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Leggi di seguito qualche stralcio dal Diario
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Premessa
Avevamo lasciato i nostri amici nel pieno di una delle loro periodiche baruffe. Era pieno autunno, come ricorderanno i lettori attenti, e l’improvviso annuncio del Savio, che aveva deciso di regalare alla moglie un breve viaggio per festeggiare una ricorrenza importante, aveva provocato malumori e rimostranze nella compagnia. Il Mago e il Cinico, ai quali il piagnucoloso Savio si era poco prima rivolto per chiedere aiuto nei suoi incombenti lavori, avevano giurato di farla pagare a quell’amico tanto lamentoso con loro e tanto generoso con la moglie.
Come siano andate poi le cose, non ha molta importanza; e comunque, in parte lo scopriremo nelle prossime settimane. In ogni caso, quel che è da sapere è che effettivamente, iniziato l’anno nuovo, i nostri amici non sono più sembrati quelli di un tempo. Forse per stanchezza, forse per una sorda voglia di reciproca vendetta, hanno lasciato che le braci del loro focolare tribale si raffreddassero, coperte da una cenere che non lasciava intuire l’esistenza neppure della più tenue fiammella di passione.
Si sono rivisti, naturalmente, e neppure troppo di rado. Ma le loro conversazioni fluttuavano su argomenti leggeri e disimpegnati, senza voglie e senza ardori. I lavori assorbivano più che nel recente passato, senza che questo significasse peraltro stabilità esistenziale e sicurezza economica, così che alla fatica si sommava spesso la frustrazione. Persino l’amato calcio vivacchiava in un cantuccio; le partite le vedevano ancora, anche se non con la bulimica frequenza del recente passato, ma in definitiva i loro ritrovi pallonari erano puri pretesti maschili per concedersi momenti di riposo alla fine di settimane sfiancanti.
Insomma, non ci sarebbe stato alcun motivo di tornare a occuparsi di loro, di raccontare giornate e serate che non avevano nulla di affascinante e che avrebbero di certo tediato i nostri lettori in cerca di suggestioni.
Le cose sarebbero andate avanti così per un pezzo, probabilmente, se a un certo punto gli eventi politici nazionali non fossero intervenuti a scuoterli, più nolenti che volenti, dalla loro atarassia. La caduta del governo e il rapido precipitare verso nuove e vicine elezioni politiche hanno finito per scuotere le loro coscienze. Dopo un primo periodo di fastidio, di cui vi daremo conto, i nostri si sono arresi al richiamo del dovere civile e a quegli istinti animali che in loro albergano. Istinti di animali sociali, naturalmente, che non potevano rimanere a lungo passivi spettatori di quel che stava accadendo.
Così, nelle loro menti e nei loro discorsi hanno cominciato a farsi largo pensieri meno futili e argomentazioni non dozzinali. In una parola, concetti e passioni che valeva la pena di comunicare al ristretto mondo degli amici che da due anni seguono le loro avventure.
Da questa voglia di ricominciare a comunicare nasce il “Diario elettorale”, che li vedrà di nuovo protagonisti...
(...) Questa è una storia di idee e di riflessioni, di patrimoni speculativi che vengono messi a disposizione di tutti. Non sarà la dialettica tra i tre amici a sviscerare i diversi argomenti, ma saranno le loro individuali elucubrazioni. Meno dialoghi, quindi, e più pensieri. Pensieri diversi, formulati ora dal Savio, ora dal Mago e ora dal Cinico, ciascuno chiamato a esprimere, spesso separatamente, le proprie considerazioni in base al carattere, alle inclinazioni, alla storia personale. Li ritroverete, come sempre: ma li vedrete interagire di meno tra loro, impegnati più che altro a proporvi individualmente degli spunti di riflessione.
Va da sé che, proprio per questo, stavolta il blog si presterà più del solito all’interazione con i lettori. Nessuno avrà la sensazione di entrare a piè pari in un canovaccio già definito, turbando la struttura del racconto. Opinioni e domande possono facilmente trovare cittadinanza, creando un terreno fertile in cui seminare tutti insieme...
Un’ultima avvertenza, prima di lasciare la parola alle tre anime dell’autore. Il “Diario elettorale” non sarà limitato alla fase di campagna, quasi fosse un banale strumento di propaganda che esaurisce il suo compito al momento dell’Armaggedon elettorale. Proseguirà sicuramente anche dopo il 13 aprile, nelle intenzioni almeno fino alla definizioni delle nuove cariche istituzionali e alla formazione del governo. Giusto per capire, davvero, come è andata a finire.

La caduta
(...) Quello che ricordava meglio il giorno della caduta, invece, era il Mago. Se lo ricordava bene perché aveva coinciso con il suo ultimo pronostico sbagliato, che sarebbe stato presto cancellato da una serie di profezie lungimiranti e azzeccate.
Il Mago stravaccava le sue giornate guardando film e compilando schede per la conduzione di cineforum per ragazzi, come si era impegnato a fare per conto del Savio. Quando si riposava da questa incombenza, si dedicava finalmente a letture di evasione o a scampoli dell’amato calcio, senza neppure metterci troppa passione. Era in un periodo di grande aridità creativa e stentava a trovare idee stimolanti da mettere sulla carta per raccontare se stesso o il mondo, così cercava di riposarsi e di tenere lontani gli affanni che avrebbe potuto dargli il prender coscienza della sua vena impoverita.
Albergando costantemente sul divano, il Mago aveva avuto modo di vedersi la diretta via satellite della seduta del Senato che aveva affossato la maggioranza ormai sfarinata. Lo aveva fatto distrattamente, seguendo un film per lavoro e guardando i senatori muovere la bocca come pesci in un acquario; poi aveva dato audio alla seduta, mentre si appuntava la traccia per il cineforum, ascoltando senza attenzione le ultime fasi del dibattito.
Come si diceva, lì aveva sbagliato il suo pronostico. Perché fino all’ultimo il Mago aveva covato la convinzione che quell’improbabile equilibrista che guidava il governo avrebbe cavato dal cilindro una soluzione salvifica: una manciata di voti venuti in soccorso da chissà dove, una contrattata uscita dall’aula della truppa casiniana, un’improvvisa serie di assenze tattiche e studiate nelle fila dell’opposizione poco vogliosa di dare la spallata risolutiva.
Si sbagliava. E aveva preso atto dell’esito della votazione con un malcelato disappunto, ma più da scommettitore malaccorto che da cittadino deluso.
Dopo quell’errore, però, il Mago si sarebbe ampiamente rifatto, prevedendo l’esatta evoluzione delle vicende politiche fino al punto in cui oggi ci troviamo. A cominciare dalla granitica certezza che la caduta si sarebbe trasformata nella fine della legislatura, per proseguire con la non lineare, ma da lui immaginata, formazione di nuovi soggetti politici e con il modificarsi della tradizionale rete di alleanze elettorali.
Sullo scioglimento delle Camere era stato subito categorico, non appena era capitato che gli altri gli chiedessero quante possibilità ci fossero di formare un nuovo governo. «Zero – aveva risposto con sicurezza – Questa crisi nasce dalla paura del referendum e dal terrore di una nuova legge elettorale. Terrore che in parte condivido. Ciò che conta, però, è che è perfettamente inutile chiedere tempo per varare una riforma elettorale: a parole tutti dicono che il sistema attuale è una schifezza, ma ciascuno vorrebbe modificarlo a proprio modo e gli interessi non coincidono. È un tema su cui si è già visto che le divisioni sono profonde e insormontabili, e quindi è inutile pensare che ci sia spazio per una dilazione. Scioglieranno le Camere nel giro di una settimana e si voterà a inizio primavera»(...)

Partita doppia
(...) Ha anche stabilito obiettivi precisi, il Mago. «Se i due partiti maggiori, sommati tra loro, stanno sotto il 70% non si può fare una legge in senso bipartitico, perché vuol dire escludere dalla politica un italiano su tre; il che, oltre che ingiusto, è anche potenzialmente pericoloso. Se arrivano attorno all’80% il destino è segnato, perché un italiano su cinque lo buttano nella spazzatura senza remore. Tutte le somme che stanno fra il 70 e l’80 per cento sono suscettibili di sviluppi, nel senso che poi la battaglia si sposterà nel nuovo parlamento, e magari tornerà in ballo il referendum per ora accantonato».
Il Mago capisce perfettamente perché i due grandi sfidanti sembrano disinteressarsi della partita per il governo del paese. Anche a lui interessa ben poco chi prenderà più voti. Quel che gli importa, è che i grandi partiti si fermino sotto quella fatidica quota 70...
(...) Il modello di riferimento del Savio è, a spanne, quello statunitense; cosa che al solo sentirla fa immediatamente rabbrividire il Mago e il Cinico. «Eppure il modello istituzionale ha una sua logica, e verrebbe contemperato, in Italia, dalla presenza di un numero maggiore di partiti  – si affanna a giustificarsi il Savio – Il governo, cioè l’amministrazione, viene eletto in modo diretto e fortemente maggioritario: si vota per coalizioni contrapposte, e quella che vince guida il paese per quattro o cinque anni, indipendentemente dalle maggioranze parlamentari. Perché la Camera, eletta non nello stesso momento, dovrebbe invece vedere rappresentati tutti i partiti, con i deputati eletti in base a un voto strettamente proporzionale, che garantisca a ciascuno la presenza in base al peso».
«Naturalmente – conclude il Savio – devono essere rigidamente regolamentate le diverse competenze. In sostanza, il governo amministra: fa la finanziaria (che non si vota in parlamento), sposta i carichi fiscali, apre e chiude i cordoni della Borsa, prende i provvedimenti d’urgenza, decide e opera sulla politica estera, e via con tutto quel che concerne per l’appunto l’amministrazione corrente e che ha effetti limitati nel tempo; alla fine del suo mandato si presenta agli elettori che lo confermano o lo bocciano. Il parlamento fa invece le leggi che hanno un’importanza durevole e che per loro natura richiedono un’ampia convergenza, una mediazione fra interessi diversi, un lavorio di rifinitura e ponderazione; perché non si può fare una riforma delle pensioni diversa a ogni cambio di maggioranza: le leggi che costringono i cittadini a progettare la propria esistenza nell’arco dei decenni successivi devono essere concordate e stabili».
Il vero cruccio del Savio, al momento, resta comunque l’impossibilità di esprimere il voto di preferenza. «Quale che sia il sistema istituzionale – fa notare continuamente – l’impossibilità di scegliere il proprio rappresentante è una carenza grave. Soprattutto rischia di essere un danno per i grandi partiti, che nelle loro liste vanno accrocchiando un po’ di tutto»(...)

Scherzi a parte
(...) Venerdì, nel tardo pomeriggio, il Mago è andato all’apertura della campagna elettorale della Sinistra Arcobaleno. Si è lasciato volentieri trascinare dalla Pasionaria, che aveva tanta voglia di spellarsi le mani per applaudire le appassionate e forbite disquisizioni del Fausto, come lo chiama lei confidenzialmente. Il Mago ha mantenuto un contegno più distaccato e meno entusiasta; tuttavia ha preso atto con soddisfazione che le sue idee trovavano piena cittadinanza nel programma declamato con trascinante logorrea dal candidato premier della Sinistra.
Se da un lato il Mago era perciò rinvigorito e rilassato, da un’altra parte era invece sempre più inquieto e perplesso. Sentiva da troppi giorni ripetere una frase che lo disturbava e che tanti, troppi, usavano con la più assoluta disinvoltura e sfrontatezza. Era quel pensiero che il Musico aveva già sintetizzato tempo fa ai nostri lettori, aggiungendo per di più di condividerlo con tanti amici: «Il Pd no, la Cosa Rossa neanche. L’astensione o l’annullamento della scheda sarebbero per me molto dolorosi»....
(...) «Ma scherziamo? – ha iniziato a indignarsi il Mago quando questo preambolo gli è divenuto sgradevolmente troppo familiare – Che dubbi deve avere un elettore che da sempre si considera, ed è, di sinistra? Il Pd non lo può votare, e su questo siamo d’accordo, perché sono loro stessi a definirsi “riformisti ma non di sinistra”, a chiamarsi fuori, a rinunciare a rappresentare le istanze di un popolo che ha un’identità precisa. Ma per quale balzano motivo questi elettori non dovrebbero votare la Sinistra? È ovvio che non possono votare diversamente! Eppure tantissimi escludono a priori questa possibilità, quasi come se fosse cosa scontata. Quale preclusione mentale hanno nei confronti dell’unico partito che è rimasto a rappresentare e difendere quelle idee e quei valori in cui si sono sempre riconosciuti?»...
(...) Confessate le sue vaghe perplessità, il Mago però si rianima subito e sfodera l’arma segreta, sventolando sotto il naso degli amici l’opuscolo delle “Cento azioni per cambiare l’Italia”, il compendio di programma della Sinistra Arcobaleno che condensa visioni strategiche e interventi concreti in un bignamino di agile lettura e facile presa.
«Se guardo al programma – si accalora il Mago agitando i fogli – ritrovo in pieno la mia identità. Provate a leggere le cento azioni: io condivido perlomeno l’80% delle soluzioni proposte: e non è affatto una percentuale da poco. Onestamente, ho provato a leggere i dodici cardini del programma del Pd, e il mio gradimento non supera il 20%, a volerlo quantificare. Senza contare che, soprattutto, faccio veramente fatica a capire che cosa propongono concretamente i veltroniani, con il loro parlare inutilmente pomposo e opportunamente sfuggente»...

Dies Irae
(...) Per nulla al mondo il Mago rinuncerebbe a seguire l’andamento dei risultati in compagnia dei suoi amici. In casa, con la formazione al completo degli inseparabili, mogli incluse. È un momento da condividere, ma è anche un forma di scaramanzia: quando il gruppo non si era ricomposto o, peggio, quando vi si erano aggiunti dei pur apparentemente fidati estranei, non solo gli esiti elettorali erano stati sconfortanti, ma la stessa vita del Mago era stata segnata, nei mesi seguenti, da eventi disastrosi, in cui quegli stessi ospiti improvvisati non avevano mancato di distinguersi pugnalandolo alla schiena.
Poi, per il Mago la giornata elettorale è uno di quegli eventi televisivi totalizzanti e passionali, da vivere senza distrazioni. Un po’ come i Mondiali di calcio o le Olimpiadi; solo, assai più breve nella durata e assai più decisiva per la vita reale...
(...) «Sono sbagliati» ha tuonato il Mago senza tentennamenti all’apparire dei dati dei primi exit-poll.
Gli altri, invece, li hanno accolti con un certo stupore e ne sono rimasti spiazzati. Si profilava un testa a testa tra coalizioni, un risultato del tutto sconfortante per il partito di Berlusconi, una buona performance del Pd, una sostanziale cancellazione della Sinistra dal panorama. Ma nessuno ha aperto bocca, e per una decina di minuti è regnato un silenzio innaturale.
«Parli così perché hai cazzato le previsioni» è sbottato a un certo punto il Cinico, come se il Mago avesse appena finito di parlare....
(...) Nel giro di pochi minuti, infatti, sono arrivate le proiezioni delle percentuali regione per regione, con l’attribuzione dei premi di maggioranza e, di conseguenza, un’ipotetica ma molto credibile ripartizione dei seggi senatoriali. Il Mago ha smesso di sorridere dei suoi pronostici e intorno a lui è calato il gelo.
Dopo un breve attimo di smarrimento, la Pasionaria ha iniziato a inveire contro la stupidità degli elettori di sinistra, appiattitisi invano sul voto veltroniano, inutile allo scopo di vincere ma utilissimo a cancellare la rappresentanza democratica di almeno un milione di italiani. L’Ingenua, lucciconi agli occhi e già piegata da una giornata piena di brutte notizie e nuovi affanni, è caduta in una profonda depressione, affranta dalla doppia sconfitta e dalla sua impotenza. Il Mago, deposti gli allegri e roboanti toni del pranzo, ha iniziato a sbiancare in volto vedendo la Sinistra assottigliarsi fino a scomparire. Il Savio ha smesso di fare calcoli, perché non serviva il bilancino del politologo per pesare un distacco tra le coalizioni che si misurava a occhio nudo.
Soltanto il Cinico e la Santa hanno ostinatamente seguitato a ostentare un invidiabile aplomb. Non hanno detto nulla, se non parole di circostanza che sottolineavano la prevedibilità dell’esito, date le premesse. Però se ne sono andati in cucina con la scusa di una merenda, tanto per dissimulare il loro reale stato d’animo....

Gli alieni
(...) Venerdì 25 aprile la squadra dei nostri amici, contro le previsioni e le intenzioni, si è ritrovata tutta radunata intorno alle tre del pomeriggio all’inizio di corso di Porta Venezia, pronta a incamminarsi lungo l’interminabile corteo che procedeva verso piazza Duomo...
(...) Il Mago, al contrario, si è immerso nel corteo, lasciandosi trasportare da quell’onda irregolare, che ora procedeva compatta, ora incalzava, ora si arrestava in una risacca che costringeva il suo gruppetto a inventarsi scarti e piccole avanzate in controtendenza. (...) Era rapito da quella festa di colori, dalle bandiere, dagli abiti vivaci, dalle musiche ora tonanti, ora flebili, ora gracchianti, emesse da colossali impianti issati su camioncini come da antidiluviani megafoni da assemblea. Adorava il sottofondo canoro della Pasionaria, che gli sfilava accanto esibendo tutto il repertorio vocale partigiano e rivoluzionario. E si godeva quel tepore, addirittura quel caldo a tratti eccessivo, in cui però si sentiva una brezza sbuffante: quel soffio di primavera capace di trasmettere il senso della rinascita nel ciclo della natura.
Ogni cinquanta metri, per giunta, il Mago e la Pasionaria dovevano arrestarsi richiamati da un cenno, da una voce o da uno sguardo. Continuavano infatti a incontrare gente conosciuta, e da tempo perduta lungo i percorsi della vita (...) Ogni volta erano baci e abbracci, veloci aggiornamenti sulle vite rispettive e promesse di rivedersi, chiusi da veloci scambi di indirizzi; e sempre si respirava la gioia sorpresa di essersi ritrovati, e, soprattutto, di essersi ritrovati proprio lì.
Il gruppetto doveva spesso fermarsi ad aspettarli, stupito che quei due, sempre chiusi in casa e avvoltolati nei loro sogni, fossero tanto conosciuti e popolari da incontrare amici a ogni cantone....
(...) il Mago perdeva ogni tanto contatto dal suo spezzone di corteo. Gli capitava di distrarsi a osservare gli altri, gli sconosciuti che gli sfilavano accanto. E lo sguardo si riempiva di una soddisfazione che lo rapiva e gli faceva perdere il contatto con la realtà. Ma non poteva fare a meno di fermarsi a guardare quelle donne e quegli uomini. Li trovava bellissimi; fisicamente bellissimi: tutti.
«Se il mondo fosse questo, se uscendo per strada si incontrassero sempre persone così, allora varrebbe davvero la pena di uscire più spesso di casa» pensava estasiato...
(...)  Il Savio lo aveva già notato altre volte, e in tante altre manifestazioni; ma si era accorto da anni che quella del 25 aprile era davvero l’occasione in cui ciascuno portava in piazza, liberamente, le proprie priorità, i sogni, le speranze. E si è pentito di aver domandato, poco prima, alla Pasionaria che cosa c’entrasse con la festa di Liberazione quell’anelito di giustizia dei popoli attualmente oppressi che lei aveva citato tra le motivazioni della sua presenza in piazza. Che sciocco era stato! Tutto c’entrava, col corteo del 25 aprile...
(...) Il Savio ha notato che i giovani erano tantissimi: di tutti i tipi e di tutti gli strati sociali. Molti più che altre volte, in questa o altre manifestazioni. Si è sorpreso a dare dell’imbecille al Cinico: «Altro che considerare il 25 aprile roba da vecchi, come facevamo ai nostri tempi. Qui è pieno di ragazzi, di gente fresca e vogliosa».(...) Oltre a essere colpito dalla quantità, il Savio era ammirato dalla qualità della partecipazione. Il corteo era sì un po’ sfilacciato, ma era festoso e coinvolgente, partecipe e vibrante.
«Ma dove cazzo era tutta questa gente, il 13 aprile?» si è domandato sconsolato il Savio, facendo due conti....
(...) «In effetti – ha confermato il Mago soddisfatto – colpisce la grande quantità di giovani e di personaggi fuori dagli schemi. Vedo molta più assonanza con il pubblico che ho incontrato al centro sociale quando siamo andati alla presentazione del libro di Naomi Klein, che con i vetusti militanti che avevamo accanto al comizio inaugurale di Bertinotti. Non parliamo, poi, della netta distinzione antropologica rispetto al pidino medio».
Un po’ tutti, a quel punto, si sono domandati se davvero fosse possibile che quel popolo avesse ormai imboccato vie tangenziali rispetto al percorso politico tradizionale. O se, addirittura, si sentisse totalmente alieno a confronto con la politica convenzionale dei partiti. Impegnato nei movimenti e nel volontariato, magari, ma rassegnato a non avere una rappresentanza in senso classico.
«In realtà credo che ci sia un po’ di tutto, al di là delle apparenze – ha trovato il coraggio di far notare l’Ingenua – Sarà poco significativo, ma se esaminiamo il campione rappresentato dai miei parenti qui presenti, abbracciamo un universo molto vasto. Ci sono nuovi adepti del Pd, molto convinti; sopravvivono i fedeli alla Sinistra bertinottiana; non mancano i delusi spinti verso l’astensionismo o il voto protestatario; ho persino incontrato ex leghisti rifluiti verso quella sinistra da cui anticamente provenivano, ma ancora in bilico tra appartenenze tanto diverse e contraddittorie. Credo che le scelte elettorali siano meno intuibili di quel che vi sembra giudicando dall’esterno»...
(...) Era un popolo unito; e non a caso quell’invocazione sul pueblo unido degli Inti Illimani era stata la colonna sonora più gettonata della manifestazione, insieme all’inno ufficiale dei partigiani. Forse era un popolo unito solo provvisoriamente, giusto per il tempo di una sfilata in piazza. Oppure, più probabilmente, era un popolo che qualcuno, operando ad arte, aveva fatto in modo si ritrovasse diviso di fronte alle urne, a dispetto della solidale appartenenza a una comunità istintiva....
(...)
«Hai ragione – si è confortato il Savio – Ed è per questo che il popolo di sinistra, dove parlo di sinistra in senso ampio al di là delle etichette posticce, al fondo lo percepirà sempre come un alieno. Al netto delle proposte politiche che può avanzare, delle idee che finge di professare, delle scelte di governo che farà, a disvelare la natura di Berlusconi basteranno sempre un gesto, un motto, una battuta: un invito a una precaria a sposare un milionario, un’esortazione alle donne a far le torte per i difensori della libertà impegnati ai seggi, un insulto inconcepibile rivolto a un politico straniero, un’irosa reazione con un giornalista, un goffo atteggiamento da pappagallo maschilista o una gaffe storica inconcepibile. Basterà tutto questo per riconfermare a decine di milioni di persone che quell’uomo, per quanto si sforzi e si travesta, resta odioso, lontano, incomprensibile. Resta, per l’appunto, totalmente alieno al loro modo di concepire l’esistenza».
Eppure tanti, fingendo di contrastarlo e di competere con lui, hanno contribuito a tentare di sdoganare questo alieno, di renderlo se non comprensibile almeno accettabile, di farlo considerare dal popolo della sinistra un leale avversario, una controparte rispettabile.
(...) «Credo che molti non abbiano la consapevolezza di quel che rappresenta il disegno di bipartitismo perfetto perseguito da Veltroni – ha minimizzato il Savio – Scambiano una parziale riduzione della rappresentanza democratica per un necessario pedaggio alla governabilità, alla capacità di prendere decisioni coerenti, alla semplificazione di uno scenario politico ieri davvero troppo intasato di partitini e bande rivali».
«Quanto a Berlusconi, però, credo che il discorso sia diverso – ha aggiunto ancora il Savio – E credo che sarà proprio il manifestarsi di questa destra per quello che è, e che è sempre stato, a far recuperare il senno al popolo di sinistra; perché quelli che avevamo accanto oggi erano di sinistra, non blandi riformisti o neomoderati, bastava ascoltarne le parole per capirlo e collocarli. Quando Berlusconi ricomincerà a far leggi per proteggere i più impresentabili o i più esposti della sua compagnia di giro, quando riprenderà a curare fattivamente i suoi personali interessi e quelli dei suoi complici e clienti, quando farà nuovamente precipitare l’Italia al rango di insignificante pedina sullo scacchiere politico-economico mondiale, quando porterà i suoi proclami a estrema conseguenza e alzerà la temperatura dello scontro razziale, civile e sociale, quando farà tutto questo (e inevitabilmente lo farà), allora il popolo di sinistra comincerà a risvegliarsi e a guardare la realtà con i propri occhi. E molti scopriranno di essersi lasciati incantare, di essersi fatti permeare da un pensiero alieno fino a ritrovarsi nella condizione degli esseri umani nell’Invasione degli ultracorpi: custodi fisici di un’essenza esistenziale che non è la loro.(...)

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Diario elettorale (28 febbraio-19 maggio 2008)