CHIESA DI SANTA SOFIA

Don Matteo Coppola (parroco dal 2000)

Origini della Chiesa di S. Sofia nel sito attuale

Sulla strada provinciale Maddaloni - Nola a poche centinaìa di metrì dopo l’incrocio di via Calabricito che porta ad Acerra (crocevia dei Monaci), sorge la Chiesa di S. Sofia.

La prima cappella in questo luogo fu costruita alla fine del 1936 da Giuseppe Tammaro sul proprio terreno per onorare la memoria della nipote prediletta Sofia Vecchione, moglie dell’avvocato Gennaro Fossataro. Questa nipote, nata nel 1900, morì a soli 33 anni, lasciando un figlioletto in tenera età e privando gli zii Giuseppe e Giulia, che l’avevano allevata e cresciuta con tanta cura, di quell’affetto e amore filiale che avevano riposto in lei.

La prima cappella - oratorio sorta in questa zona consisteva in un locale a volta a botte (adibito a cappella) con alcune appendici antistanti per usi domestici.

Per giurisdizione ecclesiastica la cappella di S. Sofia rientrava nel territorio della parrocchia di        S. Margherita di Maddaloni. Dal 1936 fino alla costruzione della nuova chiesa (1950) venivano incaricati sacerdoti del clero secolare per officiare i sacramenti. Tra questi sacerdoti si vuole ricordare il fu don Salvatore Letizìa, già parroco della chiesa di Maria Santissima di Montedecore.

Il primo matrimonio, celebrato il 30 maggio 1937. nella vecchia cappella, fu quello tra i coniugi Andrea Piscitelli e Alessandra di Nuzzo.

Giuseppe Tammaro, prima di morire con testamento olografo, lasciò in eredità ai Cappuccini di Napoli il fondo rustico (circa 10 moggia di terreno) e la cappella di S. Sofia con l’intento di far costruire successivamente un Collegio Serafico Missionario dai Cappuccini che avevano accettato l’eredità del defunto.

Il progetto per la costruzione di una chiesa più grande già era stato avviato dallo stesso Giuseppe Tammaro quando era ancora in vita. I lavori sono durati dal 1946 al 1950. Tutti i popolani contribuirono a realizzare l’opera. i lavori fervevano nel cantiere e ci fu una vera gara di cooperazione e solidarietà tra i contadini della zona. Ognuno dava quello che poteva: chi andava a spaccare le pietre nelle vicine cave di tufo, chi caricava le pietre sul carro, chi le trasportava, chi aiutava i muratori e chi offriva da mangiare e da bere agli Operai.

Per quanto ha fatto la povera gente di S. Sofia, si può dire che la nuova chiesa è frutto della beneficenza e del sudore della fronte di tutti i popolani.

Finalmente la nuova chiesa veniva completata ed il 17 settembre 1950 veniva inaugurata da padre Geremia da Pollena.

Questo cappuccino fu la vera anima ispiratrice e promotrice di tutta l’opera. Egli raccolse fondi necessari, ricorrendo a questue porta a porta tra e varie famiglie della zona, le quali rispondevano con generosità in natura o in danaro.

Per i festeggiamenti fu costituito un apposito comitato composto da Andrea Piseitelli, Giuseppe Savinelli e Antonio Di Nuzzo, la cui moglie Vincenza funse da madrina per l’inaugurazione della nuova campana. Il bronzo per questa fu ottenuto dalla fusione della campanella della preesistente cappella - oratorio e dalla campana della chiesa che esisteva in via Monaca nella masseria condotta dalla famiglia Savinelli, tuttora presente ma diroccata (già beneficio del capitolo di S. Pietro in Maddaloni).

Il vecchio locale della prima cappella esiste ancora e corrisponde all’attuale sagrestia della nuova chiesa.

Le appendici, intorno al 1970, furono abbattute e sostituite con un ampio salone corrispondente all’attuale ala destra della Chiesa.

Ulteriori ampliamenti furono fatti in seguito, realizzando i servizi igienici, un secondo salone sul lato sinistro ed un altro locale adibito ad ufficio.

 La Sapienza Divina e le Sante di nome Sofia

Prima di parlare della nostra Santa Sofia  è necessario specificare che la parola “Sofia” in greco significa “Sapienza”, tale termine, riferito a Dio, indica uno dei modi con cui Egli si rivela. La Sapienza applicata all’uomo indica invece la capacità di valutare ogni cosa alla luce di Dio creatore e padre (Sapienza Divina). Molti sono i richiami alta Sapienza nella Bibbia. Tra i 46 libri dell’Antico Testamento uno e intitolato alla “Sapienza”. Preesistente alla creazione, Operatrice Personificata di Dio agli uomini e immagine di Dio (Sap 7,25-26). La Sapienza si manifesta nelle opere di Dio ed è descritta in diversi libri dell’Antico e Nuovo Testamento la sapienza umana è vanità a confronto con quella divina.

 Padre Geremia da Pollena: il Cappuccino (al secolo Giuseppe Mercogliano)

Padre Geremia è stato la guida teologica nella realizzazione dei dipinti, affreschi e mosaici dell’attuale chiesa di S. Sofia di Maddaloni ed il primo e vero artefice dell’opera.

Egli nacque a Pollena Trocchia il 2 novembre 1887 e fu battezzato con il nome di Giuseppe. Entrò giovanissimo nell’ordine Francescano dei Cappuccini. La cerimonia di vestizione avvenne il 27/07/1905 quando non aveva ancora compiuto 18 anni. Fece la professione perpetua il 7 ottobre 1909 e fu ordinato sacerdote il 30 novembre 1914. Amò il convento, zelò la regolare osservanza e lavorò con ardore alla formazione dei giovani. Fu aiuto cappellano nella prima guerra mondiale. Svolse l’incarico di guardiano in varie Case dell’O.F.M, (Arienzo. Sorrento, Nocera e Cerreto Sannita). Come confessore era ricercato dai penitenti. Si dedicò alla costruzione e ammodernamento di conventi, di chiese e presepi.

Sua opera furono:

- la nuova chiesa di Faibano (Marigliano) e quella di S. Sofia in Maddaloni;

- la ristrutturazione e l’ampliamento della chiesetta della Madonna delle Grazie di Maddaloni;

- il presepe del convento dei Cappuccini di Arienzo.

L’ultimo campo del suo instancabile apostolato è stato proprio la contrada di S. Sofia di Maddaloni, nella cui chiesa è presente una lapide-ricordo. scoperta in occasione dell’inaugurazione della nuova chiesa.

Padre Geremia godeva grande simpatia, ammirazione e rispetto dalla popolazione di S. Sofia, che ne apprezzava molto l’opera pastorale da lui condotta con le frequenti visite alle famiglie per conoscere i bisogni e le necessità. A tutti dava buoni consigli, benedizioni e parole di conforto, guadagnandosi stima e affetto.

Morì a Napoli il 4 aprile 1969 (venerdi santo), alle prime ore del mattino nell’infermeria del convento di S. Eframo Vecchio, amorevolmente assistito dai suoi confratelli.

 Dipinti, statue, nicchie e lapidi

La chiesa di S. Sofia è ad una sola navata che confluisce nel Presbiterio dove è collocato l’altare con la statua di S. Sofia.

Questa è in legno e risate al 1600. La Santa è raffigurata in estasi con gli occhi verso l’alto. Il suo atteggiamento fa pensare più ad una mistica che ad una martire, in quanto la statua non porta scolpita nella mano la palma (simbolo del martirio), ma un ramoscello di quest’albero viene messo dai fedeli nella mano sinistra all’occorrenza.  I simboli del martirio (la spada ed il braciere) e le tre figlie sono presenti nel maiolicato all’esterno della chiesa nell’apposita edicola frontale sul lato sinistro.

E’ ipotizzabile che questa statua provenga dall’antica cappella di S. Sofia che si trovava a Maddaloni ove ora è piazza generale Ferraro: un tempo “largo S. Sofia: la Sapienza”.

Quando nel 1950 fu inaugurata la nuova chiesa, padre Geremia allocò accanto alla statua di S. Sofia altre tre statuine rappresentanti le tre figlie della santa. L’altare è in marmo ed ai lati sono collocati due angeli che sostengono il candeliere a 6 Luci. Per allargare il presbiterio, l’altare originario è stato addossato alla parete di fondo e davanti è stata posta la mensa, così come richiesto dalla riforma liturgica del Concilio Vaticano II. All’interno della chiesa vi sono dipinti e statue. I dipinti sono stati realizzati nel 1950 da Frate Bernardo (cappuccino).

Il catino è semisferico e copre tutto il presbiterio.

La volta della conca riporta 5 dipinti.

La figura centrale rappresenta Gesù con un agnello in braccio, tenuto stretto al petto (il Buon Pastore).

A destra seguono nell’ordine S. Domenico Savio (1842 - 1857) e San Fedele da Sigmaringa,

  padre cappuccino con un mazzo di gigli stretto al petto (1578 - 1622).

A sinistra è raffigurata S. Maria Goretti (1890 - 1902) e S. Felice da Cantalice, padre cappuccino raffigurato con il Bambino Gesù in braccio (1515-1587).

I dipinti della cupola sono un inno all’amore e alla purezza.

I gigli sono il simbolo dei candore e della verginità.

L’agnello in braccio a Gesù ed il Bambino nelle braccia di San Felice da Cantalice rappresentano l’amore e la carità cristiana.

La navata è a forma rettangolare. La volta a botte è suddivisa in due grandi esagoni.

Nel primo è raffigurata la gloria della Sapienza di Dio tra gli angeli tubanti del Paradiso. La Sapienza è rappresentata da S. Sofia con la Corona sui capo, e manto regale. Le tre figlie, simboleggiano la Fede (quella con il vestito bianco). la Speranza (quella con i vestito verde) e la Carità (quella con il vestito rosso) e sono in procinto di essere incoronate dagli angeli e ricevere la corona del martirio.

Nel secondo esagono è dipinto un paesaggio campestre con la figura predominante di S. Francesco ìn presenza di un lupo, un cane, alcune rondini in volo ed altri uccelli a terra. Una chiesa fa da sfondo al paesaggio ed uno specchio d’acqua richiama gli animali a dissetarsi. Le due pareti laterali della navata nei riquadri in alto raffigurano dodici santi e beati, tutti cappuccini dell’ordine di S. Francesco.

La parete destra della navata è divisa in tre arcate, ognuna con un dipinto centrale a piena parete e due riquadri in alto con figure di cappuccini.

La prima arcata raffigura il Sacro Cuore di Gesù dal cui cuore esce un raggio di salvezza che richiama a sé un’anima del purgatorio. Nella parte inferiore sono rappresentate le anime in attesa della salvezza eterna, appartenenti ai diversi ceti sociali (clero secolare, ordini religiosi e laici). Nei riquadri in alto sono dipinti S. Veronica Giuliani, stigmatizzata (1660-1727) e S. Lorenzo da Brindisi (1559- 1619).

La seconda arcata raffigura il SS. Sacramento con la scritta centrale IHS. Nei due riquadri in alto sono dipinti i beati Felice da Nicosia (1715 - 1787) e Angelo d’Acri (1669 -1739) che aveva il dono della bilocazione. In basso a destra è riportata la scritta:

“A devozione delle signorine Delle Cave”

 La terza arcata raffigura la grotta di Lourdes con l’immacolata concezione e la pastorella Bernadette Soubirous che prega inginocchiata davanti alla Madonna. I due riquadri in alto raffigurano S. Corrado da Parzham in Baviera (1818- 1894) ed il Beato Benedetto da Urbino   (1560 - 1625).

La parete sinistra della navata è suddivisa in tre nicchie contenenti una statua in cartapesta di santi, In alto continuano i riquadri di santi e beati cappuccini.

La prima nicchia contiene la statua di S. Francesco donata da P. Geremia da Pollena nel 1952. In alto sono raffigurati la Beata Maria Maddalena Martinengo (1697-1737) e S. Giuseppe da Leonessa (1556 - 1612).

La seconda nicchia ospita la statua della Madonna della medaglia miracolosa, donata da Alessandro Pascarella e Vittorina Merola nel 1952. In alto sono presenti le figure del beato Francesco Maria da Camporosso (1804 - 1866) e S. Crispino da Viterbo (1678 - 1 750).

La terza nicchia contiene la statua di S. Antonio da Padova, donata nel 1952 da Andrea Piscitelli e Giuseppe Savinelli (quest’ultimo contribuì per aver ottenuta la guarigione del figlio Antonio, gravemente ammalato). In alto i due riquadri raffigurano il beato Bernardino da Ofida (1604 - 1694) e S. Ignazio da Laconi (1701 - 1781).

Questi dodici beati e santi riprodotti nelle arcate laterali sono stati scelti da Padre Geremia tra i fratelli laici, i missionari, i predicatori e i provinciali dell’O.F.M.. Essi possono essere ricordati uno per ogni mese dell’anno come “il cappuccino del mese”.

All’esterno della chiesa sono presenti altre due piccole edicole la cui parete di fondo è decorata con mattonelle in maiolica, entrambe riportano l’anno 1946 come ricordo dell’inizio della costruzione della nuova chiesa di S. Sofia in via Cancello.

Quella di destra raffigura il Cristo in croce con un frate cappuccino che tenta di deporlo. Un gesto di reciproco amore; il francescano che abbraccia Gesù con la Croce e Gesù che lo stringe a sé con la mano destra staccata dalla Croce. Sullo sfondo la città di Gerusalemme ed ai piedi del cappuccino il globo terrestre, significando che la salvezza offerta da Cristo è universale.

Quella di sinistra rappresenta S. Sofia e le tre figlie, tutte e quattro già con la Corona sul capo. Si possono ancora notare sullo sfondo la cupola della chiesa di Costantinopoli, il braciere con il fuoco ardente (sul lato sinistro) e la spada (in mano ad una figlia) simboli del martirio, la torre Galata ancora presente a Costantinopoli (ora Istanbul) in Turchia.

Il tutto è dato con semplicità francescana sia nella linea che nella forma come anche nel colore. C’è da lamentare la brutta riattintatura interna degli anni ottanta che ha cancellato la primitiva in fino marmo di Padre Bernardo.

 

Testo tratto dal libro:

Parrocchia di Santa Sofia: Cristo Sapienza del Padre

Breve storia: da cappella oratorio a chiesa parrocchiale

A cura di Don Matteo Coppola e Vincenzo CrisciMaggio 2003 - Maddaloni

 

 

HOME                                                  CHIESE