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novembre 2012    

 


SANTA CROCE SULL’ARNO > LETTERA APERTA ALL’ASSESSORE ALLA CULTURA ALBERTO POZZOLINI

Centro storico: idee
per il recupero di un’identità

Fucecchio, 20 maggio 2008

Gentile Assessore,
le invio una lettera allo scopo di ingenerare in lei e negli altri membri della sua Giunta un dubbio e cioè: state davvero facendo tutto quello che potete per salvare l’identità storico-culturale del vostro Comune?


La percezione di chi arriva a Santa Croce è quella di un paese ricco a giudicare dalla quantità di belle case, di auto di lusso, di signore ben vestite ed anche da consolidate abitudini ‘modaiole’ della gioventù locale come quella di parcheggiare selvaggiamente la propria vettura per prendere l’aperitivo al bar di grido. Tutto ciò non sorprende: è un paese che gode di una radicata tradizione industriale,che sa resistere alla concorrenza di nuovi mercati e anche adeguarsi dignitosamente alle problematiche ambientali legate al tasso di industrializzazione. Possibile però che un benessere così diffuso non riesca a contrastare l’abbandono e l’incuria del centro storico? Negli ultimi mesi una quantità di botteghe ha chiuso i battenti lasciando fondi commerciali tristemente vuoti, le vie del centro storico sono escluse da qualsiasi dinamicità e frequentazione, molto spesso edifici ben recuperati fanno da pendant ad abitazioni fatiscenti ed indegne di un paese civile. Eppure qualche piccola scommessa, da parte di singole iniziative è stata vinta: alludo a un bar e ad una pizzeria molto frequentati, al cinema che ha cambiato le abitudini di molti, come me, fucecchiese, di andare lontano a vedere un buon film in una sala ben attrezzata. Queste piccole cose dovrebbero spingere a pensare che nessun luogo è fatalmente ed irrimediabilmente tagliato fuori dalla vita delle persone, specie poi se i suoi spazi contengono le memorie della comunità cui appartiene come sempre accade per un centro storico. Da parte dell’Amministrazione mi sembra che un errore, grosso, sia stato commesso e cioè quello di non avere posto vincoli urbanistici, di abitabilità etc. ai vecchi edifici che si andavano recuperando. La quantità di immobili recuperati e dalle facciate accattivanti, sono rimasti contenitori di appartamenti invenduti e, temo, destinati a rimanere tali, perché si è permesso che venissero segmentati in unità abitative piccolissime, talvolta prive dei più elementari requisiti per garantire a chi vi abita una vita dignitosa (ad esempio un adeguato numero di finestre e spazi conformi ad una esistenza paesana anziché metropolitana). Emblematico è il caso di un edificio attiguo ad un vecchio albergo chiuso da anni, un palazzo che aveva finiture di pregio che lo avrebbero reso appetibile ad eventuali acquirenti se la logica di profitto di un costruttore (ignoro chi sia) non avesse deturpato per sempre dei magnifici e ben conservati pavimenti d’inizio ‘900 e reso ingiovibili gli spazi interni dei tanti mini appartamenti che vi ha ricavati. Ho visitato, da potenziale acquirente, questo immobile più di un anno fa; proprio l’altro ieri l’agente immobiliare mi ha detto che tutti gli alloggi sono ancora invenduti.
Fin qui una serie di doglianze a cui voglio far seguire alcune osservazioni e suggerimenti. Banalmente, mi viene da pensare che una delle chance di questo paese dal doppio volto, sia quella di integrare le due realtà e cioè di far partecipare anche il centro storico del benessere delle periferie. Un’idea semplice potrebbe essere quella di rafforzare l’immagine di Santa Croce come “centro della pelle” ovvero fare in modo che le attività legate alla lavorazione della pelle non si rappresentino esclusivamente nei luoghi di produzione. Ad esempio si potrebbe pensare che i tanti fondi fantasma del centro storico divengano vetrine delle aziende locali (magari anche fucecchiesi e dei centri limitrofi) che potrebbero ubicarvi negozi-outlet di borse e calzature, di confezioni in pelle, etc. Non saprei come svilupparla questa idea ma potrebbe essere appunto creato il concetto che si può andare a santa Croce a fare acquisti (convenienti) di pelletteria, come in parte avviene a Perignano coi mobili. Ignoro quali siano gli strumenti di una Giunta per incentivare l’avvio di un processo come questo o come un altro sempre finalizzato al rilancio del proprio centro storico ma come cittadino (di un altro Comune e non certo più virtuoso di questo) ritengo sia un dovere almeno preservare quanto la storia, le tradizioni, la cultura di un luogo ci hanno tramandato.

Grazie per l’attenzione che mi avrà dedicata scorrendo queste righe,

Sabrina Carli    

 

 
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