Felice Campora Autore / Teatro





La conversazione non è un’impresa progettata per favorire un profitto estrinseco, una gara in cui il vincitore ottiene un premio e neppure un’attività di esegesi. E’ un’avventura intellettuale improvvisata.

Michael Oakeshott




 Alla fine del 2011 ho reso disponibile i testi di teatro contenuti nel volumetto Teatro popolare 1979-1985 già stampato in forma artigianale nel 2002, con bellissime illustrazioni di Saverio Brillante. Poiché la stampa del 2002 era in tutto e per tutto artigianale (dalla scrittura alla rilegatura) e il numero di copie è stato per forza di cose limitato, ho deciso di rendere di nuovo disponibile i miei testi di teatro in una forma più accessibile. Ho così utilizzato il sito ilmiolibro.it e ho preparato una copia che chiunque può ottenere con facilità; questa seconda edizione non contiene i disegni di Saverio ma solo i testi – è disponibile in rete con lo stesso titolo: Teatro popolare 1979-1985. Per avere più informazioni sul contenuto basta andare in fondo a questa stessa pagina, dove si parla del volume del 2002.

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Il 3 di Gennaio del 2008, all'interno della chiesa del Collegio nel quartiere Catocastro di Amantea, con i soliti Elvira, Alfonso e Mattia e poi con Silvia Lorelli lettrice, mia figlia Rosa che ha curato l'audio e Gerardo Vespucci ai tamburi abbiamo raccontato una nuova storia. Si è trattato di una storia tratta dal corpus dei famosi racconti di Re Artù e i Cavalieri della Tavola Rotonda.


gawain

L'opera è stata scritta alla fine del 1300 da un poeta rimasto senza nome. Sir Gawain and the Green Knight, in Italia conosciuta come Galvano e il Cavaliere Verde - noi però abbiamo mantenuto l'inglese Sir Gawain.
E' una storia molto conosciuta in tutti i paesi di origine anglosassone, rappresentata in tantissimi modi, dall'opera lirica alla parodia - in origine è un poema narrativo in inglese del medioevo ("Sithen the siege and the assault watz sesed at troye...").Abbiamo avuto una spada vera imitazione di Excalibur!, un'ascia medievale autocostruita, un bel faretto a lampada dicroica nel buio totale della chiesa, musiche mie da temi medievali con la chitarra, begli abiti da cavaliere. E' una storia delle feste di Natale, con una gran morale, per conoscerla basta girare in internet; il soprascritto ha curato l'adattamento.

 

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     Ecco il mio ottavo libretto, che contiene tre dei quattro racconti in forma di teatro, già rappresentati durante l'estate del 2007 sotto il titolo La Preda, di cui si parla più sotto. Questo libretto porta la data di Ottobre 2007 e racconta storie ambientate nei primi anni dell'Ottocento. La Lettera di Matteo è un ragazzo di quattordici anni condannato a vent'anni di prigione perché traduceva le lettere dei francesi ai briganti, Raffaele canta è l'ultima parte della vita di un liutaio e cantastorie condannato a morte perché incitava il popolo alla rivolta contro i francesi, Gaetano il tamburino narra la storia di un tamburino incarcerato per essersi messo al servizio di un brigante. Sono storie ispirate da processi celebrati a Cosenza in quegli anni, che, grazie ad una prima lettura del bellissimo libro di Raoul Guêze, Roberto Guarasci e Annarosa Rovella del 1990, ho poi letto in originale all'Archivio di Stato di Cosenza tra le sentenze dei tribunali militari francesi. È il mio terzo testo teatrale, dopo la raccolta Teatro popolare – 1979-1984 e I nemici della città (2006).

Questo libretto ha avuto uno speciale seguito, eccolo. Maria Paola Borsetta, oggi (2023) docente-bibliotecaria al Conservatorio di Musica di Cosenza, si è ritrovata a leggerlo pochi mesi dopo la pubblicazione ed ha trovato di suo speciale interesse la storia narrata in Raffaele canta. La dottoressa Borsetta ha poi partecipato come autrice, nel 2013, ad una mostra intitolata Il legno. Mostra sulla storia e la lavorazione del legno nella provincia di Cosenza, il cui sottotitolo recitava Dalle risorse naturali agli attrezzi di lavoro. Dagli strumenti musicali alle pipe alle opere del maestro d'ascia. Dalle fonti di archivio agli intarsi artistici; il suo contributo di ricerca è stato: Liutai e organari in provincia di Cosenza tra i secoli XVI e XIX attraverso i documenti di archivio. Ebbene, in una prima nota al testo (pubblicato in un bel libro formato grande, a colori, carta spessa e lucida) l'autrice ha inteso ringraziare "... le persone che nel corso degli anni mi hanno aiutata nelle ricerche archivistiche e nell'interpretazione dei documenti..." e tra queste persone figura proprio il mio nome. È stato bello per me vedere un mio lavoro citato in tale importante contesto poiché di solito sono i narratori che acquisiscono notizie dagli storici – questa volta è stato il contrario. La dott.ssa Borsetta ha poi, in una successiva nota, citato proprio questo libretto, avendo io utilizzato il particolare processo del 1806 in cui si menzionava appunto il liutaio Raffaele Fezza di Rogliano condannato a morte "... per aver tentato con delle canzoni... di disporre lo spirito del popolo alla rivolta." Bibliografia, fonti archivistiche, narrazione, teatro, libertà, rivolta, musica, strumenti musicali e legno, ricorrenze testuali e letterarie, storie della mia Calabria... il tutto in documenti scritti nel corso di lunghi anni: 1806, 1990, 2007, 2013 – una bella sequenza per me.



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 Il 28 febbraio del 2007 ho portato in scena tra le piazzette e i vicoli del centro storico di Amantea (Chianura, Rina, Chiazzetta) una versione teatrale di quattro dei Sette Racconti di Mistero, stampati nel novembre del 2004 (vedi oltre). I racconti scelti sono stati La memoria del fratello di Gianni Blissiano, La stupenda avventura di Luis Tenér di Felix Ardiente, La macchia di Gianluca Rivolta e Cinque di Giuseppe Bandolfi. Hanno lavorato con me Mattia la Torre, Alfonso Politano come voci narranti, Elvira Tonnara alla regia gestuale, Salvatore Pulice, Giovanni Lorello e Umberto Graziano nelle scenografie creative e Francesco Passarelli, Amedeo Fera e Gerardo Vespucci per le musiche. Il mistero è un tema inusuale per la piccola storia teatrale della mia città, ma il pubblico ha gradito la novità, la partecipazione è stata ben numerosa. E' stata calata una enorme tenda che faceva sparire il palazzo del governo in Luis Tenér, il tavolo e la mannaia di Cinque, il manoscritto de La memoria del fratello, il lenzuolo illuminato de La macchia, i momenti, ne La macchia, in cui il racconto proseguiva senza l'ausilio delle parole... sono stati elementi scenici e di genere/stile che hanno portato una grandissima novità nel teatro che uso fare. Non finirò mai di ringraziare chi ha condiviso con me questa esperienza, che spero continui.

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 Durante l'inverno del 2006 e del 2007 ho avuto modo di preparare un altro lavoro teatrale sull'Assedio di Amantea, che ha preso il titolo La Preda ed è stato presentato il 22 aprile 2007 nel centro storico di Amantea, esattamente davanti e dentro la chiesa del Collegio, nel vecchio quartiere di Catocastro. La Preda è composto di quattro episodi ambientati tra il 1806 e il 1815: La Lettera di Matteo, Raffaele canta, Gaetano il Tamburino, Il Soldato francese. I primi tre sono episodi storici estratti da archivi dei tribunali militari del periodo e traslati in forma di teatro-racconto; il quarto è la straordinaria visione che attraversa oltre trent'anni della vita di un soldato francese che si muove tra la Parigi rivoluzionaria, la sanguinosa Vandea, le Calabrie dei briganti e la Spagna della guerriglia ribelle. Ogni personaggio si ritrova ad inseguire una persona, un oggetto, un sogno... una preda, qualcosa che lo segnerà per tutta la vita. Le storie sono state raccontate da me e da Mattia la Torre, con le musiche di Francesco Passarelli e Gerardo Vespucci. Nel corso dell'inverno le quattro storie sono state narrate più volte, in forme e luoghi diversi. Il Soldato francese (scritto da Mattia) è diventato anche un cortometraggio di 16 minuti presentato a Cosenza alla rassegna di cortometraggi A Scuola di Corti.

 

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Durante la primavera del 2005 ho cominciato a darmi da fare per ricordare l'evento storico di storia moderna che ha più toccato la mia immaginazione, e di cui mi ero già interessato sia per generali studi storici (poi confluiti nelle varie edizioni di Guida di Amantea) sia per lo studio specificatamente letterario de Gli Amanteoti di Pasquale Furgiuele (vedi sotto): si tratta dell'assedio che la mia città subì nel gennaio e nei primi giorni di febbraio del 1807, evento noto nei libri di storia delle guerre napoleoniche nell'Italia meridionale come l'Assedio di Amantea. L'occasione era i duecento anni esatti trascorsi, una ricorrenza. Ho ritenuto che il miglior contenitore che potesse ospitare un evento di così vasta portata storica, emotiva, sociale e ancora di grande attualità per Amantea dovesse essere il teatro, il genere letterario in grado di contenere narrazione, viva voce, gestualità, musica e contatto vivo e diretto con i fruitori della storia che si racconta; completo e perfetto, modificabile, il cui testo può essere stampato, le cui musiche possono essere eseguite anche da sole e, soprattutto, una preparazione del lavoro non solitaria ma collettiva. E' nato così I Nemici della Città, una tragedia in tre atti, che ho portato in scena tra luglio e agosto del 2006 con Mattia la Torre, Mariangela Bruno e Luciano Gagliardi.

 

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Nel settembre del 2002 ho edito per conto mio e in un numero limitatissimo di copie (15, fatte a casa) le farse e le commedie in dialetto che scrissi nei primi anni Ottanta; il lavoro si chiama Teatro popolare 1979-1985. I testi sono in dialetto. In quegli anni in città si visse una bella e innovativa stagione teatrale, che ha lasciato buoni ricordi. Da un punto di vista letterario le commedie non devono essere granché, ma fanno ridere e sono ottime per il teatro locale. Il libro è inoltre illustrato da bellissimi disegni in bianco e nero e tavole a colori di alcuni personaggi e di molte scene, opere di Saverio Brillante. Credo che il testo abbia una certa importanza dal punto di vista linguistico; ci sono molti termini dialettali che in quegli anni Settanta erano già vecchi, desueti e che oggi sono decisamente fuori uso. Il volume contiene le farse Juvalu mùortu i fama e lli Frangesi alla Mantia, Juvalu chin'i guai e lli Sarracini alla Mantia, Juvalu si vo 'Nzurari; poi le commedie U Paisu d'i Ciùoti e Tutti Cuntìenti... menu unu! rispettivamente di due e tre atti, quindi la "moderna" Un mi chiamari i numu e infine A malarema i 'Ndonu u Marinaru, scritta da giovani compagni di scena di allora.

 


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Imperatori, magistrati e l'aristocrazia mondana che era sottentrata all'aristocrazia politica declinante avevano già ricevuto un'educazione letteraria; ma non si curavano di ravvivarla e di renderla intima, paghi che fosse stata a suo tempo compiuta: si compiacevano piuttosto, come faceva l'imperatore Tiberio, di sottigliezze erudite o, come Nerone, imperiale attore, della perfezione stilistica; e collocavano il gusto dell'elezione aristocratica nel riconoscere ed apprezzare la virtuosità della tecnica, che è il culmine di ogni interesse dilettantesco.

Mario Apollonio