La
respirazione affannosa è un evento normale negli allenamenti di un podista,
anche nei corridori molto efficienti ed allenati, che sembrano non avvertire la
fatica dello sforzo che stanno sostenendo. Se si assiste da vicino ad una loro
competizione, come per esempio una corsa su strada, si coglie abbastanza bene il
rumore della respirazione affannosa.
Mi sono trovato spesso a pensare, durante gli allenamenti, a come dovrebbe
essere l’intensità della respirazione di un allenamento facile, visto che si
dice che per sostenere uno sforzo aerobico si deve poter dialogare mentre si
corre. Questo è ciò che ho riscontrato regolarmente nelle mie uscite, ma
correndo a questo livello di respirazione il ritmo di corsa era - ed è ancora
adesso - sempre un po’ troppo basso rispetto a quello che mi sento di poter
sostenere. Se avessi seguito le indicazioni che mi fornivano le gambe quando
correvo sciolto e fluido, avrei corso più velocemente, e quindi con un impegno
respiratorio più elevato rispetto ai dettami raccomandati. In pratica, ad una
respirazione definita agevole corrispondeva, e corrisponde anche adesso, un
ritmo di corsa troppo lento, e quindi poco stimolante dal punto di vista
cardiaco; mentre, se voglio sollecitare adeguatamente il lavoro del cuore, sento
di correre con una respirazione non proprio facile.
Quando aumento il ritmo oltre alla corsa lenta, andatura che in ogni caso non mi
permette di respirare agevolmente, comincio ad avere un aumento dell’atto e
della frequenza respiratoria. Si tratta di un evento da considerare fisiologico
perché i muscoli richiedono più ossigeno per sostenere uno sforzo maggiore. In
alcune sedute vado anche fortemente in affanno, specialmente quando corro vicino
alla velocità della soglia anaerobica; ciò è inevitabile, proprio perché a
questo livello d’impegno l’ossigeno che immetto con la respirazione (a bocca
aperta anche senza forzatura né quando inspiro né quando espiro) è
insufficiente per lo sforzo che sto sostenendo.
In allenamento, specie perché corro da solo e riesco facilmente a concentrarmi
su quanto sto facendo, porto molto spesso la mia attenzione alla respirazione;
mi reputo piuttosto sensibile a riconoscere l’andatura di corsa alla quale sto
correndo, ma mi piace anche verificare l’andatura di corsa che sto sostenendo
in relazione alla frequenza dei passi per ogni atto respiratorio.
Quando corro in scioltezza e senza impegno, faccio 4 passi per ogni respiro;
quando invece corro al ritmo corrispondente al fondo medio tengo una cadenza di
circa 3 passi per ogni respiro, e quando arrivo ai 2 passi per ogni respiro
significa che sto correndo ad un impegno che stimola la mia potenza aerobica.
Superando tale velocità la respirazione è veramente affannosa, ed il rapporto
è praticamente 1 a 1. Insomma, correre con una respirazione facile a me non
succede mai, e noto che non avviene neppure ai corridori amatori: quando pedalo
di fianco ai molti podisti che partecipano ai miei stages, la loro respirazione
è sostenuta anche quando stanno correndo ad un’andatura agevole.
E’ da considerare invece con particolare attenzione quando una seduta di corsa
lenta svolta in pianura causa una respirazione troppo affannosa. Tale
circostanza può indicare l’incapacità dell’organismo a prelevare
l’ossigeno dal sangue e a trasportarlo ai muscoli. Questo aspetto può
evidenziare uno stato di anemia: i muscoli, ricevendo poco ossigeno (vuoi per
una mancanza di ferro nell’emoglobina, vuoi per una carenza di globuli rossi),
lavorano in uno stato definito di ipossia (poco ossigeno).