Audiovisivo a cura di Gualtiero Gori
post-produzione di Alessio Fattori (2002)
Le osterie, il vino, il cantare assieme, sono rimasti nella vita dei
marinai, fino agli anni 50, elementi indissolubili e sacrali. Valori
essenziali e punti di riferimento di una ritualità comunitaria alla quale
non era possibile sottrarsi.
La maggior parte dei pescatori bellariesi, a causa dei bassi fondali del
porto alla foce dell’Uso, ricoverava le proprie imbarcazioni in altri
porti, Cesenatico, Porto Garibaldi, Ravenna, Rimini. Gli equipaggi
vivevano tutto il tempo negli angusti spazi delle barche e tornavano a
casa solo ogni 2-3 settimane.
Il sabato sera e la domenica pomeriggio, i gruppi amicali, finalmente
ricostituiti, affollavano le tante osterie. Il consumo di vino era
copioso. I modi espressivi dei canti alternavano le voci soliste al coro,
che sottolineava gli incisi e permetteva a tutti di partecipare.
Il cantare, il bere, producevano l’effetto estatico di una perfetta
fusione fra i corpi, che ribadiva un “patto di attenzione” fra gli uomini,
di solidarietà e di amicizia.
Bellaria e Igea Marina, come ogni borgata marinara, erano punteggiate di
piccole osterie. Nel secondo dopoguerra, una dopo l’altra si sono tutte
spente. Tuttavia la voglia di cantare, pur nelle mutate condizioni, era
rimasta a molti; ma nei moderni ritrovi pubblici le esibizioni creavano
disagio e il permesso di cantare era spesso negato.
Don Guglielmo Talacci, conosciuto anche con l’appellativo di “Don
Miseria” per la continua propensione alla “cerca” di mezzi di
sostentamento fra i fedeli, era un grande appassionato di quei canti.
Così sollecitò l’intero gruppo degli anziani cantori pescatori a
partecipare alla festa di S. Antonio Abate che si teneva ogni anno nella
sua parrocchia di campagna, S. Margherita a Bellaria Monte.
Mentre il grosso della festa si svolgeva di pomeriggio all’aperto, dopo la
benedizione degli animali, lui era solito riservare ai pescatori,
all’interno alla Canonica. uno spazio intimo, vicino al camino; una zona
“franca” nella quale si ricreava spontaneamente l’atmosfera delle vecchie
osterie. Alle prime bevute partivano le cantate, una di seguito
all’altra, senza soluzione di continuità, mentre attorno si cucinava il
pesce da consumare assieme alla cena comunitaria che chiudeva la festa.
Le
immagini che seguono documentano alcuni di quei momenti, presi al volo
durante le edizioni 1988, 1990, 1991, le ultime che videro la presenza in
gruppo dei vecchi pescatori
Il video è prodotto dal Comune di Bellaria Igea
Marina - Assessorato alla Cultura
Laboratorio di documentazione e ricerca sociale
In ordine di apparizione: Don Giuseppe
Canini, parroco di Bellaria Mare, Don Guglielmo Talacci, Parroco di
Bellaria Monte, Bruno Zavatti detto Bilécia, Mario Venturelli, Vittorio
Lazzarini, Vittorio Quadrelli, Guidone Gori, Sauro Gori, Giuseppe
Lorenzini detto Pinèl, Nino Gori detto Maruga, Gustavo Gori detto Balena,
Carlo Della Chiesa, Guerrino Baldassarri detto Garséi, Ercole (Colino)Vasini
detto Gagliàon
Foto di Riccardo (Dino) Brizzi, Primarosa
Zuffa, Archivio Laboratorio di documentazione e ricerca sociale
Interviste di Pierpaolo Ancillotti, Daniela
Della Pasqua, Gualtiero Gori
Riprese video: Vittorio Della Torre,
Gualtiero Gori, Angela Leardini
Coordinamento lavori di ricerca:Gualtiero
Gori