GIORDANO BRUNO
FINE DI UN ERETICO
 


La SENTENZA
8 febbraio 1600

...Invocato dunque il nome di Nostro Signore Gesù Christo et della sua gloriosissima Madre sempre vergine Maria, nella causa et cause predette al presente vertenti in questo Santo Offitio tra il reverendo Giulio Monterentii, dottore di leggi, procurator fiscale di detto Santo Offitio, da una parte, et te fra Giordano Bruno predetto, reo inquisito, processato, colpevole, impenitente, ostinato et pertinace ritrovato, dall'altra parte: per questa nostra difinitiva sententia, quale di conseglio et parere de' reverendi padri maestri di sacra theologia et dottori dell'una et l'altra legge, nostri consultori, proferimo in questi scritti, dicemo, pronuntiamo, sententiamo et dichiaramo te, fra Giordano Bruno predetto, essere heretico impenitente, pertinace [et ostinato], et perciò essere incorso in tutte le censure ecclesiastiche et pene [dalli sacri] Canoni, leggi et constitutioni, così generali come [particolari, a] tali heretici confessi, impenitenti, pertinaci et ostinati imposte; et come tale te degradiamo verbalmente et dechiaramo dover esser degradato, si come ordiniamo et comandiamo che sii attualmente degradato da tutti gl'ordini ecclesiastici maggiori et minori quali sei constituito, secondo l’ordine dei sacri Canoni; et dover essere scacciato, si come ti scacciamo, dal foro nostro ecclesiastico et dalla nostra santa et immaculata Chiesa, della cui misericordia ti sei reso indegno; et dover esser rilasciato alla Corte secolare, si come ti rilasciamo alla Corte di voi monsignor Governatore di Roma qui presente. per punirti delle debite pene, pregandolo però efficacemente che voglia mitigare il rigore delle leggi circa la pena della tua persona, che sia senza pericolo di morte o mutilatione di membro. Di più, condanniamo, riprobamo et prohibemo tutti gli sopra detti et altri tuoi libri et scritti come heretici et erronei et continenti molte heresie et errori, ordinando che tutti quelli che sin'hora si son havuti, et per l’ avenire verranno in mano del Santo Offitio siano publicamente guasti et abbrugiati nella piazza di san Pietro, avanti le scale, et come tali che siano posti nell’ Indice de libri prohibiti, si come ordiniamo che si facci. Et così dicemo, pronuntiamo, sententiamo, dechiaramo, degradiamo, commandiamo et ordiniamo, scacciamo et rilasciamo et preghiamo in questo et in ogni altro meglior modo et forma che di ragione potemo et dovemo.


L'ESECUZIONE
mercoledì 16 febbraio 1600

A hore due di notte fu intimato alla Compagnia che la mattina si dovea far giustitia di un impenitente; et però alle 6 hore di notte radunati li confortaori e cappellano in Sant'Orsola, et andati alla Carcere di Torre di Nona, entrati nella nostra cappella e fatte ìle solite orazioni, ci fu consegniato l'infrascritto a morte condennato, cioè: Giordano del quondam Giovanni Bruni, frate apostata da Nola di Regno, eretico impenitente. Il quale esortato da' nostri fratelli con ogni carità, e fatti chiamare due Padri di San Domenico, due del Gesù, due della Chiesa Nuova e uno di San Girolamo, i quali con ogni affetto et con molta dottrina mostrandoli l'error suo, finalmente stette sempre nella sua maledetta ostinatione, aggirandosi il cervello e l'intelletto con mille errori e vanità. E tanto perseverò nella sua ostinatione, che da ministri di giustitia fu condotto in Campo di Fiori, e quivi spogliato nudo e legato a un palo fu brusciato vivo, acconpagniato sempre dalla nostra Compagnia cantando le letanie, e li confortatori sino a l'ultimo punto confortandolo a lasciar la sua ostinatione, con la quale finalmente finì la sua misera et infelice vita.

 


Le sue Parole

Ho combattuto ed è tanto: ritenni di poter vincere... ma natura e sorte studio e sforzi repressero. Ma già è qualcosa esser sceso in lotta, poiché vedo che in mano al fato è la vittoria. Fu in me quanto era possibile e che nessun venturo secolo potrà negarmi: ciò che di proprio un vincitore poteva dare; non aver avuto timore della morte, non essersi sottomesso, fermo il viso, a nessuno che mi fosse simile; aver preferito morte, coraggiosa a vita posillanime.  (dal De monade)


Giordano Bruno, icona della libertà

Sono passati 400 anni dal rogo inquisitoriale che pose fine alla sua vita errante.
Sullo sfondo della sua condanna c'è il processo a Galileo e a tutti quei teologi e intellettuali che, in nome della libertà di ricerca, non rientrano nel pensiero unico della chiesa romana.
(Giuseppe Platone, Riforma, marzo 2000)

«Dove importa l'onore, l'utilità pubblica, la dignità e perfezione del proprio essere, la cura delle divine leggi e naturali, ivi non ti smuovi per terrori che minacciano morte».

Così Giordano Bruno nel suo Spaccio della bestia trionfante riassume la propria posizione che manterrà inalterata sino alla fine.
Sino al 17 febbraio del 1600 quando verrà bruciato sul rogo a Campo dei Fiori a Roma. 
La sua ultima fulminante perorazione, rivolta al notaio che gli leggeva la sentenza di morte, la dice lunga sul personaggio che alzatosi dall'inginocchiamento previsto per i condannati d'eresia dall'inquisizione gridò: «Forse tremate più voi nell'infliggermi questa sentenza che io nell'accoglierla».
L'anima inquieta di Giordano Bruno continua da allora a girare per l'Europa e anche a Torino, dove del resto soggiornò un paio di volte senza riuscire a trovare, neppure qui, una sede accademica in cui essere accolto e valorizzato. 
Più o meno era successo anche negli altri luoghi in cui visse, scrisse, litigò, insegnò e sbalordì con la sua memoria da Pico della Mirandola. 
Un memoria fotografica la sua, che fece di lui per alcuni momenti la massima espressione dell'uomo rinascimentale. 
Dal giorno in cui gettò la tonaca di domenicano alle ortiche, inizia per lui un periplo europeo che lo porterà a Chambery, Ginevra (e qui frequenterà gli esuli italiani calvinisti), Lione, Tolosa, Parigi, Londra, Oxford, e poi ancora Londra, Parigi, Magonza, Marburgo, Wittenberg, Praga, Tubinga, Remstedt, Francoforte, Zurigo, e poi ancora Francoforte e infine Venezia.
A Venezia, nel maggio del 1592, viene arrestato dalla Santa Inquisizione per delazione del nobile Mocenigo. Quest'ultimo voleva rubargli il segreto di tanta memoria, ovvero l'incredibile capacità del Bruno di leggere una prima e unica volta un libro e ricordarlo perfettamente a memoria. 
Non riuscendoci, il patrizio che lo ospitava lo scaricò al Sant'Uffizio che, trasferitolo a Roma, lo espose a torture e vari interrogatori per circa sette anni. E alla fine, come tanti altri, lo condurrà sul rogo per bruciarne per sempre la memoria. 
Ma quella damnatio maemoriae, per una sorta di transustanziazione all'incontrario, si è via via trasformata in un riscatto della memoria. 
Giordano Bruno non cessa di affascinare per il suo coraggio di indagare con passione l'intima essenza dell'universo, di Dio e quindi di ciascuno di noi.
Di questa attualità di Giordano Bruno abbiamo avuto chiaro esempio, l'11 febbraio a Torino, nel salone valdese dove, sotto gli auspici del Centro culturale «Arturo Pascal» di fronte a un folto pubblico, Giovanni Franzoni, l'ex
abate di San Paolo fuori le mura di Roma, ha ripercorso i caratteri salienti dell'eretico rinascimentale. E per una sorta di ironia del destino quel 17 febbraio è lo stesso in cui si accendono i falò nelle Valli per ricordare l'uscita dal ghetto. 
E Bruno, come i vaIdesi, diventa spesso icona della libertà.
Franzoni ha ripercorso la concezione bruniana dell'infinito dove non c'è più un centro ma soltanto un atrio in cui accedere per giungere alla stessa conoscenza dell'infinito. 
E Dio stesso è infinito, senza confini. 
Lo spazio è senza limiti, in esso abita una pluralità di mondi in cui vivono un infinità di essere dotati di anima. Bruno è il navigatore solitario di questa corrente naturalistico-cristiana dove Dio non si rivela solo nella Bibbia ma nella natura. 
Per queste e altre ragioni non fu mai realmente protestante. 
Era in sostanza un erasmiano, ma rispetto al maestro di Rotterdam molto più passionale, collerico, inquieto. 
I protestanti furono scandalizzati dalla condanna al rogo di Bruno. 
E questa morte cruenta finirà con l'indirizzare ancor di più il mondo cattolico in senso anticopernicano. 
Sullo sfondo di quel rogo c'è il processo a Galileo. Quest' ultimo è stato riabilitato dal papa, Bruno non ancora. Ma, come notava Franzoni, la Chiesa cattolica condanna oggi i roghi di ieri ma non riabilita le persone. 
I processi continuano: Boff, Kung, Schillebeeckx ce lo ricordano. Non si accende più lo zolfanello ma la repressione è sempre attiva nei confronti di chi non rientra nel pensiero unico della chiesa romana.
Nel dibattito, animato dal pastore Giorgio Bouchard, che è seguito alla brillante esposizione di Franzoni, si è notato che tra le categorie dei repressi c'è oggi anche quella degli insegnanti di religione nelle scuole di stato. Se divorziano o abortiscono o infrangono in qualche modo l'etica cattolica vengono licenziati in tronco. 
Assumere a simbolo la memoria di Bruno significa oggi divulgare nomi e fatti di chiunque, non solo ieri ma anche oggi, subisce repressione, emarginazione per il suo pensiero. 
In quest'ultima prospettiva è nata a Roma l'Associazione che intende organizzare e promuovere corsi, seminari, incontri, manifestazioni sulla libertà di pensiero e di ricerca. 
A presiedere il comitato scientifico della nuova associazione è stato chiamato il teologo valdese Paolo Ricca. 
Per saperne di più si può consultare anche il sito web.tiscalinet.it/cdfiori2000. 
I giudici dell'inquisizione misero a Giordano Bruno la mordacchia, il bavaglio affinché non potesse più parlare. 
Ma, come l'affollata serata torinese ha ampiamente dimostrato, anche se l'hanno bruciato vivo, egli parla ancora.


GIORDANO BRUNO:
 VATICANO, RAMMARICO PER ROGO

(ASCA, 17 febbraio 2000)


La Chiesa esprime «profondo rammarico» per il rogo di Giordano Bruno, definito «triste episodio della storia cristiana moderna». 
In una lettera inviata in occasione del Convegno «Giordano Bruno: oltre il mito e le opposte passioni. Una ricognizione storico-teologica», promosso a Napoli dalla facoltà teologica dell'Italia meridionale, il segretario di Stato vaticano, card. Angelo Sodano pur concedendo ai giudici del tempo l'attenuante del contesto storico e culturale nel quale si trovarono ad operare, ha ricordato che quelle procedure, dal punto di vista cristiano, risultano inaccettabili. «Il Concilio ci ha opportunamente ricordato che la verità - scrive il card. Sodano - non si impone che in forza della verità stessa. Essa va perciò testimoniata nell'assoluto rispetto della coscienza e della dignità di ciascuna persona». 
Il porporato ha ricordato come per l'anno Giubilare il papa abbia a più riprese invitato la Chiesa alla «purificazione della memoria» e a «riandare alle tante incoerenze che hanno segnato il comportamento dei suoi figli, gettando ombra sull'annuncio del Vangelo».  
In questo contesto va inquadrata anche la vicenda storica del filosofo nolano assunta talora «da alcune correnti culturali come spunto ed emblema di un'aspra critica nei confronti della Chiesa»,un atteggiamento questo che va superato». 
Secondo Sodano il cammino del pensiero di Bruno, così come accertato dagli studi storici, lo ha condotto «a scelte intellettuali che progressivamente si rivelarono, su alcuni punti decisivi, incompatibili con la dottrina cristiana. Spetta ad un'indagine ulteriormente approfondita - aggiunge - valutare l'effettiva portata della sua divaricazione dalla fede. Resta il fatto che i membri del Tribunale dell'Inquisizione lo processarono con i metodi di coazione allora comuni, pronunciando un verdetto che, in conformità al diritto dell'epoca, fu inevitabilmente foriero di una morte atroce. Non sta a noi esprimere giudizi sulla coscienza di quanti furono implicati in questa vicenda. Quanto emerge storicamente ci dà però motivo di ritenere - conclude il card. Sodano - che i giudici del pensatore fossero animati dal desiderio di servire la verità e promuovere il bene comune, facendo anche il possibile per salvargli la vita».


Roma, Campo dei Fiori, 17 febbraio 1600: 
un rogo che brucia ancora.

(Giorgio Bouchard, Riforma, marzo 2000)

L'Assemblea Teatro, ben nota nel nostro ambiente per il magistrale spettacolo Fuochi, ma attiva a largo raggio su tutta la scena teatrale e culturale, ci ha dato una memorabile «giornata di studio» dedicata al tema Il pensiero di Giordano Bruno (Torino, Galleria d'arte moderna, 15 febbraio). 
Egregiamente presieduta da Bruno Gambarotta, la giornata ha visto alternarsi alla tribuna numerosi studiosi ed esponenti del pensiero laico, cosa rarissima in questa Italia che sembra vivere in una sorta di perpetuo «11 febbraio dello spirito» (
per chi, beato lui, non lo sapesse, ricordiamo che l'11 febbraio 1929 venivano firmati i Patti Lateranensi), ma anche per chi, come me, vive in un costante clima da «17 febbraio», la giornata è stata salutare e stimolante. Campano di Nola, Giordano Bruno (1548-1600) diventa presto frate domenicano e studia a Napoli, in San Domenico Maggiore, ma la filosofia aristotelica in cui viene immerso non può soddisfarlo: perciò egli prende la via dell'esilio, e a Ginevra passa al protestantesimo; ma anche la dura ortodossia calvinista non è fatta per lui, e Bruno passerà l'epoca più felice della sua vita nel mondo anglicano di Elisabetta I: almeno lì l'aristotelismo conta ben poco e viceversa la cultura, la scienza, l'arte moderna premono alle porte. 
Ma dopo un relativamente sereno soggiorno nella Germania luterana (che anch'essa però lo considera come eretico) Bruno cadrà vittima dell'eterna tentazione di tutti i filosofi: fare la storia, e non soltanto interpretarla. 
Accetta perciò una chiamata a Venezia dall'uomo che lo tradirà (il Mocenigo): forse spera di diventare professore a Padova dove insegna Galilei (che però si tiene a debita distanza); soprattutto coltiva l'eterna speranza di tutti i novatori cattolici: che l'arrivo di un nuovo papa apra degli spazi inediti alle novità del pensiero e della prassi.
E invece sarà proprio sotto il nuovo papa che avrà luogo il lungo e terribile processo di Giordano Bruno. 
Per otto anni egli resiste agli interrogatori, alle proposte di compromesso (ritirarsi in convento): si troverà perfino di fronte il grande leader della Controriforma: il cardinal Bellarmino. 
Ma Bruno non è disposto a cedere: vuol vivere o morire con tutta la sua filosofia, con tutta la stia libertà. 
E morirà sul rogo, a Roma, in piazza Campo dei Fiori, il 17 febbraio 1600, rifiutando il crocifisso che i suoi aguzzini gli offrono mentre le fiamme già lo stanno bruciando. «Quel rogo arde ancora», ha detto giustamente Bruno Segre: ma a dire il vero, è da poco più di
un secolo che si è tornati a parlare ampiamente di Giordano Bruno (Anna Foa); prima, egli era un intellettuale sostanzialmente rifiutato da tutta l'Europa (Eugenio Co­sta) a motivo del suo panteismo: Bruno, certamente, non è un pensatore cristiano.
Forse non è il caso di seguire l'esempio di Bertrando Spaventa che in clima risorgimentale lo collocava nella scia di Prometeo e di Socrate (Enzo Baldini), ma è quasi certa la sua influenza sul poeta elisabettiano Marlowe (Gilberto Sacerdoti) e si possono riscontrare pure talune analogie con le opere successive di Shakespeare. 
Bruno, oltre che filosofo, è anche un notevole scrittore, liberamente ma profondamente radicato nella grande tradizione letteraria italiana: ce lo hanno dimostrato Giorgio Bàrberi Squarotti e Guido Davico Bonino. Aldo Busi ha concluso la giornata con un intervento piuttosto provocatorio, ma non si può non concordare con la stia lapidaria valutazione: l'italiano medio di oggi non è figlio del rogo di Giordano Bruno: è figlio dell'abiura di Galileo.
Poiché (cosa rara anche questa) per la giornata era stata espressamente richiesta una partecipazione evangelica, mi sono permesso alcune precisazioni. Come credenti nel Cristo crocifisso e risorto, noi non possiamo condividere il panteismo di Bruno, pur riconoscendo che una venatura panteista ha accompagnato per secoli il moderno pensiero cristiano. 
E anche se ci rechiamo spesso in «pellegrinaggio morale» a Campo dei Fiori, noi leggiamo con occhio affettuosamente critico la lapide che vi fu eretta più di un secolo fa:
«A Bruno/ il secolo da lui divinato/ qui,/ dove il rogo arse».
Il «secolo da lui divinato» doveva essere l'Ottocento, l'età del Progresso e del positivismo. Certo, quel secolo ha poi prodotto la prima guerra mondiale e tante illusioni; ma tuttavia, come ha detto il grande Hegel, la storia è storia di libertà: e di questo cammino di libertà, tortuoso ma inarrestabile, Giordano Bruno è sicuramente un martire.


                                                 «Peccato il rogo, ma non lo riabilito»

                      Il Papa chiede scusa per Giordano Bruno. Ma ne condanna la dottrina
                                                       (Il Messaggero, 18 febbraio 2000)

 Il «profondo rammarico» della Chiesa per il rogo che, 400 anni fa, arse vivo Giordano Bruno, è stato espresso ieri, a nome del Papa, dal cardinale Angelo Sodano in una lettera ad un convegno organizzato a Napoli.
Il filosofo non viene riabilitato perché il suo pensiero ritenuto «incompatibile» con la fede cristiana.
Non sono condannati i giudici ma le procedure dell’Inquisizione perché «la verità non può essere imposta con la forza».

 


 

Antidogmatico fino alla morte

(GABRIELLA MECUCCI, "l'Unità" 13 febbraio 2000)

Cardini: "Nessuna chiesa poteva tollerare una critica come la sua"
Non accettò mai compromessi. Fu considerato un nemico dell'ordine pubblico. Reo di lesa maestà contro Dio

Franco Cardini dalle colonne di "Avvenire" ha invitato tutti a compiere su Giordano Bruno "una meditazione seria e onesta", stando ben attenti a "non fame un mito" da scatenare contro il cattolicesimo.

Professore, accettiamo l'invito. Guardiamo pure a Bruno rifuggendo da mitizzazioni e propagandismi. Chi era e perché fu mandato al rogo.

"Il problema del rapporto fra la Chiesa e Giordano Bruno non può non essere storicizzato. Fra la fine del Cinquecento e gli inizi del Seicento tutta l'Europa vive un problema drammatico: il consolidamento delle riforme protestanti e di quella tridentina. Questo processo comporta l'irrobustimento del potere, delle istituzioni ecclesiali e la difesa rigida e accanita di tutte le ortodossie. Un personaggio complesso, sfaccettato come Giordano Bruno entra in rotta di collisione prima di tutto proprio con le ortodossie. Con quella cattolica, ma anche con quella calvinista, a cui si avvicina per poi allontanarsene piuttosto rapidamente. Sia le ricerche di Firpo che quelle più recenti di Michele Ciliberto e Anna Foa insistono sul carattere fortemente antidogmatico del pensiero di Bruno".
 

Può farmi qualche esempio?

"La lotta di Bruno contro il dogma della transustanziazione (la trasformazione, con la consacrazione durante la messa, del pane e del vino in corpo e sangue di Cristo) ebbe un fortissimo impatto che lo portò a scontrarsi con il cattolicesimo e non solo. Si trovò, infatti, malissimo anche nella Ginevra di Calvino che in tema di dogmatismo non aveva nulla da invidiare a nessuno. In Inghilterra le cose per lui andarono un po' meglio. Anche se fu accusato di spionaggio, di aver partecipato del complesso e tragico rapporto fra Elisabetta e Maria Stuarda. Il pensiero di Bruno si inseriva inoltre nel rinascimento magico. La parte più interessante della sua filosofia stava nella ripresa di temi che erano stati di Marsilio Ficino, di Erasmo da Rotterdam: un'idea di mondo concepito come un tutto, pervaso di uno spirito unitario. Questa impostazione è molto lontana dal Cristianesimo dell'epoca, da tutte le chiese: sia dalla cattolica sia dalle protestanti. E non bisogna dimenticare che Bruno difendeva le proprie convinzioni con straordinario vigore, senza scendere a compromessi, senza accettare mediazioni. Tutto ciò lo rendeva scomodo per chiunque".
 

Professore, lei sta descrivendo Bruno come un eroe del libero pensiero contro i dogmi e contro il potere..

"Fra l'Otto e il Novecento si è dato all'espressione libero pensiero un significato e un contenuto diversi da quelli che gli assegnava Bruno. Non credo che le varie logge o associazioni che portavano il nome del filosofo nolano fossero interessate più di tanto al panteismo neoplatonico. Detto questo, è vero che Giordano Bruno era assolutamente refrattario ad ogni e qualsiasi impostazione dogmatica. Era pensatore inquieto, complesso, affascinantissimo. Amante di una vita di ricerca, nomade da tutti i punti di vista".
 

Eppure Bruno è stato prima cattolico poi calvinista?

"E' difficile dire che Bruno è stato calvinista. Certamente si fermò nella Ginevra di Calvino. E' nato cattolico, ordinato domenicano. Non si può affermare che non sia mai stato cattolico. Eppure, l'indagine bruniana mira a colpire le basi di tutte le formulazioni dogmatiche, fondamento di tutte le Chiese. Questo fatto rende difficile parlare di lui come di un cristiano inserito nelle istituzioni ecclesiastiche. Forse si può definirlo tale dal punto di vista morale. La sua era la morale dell'amore universale, quindi, eticamente evangelica in senso etimologico. L'amore universale di Bruno però è un principio filosofico, non un principio umanitario".
 

Qual'è la ragione precisa sulla base della quale Bruno viene condannato al rogo?

"Fu condannato per eresia. All'epoca, in tutto il mondo cristiano, gli eretici erano trattati come nemici dell'ordine pubblico, equiparati a chi commette il crimine di lesa maestà, così come lo definiva il diritto romano. In questa fattispecie giuridica la pena è il rogo: il corpo infatti deve essere bruciato per evitare che al responsabile di crimini contro il capo supremo - a Roma era l'imperatore - vengano tributati onori. Si considerava l'eretico reo di lesa maestà contro Dio. Una volta che il tribunale inquisitoriale aveva condannato per eresia, le leggi laiche traevano le conclusioni e le istituzioni civili eseguivano la sentenza. Non dappertuto gli eretici venivano mandati al rogo".
 

Che cosa convinse l'Inquisizione del fatto che Bruno fosse un eretico?

"Le sue affermazioni sull'eternità del mondo, il non riconoscimento della validità dei dogmi e, quindi, dei sacramenti: il disprezzo, ad esempio, verso la transustanziazione e, quindi, verso l'eucarestia che considerava una pratica di bassa magia. Di nessuno come di Bruno si può dire che si sia cercato la condanna. Ha sostenuto, infatti, le sue posizioni con fermezza e con grande coraggio: negli ultimi istanti della sua vita fu imbavagliato per impedirgli di bestemmiare. Per bestemmia, naturalmente, non s'intende il "tirar moccoli", ma il negare, con vigore e durezza, la santità dei dogmi".
 

Anche i calvinisti e i luterani perseguitavano con la stessa durezza dei cattolici?

"Per la verità la bestia nera del calvinismo era la strega, la persona cioè accusata di fare un patto col diavolo. Per i cattolici e, in particolare per l'Inquisizione spagnola, invece, i peggiori nemici, erano gli eretici. A ben vedere i non conformisti, gli anticonformisti".
 

E i luterani?

"Presso i luterani vigeva innanzitutto la regola del "cuius regio eius religio", il cristiano si doveva insomma conformare al volere religioso del suo principe. Un delitto religioso, dunque, diventava un delitto civile. Il rogo in questo mondo era poco diffuso".
 

Come si uscì dal periodo drammatico delle guerre di religione?

"Fra la metà del Cinquecento e la metà del Seicento l'Europa fu dilaniata da violenze inaudite. Solo con la pace di Westfalia, al termine della terribile guerra dei trent'anni, e cioè nel 1648 si aprì un'epoca di tolleranza. Allora iniziò un mondo diverso. Prima, nel periodo di Giordano Bruno, però, la tolleranza era ben di là da venire. Il Cristianesimo d'allora era molto diverso da quello evangelico di oggi. Nel Cinquecento e nel Seicento il Vecchio Testamento, il libro dell'Apocalisse avevano un ruolo primario, che ai tempi nostri non hanno più. Saremmo antistorici - lo ripeto - se non inserissimo la lotta all'eresia e lo stesso processo a Giordano Bruno in quelle temperie religiose, politiche e culturali. La riflessione filosofica di Bruno, d'altro canto, si collocava fuori dal Cristianesimo storico, fuori da tutte le chiese cristiane dell'epoca. La tragica conclusione della sua vicenda umana era perciò inevitabile.


Altri articoli Giordano Bruno apparsi sulla stampa

Avvenire-18 FEBBRAIO 2000
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    di GIORGIO AGNISOLA
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  • Giordano Bruno, ora il Papa chiede perdono
  • Profondo rammarico "per quel rogo e per tutti gli analoghi casi".
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  • Brunomania siamo figli di quel rogo
  • di ALDO MASULLO
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  • INTERVISTA AL CARDINALE POUPARD, CHE GUIDA IL CONSIGLIO PONTIFICIO
    di MARIA ANTONIETTA GUIDA
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  • Il macigno di Giordano Bruno
  • A 400 anni dal rogo, un ritratto che intende distinguere l'errore del filosofo dall'ingiustizia della sua morte
    Accusato, come Galileo, non ritrattò. E fu ucciso. Ma Vangelo e pena capitale non si conciliano più
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  • Il giudizio dei gesuiti, oggi. Tra ripensamenti e conferme
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  • Il 17 febbraio 1600 il frate domenicano veniva messo a morte per eresia. Purtroppo né prima né ultima vittima dell'intolleranza
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    Il Corriere della Sera-16 FEBBRAIO 2000
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  • Da oggi un convegno a Roma per ricordare il pensatore "eretico" a quattrocento anni dal rogo. Intervista con Anacleto Verrecchia
    "Tra le sue disgrazie postume, gli storici revisionisti. Per fargli giustizia, leggiamo ciò che scrisse". "Lo si ricorda più come una vittima dell'Inquisizione che non come uno dei più grandi geni dello storia. Eppure, Galileo e Keplero saccheggiarono le sue opere"
    di ENZO MARZO
    Gazzetta di Parma-15 FEBBRAIO 2000
  • Pagine intrise di eroici furori
  • Un uomo e un religioso di grande complessità e altissimo pensiero, che figura tra i più tragici personaggi della storia europea
    di GIUSEPPE MARCHETTI
    Gazzetta di Parma-15 FEBBRAIO 2000
  • Il libero pnsiero bruciato sul rogo
  • Giordano Bruno a 400 anni dalla condanna a morte
    Sosteneva che esistessero miliardi di sistemi solari. Per le sue idee rivoluzionarie venne scomunicato da cattolici, calvinisti, luterani e Chiesa d'Inghilterra
    di DAVID FIESOLI
    Il Sole 24 Ore-13 FEBBRAIO 2000
  • Giordano Bruno, bruciato vivo il 17 febbraio 1600 per aver sostenuto che l'uomo non è al centro del cosmo
  • Agli inquisitori rispose: "Muoio martire e volentieri. Con quel fumo la mia anima se ne andrà in Paradiso"
    di ARMANDO MASSARENTI
    Il Sole 24 Ore-13 FEBBRAIO 2000
  • Al rogo il libero pensiero
  • Proclamò l'universo infinito, la pluralità dei mondi e la vita cosmica
    di TULLIO GREGORY
    Il Giorno-5 FEBBRAIO 2000
  • Giordano Bruno e la nuova Inquisizione
  • di ALESSANDRO MAGGIOLINI
    Avvenire-4 FEBBRAIO 2000
  • Poupard: sul rogo di Bruno il rammarico della Chiesa
  • di PAOLA SPRINGHETTI
    Il Corriere della Sera-4 FEBBRAIO 2000
  • MEA CULPA
  • Poupard: sì, con Giordano Bruno la Chiesa sbagliò
    Dopo le anticipazioni, arriva il pronunciamento ufficiale del cardinale francese. Con un discorso autorizzato dal Papa
    "Il suo pensiero era anticristiano, ma il rogo non è conforme al Vangelo"
    di LUIGI ACCATTOLI
    La Repubblica-2 FEBBRAIO 2000
  • Un risoluto materialista
  • Lo scomunicarono luterani, calvinisti e cattolici
    di JEAN MARC LEVY-LEBLOND
    La Repubblica-2 FEBBRAIO 2000
  • Giordano Bruno processo per libero pensiero
  • "Denuncio, per obbligo della mia coscienza e per ordine del mio confessore di averlo sentito dire che è bestemmia grande di dire che il pane diventa carne e che nessuna religione gli piace..."
    di SERGIO FRAU
    Avvenire-3 FEBBRAIO 2000
  • Cottier: mea culpa sì, ma senza riabilitazione
  • di ROBERTO BERETTA
    Avvenire-3 FEBBRAIO 2000
  • Galasso: e ora riconoscete la sua buona fede
  • di ROBERTO BERETTA
    Il Mattino-3 FEBBRAIO 2000
  • UNA BIOGRAFIA DI SAVERIO RICCI
  • Bruno, indagine sulla modernità di un grande eretico
    di GIUSEPPE GALASSO
    Il Messaggero-3 FEBBRAIO 2000
  • "Nessun mea culpa su Giordano Bruno"
  • Quattro secoli fa bruciò sul rogo. Oggi è considerato lo spartiacque fra il cattolicesimo e la modernità. Per molti la Chiesa dovrebbe pentirsi.
    Ma il cardinal Poupard, pur condannando il supplizio, non "assolve" il pensatore: "Non si demolisce la fede in nome della ragione"
    di editoriale
    Avvenire-11 FEBBRAIO 2000
  • Bruno, attenti al mito
  • Quattro secoli dopo il rogo: non torniamo a farne un "santo laico"
    Arso il 17 febbraio del 1600, qualcuno cerca di farne di nuovo un cavallo di battaglia contro la Chiesa
    Va onorato per come morì e per l'acume filosofico. Ma molte sue idee non si conciliano con la fede
    di FRANCO CARDINI
    Il Corriere della Sera-21 GENNAIO 2000
  • L'impenitenza sul rogo
  • Quattrocento anni fa veniva bruciato il filosofo di Nola. Un saggio spiega perché non volle sottomettersi all'intolleranza religiosa del suo tempo
    "Fecero di tutto per salvarlo. Ma era troppo orgoglioso per abiurare"
    di ADRIANO PROSPERI
    La Stampa-28 GENNAIO 2000
  • PENTIMENTO DEI GESUITI, 4 SECOLI DOPO
  • di DOMENICO DEL RIO
    Il Corriere della Sera-21 GENNAIO 2000
  • L'impenitenza sul rogo
  • Quattrocento anni fa veniva bruciato il filosofo di Nola. Un saggio spiega perché non volle sottomettersi all'intolleranza religiosa del suo tempo
    "Fecero di tutto per salvarlo. Ma era troppo orgoglioso per abiurare"
    di ADRIANO PROSPERI
    Avvenire-15 GENNAIO 2000
  • BRUNO, ROGO DA SPEGNERE?
  • Tra i cattolici si fa spazio l'idea di un "mea culpa" sul filosofo
    L'ultimo atto è un intervento di Civiltà Cattolica che ha chiesto di pentirsi per quella ingiustizia. Prosperi: "Sarebbe una svolta importante"
    In precedenza il vescovo Nonis aveva detto che quella esecuzione fu "un uso a dir poco arbitrario se non dissonante col Vangelo del principio di autorità"
    di editoriale
    La Stampa-16 GENNAIO 2000
  • L'ANNO SANTO DI BRUNO
  • PENTIMENTO DEI GESUITI, 4 SECOLI DOPO
    di DOMENICO DEL RIO