Corso teorico-pratico di otto lezioni condotto da:
Gualtiero Gori, Alberto Montanari, Mauro Platani, Monica Sangiorgi
21.2.2001
Presentazione
Questo corso costituisce la tappa di un percorso di conoscenza e
valorizzazione della cultura tradizionale e della musica popolare romagnola iniziato molti
anni fa qui a Bellaria, dal Gruppo dellUva Grisa per ciò che riguarda soprattutto
la produzione di spettacoli e la riproposta musicale, e dal Laboratorio di documentazione
e ricerca sociale per ciò che riguarda gli aspetti scientifici e di documentazione.
In particolare il lavoro sulla danza ha assunto una sua
sistematicità dieci anni fa, nel 1991, con lavvio di una campagna di ricerca sulle
vecchie musiche e i vecchi balli in uso prima del ballo liscio e che sono risultate
praticate, pur in misure diverse, fino agli anni 50. La ricerca è stata curata da
Pino Gala di Firenze e da me ed ha riguardato tutte le provincie romagnole, la Romagna
Toscana. Il Montefeltro e la Repubblica di San Marino. Dal materiale raccolto si sono
selezionati i brani più significativi ed integri e si sono prodotti due CD editi a cura
dellAssociazione Taranta con il contributo del Comune di Bellaria Igea Marina e
della provincia di Forlì. Il progetto prevede, ancora, la pubblicazione di un libro con
la descrizione delle danze, la trascrizione delle musiche, e molte note sul vissuto delle
danze, ed infine una giornata di studi sul ballo romagnolo.
Ma in Romagna la ricerca e la riproposta di musica e danza popolare
hanno un altro importante caposaldo, imperniato nellesperienza del gruppo di musica
popolare La Carampana di Faenza, animata dal violinista Roberto Bucci, e da
alcuni cultori fra i quali vi sono nostri insegnanti: Mauro Platani, Alberto Montanari e
Monica Sangiorgi.
Queste realtà territoriali, che possiamo genericamente definire
meridionali e settentrionali, fino ad oggi hanno vissuto in ambiti separati, in tanti anni
il solo punto di congiunzione è semmai stata la festa della borgata che danza
che si tiene a Bellaria il terzo fine settimana di Maggio, una festa (su cui torneremo)
che raccoglie qualificati musicisti e ballerini popolari da tutta Italia. Ma a proposito di questa separatezza, da circa un
anno a questa parte sono successe alcune cose importanti, che hanno segnato
uninversione grazie a Mauro Platani, ne voglio ricordare due.
La prima riguarda il coinvolgimento di alcuni di noi ad un momento
di ricerca. Si trattava di ricostruire e documentare una quadriglia a San Mamante, poco
distante da Faenza. Mauro pensò (anche se per ragioni pratiche dato che per fare la
quadriglia occorrono un po di coppie di ballerini) di estendere linvito a
partecipare a quanta più gente e di diversa provenienza. Ritengo che egli avesse intuito
che questa occasione fruttuosa, e giusta da far condividere. Ricordo che invitare molta gente ad una situazione
di ricerca è insolito, perché il lavoro di ricerca si tende a proteggere, magari per
eccesso di zelo, per legittima tutela o solo per gelosia.
Il secondo
momento è successo alla fine della primavera scorsa ed ha riguardato
lorganizzazione, sempre da parte di Mauro, di un corso di danze etniche romagnole
che coinvolgesse insegnanti provenienti da più zone della Romagna. è stato il primo
corso concepito in quel modo. Ora avvalersi di più insegnanti, quando quelle stesse danze
avrebbe potuto insegnarle da solo, significa voler creare le migliori condizioni per un
apprendimento che esalti le differenze di stile, il rispetto delle varianti, una delle
questioni più importanti per chi si occupa di musica popolare, e lo vedremo.
Avvalersi di insegnanti da aree diverse costituisce il tentativo di
mettere in relazione persone, creare un circuito, legittimare e rendere complementari le
esperienze e le conoscenze di ciascuno, così difficile da noi che, in epoca di
globalizzazione, talvolta, spostarsi solo da Rimini e Cesena (o viceversa) sembra come
andare dallAdriatico al Tirreno.
Ed ancora, unire in un unico contesto i repertori di tutte le
vallate romagnole, significa dare concretezza al fatto la Romagna possiede un corpus di
balli locali estremamente vasto e differenziato, che ha una sua dignità ed ha forza
sufficiente farsi spazio ed ottenere riconoscimento nel mare esterofilo del folk nostrano
proteso ai consumi delle danze irlandesi, balcaniche, greche, ebraiche od occitane, ecc.
Lesperimento di Mauro è stato poi in parte ripreso
questautunno da Alberto Montanari e Monica Sangiorgi nellambito della Scuola
di musica popolare di Forlimpopoli, che con la danza potrebbe essere stimolata ad avviare
un discorso più specifico sulla musica tradizionale romagnola.
Questo suo tentativo è stato per me affascinante, tanto che ho
voluto subito cercare di sostenerlo e sospingerlo qui a Bellaria, quindi nel circuito
riminese.
Le danze che impareremo sono danze di cui i nostri insegnanti sono
stati osservatori, testimoni diretti, cioè le hanno apprese direttamente da informatori
anziani e non in altri corsi di danza. Come avrete modo di capire nei prossimi incontri,
per chi insegna o per chi fa riproposta di musica popolare, saper fare i conti con la
ricerca sul campo, costituisce per me un fatto ineludibile. Queste danze sono, per
lo più, a noi sconosciute, per cui le impareremo tutti per la prima volta. Potremo
continuare a praticarle nelle prossime feste che faremo perché cercheremo, nei limiti del
possibile, di farle rientrare nei repertori dellUva Grisa e, magari, della Carampana
che, in parte già le ripropone perché appartengono più direttamente allarea
settentrionale.
Infine, due parole sulla struttura del corso. Saranno otto incontri
consecutivi, i primi due, condotti da Mauro, gli altri da Alberto e da Monica. Io avrò il
compito di sostenere la cosiddetta parte teorica, per la quale chiederò ogni volta
mezzora di tempo e che si collocherà a metà della serata, dalle 21.45 alle 22.15. Ma
più che una parte teorica sarà uno spazio di riflessione abbastanza libero sui contenuti
della cultura e della musica popolare e sulla mia esperienza di ricerca e di operatore
culturale qui a Bellaria.
Gualtiero Gori