Il Patrono di Maddaloni : San Michele Arcangelo

All' altitudine di 427 metri sul livello del mare, dagli estremi pendii della collina di S. Michele, propaggine decentrata della catena del Tifata, appare il santuario di San Michele Arcangelo, uno dei luoghi più suggestivi della città di Maddaloni. Le prime notizie riguardanti questo luogo sono di carattere leggendario, mentre storicamente l’eremo risale con certezza al periodo longobardo anche se le notizie al riguardo sono alquanto scarne; certamente era esistente nell’anno 1113, perché menzionato nella Bolla redatta dall’arcivescovo Sennete, metropolita della città di Capua. L’arcivescovo delinea la nuova diocesi di Caserta e ne enumera le chiese nei diversi luoghi e, relativamente a Maddaloni, ne conta ben venticinque, tra le quali menziona Ecelesiam S. Angeli de monte. Da ciò si deduce che si tratta di un luogo già esistente ed affermato da tempo. De Sivo scrive che prima del 1820 la struttura della chiesa era la metà più piccola e sicuramente era stata già più volte rifatta. Il pavimento era in mattoni, l’organo si trovava sulla porta e alla cappella si accedeva da un atrio coperto. Attualmente la chiesa si presenta non molto grande, ad una sola navata con l’altare al centro del presbiterio e con sopra la nicchia contenente la statua del Santo. La statua dell’Arcangelo, in legno, forse risalente alla seconda metà dei XVI sec., secondo quanto De Sivo dice, nel 1859 fu rifatta più bella e più ricca, mutandone alcune parti e spendendo più che ‘ducati duecento”. In tale occasione furono apportate molte dorature, mentre qualche anno prima, precisamente nel 1837, per voto dei cittadini contro l’epidemia della peste, furono eseguiti il cimiero, le ali, la lancia, la bilancia, l’usbergo ed i calzari in argento.

Diversi anni fa la statua lignea di S. Michele fu rubata e spogliata dei suoi indumenti e dei suoi oggetti da ignoti, che poi l'abbandonarono in condizioni pietose nelle campagne circostanti Maddaloni. Dopo qualche tempo, su incarico dei rappresentanti dei cittadini, fu affidata ad esperti artigiani che la restaurarono,  riportandola al suo antico splendore: oggi appare ancora più bella di prima. I maddalonesi sono molto legati al loro patrono e, per rendersene conto, basta visitare il santuario e notare gli oggetti consegnati a S. Michele in segno di riconoscimento per qualche grazia ricevuta.

Al santuario si arriva  percorrendo due diverse strade, una pedemontana,che passa davanti alla chiesa di S. Benedetto e l’altra rotabile che va per i ponti detti della Valle.

L'otto Maggio è la festa dell'apparizione di S. Michele e fin dall'alba si preparano i mortaretti, mentre tarallai e salsicciai espongono i loro prodotti, al suono della banda comunale e ai rintocchi della campana della chiesetta. A mezzogiorno la statua del Santo è presa a braccia e portata fuori dal santuario, mentre, una gran folla di fedeli partecipa al rito. La statua è condotta in processione tra le bancarelle, in un misto di sacro e di profano, di moderno e antico. Il corteo procede solenne, mentre S. Michele, come un milite medioevale, armato di lancia, sottomette il diavolo e dispensa giustizia con l'altra mano. Il crepitio dei mortaretti risuona sulla campagna felice e su Maddaloni e i pellegrini arrivati sul monte, dopo aver partecipato ai vari riti religiosi, pranzano all’aperto ed in passato, come ricordano gli anziani, tutto culminava con balli e canti.

L’altro giorno dedicato ai festeggiamenti dell’Arcangelo è il 29 settembre. Quest’ultimo è il giorno della festa patronale: la statua del Santo dall’eremo viene portata in città, nella Basilica minore del Corpus Domini. Da questo momento in poi si intrecciano la festa religiosa e quella civile, infatti, la piazza Umberto I ed il Corso I Ottobre sono illuminati e adornati da festoni, da luci colorate. Il Comitato della festa porta in processione il Santo per le strade cittadine tra la folla e il richiamo dei torronai e, a sera inoltrata, brillano i fuochi pirotecnici. Oggi il santuario è dedicato anche alla Beata Vergine Maria, da quando il 23 maggio del 1992, il Papa Giovanni Paolo II, durante una visita pastorale nella città di Caserta, benedisse la statua, che poi fu collocata sul monte.

La casa di cura San Michele di Maddaloni, una delle realtà più importanti del Mezzogiorno d’Italia nel campo della sanità, conosciuta in tutta la penisola per la presenza nel suo organico di Chirurghi di fama internazionale, è dedicata al Santo Patrono proprio perché i proprietari, come tutti i loro concittadini, sono molto devoti a lui.  

La leggenda narra:“Un capraio mandò un giorno il figlio a pascolare le capre sul monte che sovrasta Maddaloni. Arrivato in cima il ragazzo fu attratto da una scena curiosa, un uomo delicato e di aspetto giovanile andava raccogliendo delle pietre e le trasportava sin sulla vetta. Accortosi del ragazzo, lo sconosciuto gli chiese aiuto, ma il pastorello si scusò dicendo che temeva di distrarsi e perdere qualche capra. Ritornato a casa raccontò tutto al padre che, insolitamente, nella prospettiva di un insperato guadagno, consigliò al figlio di accettare l’invito, il giorno dopo, se si fosse presentata l’occasione. La mattina dopo il pastorello andò sulla montagna, trovò il giovane, fece come gli aveva consigliato il padre e nel frattempo non solo le capre non si dispersero ma, la sera, munte, fruttarono abbondante latte al capraio. Il prodigio fu raccontato al parroco che consigliò di chiedere allo sconosciuto chi fosse e cosa intendesse fare con tutte quelle pietre. Il ragazzo per la terza volta incontrò il giovane, chiese tutte le spiegazioni, questi gli disse di essere San Michele e di volere che si edificasse su quella vetta un tempietto in suo onore. Dopo questa apparizione non ci fu più bisogno del lavoro dell’Arcangelo, in quanto furono gli stessi Maddalonesi a costruire la chiesa”.

 

Testo tratto dalla " Guida di Maddaloni " Storia,Arte,Cultura e Tradizioni di una città. Pro-Loco Maddaloni 2005

Prof. Franco Vuolo " Maddaloni nella storia di Terra di Lavoro"- Maddaloni 2005

 

 

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