ultimo aggiornamento    
novembre 2011   

 


PADULE > IL PROGETTO PER LA TUTELA DELLE ACQUE

Come intervenire per la
difesa del Padule
?

Lo scorso 26 Novembre si è tenuto a Montecatini Terme un convegno dal titolo “La riorganizzazione della depurazione e la tutela del Basso e Medio Valdarno e del Padule di Fucecchio”. Al centro del dibattito sono stati l’Accordo di Programma Quadro “Tutela delle acque e gestione integrata delle risorse idriche” e le relazioni sugli studi condotti dal Centro di Ricerca e Documentazione del Padule di Fucecchio, dal Consorzio di Bonifica del Padule di Fucecchio e dallo studio Phisys srl.

L’Accordo nasce con varie finalità:
- la ristrutturazione e l’adeguamento dei quattro impianti di depurazione della Zona del Cuoio (Castelfranco, S. Croce, Ponte a Cappiano e Ponte a Egola);
- il convogliamento ai medesimi degli scarichi civili della Valdera, della Valdelsa Empolese e della Val di Nievole;
- il riutilizzo delle acque reflue depurate nelle industrie del Comprensorio del Cuoio;
- la conseguente eliminazione dei prelievi idrici da falda da parte delle industrie conciarie;
- il completamento del percorso di certificazione ambientale (EMAS).
Una delle maggiori criticità è la diluizione del carico inquinante immesso nelle acque fluviali a seguito dei processi di lavorazione conciaria, che verrebbe risolta attraverso l’afflusso di un maggior quantitativo di liquami agli impianti di depurazione. Nel periodo estivo si ha minore portata idrica e quindi non si riesce ad abbattere il carico chimico inquinante che si riversa in Arno e in Usciana con concentrazioni inquinanti fuori dai limiti consentiti dal D.Lgs. 152/99. Tutto ciò porterebbe ad una possibile chiusura degli impianti di depurazione con conseguente blocco dei processi di produzione. La soluzione proposta nell’Accordo è un grande convogliamento dei reflui, soprattutto civili, provenienti dalla Valdera, dalla Valdelsa Empolese e dalla Val di Nievole tramite la chiusura di 49 impianti civili medio piccoli.
Altro problema da risolvere è quello relativo all’abbassamento della falda idrica nella zona del cuoio che porterebbe alla mancanza d’acqua e al dissesto idrogeologico in un futuro prossimo. Uno dei principali obiettivi che l’Accordo di programma prevede di raggiungere è la realizzazione dell’acquedotto industriale per diminuire lo sfruttamento dell’acqua di falda.
Come si specifica all’allegato 3 dell’Accordo di Programma Quadro, al fine di un’ottimizzazione tecnico-economica delle scelte adottate sono state avviate tra le attività sperimentali quelle relative alla progettazione e realizzazione di un impianto pilota per lo studio dei processi di affinamento per un riuso industriale.
In questo sistema riorganizzativo il soggetto a nostro avviso più danneggiato è il Padule di Fucecchio. Il Terzo è un canale che si riversa nel Padule dopo aver raccolto le acque della Val di Nievole derivanti dalla depurazione degli scarichi civili e industriali. Se queste acque venissero dirottate verso i 4 impianti di depurazione come prevede l’Accordo, il Padule nei mesi estivi resterebbe in secca molto più spesso rispetto ad oggi.
Per ovviare a questo problema vengono proposti tre tipi di intervento:
1. realizzazione di sottobacini nel cratere palustre;
2. realizzazione di un invaso a monte del cratere palustre,
3. diversa regolazione degli apporti acquedottistici esterni alla Val di Nievole.
Leggendo i dati relativi al mese di Agosto si nota che la frequenza degli episodi di secca allo stato naturale è del 10-12%, allo stato di progetto è del 60%, con i lagunaggi (opere per regimentare l’acqua e per regolare i deflussi all’interno del Padule) si scende al 40%, ma siamo ancora lontani dal primo dato. Le analisi condotte hanno messo in luce che nei tre mesi estivi il deflusso naturale è di 10.071.407 mc, allo stato attuale è di 8.765.948 mc, mentre allo stato di progetto è di 6.322.247 mc.
Raffrontando il bilancio idrico tra lo stato attuale e quello di progetto si è osservato che si ha un aggravio del deficit nei tre mesi estivi rispetto al deflusso naturale di acqua di 2.443.700 mc. Questo dato è stato calcolato in base al DMV (deflusso minimo vitale: il valore della portata minima in alveo tale da garantire la conservazione degli ecosistemi idrici esistenti) per valutare la sostenibilità ambientale dell’intervento.
Gli argini con cui sono delimitati i lagunaggi portano ad un costo di gestione straordinaria elevato, dovuto all’imprevedibile affondamento, all’erosione, alla rottura (accentuata in caso di piene) e alle perdite idriche causate da infiltrazioni, come dimostrato dagli otto sottobacini già presenti nel Padule. Vorremmo anche evidenziare che questi sottobacini creano disturbo alla fauna selvatica dando origine a notevoli ostacoli, oltre a causare una radicale alterazione del paesaggio dovuta a opere del tutto artificiali.
Altro motivo per cui si potrebbe obiettare la costruzione di ulteriori lagunaggi è che le acque invasate hanno alte concentrazioni di sostanze organiche che possono portare a fenomeni di fioritura a galla con conseguente anossia e collasso dell’ecosistema. Il deterioramento dell’acqua soprattutto nei periodi di siccità prolungata è uno dei sintomi di un ecosistema in fase di allarme.
L’Accordo di Programma Quadro è stato firmato il 29 Luglio 2004 dal Ministero dell’Ambiente e Tutela del Territorio, dalla Regione Toscana, dall’Autorità di Bacino dell’Arno, dalle Province di Pisa e Pistoia, dal Circondario di Empoli, dai Comuni di Fucecchio, Castelfranco di Sotto, San Miniato, Santa Croce sull’Arno, dall’ AATO n. 2 Basso Valdarno, dall’ARPAT e dall’Associazione dei Conciatori.
Ci sembra doveroso evidenziare che si rende necessaria una riorganizzazione idrologica, ma le proposte di questo progetto mostrano gravi carenze: i tempi di realizzazione sono poco compatibili con le esigenze gestionali e ambientali; i danni all’ecosistema della maggiore palude interna d’Italia sarebbero ingenti e irreversibili; fiumi e canali (Arno, Usciana, molti corsi della Valdera, Val di Nievole e Valdelsa) subirebbero un’importante variazione delle loro portate; l’impatto ambientale della zona del cuoio dovuto al maggior afflusso di liquami negli impianti di depurazione sarebbe evidente.
Come noi, altre associazioni ambientaliste hanno mostrato perplessità su queste problematiche e sulla mancanza di soluzioni alternative che tengano maggiormente in considerazione la tutela e la valorizzazione del Padule di Fucecchio. D’altronde la storia ci insegna che non è necessario ricorrere a interventi di natura straordinaria perché è molto più funzionale un’ordinaria manutenzione.
In base a queste ultime analisi e alle tante ipotesi, riguardo a una futura e più attenta tutela del patrimonio ambientale del Padule e delle Cerbaie, rimane in vista una domanda: è meglio far diventare il nostro Padule un Parco Naturale oppure una Riserva Naturale?

Sara Antonini, M. Grazia Tamburini

 
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