L'ipersensibilizzazione di pellicole fotografiche    (articolo del 2000)

Anche se attualmente con la diffusione del sistema di ripresa CCD,parlare dell' ipersensibilizzazione di pellicole fotografiche in astronomia può sembrare obsoleto,sono parecchi i motivi che rendono l'uso del tradizionale film in gelatina ineguagliabile.  Basta ad esempio guardare fotografie del cielo a colori od in bianco e nero,eseguite con fotocamere medio formato o lastre,con la caratteristica ricchezza di particolari,delicate sfumature di colore e vasti campi celesti abbracciati,per capire che il sistema elettronico di acquisizione immagine ha ancora molta strada da fare per eguagliarne i risultati ad un costo ragionevole. Certamente in un prossimo futuro le cose cambieranno,ma per ora possiamo ancora interessarci alla laboriosa ipersensibilizzazione.

PRINCIPIO:

Il primo nemico da abbattere (tra gli altri) è quello del DIFETTO DI RECIPROCITA'per il quale ad esempio,se eseguissimo una fotografia al cielo stellato usando una normale fotocamera con obiettivo aperto ad F.2 e una pellicola da 400 ISO,con una posa poniamo di 10 minuti,otterremo un certo risultato. Ebbene,se aumentassimo il tempo di posa ad esempio a 20 minuti,vedremmo che il risultato ottenuto non è molto diverso da quello ricavato con 10 minuti (trascuriamo il fatto che se il cielo non è perfettamente scuro avremo addirittura perso le stelle più deboli annegate nel chiarore del fondo-cielo!). Tutto questo è dovuto al fatto che la pellicola,per i primi minuti di posa possiede una sensibilità nominale di 400 ISO,nei minuti successivi la sensibilità è progressivamente calata diventando magari 50 ISO per cui l'incremento di posa non ci ha fatto guadagnare un granchè.Il processo di perdita di sensibilità,inizia fin dai primi minuti di posa e pare sia dovuto al fatto che la pellicola contenga al suo interno una certa quantità di umidità. L'ipersensibilizzazione consiste pertanto nel rendere la pellicola anidra,cioè priva di umidità e tale bisogna mantenerla durante la posa ed il suo stoccaggio essendo divenuta in tali condizioni,avida delle più piccole particelle acquose presenti nell'atmosfera. Ciò si ottiene "arrostendo" la pellicola vergine,avvolta nella spirale per sviluppo e all'interno di un contenitore ermetico,in un'atmosfera particolare (FORMING GAS),composta tradizionalmente dal 10% di idrogeno ed il restante 90% di azoto ,mantenendo una temperatura costante da 30 a 80 C°secondo l'esperienza dell'operatore,per un tempo che può variare dalle 24 alle 48 ore o più. Con questo procedimento,la posa si può dilungare nel tempo con un costante annerimento della pellicola a limiti molto più elevati e si otterrà anche un incremento in sensibilità nominale specialmente con le pellicole "lente" ma dalla grana finissima con notevole incremento dei dettagli registrati. Come si può notare abbiamo a che fare con parecchie variabili,ma ognuno troverà la propria ricetta personale.

STRUMENTI ED ACCESSORI OCCORRENTI:

   

CONTROLLI E PROVE CON IL" CIELO ARTIFICIALE":

Eseguire prove con il cielo reale è certamente un'operazione a dir poco penosa se non abbiamo una minima idea di ciò che si potrà ottenere sulla pellicola,adottando una certa modalità di trattamento di ipersensibilizzazione.Certamente più pratico,rapido,veloce e meno stressante è poter eseguire le nostre prove iniziali in casa o per meglio dire,in camera oscura e quando saremo sicuri di ottenere dei risultati validi,perfezioneremo le nostre prove con il cielo. Ho pensato per questo motivo,di costruire una sorta di "cielo artificiale"che ricreasse il più fedelmente possibile,la volta stellata. La sua realizzazione è molto semplice ed intuitiva,basterà dipingere con del colore nero opaco un cartoncino del formato A4 o superiore,quando il colore sarà asciutto,sulla sua superficie si spruzzerà una minima quantità di quel prodotto spray che usano generalmente le donne durante le feste,per cospargere i capelli di "brillantini" luccicanti e multicolori (tipo Mago Zurlì per intenderci),si tratta in pratica di realizzare una specie di ammasso stellare,non troppo denso e con zone dove siano visibili i singoli brillantini. Poi si illuminerà il tutto con una piccola lampadina collegata ad un alimentatore stabilizzato multitensione,scegliendo una tensione appena sufficiente a rendere incandescente il filamento di questa. L'illuminamento valido,sarà quello che ci permetterà di vedere distintamente il cartello con le stelline così realizzate,solo quando i nostri occhi si saranno accomodati alla oscurità (10 minuti come minimo). In queste condizioni,se fotografiamo il nostro cartoncino-bersaglio con una pellicola non ipersensibilizzata,indicativamente da 400 ISO che useremo come modello,dovremmo ottenere un corretto annerimento con una posa che varierà dai 5 ai 15 minuti come se si fotografasse il cielo reale. Le prove naturalmente si eseguiranno tenendo il più possibile sotto controllo tutte le variabili,fotografando il "cielo artificiale" con la fotocamera fissata al cavalletto,ad una distanza fissa per tutte le prove,la debole luce della lampadina dovrà essere necessariamente sempre costante e posta ad una distanza prefissata dal cartello-bersaglio e deve essere schermata rispetto l'obiettivo della fotocamera e si potrà regolare il diaframma alla stessa apertura dello strumento che si pensa di usare quando si userà una pellicola correttamente ipersensibilizzata.

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