ultimo aggiornamento    
novembre 2011    

 


AMBIENTE > PRIME INIZIATIVE PER SALVARE I NOSTRI BOSCHI

Il caso disperato dei pini:
non solo Matsucoccus

Anche oggi siamo passati tra i boschi delle Cerbaie, o meglio, tra cio' che ne resta. Adesso E' sotto gli occhi di tutti: la malattia che pochi anni fa ha colpito i nostri pini marittimi si E' estesa a macchia d'olio E' un'epidemia che ha compromesso il nostro paesaggio, espone al pericolo di crolli chi va per i boschi, ha aumentato paurosamente il rischio d'incendi, ha intaccato ecosistemi tanto delicati quanto preziosi, ultime oasi di rare specie vegetali. Ha compromesso inoltre, una preziosa risorsa economica ed un patrimonio che E' nel cuore di molti.

Che cosa è accaduto? Dal ’98 è giunta in Toscana, partendo dal Marocco e attraversando poi Portogallo, Spagna, Francia, Liguria, una cocciniglia (Matsucoccus feytaudi) ossia un piccolo insetto, di appena 4 mm. È un fitomizio, ossia si nutre della linfa vegetale annidandosi al di sotto della corteccia esclusivamente del pino marittimo. I sintomi dell’attacco si manifestano con ritardo, quando ormai la pianta è compromessa, con forti emissioni di resina, l’arrossamento della chioma e caduta precoce degli aghi. Ciò conduce in poco tempo al deperimento, disseccamento e infine alla morte del pino, anche a causa di altri insetti xilofagi attratti dallo stato di debolezza della pianta stessa.
Si ritiene che il contagio in Italia sia stato portato dal commercio di legname per poi diffondersi rapidamente anche grazie al vento. Ad oggi il fronte di attacco si trova proprio in Toscana. Per questi motivi una azione di difesa preventiva è molto difficile, considerando la velocità di diffusione e la comparsa tardiva dei sintomi.
Si è comunque concordi e la legge forestale stessa lo impone, che l’unica misura di intervento valida attualmente, per quanto sembri dura, è il taglio di tutte le piante colpite con distruzione del legname e di tutte le ramaglie col fuoco. I tagli devono essere eseguiti nei mesi di aprile-giugno o novembre-dicembre per avere una maggiore efficacia sul ciclo biologico annuale di questo insetto. È da notare che tagliare il pino non significa estirparlo dalle Cerbaie: la pianta rinascerà e forse col tempo sarà più resistente all’insetto, ma sarà necessario rivedere nell’ottica di una gestione complessiva di quei boschi quale peso dare al pino piuttosto che alle latifoglie.
Purtroppo come se non bastasse si aggiunge la nota dolente.
È accertato che ci sono stati dei ritardi nel mettere in atto le disposizioni difensive, vuoi per le difficoltà anzi dette vuoi per negligenza, cui si sono aggiunti al momento dell’intervento sul nostro territorio tagli sconsiderati, se non folli. Infatti i boschi delle Cerbaie non sono costituiti soltanto da pini, ma anche da querce di varie specie, frassini, tigli, aceri, ontani, castagni, corbezzoli, agrifogli e molte altre essenze vegetali che rendono unico il nostro polmone verde, prezioso baluardo contro la cementificazione che avanza. In molti però hanno notato come le ditte contattate per eseguire le operazioni di taglio ed esbosco abbiano dato il colpo di grazia in una situazione gia critica con interventi, in molti casi, estesi a tutta la superficie boschiva; operando, quindi, non solo sui pini malati, ma anche su tutte le altre specie presenti tra cui piante di pregio naturalistico o querce secolari, rendendo il bosco simile ad un desolante teatro di guerra. In altri casi i lavori sono stati incompleti e allora la grande devastazione del terreno, l’impraticabilità o la scomparsa delle vie forestali sono da imputare non tanto ai mezzi sbagliati, ma alla totale inosservanza delle disposizioni esistenti.
Credo che i colpevoli di quella che qualcuno ha definito “catastrofe” siamo stati tutti noi: cittadini, amministratori, chi doveva sorvegliare, chi, cosciente dello scempio, si è mosso in ritardo.
La cattiva conduzione dei lavori, le responsabilità di chi doveva sorvegliare, se pure con mezzi assai ridotti, o amministrare, le possibili speculazioni, le richieste dei proprietari di un sostegno per realizzare gravosi interventi obbligatori, il futuro ecologico, paesaggistico ed economico per cui si dovrà trovare una via sinergica, sono stati tutti temi di accese discussioni.
Qualcosa, infatti, si sta muovendo: le amministrazioni locali, Italia Nostra, i Ds di Fucecchio, esperti del settore ambientale si sono fatti promotori di incontri di approfondimento del problema, con intervento dei cittadini, delle autorità comunali e della provincia. La nostra sezione del Medio Valdarno Inferiore di Italia Nostra, in particolare, ha organizzato un incontro-dibattito nel cuore del problema: presso Montefalcone, grazie all’ospitalità degli “Amici dell’antico borgo di Montefalcone”, dove sono intervenuti oltre che gli stessi soci, altri interessati, alcuni amministratori e tre esperti del settore: Andrea Bernardini dell’Ecoistituto del Vaghera, Mariano Gasperini, perito agronomo in contatto con varie associazioni professionali agricole e Raffaello Corsi di Legambiente Valdera. I tre relatori hanno evidenziato oltre che la complessa ma meravigliosa storia e descrizione dei nostri boschi, le problematiche attuali e gli interventi realizzati. Non dobbiamo dimenticare che la questione del futuro delle Cerbaie riguarda più comuni e che solo un’ azione univoca, coraggiosa, di collaborazione senza campanilismi, potrà portare ad una gestione del problema e alla pianificazione del territorio che non sia frammentata, contraddittoria, ma piuttosto sostenibile e sensata.
Ci auguriamo che questi momenti ci siano utili per prendere coscienza di ciò che abbiamo perso, di quello che potremmo perdere, e che ad essi seguano altri incontri di informazione, dibattito e soprattutto di programmazione e interventi concreti.

Lorenzo Zingoni, Giovanni Malvolti
 
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