorrere molti chilometri, dovrebbero correre l’ultimo
lunghissimo prima della maratona da soli, almeno nella parte conclusiva. Correre
da soli consente di percepire maggiormente eventuali punti di deboli, e di
conseguenza sviluppare quelle reazioni mentali al disagio specifiche per gestire
al meglio i momenti di difficoltà che nel finale di maratona potrebbero
presentarsi.
Quando avvertivo che nel percorrere molti chilometri non incontravo alcun
ostacolo, facevo di tutto per ricreare, in occasione dell’ultimo lunghissimo,
situazioni di difficoltà fisiche e mentali; affrontare la maratona con certezza
di saper gestire momenti difficili mi dava grande sicurezza. per affrontare
nella miglior condizione possibile la maratona. Un ulteriore positivo aspetto
allenante del lunghissimo si ha nel versante psicologico: correre molto a lungo,
e quindi in una situazione di crescente affaticamento fisico (che a volte è
veramente elevato), sviluppa specifiche capacità mentali a sopportare il
disagio.
Molti podisti hanno il loro tallone d’Achille proprio sulla tenuta mentale
allo sforzo, visto che correre lentamente, com’è la regola tecnica del
“lunghissimo”, non è certo difficile. Quei corridori che avvertono
maggiormente difficoltà di ordine psicologico quando affrontano una corsa di
alcune ore, preferiscono svolgere questa seduta correndo in compagnia. Senza
dubbio correre assieme ad altri podisti dà l’impressione che il tempo passi
più in fretta, perché parlando ci si estranea dall’impegno fisico, che
inevitabilmente diventerà sempre maggiore con il passare dei chilometri.
I podisti che avvertono maggiormente la fatica mentale e la noia del percorrere
tanti chilometri, trovano sicuramente vantaggio dal combinare la seduta di
lunghissimo a manifestazioni podistiche organizzate. Corse di 25, 30 e più
chilometri rappresentano l’occasione di fare tanta strada in compagnia.
Bisogna però sapere resistere alla tentazione di correre troppi chilometri
rispetto a quelli programmati, e questo è il caso frequente quando si partecipa
ad una maratona. Succede che, infatti, quando si sono percorsi per esempio 35km,
si è tentati di completare la distanza anche correndo più piano per evitare di
sollecitare troppo le strutture portanti del corpo. E’ proprio su queste parti
del corpo che si possono ripercuotere gli effetti negativi dal percorrere più
chilometri rispetto a quelli programmati, soprattutto quando lo si fa correndo
più piano rispetto alla velocità tenuta per il resto della seduta.
Quando si corre più piano, specialmente se la differenza con il ritmo
precedente è marcata, la durata della fase di appoggio del piede si allunga, e
ciò determina una maggiore sollecitazione delle forze d’impatto, che non sono
più adeguatamente assorbite e disperse da una muscolatura non più tonica. I
muscoli stanchi dai tanti chilometri non riescono, infatti, ad assorbire le
sollecitazioni, che inevitabilmente si scaricano su tendini ed articolazioni, e
di conseguenza aumenta il rischio d’infortunio.
Quei podisti che invece non hanno problemi a sopportare mentalmente lo sforzo
derivante dal percorrere molti chilometri, dovrebbero correre l’ultimo
lunghissimo prima della maratona da soli, almeno nella parte conclusiva. Correre
da soli consente di percepire maggiormente eventuali punti di deboli, e di
conseguenza sviluppare quelle reazioni mentali al disagio specifiche per gestire
al meglio i momenti di difficoltà che nel finale di maratona potrebbero
presentarsi.
Quando avvertivo che nel percorrere molti chilometri non incontravo alcun
ostacolo, facevo di tutto per ricreare, in occasione dell’ultimo lunghissimo,
situazioni di difficoltà fisiche e mentali; affrontare la maratona con certezza
di saper gestire momenti difficili mi dava grande sicurezza.