ultimo aggiornamento    
novembre 2012    

 


PADULE DI FUCECCHIO > Tubone: insufficienti gli interventi di compensazione previsti

Lettera aperta alla Giunta della Provincia di Pistoia

Italia Nostra, sezione Medio Valdarno Inferiore, ha apprezzato l'impegno della Provincia di Pistoia a favore del Padule di Fucecchio, costante da anni. È stato anche merito suo se dal progetto del c.d. 'Tubone' (la riorganizzazione della depurazione industriale del Comprensorio del Cuoio e di quella civile del Circondario Empolese, della Valdera e della Valdinievole) si è riusciti ad espungere la inizialmente prevista conduttura da Anchione al Ponte di Cavallaia; come pure a stabilire la costruzione di un nuovo depuratore a servizio di una parte della Valdinievole, il quale, immettendo nel Padule acque trattate sufficientemente pulite, contribuirà a mitigare un po' la sottrazione degli ingenti quantitativi, che, quando il Tubone sarà realizzato, verranno a mancare.

È perciò con stupore che Italia Nostra ha preso conoscenza di un provvedimento – delibera della Giunta della Provincia di Pistoia n.88/09 del 7.5.09 – di segno opposto, che rischia di ipotecare negativamente anni di impegno e risultati. Per capire di cosa stiamo parlando bisogna sapere che, alla fine del 2008, la Regione Toscana individuava nella Provincia di Pistoia il soggetto preposto a stabilire e gestire, relativamente a tutta l'area palustre, gli interventi mitigatori della riduzione degli apporti idrici dovuti al Tubone, diretti anche a stimolare le capacità naturalistiche dell'area; interventi, per il cui compimento sussisteva e sussiste la disponibilità finanziaria complessiva di cinque milioni di euro. Ciò avveniva dopo la decisione del dimezzamento, da due a uno, dei collettori interrati adducenti al depuratore industriale di Santa Croce sull'Arno le acque della Valdinievole e del Padule di Fucecchio, e di quella dell'introduzione delle opere mitigatorie, dapprima minimamente considerate. Si trattava dei risultati positivi ottenuti da coloro che, con i fatti, non avevano taciuto di protestare lo stretto rapporto tra la realizzazione del Tubone e l'avvio di una dinamica di crisi per la notevole riduzione delle acque in entrata. Tra costoro si annoverava il Centro di Documentazione e Ricerca sul Padule di Fucecchio, il quale, ininterrottamente dal 2003, oltre a denunciare pubblicamente, in modo circostanziato, i pesanti rischi a carico della più grande area umida interna d'Italia, prendeva parte al tavolo di lavoro (con la Provincia di Pistoia, il Consorzio di Bonifica del Padule di Fucecchio, l'ARPAT, Acque Ingegneria S.p.a.), istituito per comprendere quali fossero: le condizioni per cui il Padule poteva essere salvato e anche migliorato, anziché venire esposto al rischio di fare la fine del Padule di Bientina, ossia scomparire come zona umida; le opere più adatte a rispondere alla marcata riduzione dell'afflusso dell'acqua determinata dal Tubone; gli interventi idonei a favorire, con recuperi idrici, anche l'innalzamento del pregio naturalistico, con ripopolamenti delle specie ittiche e avifaunistiche tipiche. Ebbene, la suddetta delibera della Provincia di Pistoia: senza alcun motivo, ha estromesso il Centro di Ricerca e Documentazione dalle decisive fasi di individuazione, progettazione ed appalto delle opere di mitigazione; ha recepito passivamente l'intero pacchetto delle proposte del Consorzio di Bonifica del Padule di Fucecchio, malgrado alcune delle opere da esso previste fossero contraddittorie e di dubbia utilità per il Padule, nonché fosse evidente che la parte preponderante del budget disponibile sarebbe stata assorbita da uno soltanto dei lavori previsti, con conseguente impossibilità di dare corso a tutti gli altri, considerati altrettanto basilari. Il documento del Consorzio di Bonifica ("Misure ed interventi per la salvaguardia e la tutela del Padule di Fucecchio – Indirizzi progettuali"), recepito dalla Provincia di Pistoia con la delibera n. 88/09, dapprima afferma che le misure di compensazione da porre in essere devono consistere anche nella "realizzazione di stagni aventi funzione di rifugio nei periodi di magra per le specie animali e vegetali strettamente acquatiche"; ma poi, nella parte propositiva, non specifica nessuna ipotesi di realizzazione di stagni, in nessun luogo. Con la grave conseguenza che ciò che, quell'analisi, considera fattore decisivo per la salvezza di un habitat basato sulle acque superficiali, dato da un sistema di stagni strategicamente collocati, con i soldi messi a disposizione per la mitigazione degli effetti del Tubone non sarà mai realizzato. A ciò si aggiunge che la primaria misura indicata dal Consorzio di Bonifica assorbirà ben oltre la metà dello stanziamento. Si tratta della realizzazione di un invaso in località Colmate (area detta Lago del Chiti), di mq. 130.000 circa, del quale è lo stesso documento del Consorzio di Bonifica a confessare che l'idoneità del sito prescelto a trattenere le acque (e quindi a non avere bisogno della costosa impermeabilizzazione), non è stata affatto accertata e necessiterà di un (altrettanto oneroso) studio geologico. E non solo, poi, la spesa lieviterà ancora visto che il terreno estratto per l'invaso dovrà essere smaltito; ma, inoltre, la modesta qualità delle acque che esso riuscirà a contenere e, d'altro lato, le difficoltà, nel tempo, a riservare tali acque interamente al Padule, e non anche invece alle molte aziende vivaistiche presenti in loco, che la reclameranno, costituiscono precisi motivi per affermare che questa non è certo quell'opera basilare che permetterà al Padule di non subire dal Tubone danni irreparabili; o un'opera utile a tal punto da sacrificarvi buona parte dei 5 milioni di euro disponibili. Anche dal punto di vista della contabilità pubblica, l'andare a consentire un'attività il cui costo non è noto, viste le variabili e le necessità predette, sarebbe tutt'altro che confortante. La delibera è esecutiva ed il progetto per la costruzione dell'invaso può entrare nella fase esecutiva (se non vi è già entrato).
Una giusta risposta alle critiche non potrebbe essere dovuta al fatto che, oramai, sono stati assunti impegni e gli addetti sono al lavoro! È necessario che, quanto prima, la Provincia di Pistoia intervenga sospendendo la delibera, quantomeno in ordine al punto della realizzazione dell'invaso imbrifero in località Colmate. Essa è stata delegata dalla Regione a stabilire gli interventi necessari ed a realizzarli, quali i migliori per far si che il Tubone, che nel breve futuro sarà realizzato, non toglierà al Padule di Fucecchio quell'acqua che invece gli occorre. Questo invaso non è la risposta che occorre e se lo si costruirà rimarrà ben poco da fare visto che il danaro a disposizione sarà in buona misura assorbito da esso. È necessario, con celerità, riconsiderare le opere da compiere e la scala delle priorità, ripristinando nell'elenco – non da ultimo – la realizzazione degli stagni; con il recupero del contributo del Centro di Ricerca, assurdamente espulso dal processo, anche decisionale, iniziato sei anni fa. Non si tratta di esprimere valutazioni sfavorevoli in ordine al Consorzio di Bonifica, il cui impegno a favore della salvaguardia del Padule di Fucecchio non è in discussione (come il recente progetto, redatto con il Comune di Altopascio, di realizzazione di una pista ciclabile lungo uno dei principali torrenti dell'area Palustre, dimostra).
Ma gli interventi, che il linguaggio degli atti amministrativi chiama di compensazione, sono davvero fondamentali, perché dopo di essi verrà il Tubone ed il Padule non starà certo ad aspettare discussioni e nuovi provvedimenti prima di mostrarsi in sofferenza cronica. La Provincia non può lavarsene le mani per avere a propria volta delegato il Consorzio di Bonifica. Cambiare la situazione si può e prima lo si farà sarà meglio, a partire per il Padule, che tutti dicono di voler salvaguardare.
Francesco Maltinti
Presidente della sezione
Medio Valdarno
Inferiore di Italia Nostra

 
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