STORIA DEL

CONVITTO NAZIONALE STATALE

"Giordano Bruno"

E' la più antica istituzione scolastica pubblica della provincia di Caserta. Il Convitto nasce da una legge di Giuseppe Bonaparte del 1807 e nei  successivi decreti dell' 8/3 e dell' 1/9/1808 si legge " Il Collegio Reale della provincia di Terra di Lavoro avrà la sua residenza in Maddaloni nel soppresso monastero dei Conventuali, con dotazioni di rendite tratte da fondi provinciali gestito da rettori e secolari". I clamorosi fatti rivoluzionari verificatisi con la Spedizione dei Mille e il voto plebiscitario del 21 ottobre 1860 sconvolsero tutte le vecchie strutture del Regno borbonico: uffici, carriere, amministrazioni e perfino il culto e la beneficenza furono destinati al faticosissimo adattamento alle nuove disposizioni piemontesi via via emanate da Torino. Anche all’istruzione pubblica bisognava apportare i necessari ammodernamenti e Luigi Settembrini, il galeotto del carcere del diavolo che aveva dichiarato di non volere i Borboni neanche per servitori, condusse, in qualità di ispettore generale degli studi delle province meridionali del Regno sabaudo fin dal 1 gennaio 1861, una preliminare indagine conoscitiva delle strutture scolastiche che, nell’ultimo decennio, erano passate nelle mani esclusive del clero sotto l’ispezione degli stessi vescovi. E pertanto lo stesso Settembrini, il 24 gennaio 1861 delegò l’ispettore Nicola Rossi ad esaminare le condizioni ed i bisogni del Collegio di Terra di Lavoro di Maddaloni che aveva assunto, dal 1851, la denominazione di “S.Antonio” e che, dal 1856, era stato diretto ed amministrato dai padri Escolopi: censire cattedre e rilevare, per gli insegnanti, patria, morale, stipendio ed eventuali reintegre, queste furono le prime necessità. Con successive circolari del 24 maggio e 8 luglio 1861, il Settembrini, dalla sua sede napoletana del Dicastero, chiedeva al governatore di Terra di Lavoro, Alfonso De Caro, informazioni sulle rendite dell’istituto maddalonese, sull’efficienza dello stabile e relazioni sul vecchio personale docente. Il 22 settembre 1861 il Settembrini giunse personalmente a Maddaloni dove, in giovinezza, aveva studiato con il fratello Peppino. Assistito dal sindaco Gabriele Merrone, notificò al rettore del collegio, padre Nicola Vaccino, da poco subentrato allo scolopio Edoardo Bruno, la copia del decreto 12 settembre 1861 con il quale si avocavano al Governo, in nome del Re, la direzione, l’amministrazione ed il possesso del collegio. La famiglia dei padri escolopi veniva così licenziata ed indennizzata con 120 ducati per le spese di viaggio. Venne, invece  reintegrato il professore di lingua italiana Tommaso Quintavalle che, nel 1848, era stato accusato di cospirazione. Il primo problema da risolvere fu la destinazione di nuovi locali e, infatti, il Consiglio comunale della Città, riunito in seduta ordinaria, il 26 settembre 1861 decise che il Convitto restasse nei locali dell’ex-convento francescano. Poi, il Settembrini passò alla nomina del personale e del consiglio di amministrazione. Il primo preside-rettore Francesco Brizio, il 28 ottobre 1861, emanava il seguente avviso, diffuso per tutta Terra di Lavoro:

“Il Regio liceo ginnasiale con annesso convitto prende il posto del già reale collegio Sant’Antonio. Le scuole del medesimo sono aperte come agli alunni convittori, così agli esterni sempreché riuniscano le condizioni volute dalla legge e dai regolamenti. Con programmi rispondenti ai sopravvenuti bisogni sociali e agli alti destini, cui è chiamata la patria, abilmente sviluppati da eletta schiera di professori, con a base di tutto il sistema istruttivo ed educativo i principi della Cattolica religione, offre le più sicure guarentigie alla nazione, che ha diritto di aspettarsi dai mutati ordini politici un migliore avvenire anche per la pubblica istruzione. L’apertura delle scuole per gli esami di ammissione e promozione alle varie classi, ginnasiali e liceali avrà luogo alli 15 del prossimo venturo novembre. Coloro, perciò, che desiderano essere ammessi debbono presentarsi al Sottoscritto qualche giorno prima per l’opportuna iscrizione. Congiuntamente alle scuole, anzi qualche giorno prima si aprirà pure il Convitto. Le condizioni d’ammissione al medesimo sono le seguenti: 1. Domanda rivolta al sottoscritto corredata della fede di battesimo. 2. Età non minore di anni sette, non maggiore di dieci, salva al Consiglio d’amministrazione la facoltà di derogarvi in qualche caso speciale per motivi straordinari, fede di medico, da cui risulti vaccinazione avuta o sofferto vaiolo, e di non avere malattia comunicabile. 3. Pensione di ducati nove al mese da pagarsi per trimestre anticipato. Mediante tale retribuzione gli alunni sono sciolti da ogni spesa, che non sia per provvista di libri, carte, penne, conservazione parziale del corredo, medicinali, tassa scolastica. Per queste spese che rimangono a carico dei medesimi si farà un’anticipata di due ducati, da completarsi ogni tre mesi nella parte esaurita. Il trattamento quotidiano sarà quel medesimo, che avrà luogo negli anni addietro. Il preside Brizio”.

Il 25 novembre 1861 seguì un secondo affisso-programma e, contemporaneamente, furono rese note le norme per il corredo di ciascun convittore. Il convitto ginnasiale fu di nuovo chiamato “ Terra di Lavoro”. Il più noto tra i nuovi insegnanti era Francesco Fiorentino, filosofo neokantiano, che proprio in quell’anno aveva pubblicato il suo “Panteismo di G. Bruno” . Il Convitto ginnasiale solo il 14 maggio 1865 fu intitolato al nome del monaco domenicano Giordano Bruno, non certo perché a Maddaloni era stata fortissima la presenza domenicana, ma certamente per lo spirito anticlericale e laicistico che si andava diffondendo in tutto il regno e, soprattutto, sulla scorta della nota proposizione cavouriana “ libera chiesa in libero stato”. Ed era davvero sconcertante intestare al filosofo nolano processato di eresia e morto sul rogo, a Roma, in Campo dei fiori, il giovedi mattina de 17 febbraio 1600, un convitto che fino a poco prima era stato detto, non senza confidente devozione, Collegio         " S. Antonio”, ed ubicato là dove, nella gran tela del salone, si celebrava il trionfo sull’eresia. La cultura ufficiale del primo re d’Italia dimostrava, anche in siffatta maniera, di non temere la Roma papale, là dove si era anche trasferita la corte borbonica. Il 3 maggio 1865 così si verbalizzava nel Registro delle deliberazioni del Consiglio comunale di Maddaloni:

“... Vista la lettera del preside rettore di questo regio liceo ginnasiale è stato da S.M. il Re apposto il nome di Giordano Bruno e quindi chiede una sottoscrizione dal Municipio per la statua da innalzarsi al personaggio nel locale di detto liceo. Prendendo in considerazione che lo detta richiesta delibera la somma di 425 lire a favore del Liceo suddetto per una volta sola, per concorrere alla spesa occorrevole pel busto di Giordano Bruno, da prendersi dagli introiti fuori stato del corrente esercizio e dispone pure la banda di questa guardia nazionale portarsi il giorno 14 stante a rallegrare gratuitamente la festa che avrà luogo in detto liceo per l’oggetto”

L’istituto mosse i primi passi con difficoltà amministrative e con scarso numero di iscritti. ma già il 6 gennaio 1865 il preside-rettore Nicola Stranieri, succeduto a Gaspare Salvolini, nella cerimonia di premiazione degli alunni meritevoli nell’anno scolastico 1863-64, poteva con orgoglio sottolineare che gli iscritti da 51 erano passati a 115, tra convittori ed esterni elogiando, al tempo stesso, la validità dei regi studi ginnasiali, in contrapposizione a quelli dei seminari. Nel 1870 gli iscritti al “G. Bruno” erano saliti a 135 mentre sei anni dopo giunsero fino a 205. A meno di un trentennio dall’Unità, la cultura maddalonese rinnovò completamente le sue caratteristiche: essa infatti si era intellettualmente affrancata, laicizzando mentalità e comportamenti anche per effetto e contributo di tutti i maestri valenti e liberali che avevano insegnato nella sede del “G. Bruno” pur se questa sede era richiesta spesso solo come trampolino per cattedre più ambite nei grossi centri. Nel 1866 un’epidemia colerica aveva sconvolto il paese ed il Convitto Liceo-ginnasiale “G.Bruno” si era trasferito temporaneamente a S. Maria a Vico. Nel 1875 il Consiglio comunale, individuando in quest’istituto scolastico uno dei maggiori vanti della città, progettò la costruzione di un nuovo edificio. Completato il piano terreno del nuovo corpo di fabbrica ad occidente del Convitto ed inglobato nella chiesa S. Antonio con accesso autonomo sulla via pubblica, si rese necessaria una maggiore estensione dell’edificio stesso per aumentare il numero di aule e per non restringere la palestra ginnica, si propose di comprare un terreno adiacente. Solo nel 1887 il Liceo-ginnasio potè essere trasferito dal Convitto nei nuovi locali e distaccarsi dalla gestione del Convitto stesso. A sud dell'edificio, nello spazio libero retrostante, tra il 1900 e il 1903, con forma planimetrica ad U, furono realizzati tre bracci  i cui ambienti erano destinati alle aule di studio e ala permanenza dei convittori. Durante la prima guerra mondiale il convitto fu requisito per essere utilizzato come ospedale militare per 300 posti letto e poi riconsegnato alla città e quindi al Liceo. Invece, con la seconda guerra mondiale fu prima chiuso a causa dei danni subiti dagli spostamenti d'aria causati dai bombardamenti e poi riaperto, seppur in condizioni dissestate, come centro di smistamento per le truppe alleate e di colore. Dal 1948 al 1968, furono eseguiti molti lavori di consolidamento dell'area sud del convitto (cosiddetta ad U), ma alla fine si dovette procedere all'abbattimento della struttura che fu ricostruita alla fine degli anni settanta, sotto il rettore Giovanni Lagnese, dagli ingegnieri Gaetano Morace (progettista) e Alfonso Suppa (direttore dei lavori). Oggi, l'attività del G. Bruno, come quella degli altri Convitti Nazionali, è regolata dai R. R. D. D. 1054/23 e 2009/25, i quali ne individuano le finalità e ne disciplinano il funzionamento. E' gestito da un Consiglio di Amministrazione di cui fanno parte, rappresentanti del Comune, della Provincia, del Ministero dell'Istruzione e dell' Intendenza di Finanza, oltre al Rettore, che ne è  Presidente, e all' Economo. Trattandosi di Ente Pubblico del tutto privo di finalità di lucro, tutte le entrate, che peraltro coincidono con le rette pagate dalle famiglie degli alunni, sono utilizzate in funzione dei bisogni degli alunni stessi. Accoglie giovani studenti delle annesse Scuole Elementari, Medie e del Liceo Classico e del Liceo Classico Europeo (istituita una prima classe quest'anno scolastico 2006/2007) ai quali è assicurato l' esercizio del diritto allo studio. Figura importante per questi alunni è quella degli Istitutori che nell' ambito della loro funzione  partecipano al processo di formazione e di educazione degli stessi in un quadro coordinato di rapporti e di intese con i docenti delle scuole da essi frequentate. L'attività educativa è volta alla promozione dei processi di crescita umana, civile e culturale, nonchè di socializzazione degli allievi, convittori e semiconvittori, i quali sono così assistiti e guidati nella loro partecipazione ai vari momenti della vita comune nel convitto. La stessa attività è finalizzata anche all'organizzazione degli studi e del tempo libero, delle iniziative culturali, sportive e ricreative, nonchè alla definizione delle rispettive metodologie, anche per gli aspetti psicopedagogici e di orientamento. Grazie ai propri servizi sanitari, (medicina generica e assistenza infermieristica), erogati esclusivamente per gli alunni interni, il Convitto esercita una costante vigilanza sulla salute dei giovani ospiti, realizzando un' efficacia opera di prevenzione e di informazione. Il regime alimentare, cui sono sottoposti gli alunni, è conforme ai parametri nutrizionali stabiliti dalla legge, mentre la preparazione dei pasti è affidata a personale di elevata professionalità. Negli ultimi anni l' edificio che ospita il Convitto ha subito importanti interventi di consolidamento strutturale (resisi necessari a seguito degli eventi sismici dell' 80) e di sicurezza di tutti gli impianti  funzionanti in base alle  normative vigenti.

                                                                           Antonio Pagliaro

Bibliografia:

Pietro Vuolo " Maddaloni nella storia di Terra di Lavoro - Maddaloni 2005

G. Sarnella Palmese - Ofm. Conv. E. Scognamiglio "Architettura e religione del Convento di S. Francesco d'Assisi oggi Convitto Nazionale " G. Bruno "- Maddaloni 2003

 

 

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