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AIDS: MESSO A PUNTO GEL
VAGINALE ANTI-HIV - 5 febbraio 2008
Ancora lontani dal traguardo
di vaccino contro il virus dell'Hiv finora le uniche armi per prevenire il
contagio erano l'astinenza e i profilattici. Due gruppi di ricercatori, uno
statunitense e uno indiano, stanno cercando di mettere a punto un gel
vaginale sperimentale che protegga dall'infezione e sopratutto non presenti
effetti collaterali per le donne che in questo caso potrebbero usarlo anche
quotidianamente. Finora diversi gel vaginali sono stati sperimentati ma con
risultati deludenti se non controproducenti. I ricercatori hanno chiesto a
200 donne sessualmente attive e non affette dal virus di New York e Pune in
India di applicare il gel ogni giorno o prima di ogni rapporto per un
periodo di sei mesi, usando comunque un preservativo. Al termine dei test
non sono stati riscontrati effetti collaterali al fegato o alterazioni del
sangue e dei reni. Non solo. Il 90% delle volontarie ha detto che se il gel
si dimostrasse efficace lo preferirebbero a qualsiasi altro sistema di
difesa. "Grazie ai test effettuati abbiamo visto che possiamo verificare se
gel come il Tenofovir (un antiretrovirale, ndr) e altri ancora con
specifiche sostanze anti Hiv possono prevenire la trasmissione sessuale del
virus", ha spiegato Sharon Hillier, della scuola di medicina della
University of Pittsburg.
Farmaci: Aids,
Autorita' Usa Revoca Brevetto Tenofovir - 2008-01-30
Una decisione dell'ufficio
brevetti americano potrebbe aprire la strada a farmaci anti-Aids piu' a buon
mercato nei paesi in via di sviluppo. Lo afferma l'Ong Medecins sans
Frontieres a seguito della decisione dell'ufficio brevetti statunitense di
revocare la licenza per il Tenofovir, uno dei principali antiretrovirali,
all'industria Gilead. La decisione dell'autorita' americana viene dopo il
ricorso di alcune organizzazioni che affermavano che il Tenofovir era in
realta' gia' conosciuto prima che la Gilead lo brevettasse. La causa durava
dal maggio 2006, seguita da procedimenti analoghi in India e Brasile. ''Il
fatto che il brevetto sia stato revocato negli Stati Uniti mostra che
autorizzazioni esistenti sono state concesse per farmaci per cui non se ne
aveva il diritto, e sono in realta' non valide - scrive l'associazione nel
suo comunicato - questa decisione potrebbe causarne altre simili da parte
delle autorita' in India e Brasile''. L'azienda farmaceutica ha
preannunciato un ricorso contro la decisione. Se il brevetto verra' revocato
anche nei paesi in via di sviluppo questi potranno far produrre i medicinali
a basso costo da industrie locali.
Aids:
Probabilita' Infezione 6 Volte Piu' Alta In Stranieri - 2008-01-29
Gli stranieri hanno una
probabilita' sei volte maggiore degli italiani di contrarre il virus Hiv. E'
il risultato di un'indagine coordinata dal centro operativo Aids
dell'Istituto Superiore di Sanita' (Iss) presentata oggi a Roma, da cui
emerge che l'incidenza del virus tra gli stranieri regolari e' di 69 casi su
100mila soggetti, mentre per gli italiani di 8,7 casi su 100mila. I dati,
che si riferiscono al periodo 1992-2004, segnalano che il 19% delle nuove
diagnosi riguarda gli stranieri. Piu' della meta' (il 54%) dei colpiti
proviene dall'Africa e il 25% dall'America Latina. Oltre la meta' delle
infezioni e' dovuta a rapporti eterosessuali, i piu' colpiti sono gli uomini
e l'eta' media e' 31 anni. ''Il recente aumento dell'immigrazione
verificatosi nei Paesi economicamente avanzati - spiega Barbara Suligoi, che
ha coordinato lo studio - deve costituire un motivo di maggiore attenzione
per la diffusione del virus dell'Hiv. Le popolazioni immigrate infatti
risultano essere maggiormente vulnerabili rispetto all'infezione a causa di
diversi fattori, primo fra tutti la provenienza da Paesi fortemente colpiti
dall'Hiv''. Il convegno e' stato anche l'occasione per fare il punto
sull'attivita' del National Focal Point, la rete di associazioni e
istituzioni sul tema della salute dei migranti nato dieci anni fa. Fra le
cifre presentate anche quelle delle attivita' del ''telefono verde Aids''
dedicato ai migranti e che ha visto nel 2007 354 chiamate, soprattutto per
chiedere informazioni sul test e sulle modalita' di trasmissione della
malattia
AIDS: 273 PROTEINE UMANE
'TRADITRICI' CHE AIUTANO HIV - 2008-01-10
Grazie a sofisticati metodi di
biologia molecolare è stata ottenuta la prima lista completa di tutte le
proteine umane necessarie perché il virus dell'Aids riesca ad infettare
l'uomo: si tratta di ben 273 proteine, un numero ben quattro volte maggiore
di quelle note finora. Lo studio condotto alla Harvard Medical School di
Boston dall'equipe di Stephen Elledge, ha realizzato il primo screening
completo del genoma umano relativo alle proteine richieste dall'Hiv e la
ricerca, secondo gli esperti, porterà ad una nuova generazione di farmaci
anti-Aids contro un bersaglio d'azione: non più dunque le proteine virali,
bensì quelle umane che aiutano il virus ad infettare la cellula.
Secondo quanto riferito sulla rivista Science questo risultato getta le basi
per farmaci anti-Aids a prova di resistenza: il virus infatti non potrà come
fa ora imparare a 'neutralizzare' i farmaci perché questi invece di agire su
di lui, lo bloccheranno per via indiretta mettendo 'KO' le proteine umane
'traditrici' che lo aiutano ad entrare. Finora se ne conoscevano solo 36,
questo studio aggiunge dunque tantissimo al macchinario proteico sfruttato
dal virus per infettare le cellule del sistema immunitario umano. Il virus
Hiv è un agente infettivo semplicissimo che ha ridotto al limite minimo il
suo genoma, ha quel poco che gli serve per farsi un involucro (il capside)
per 'coprirsi', per inserirsi nel Dna umano e moltiplicarsi. Per tutto il
resto sfrutta proteine umane di cui si serve per i suoi scopi 'malefici'.
L'idea dei ricercatori di Harvard è stata dunque quella di catalogare tutte
le proteine umane necessarie al virus per propagarsi e pensare a una
tipologia totalmente nuova di farmaci: non più molecole che attaccano il
virus direttamente 'rompendo' qualcuna delle sue poche proteine, bensì
principi attivi che gli impediscano di servirsi di proteine umane. Per
scoprire quali gli sono indispensabili gli scienziati hanno inserito
migliaia di cellule umane in tantissimi 'pozzetti' spegnendo in ciascun
gruppo di cellule un unico gene (uno diverso per ogni pozzetto) con un
'silenziatore genetico', una molecola di Rna ad interferenza (siRna). Poi
gli scienziati hanno messo Hiv in ogni pozzetto e visto dove riusciva a
infettare le cellule e dove no. A rigor di logica dove l'Hiv falliva
significa che il gene spento in quel pozzetto è indispensabile alla
propagazione virale. Così gl scienziati hanno individuato le 273 proteine
umane, solo 36 delle quali già note. Adesso si apre una nuova era per lo
sviluppo di farmaci mirati su queste proteine a prova di resistenza.
A Natale
regala Medici Senza Frontiere
“Soprattutto la sera l'ospedale è stracolmo: gran parte del personale medico
e paramedico vive qui. Dicono che è meglio separare lavoro e vita privata,
ma parlare di vita privata qui è paradossale. Così il lavoro diventa la vita
e si lavora sette giorni su sette e non si è stanchi. Non è vero che non si
è stanchi. Ma c'è qualcosa di più forte... che ti fa andare avanti.” Voci e
immagini provenienti da Paesi lontani messi in ginocchio dalla guerra, dalla
povertà, dall'HIV, ma anche voci dall'altra Italia, quella che spesso
facciamo finta di non vedere, quella di coloro che vivono ai margini.
Esperienze originali, raccontate nel volumetto “Non tornerò col
dubbio e con il vuoto. Lettere senza frontiere”, pubblicato dal
Pensiero Scientifico Editore.
Una
raccolta di testimonianze degli operatori umanitari di Medici Senza
Frontiere, attivi da anni nel “mondo dei dimenticati”, che si rivelano,
raccontano le loro ansie, i dubbi, le sfide, le vittorie, le sconfitte.
Piccole grandi storie che danno un senso alla vita, per
combattere ”il vuoto negli occhi dei malati e la mancanza di speranza in un
mondo diverso”, per “dare a qualcuno una chance in più di sopravvivere”.
Un libro
per riflettere e contribuire alla causa di Medici Senza Frontiere: ogni euro
è importante quando arriva per salvare delle vite e dare sollievo alle
sofferenze. Perché tutti hanno diritto di essere curati. Perché il
valore di una vita è incalcolabile.
Aids: In
Arrivo Nel 2008 Sistema Sorveglianza Nazionale Hiv
Milano, 3 dic. - E' in arrivo anche in Italia un Sistema di sorveglianza
nazionale sulle infezioni da
Hiv. Uno strumento
che punta a migliorare la lotta all'Aids nel nostro Paese e che "dovrebbe
diventare operativo entro fine 2008. Abbiamo infatti già avuto il via libera
della Consulta e della Commissione nazionale Aids, nonché del tavolo tecnico
delle Regioni sulla prevenzione". Lo ha annunciato oggi all'università di
Milano, in occasione del convegno 'Le infezioni sessualmente trasmesse: una
realtà sottostimata?', Giuseppe Salamina, epidemiologo del Centro per la
prevenzione e il controllo delle malattie (Ccm) del ministero della Salute.
Il
Servizio di sorveglianza, spiega l'esperto ai giornalisti, "si svilupperà
nel totale rispetto della privacy dei pazienti, grazie all'esperienza già
maturata da alcune Regioni 'capofila'", ad esempio dal
Piemonte.
"Attualmente - ricorda Salamina - insieme alla Spagna l'Italia è l'unica
nazione dell'area europea Oms (Organizzazione nazionale della sanità) che
ancora non dispone di un sistema nazionale di notifica delle infezioni da
Hiv. Nel nostro Paese esiste soltanto un registro che dagli anni '80
raccoglie i casi di Aids conclamato. Ma poiché le terapie disponibili hanno
enormemente procrastinato l'evoluzione dell'Hiv in Aids - evidenzia lo
specialista - questo registro non è più in grado di 'fotografare'
efficacemente la situazione reale dell'epidemia in Italia.
Serve
appunto un Sistema di sorveglianza dei casi di Hiv, per il quale sono stati
già definiti fondi ad hoc. Un primo finanziamento, pari a 300 mila
euro, permetterà alle
Regioni capofila, in particolare al Piemonte, di coordinare le attività di
formazione alle altre. Mentre altri 5 milioni e mezzo di euro andranno a
tutte le Regioni e Province autonome per cinque linee di attività, fra cui
la sorveglianza di Hiv e malattie sessualmente trasmesse", sottolinea
Salamina. Se in Italia manca ancora un Sistema di sorveglianza nazionale sui
casi di Hiv "non è certo per pigrizia - prosegue Salamina, all'indomani
della Giornata mondiale per la lotta all'Aids - In passato ci sono state
infatti alcune resistenze, legate al timore che una misura di questo genere
potesse violare la privacy dei pazienti". Proprio per scongiurare questo
rischio, oltre ovviamente a garantire l'assoluto anonimato, prosegue
l'esperto del Ccm, "per evitare che nei piccoli centri della Penisola le
persone sieropositive siano in qualche modo 'riconoscibili', abbiamo anche
pensato di raccogliere i dati per unità territoriali: si fisserà cioè una
soglia minima, probabilmente 100 mila abitanti, e i dati relativi alle aree
che non raggiungono tale soglia verranno accorpati tra loro".
Quanto alle
Regioni capofila, che si sono già dotate di un sistema di sorveglianza dei
casi di Hiv e che godranno della prima tranche di fondi per 'addestrare' le
altre zone dello Stivale, "un modello che ci piace particolarmente, e che si
è concretizzato con successo, è quello piemontese. In Piemonte - riassume
Salamina - esiste un collegamento fra la rete dei laboratori che effettuano
i test per l'Hiv e la rete dei centri di diagnosi e cura. In tal modo, la
persona che riceve un referto di sieropositività viene indirizzata subito a
una struttura specializzata in grado di confermare la diagnosi e di avviare
al più presto terapie mirate. Perché se l'infezione è recente, un
trattamento tempestivo può controllare bene l'evolversi dell'infezione",
conclude Salamina.
I 10 falsi
miti sull'HIV: un controverso editoriale
Nonostante i progressi nella
lotta all’AIDS, l’epidemia infuria ancora. La colpa è di 10
pregiudizi molto radicati nel pubblico e anche negli operatori sanitari,
incredibilmente. O almeno così sostiene un editoriale di James Shelton
della US Agency for International Development di Washington pubblicato sul
Lancet, che ci svela questi 'falsi miti'.
I
falsi miti sull’HIV secondo James Shelton: 1. L’HIV si diffonde velocemente.
No, solo l’8 per cento di chi ha partner sessuali primari sieropositivi
viene contagiato ogni anno. Il motivo della diffusione rapida in alcune zone
è l’abitudine a partner multipli fissi. 2. La prostituzione è un grave
veicolo di contagio. Nelle zone del
mondo dove
l’infezione da HIV è più diffusa, solo una media del 2 per cento degli
uomini paga prestazioni sessuali. 3. Gli uomini sono il problema.
Un’epidemia di HIV non può verificarsi senza donne che abbiano partner
sessuali multipli. 4. Gli adolescenti sono il problema. No, non ci sono
evidenze di rischio più elevato in determinate fasce d’età.
5. Povertà
e discriminazione facilitano il contagio. Sebbene la povertà porti a
rapporti sessuali promiscui, paradossalmente l’infezione è in media più
diffusa negli individui a migliore status sociale, anche in Africa.
6. I
preservativi sono la risposta. Possono aiutare gruppi limitati a rischio,
per esempio i lavoratori del sesso, ma hanno un bassissimo impatto sulla
popolazione generale.
7. Il test
HIV è la risposta. La sieropositività dovrebbe portare a cambiamenti
comportamentali, ma l’evidenza in tal senso è scoraggiante.
8. Il
trattamento è la risposta. Anche qui l’evidenza suggerisce che i
sieropositivi trattati con antiretrovirali troppo spesso praticano sesso non
sicuro per la cessata percezione di rischio e il benessere dovuto alle cure.
9. Le nuove
tecnologie sono la risposta. La ricerca su vaccini, microbicidi e
antiretrovirali profilattici va avanti da tempo, ma i successi sembrano
lontani.
10.
Il comportamento sessuale non può cambiare. La comunità omosessuale
USA negli anni 80 e i
dati recenti sul Kenya dimostrano il contrario.
Aids:
Ministero, 4ooo Nuove Infezioni Anno, 200 Morti In 2007
ROMA, 30 NOV -
Diminuisce la mortalita' di
Aids in Italia ma
aumentano le infezioni che, per oltre il 65% dei casi, avvengono per via
sessuale. Ogni anno si registrano infatti circa 4 mila nuove infezioni,
mentre la stima dei decessi per il 2007 e' di circa 200 morti contro, ad
esempio, i 4.581 del 1995. I dati relativi alla diffusione dell'Aids sono
stati diffusi oggi dal ministero della Salute alla vigilia della giornata
mondiale dell'Aids che si celebrera' domani. Nel nostro paese, dall'inizio
dell'epidemia ad oggi, si sono registrati 58.400 casi di Aids e tra questi i
decessi sono stati 35.300. Dal 1995, anno del picco dell'epidemia, ad oggi
si e' passati dal 5.600 casi di malattia conclamata ai circa 1.200 attuali.
Un risultato, rileva il ministero, raggiunto soprattutto grazie all'effetto
della terapia antiretrovirale combinata. Cio' ha infatti portato ad un
aumento della prevalenza di persone che vivono con una diagnosi di Aids: ad
oggi se ne stimano oltre 23 mila. I sieropositivi (tra i quali sono comprese
anche le persone affette da Aids) si stimano siano oltre 120 mila, Questo
numero tende pero' ad aumentare in quanto ogni anno si verificano circa 4
mila nuove infezioni, e l'aumento della sopravvivenza delle persone
sieropositive comporta un aumento del numero di infetti sul territorio
nazionale.
Aids:
Actionaid, Solo Un Malato Su 3 Ha Accesso Alle Cure
ROMA, 30 NOV - Solo un malato
di Hiv su tre ha attualmente accesso alle cure. E la causa - segnala
ActionAid in un rapporto reso noto alla vigilia della Giornata mondiale
contro l'Aids - e' da attribuire ai costi dei farmaci. Anche se dal 2001 il
trend dei costi e' in discesa (in alcuni casi si e' passati da 10 mila
dollari l'anno a 80), i farmaci di seconda linea, quelli utilizzati con
l'aumento della resistenza del virus, restano comunque alti e la spesa si
aggira intorno ai 1.200 dollari l'anno. L'accesso universale delle cure
avrebbe bisogno, entro il 2010, di 42,2 miliardi di dollari. L'ingresso nel
mercato della concorrenza nella produzione di farmaci generici - sostiene
ActionAid - ha fatto ridurre di dieci volte il loro prezzo in cinque anni:
tra il 2004 e il 63% dei farmaci retrovirali acquistati nell'Africa
Subsahariana erano generici indiani, sudafricani e brasiliani. Nonostante
questo, pero', il 97% dei farmaci salvavita di prima linea era generico,
mentre per quelli di seconda linea il dato si ferma al 3%, poiche' essi sono
in gran parte protetti da brevetti che l'industria dei generici non puo'
acquisire. ''Se la comunita' internazionale vuole mantenere l'impegno preso
al G8 di Gleaneagles - dice Marco De Ponte, segretario generale di ActionAid
- di garantire l'accesso universale alle terapie entro il 2010, le cure per
l'Aids dovranno essere a disposizione di 13 milioni di persone. Le risorse
attualmente a disposizione consentiranno solo a 4,6 milioni di sieropositivi
di accedere alle terapie antiretrovirali''. Per De Ponte, e' necessario che
il rafforzamento dell'industria di farmaci generici nei paesi poveri
promuovendo partnership e trasferendo tecnologie. I 42,2 miliardi di dollari
necessari entro il 2010, andrebbero a finanziare la distribuzione di 10
miliardi di preservativi, la fornitura di 45 milioni di dispositivi per il
controllo delle trasfusioni, 80 milioni di terapie materno-fetali, il
sostegno a 19 milioni di organi e personale aggiuntivo per 420 mila unita'.
ActionAid ricorda che l'Italia e' fra i primi otto paesi che hanno
sottoscritto, in occasione del G8 del 2005, l'obiettivo di garantire
l'accesso universale alle cure entro il 2010. Nel 2007 l'Italia potra'
versare al Fondo Globale fino a 410 milioni di euro, saldando debiti e
pagando in anticipo il contributo del 2008.
Aids: Galli,
Investire Ricerca Farmaci Antivirali Per Bimbi
ROMA, 29 NOV - Sono
pochi gli antiretrovirali con formulazioni pediatriche e quelli disponibili
costano di piu' perche' prodotti da Paesi occidentali dove i bambini non
sono una priorita' economica e in quantita' insufficiente per sopperire ai
bisogni dei Paesi in via di sviluppo. E' quanto denuncia Massimo Galli,
ordinario dell'Istituto di Malattie Infettive e Tropicali dell'Ospedale
Sacco di Milano, durante il meeting del CLIA-Collegamento Lotta
Internazionale
Aids in svolgimento a
Roma, dal titolo ''Accesso ai trattamenti per i bambini con HIV nei Paesi in
via di sviluppo''. Secondo Galli e' necessario formulare una strategia per
garantire la realizzazione e la diffusione dei farmaci per i bambini. ''E'
una cosa che riguarda l'intera societa' civile - dice - che si deve
mobilitare nei confronti dei governi e delle Big Far. Rivolgersi solo alle
case farmaceutiche per eliminare i brevetti e' una battaglia persa essendoci
interessi economici che non si e' in grado di eliminare''. Gli fanno eco i
Paesi presenti all'incontro che chiedono alle case farmaceutiche
antiretrovirali gratuiti per i bambini sieropositivi del Terzo Mondo e ai
governi di impegnarsi per garantire l'accesso alle cure attivando centri
ospedalieri attrezzati nei paesi piu' poveri.
Aids: Roma,
Infezioni Hiv Triplicate Dal 2000 Fra Uomini Gay
Roma,
27 nov. - Sono triplicati, dal 2000 a oggi, i nuovi casi di infezione
da
Hiv fra la
popolazione omosessuale maschile romana: se dal 1985 al 2000 si è assistito
a un aumento del 4%, con un andamento dell'epidemia assai altalenante ma
senza picchi che potessero preoccupare, i dati aggiornati al 2007 parlano di
una crescita totale del 12%. "Ciò significa che negli ultimi sette anni la
guardia si è abbassata all'interno della coorte di uomini
gay sotto
osservazione: duemila persone seguite da oltre 20 anni, che hanno
evidentemente smesso di prendere precauzioni durante i rapporti sessuali,
nonostante abbiano visto tanti amici morire di Aids".
A
lanciare l'allarme è Massimo Farinella, responsabile Salute del circolo di
cultura omosessuale 'Mario Mieli', oggi a Roma durante la presentazione di
una nuova iniziativa, chiamata 'Progetto Coroh', studiata per estendere a
sempre più individui le informazioni sulla prevenzione dell'Hiv e gli
strumenti per la diagnosi precoce della malattia. E se l'Aids, 'capostipite'
delle patologie a trasmissione sessuale, ricomincia a preoccupare
soprattutto all'interno della comunità gay, che per alcuni anni era rimasta
'spettatrice' dell'aumento dell'epidemia di fronte alle migliaia di nuovi
casi registrati fra gli eterosessuali, anche i numeri sull'incidenza della
sifilide fanno riflettere: il
Lazio è l'unica
regione italiana a mostrare ancora un costante aumento delle diagnosi.
"Si è
passati dai 10 casi di sifilide infettiva diagnosticati al San Gallicano nel
2000 - ha detto il dermatologo Massimo Giuliani, che lavora al centro
specializzato romano - ai 140 rilevati nel 2006. E la proporzione di
pazienti omosessuali o bisessuali fra i malati di sifilide è ugualmente
cresciuta dal 55% nel 2000 al 75% fra il 2001 e il 2004. E' noto come la
sifilide sia una 'porta d'ingresso' per l'Hiv e per questo è importante
mettere in moto una serie di interventi mirati a educare alla prevenzione".
Con
questo obiettivo prende il via il progetto Coroh, portato avanti dal circolo
'Mario Mieli' in collaborazione con l'Istituto superiore di sanità,
l'istituto dermatologico San Gallicano e l'azienda ospedaliera San Giovanni
Addolorata di Roma. Durerà un anno, con la prospettiva di estendere il
modello di azione anche a livello nazionale. Accanto all'attività di
sensibilizzazione, l'iniziativa intende formare una coorte più estesa di
persone omosessuali e transessuali su cui monitorare l'incidenza
dell'infezione da Hiv attraverso un Sistema di sorveglianza avanzato. "Per
l'arruolamento - ha spiegato Farinella - andremo nei luoghi di ritrovo
privilegiati dai giovani, come le discoteche, ma anche
internet e le chat
line". Tutti potranno sottoporsi gratuitamente agli screening, presentandosi
nei giorni feriali e senza appuntamento in uno dei due centri ospedalieri
romani.
Aids: Esperti,
Raddoppia Numero Di Contagiati Hiv In Europa
BRUXELLES, 26 NOV - Il
numero di persone col virus
Hiv dell'Aids e'
raddoppiato negli ultimi sei anni in
Europa e a
preoccupare e' il fatto che piu' della meta' di queste persone non sono
consapevoli di avere contratto la malattia. Ne discutono a Bruxelles
rappresentanti dell'Ue, dell'Onu, esperti e responsabili politici
nell'ambito dell'iniziativa ''Hiv in Europa 2007'', che ha come obiettivo
quello di far passare il messaggio dell'importanza di una diagnosi precoce e
di una tempestiva terapia, anche per evitare il rischio di contagio. Sono
circa 760.000 le persone che hanno contratto il virus dell'Hiv nell'Unione
europea e le persone che non sono a
conoscenza del loro stato hanno una probabilita' tre volte maggiore di
trasmettere il virus rispetto alle persone alle quali la malattia e' stata
diagnosticata. Secondo quanto riferito da Jens Lundgren, dell'Universita' di
Copenhagen, circa 300.000 persone sono morte negli ulti dieci anni in Europa
per il ritardo col quale e' stata loro diagnosticata la presenza del virus.
Secondo gli organizzatori del seminario questo ritardo sta diventando un
vero problema in Europa e la situazione sta peggiorando. In base ad uno
studio europeo, i cui dati saranno resi noti il prossimo anno, il 30% delle
persone scoprono di avere contratto l'Hiv quando gia' avrebbero dovuto
essere sottoposte alla terapia antiretrovirale. Ton Coenen, di Aids Action
Europe, ha rilevato che ''i test precoci e l'assistenza per persone con l'Hiv
varia drammaticamente in Europa. Questo indica la necessita' di un piano
d'azione regionale e una riduzione della discriminazione e della
criminalizzazione delle persone che hanno contratto il virus''.
Aids: Unadis
Corregge Stime, 33 Mln Di Contagiati Nel 2007
Milano, 20
nov. - Le Nazioni unite hanno ridotto le stime relative al numero di persone
nel mondo infettate dall'Hiv nel 2007. Da circa 40 milioni, gli esperti di
Unaids sono scesi a 33 milioni. Una riduzione che, secondo gli specialisti,
è guidata soprattutto dai nuovi dati relativi all'India. Il tasso di nuovi
casi e i livelli di mortalità sono in declino, ma i numeri indicano che ci
sono ancora 6.800 nuovi casi di infezione ogni giorno e oltre 5.700 morti.
La
parte del leone 'storicamente' spetta all'Africa, ma alcune aree asiatiche
ormai hanno il più veloce tasso di crescita delle infezioni. "I dati
corretti ci danno una più chiara immagine dell'epidemia di
Aids - dice Peter
Piot, direttore esecutivo di Unaids, sulla Bbc online - che rivela rischi e
opportunità. Certamente stiamo iniziando a vedere un ritorno degli
investimenti, ma dobbiamo allargare i nostri sforzi, per ridurre in modo
significativo l'impatto dell'Aids nel mondo"
AIDS, SCOPERTA
PROTEINA CHE STIMOLA LE DIFESE -
2007-10-03
C'é una
proteina in grado di stimolare le difese dell'organismo al livello delle
mucose genitali. Il suo meccanismo d'azione è stato indagato e chiarito in
uno studio internazionale coordinato dal gruppo del professor Mario Clerici
dell'Università di Milano. Studio che apre nuove prospettive per la messa a
punto di un vaccino per l' Hiv e per altre malattie sessualmente trasmesse.
La ricerca, pubblicata su 'PLoS ONE', si riferisce alla chemochina indicata
con la sigla MEC-CCL28 ed è stata condotta in collaborazione con l'Ospedale
SS.Annunziata Antella (Firenze) e con organizzazioni di ricerca francesi (IRD
di Montpellier), americane (Università di Los Angeles e Columbia University
di New York) e africane (University of Zambia, di Lusaka). In particolare, i
ricercatori hanno valutato l'effetto della CCL28 sull'induzione di una
risposta immunitaria: si è visto che la chemochina attira nelle mucose
genitali le plasmacellule, cellule 'sentinelle' del sistema immunitario che
producono anticorpi protettivi chiamati IgA. Studi precedenti condotti in
donne sane che erano partner sessuali di soggetti Hiv-positivi avevano
dimostrato che queste donne erano protette dal virus dell' Aids da diversi
fattori, tra cui proprio la produzione di IgA specifiche dell' Hiv a livello
delle mucose genitali.
I risultati del nuovo studio dimostrano ora che c'é una relazione fra la
protezione dovuta alle IgA e la concentrazione della chemochina CCL28, che
aumenta nel plasma e nella saliva dei soggetti esposti ad Hiv ma non
infetti: è infatti la chemochina che attira le plasmacellule che producono
anticorpi IgA. "La prova è venuta da uno studio condotto in Africa - ha
detto Clerici - dove si è visto che bambini allattati da madri Hiv-positive
aumentano il periodo di sopravvivenza in ragione della concentrazione di
CCL28 nel latte materno". Da qui, i ricercatori milanesi hanno dimostrato
che nei topi vaccinati con Hiv e CCL28, le plasmacellule che producono
anticorpi anti Hiv risultano aumentate a livello genitale e rettale. "Il
prossimo passo - conclude Clerici - lo faremo fra qualche settimana, quando
inietteremo nel topo CCL28 insieme alla clamydia, al tricomonas, all'herpes,
per verificare che lo stesso tipo di immunizzazione a livello della mucosa
genitale avviene anche per altre malattie sessualmente trasmesse".
Aids:
Indagine, Un Quarto Sieropositivi Si Sente Giudicato Dal Medico - 31 agosto
2007
Oltre
un quarto dei pazienti affetti da Hiv si sente stigmatizzato dal proprio
medico. E per questa ragione spesso non segue adeguatamente le cure o non
effettua i dovuti controlli. E' quanto emerge da un'indagine condotta per
iniziativa di alcuni ricercatori dell'università della California a Los
Angeles (Ucla), pubblicata sulla rivista 'Aids Patient Care'. Per lo
speciale sondaggio sono stati intervistati 223 pazienti sieropositivi
residenti nella contea di Los Angeles.
Le
interviste di base sono state effettuate fra maggio 2004 e giugno 2005,
mentre quelle di 'follow-up' fra novembre 2004 e dicembre 2005. E le domande
hanno riguardato due temi: il rapporto con il medico, e in particolare il
modo in cui i malati riferiscono di essere trattati da chi li cura, e la
frequenza e la qualità delle cure cui i pazienti si sottopongono.
Durante la
prima fase, i ricercatori hanno rilevato che il 26% degli intervistati si è
sentito almeno una volta, in qualche modo, 'giudicato male' dal proprio
medico. La percentuale scende al 19% nel periodo di follow-up. Inoltre, il
58% (il 57% nella seconda 'trance' dell'indagine) ha reclamato una
difficoltà di qualche tipo nell'accesso alle cure. E, secondo le analisi
degli esperti, sono proprio i pazienti che si sentono stigmatizzati ad avere
il doppio delle possibilità di vedere abbassato il livello delle loro
terapie.
Aids: Al Via
Campagna Ministero Salute, Usate Preservativo - 6 agosto 2007
Le malattie trasmesse per via
sessuale, prima fra tutti l'Aids, "non vanno in vacanza. Ma da alcune ci si
può difendere utilizzando mezzi semplici come il preservativo". Questo il
messaggio del ministro della Salute Livia Turco in occasione dell'avvio
della campagna di prevenzione per l'Aids e le malattie trasmesse
sessualmente (Mts) lanciata dal dicastero. Per sensibilizzare un numero
sempre maggiore di giovani, e chiedere loro di non abbassare la guardia,
Ambra Angiolini, lo speaker Mario Cordova e il musicista Luca Bussolotti
saranno protagonisti di spot radiofonici e messaggi pubblicati sui giornali.
L'obiettivo principale della campagna è quello di favorire la conoscenza
delle regole utili a prevenire le Mts a partire dall'uso del preservativo,
evidenziando l'importanza di un'assunzione di responsabilità nei rapporti
sessuali. I messaggi saranno rivolti, in particolare, alla popolazione
sessualmente attiva utilizzando anche altri strumenti di comunicazione. "E'
importante - sottolinea Turco in una nota - che i giovani, le ragazze e i
ragazzi che hanno diritto a una vita sessualmente sicura e libera
dall'incubo delle Mts non abbiano timori a proteggersi nel modo più sano e
facile, utilizzando il preservativo". Ogni anno - ricorda il ministero della
Salute - in Italia si registrano 3.500 nuovi casi di Aids e il numero di
persone sieropositive viventi si aggira intorno alle 100-130mila. Negli anni
- prosegue il ministero - è cambiata anche la 'geografia' della malattia in
Italia che colpisce "sempre meno i tossicodipendenti, mentre aumentano i
casi tra gli eterosessuali e omo-bisessuali. E tra questi cresce la
percentuale di quanti si accorgono di essere sieropositivi solo al momento
del test. Con quel che ne consegue per la diffusione della malattia".
Secondo i dati raccolti fino al 31 dicembre 2004, in Italia i casi di
malattie sessualmente trasmesse (Mst) sono oltre 95 mila. E più del 90% dei
pazienti è eterosessuale, mentre più del 40% è donna mentre circa il 15% dei
malati non è italiano e un paziente su cinque (21,4%) ha già avuto almeno
una Mts in passato. "L'attenzione particolare che vogliamo rivolgere ai
giovani - si legge nella nota del ministero - si deve al fatto che le soglie
di attenzione e consapevolezza rischiano di non essere adeguatamente formate
in questa fascia d'età. Quando si è molto giovani - prosegue la nota - la
percezione del rischio è assai bassa, basata sull'ottimismo realistico,
sulla convinzione cioè che i fatti spiacevoli accadono ad altri, ma non a se
stessi". Il ministro Turco poi, oltre a ringraziare i personaggi dello
spettacolo che hanno aderito alla campagna informativa, rivolge un grazie
alla Commissione nazionale Aids e alla Consulta delle associazioni per la
lotta contro L'Aids "che ho avuto al mio fianco per la realizzazione della
campagna che prende il via oggi". Un grazie, infine, "ai farmacisti e ai
medici italiani che si sono associati". A testimonianza di questa alleanza,
le numerose iniziative della campagna che, oltre agli spot (in onda su
Radiorai, Radio Dj, M2O, Rds, Radio Italia solo musica italiana, Radio Kiss
Kiss, Circuito Cnr - che comprende tra le altre: Lattemiele e Radio Cuore),
prevedono un opuscolo informativo dal titolo 'NonsoloAids', distribuito in
tre milioni di copie nelle farmacie e in allegato ai principali periodici
letti dai giovani: Focus, Max, XL, Men's Health, Cosmopolitan, Glamour, Rock
Star, Kiss Me, Rock Sound, Rolling Stone, Ubix. Infine, un poster che verrà
diffuso negli studi medici ambulatoriali in collaborazione con la Fimmg e il
Sumai
Farmaci: Medici Senza Frontiere, Sentenza Storica In India - 6 agosto 2007
Secondo l'organizzazione
umanitaria Medecine Sans Frontieres (Msf) la sentenza che permette all'India
di continuare a produrre farmaci generici anti Hiv e' 'storica'. ''Questa
sentenza e' un grosso sollievo per milioni di pazienti e medici che operano
nei Paesi piu' poveri e che dipendono interamente in larga misura da farmaci
prodotti in India spiega Raffaella Ravinetto, presidente dell'associazione
in Italia - la Corte Indiana ribadisce il diritto dei Paesi come l'India a
emanare leggi che facciano proprie tutte le clausole di salvaguardia
previste negli accordi internazionali sul commercio e scongiura il rischio
di una ulteriore restrizione della possibilita' di produrre farmaci
generici. Chiediamo a tutte le multinazionali farmaceutiche e ai Paesi
ricchi di rispettare la legislazione indiana e di smettere di spingere
affinche' Paesi in via di sviluppo adottino regimi ancora piu' restrittivi
in materia di brevetti sui farmaci''. Oltre 420mila persone in tutto il
mondo, segnala Msf, avevano firmato una petizione per chiedere a Novartis di
ritirarsi dalla causa intentata contro il Governo Indiano. Tra i firmatari
il ministro Indiano della salute Anbumani Ramadoss, il Premio Nobel per la
pace sudafricano Desmond Tutu, gli autori John Le Carre' e Naomi Klein oltre
a molti parlamentari e ministri europei e statunitensi. Per l'Italia tra i
firmatari ci sono il sindaco di Roma, Walter Veltroni, il sottosegretario
agli Esteri Patrizia Sentinalli e personaggi del mondo spettacolo come Beppe
Grillo e Dario Fo.
Aids: Lo
Studio, Programmi No-Sex Contro Malattie Sessuali Non Funzionano - 3 agosto
2007
I programmi
'No-sex' per contrastare la diffusione delle malattie sessualmente
trasmesse, compreso l'Aids, "non funzionano. Né evitano le gravidanze
indesiderate". La bocciatura su tutta la linea dei programmi di astinenza
prematrimoniale viene dai ricercatori dell'università di Oxford. Gli
scienziati di Sua Maestà criticano aspramente l'efficacia di teorie molto
comuni negli Usa. E per farlo compiono una metanalisi di ben 13 studi
statunitensi sull'argomento, che hanno coinvolto 15 mila persone tra i 10 e
i 21 anni. "I programmi di astinenza sessuale - affermano sul British
Medical Journal - non hanno alcun impatto. Né positivo, né negativo nel
contenere le percentuali di infezioni sessuali o di gravidanze.
Ciononostante - criticano - negli Usa un terzo dei fondi per la lotta
all'Aids stanziati dal presidente George Bush è devoluto proprio a questi
programmi". Nello specifico, "nessuna delle iniziative 'No-sex' ha un
impatto, seppur modesto, sull'età del primo rapporto sessuale, sull'uso o
meno del profilattico, sul numero dei partner o sulle malattie sessuale o le
gravidanze".
Vaccino
Anti-Tetano Prenatale Meno Efficace Con Hiv e Malaria - 31 luglio 2007
Malaria e
Hiv riducono l'efficacia della vaccinazione antitetano fatta alle madri
durante la gravidanza per immunizzare anche i nascituri. Una strategia
sempre più utilizzata in molti Paesi in via di sviluppo. A denunciare questa
'interferenza' è uno studio realizzato in Kenya su oltre 700 donne incinte e
pubblicato sul 'Journal of Infectious Diseases'. Si stima che siano oltre
210 mila le morti dovute al tetano. E, nella maggior parte dei casi, si
tratta di neonati contaminati al momento del parto. Ma anche di donne in
post-partum. Per questo l'Organizzazione mondiale della sanità ha deciso di
focalizzare i suoi sforzi di prevenzione sulle donne in età fertile o sulla
vaccinazione delle future mamme. Una strategia, quest'ultima, che consente
il passaggio transplacentare degli anticorpi antitetanici ed è consigliata a
partire dalla 28esima settimana di gestazione per avere, al momento della
nascita, un tasso di anticorpi sufficienti a proteggere il bebè. Nello
studio realizzato in Kenya il 12% delle donne osservate (87) era
sieropositivo. Mentre il 44% (312 donne) aveva la malaria e il 7% (48) aveva
le due infezioni insieme. Il 94% aveva ricevuto almeno un'iniezione di
antitetanica nel corso della gravidanza. Dosaggi di anticorpi sono stati
effettuati sia nel sangue delle donne sia in quello del cordone, dopo il
parto. I risultati hanno dimostrato una diminuzione degli anticorpi nel
sangue del cordone del 52%, nell'infezione materna da Hiv, e del 48% per la
malaria. In questo caso l'infezione della placenta porta a un'infiammazione
e un ispessimento della membrana basale, e questo può spiegare
l'interferenza. Per l'Hiv, invece, è stato dimostrato in precedenti studi
che negli immunodepressi si ha una risposta meno efficace alla vaccinazione,
ma il meccanismo che impedisce il passaggio transplacentare degli anticorpi
è ancora poco chiaro.
HIV: i
rapporti orali potrebbero essere rischiosi? - 26 luglio 2007
Il tessuto epiteliale delle
tonsille esprime un'alta concentrazione di un corecettore del virus
dell'HIV, il CXCR4; per questo motivo alcuni ricercatori dei National Health
Insitutes statunitensi hanno avanzato l'ipotesi che anche il sesso orale
potrebbe concorrere alla diffusione dell'AIDS. I ricercatori, guidati da
Sharon M. Whal, del National Institute of Dental and Craniofacial Research,
hanno confrontato l'espressione di un gruppo di geni che codificano per
proteine implicate nella processi di infezione del virus HIV sia nelle
tonsille che nelle gengive. "La maggiore espressione nelle tonsille di geni
coinvolti nella trasmissione del virus e la contemporanea riduzione proteine
che hanno un ruolo antivirale, fa di questo tessuto un potenziale sito di
trasmissione", hanno dichiarato i ricercatori. Continua la ricerca di base
sui meccanismi di trasmissione del virus per avere una conoscenza sempre più
chiara delle modalità di infezione in modo da poterla ostacolare e
combattere. Accanto a questa vanno, volta per volta, ridisegnate le
strategie di prevenzione. Importante è riuscire a comprendere quali siano le
pratiche realmente pericolose evitando di alimentare la psicosi o lo stigma.
Aids:
Successo Farmaci Antiretrovirali In Neonati
- 25 luglio 2007
I neonati contagiati dalla
madre con il virus Hiv, cui vengono somministrati farmaci antiretrovirali
nelle prime settimane di vita, hanno una probabilita' quadrupla di
sopravvivere rispetto ai piccoli non trattati, secondo una ricerca che offre
la speranza di salvare centinaia di migliaia di vite. In una delle sessioni
conclusive del 4/o Convegno internazionale della Societa' dell' Aids a
Sydney, a cui partecipano oltre 5000 delegati di 133 paesi, il direttore del
National Institute of Health degli Usa, Elias Zerhouni, ha presentato i
risultati di uno studio che mostra un miglioramento del 75% del tasso di
sopravvivenza quando il farmaco viene somministrato subito dopo la nascita.
Nello studio, condotto a Citta' del Capo e in Soweto in Sudafrica, il 96%
dei neonati sottoposti ad immediato trattamento con farmaci erano ancora
vivi due anni dopo, contro l 84% dei piccoli a cui il trattamento e stato
somministrato piu' tardi. Zerhouni ha spiegato che i neonati con infezione
Hiv di frequente mostrano una rapida progressione nella malattia nel primo
anno si vita, il periodo in cui il loro sistema immunitario si sta ancora
sviluppando e sono vulnerabili ad altre gravi infezioni. Le linee guida
dell' Organizzazione mondiale della sanita' (Oms) raccomandano che i farmaci
siano somministrati solo dopo che siano stati osservati segni di malattia o
di indebolimento del sistema immunitario. Lo studio sudafricano pero' e'
cosi' promettente, ha aggiunto lo studioso, che i risultati sono stati
trasmessi all Oms e ad altre autorita' sanitarie perche considerino di
cambiare le raccomandazioni. Secondo Medici senza frontiere (Msf) i bambini
sono le ''vittime silenziose'' dell'epidemia globale di Aids, con nove
piccoli pazienti su 10 infettati dalla madre durante la gravidanza, il parto
o l allattamento. Circa l 87% dei bambini con Hiv vivono nell' Africa
subsahariana. Dei 540 mila bambini contagiati nel 2006, 470 mila vivono in
Africa. Mfs sottolinea che il contagio verticale di Hiv da madre a bambino e
stato quasi eliminato nei paesi ricchi, perche' la terapia con
antiretrovirali viene somministrata alle madri incinte e ai neonati entro
poche ore dalla nascita.
Aids: Nuovi
Farmaci e Circoncisione Le Migliori Armi Per Metterlo Ko - 24 luglio 2007
Nuovi farmaci e circoncisione.
Sono queste, a detta degli esperti riuniti a Sydney per il congresso
mondiale della Aids Society, le migliori armi per mettere ko il virus Hiv.
"Un misto di tecnologia moderna e antiche pratiche chirurgiche" rivelano,
sottolineando che "una nuova generazione di farmaci che rallenta la
progressione del virus è in arrivo in tempi non lontani. E potrebbe
affiancarsi alla modificazione genetica delle cellule in modo da proteggerle
da ulteriori infezioni". Gli scienziati convenuti in Australia sostengono di
essere "in un momento esaltante, per la presenza di medicinali che
funzionano bene e di altri in arrivo che promettono risultati anche
migliori. E medici e pazienti hanno oggi molte più opzioni terapeutiche.
Anche laddove i pazienti si dimostrino resistenti alle terapie da tempo in
circolazione o per via di ceppi virali difficili da trattare". Resta il
grande nodo dei costi che i nuovi farmaci inevitabilmente avranno. Costi che
- rilevano gli esperti - non potranno essere sopportati dai sistemi sanitari
dei Paesi in via di sviluppo o poveri, laddove è più alto il numero di
sieropositivi. Ecco perché il secondo tassello della nuova strategia
anti-Aids ribadito a Sydney è rappresentato dalla circoncisione. Numerosi
studi hanno evidenziato come questo intervento chirurgico, già praticato
nell'antico Egitto oltre 2.300 anni prima di Cristo per altre ragioni, possa
in realtà offrire maggiori protezioni dal virus Hiv. Riducendo di fatto del
60% le probabilità di trasmissione da donna a uomo della malattia.
L'approccio genetico all'Aids è quello su cui si nutrono le maggiori
aspettative. Sono già in corso le sperimentazioni sull'uomo che mirano a
intervenire geneticamente sulle cellule staminali del sangue e su quelle del
sistema immunitario, le cellule T, per poi reintrodurle nell'organismo del
malato. Così si dovrebbe trovare il modo di combattere dall'interno il virus
Hiv, con 'guerrieri' che non possono essere infettati. "Certo - concludono
gli esperti - non si tratta di cure che potranno essere disponibili per
tutti".
Aids:
Circoncisione Riduce Contagio 60% - 23 luglio 2007
La circoncisione maschile
riduce sostanzialmente i tassi di contagio Hiv e puo prevenire milioni di
infezioni ogni anno, ma non e largamente disponibile perche' non richiede
farmaci brevettati, e non frutta redditi alle grandi case farmaceutiche.
Nella sessione plenaria di oggi del 4/o Convegno internazionale della
Societa dell Aids in corso a Sydney, a cui partecipano oltre 5000 delegati
di 133 paesi, l epidemiologo Robert Bailey dell universita dell Illinois,
che ha condotto ricerche sulla circoncisione in diversi paesi africani oltre
che negli Usa, ha citato i risultati di oltre 50 studi, che mostrano in modo
convincente come la circoncisione riduca il contagio Hiv da donna a uomo di
circa il 60%. Solo il 30% degli uomini nel mondo tuttavia sono circoncisi,
per lo piu' in paesi in cui la procedura e comune per motivi religiosi o di
salute. Gli uomini non circoncisi, ha detto Bailey, hanno una probabilita'
assai piu che doppia di contrarre il virus da partner femminili. Era noto da
tempo che i tassi di Hiv fra uomini musulmani nell Africa subsahariana sono
piu' bassi rispetto ai non musulmani, ma non era chiaro se cio fosse dovuto
alla circoncisione, oppure al fatto che avevano meno partner sessuali. E
accertato ora che le cellule del prepuzio sono piu' vulnerabili al contagio.
Le agenzie internazionali esitano pero ad attuare la procedura su larga
scala, ha osservato lo studioso. Non si puo' non pensare che se fosse un
farmaco con un etichetta, le agenzie internazionali e i donatori avrebbero
fatto a gara gia anni fa per renderlo disponibile. Invece nessuno si puo'
avvantaggiare della circoncisione, nessuno tranne i 4000 africani che
resteranno contagiati domani , ha aggiunto. Durante il convegno, che
prosegue fino a domani, ricercatori di tutto il mondo presentano i risultati
dei loro studi su una vasta gamma di argomenti. Fra gli altri temi trattati
oggi, le tecniche di prevenzione iniziate da donne, i test di Hiv iniziati
dai produttori di farmaci, e la prevenzione del contagio da madre a figli.
Una speciale sessione ha esplorato il futuro del finanziamento globale della
prevenzione e del trattamento dell Hiv. Ai partecipanti viene chiesto di
firmare la cosiddetta Dichiarazione di Sydney, che esorta i governi e i
donatori a destinare alla ricerca almeno il 10% di tutti fondi destinati all
Hiv/Aids. Senza tali fondi non sara' possibile mantenere una risposta
sostenuta ed efficace alla pandemia di Aids , sostiene la dichiarazione, che
mira ad accelerare la realizzazione di nuovi farmaci e di nuove tecnologie
per prevenire, diagnosticare e trattare l infezione.
Aids: Fauci,
Il Mondo Sta Perdendo Battaglia Contro Malattia - 23 luglio 2007
Il mondo sta perdendo la sua
battaglia contro l'Aids. L'allarme e' stato lanciato da uno dei principali
esperti al mondo della malattia, lo scienziato americano Anthony Fauci,
durante il congresso dell'International Aids Society in corso a Sidney.
''Per ogni persona a cui si garantisce l'accesso alle cure - ha affermato
Fauci, che e' anche il principale consulente sul tema di George W. Bush - ce
ne sono sei che vengono infettate. Quindi stiamo perdendo la partita, lo
dicono i numeri''. Lo scorso anno sono stati curati piu' di due milioni di
malati di Hiv nei paesi in via di sviluppo, ma le nuove infezioni sono in
aumento, a causa di carenze nella prevenzione. ''In molte parti dei paesi in
via di sviluppo strategie efficaci contro il contagio come preservativi e
siringhe sterili sono disponibili per meno del 15% della popolazione - ha
continuato Fauci - e mancano proprio ai settori della popolazione che ne
avrebbero piu' bisogno''. L'allarme dello scienziato americano e' stato
raccolto da tutti i 5mila delegati di 130 paesi presenti al congresso, che
hanno firmato un documento, chiamato 'dichiarazione di Sidney', in cui si
chiede ai governi di dedicare piu' risorse alla lotta a questa malattia.
Durante l'evento e' stato anche presentato un rapporto dell'Ong Medici Senza
Frontiere secondo cui il prezzo dei farmaci antiretrovirali di seconda linea
ha iniziato a diminuire nell'ultimo anno, ma resta troppo alto quello delle
nuove combinazioni raccomandate dall'Oms. ''E'incoraggiante che i prezzi
delle cure di seconda linea inizino finalmente a scendere - ha affermato
Karen Day, farmacista che lavora alla Campagna per l'Accesso ai Farmaci
Essenziali di MSF - ma siamo preoccupati perche' l'assenza di generici
mantiene i prezzi dei nuovi farmaci di prima linea drammaticamente pi alti;
cosi' i malati nei paesi poveri di risorse sono esclusi dalle cure piu'
recenti e migliori, che invece diventano immediatamente disponibili nei
paesi ricchi''.
Aids: Banca
Mondiale, Oggi Sfida Maggiore Sono Servizi Sanitari Inadeguati - 23 luglio
2007
La maggiore sfida nella lotta
all'Aids è, oggi, l'inadeguatezza dei servizi sanitari nei Paesi
maggiormente colpiti dal virus Hiv. Non più, dunque, i finanziamenti
necessari alla ricerca per cercare di mettere Ko la malattia, ma le
infrastrutture sanitarie. Parola della Banca mondiale, che partecipa al
congresso internazionale in corso a Sydney in Australia, dove sono riuniti
5.000 specialisti di 133 nazioni. "All'incirca due milioni di malati oggi
ricevono le cure, mentre l'assenza di servizi e specialisti in molti Paesi
dell'Africa e dell'Asia di fatto impedisce alla gran parte dei sieropositivi
del mondo l'accesso alle terapie", dice Debrework Zewdie, a capo della
divisione Aids della Banca mondiale. Sotto accusa anche "la mancanza di
adeguate 'riserve' di farmaci contro l'Hiv, che spesso ne determina la
scadenza prima ancora che le cure arrivino ai malati", accusa Zewdie. E un
ulteriore problema è rappresentato "dalla scarsità di medici, personale
sanitario e ricercatori che non dovrebbero solo somministrare i trattamenti,
ma anche organizzare i sistemi locali di assistenza sanitaria". Secondo la
Banca mondiale, "in Etiopia ci sono solo 2 mila medici, più o meno uno ogni
100 mila persone. E in Papua Nuova Guinea, dove si registra una delle
maggiori crescite dell'epidemia, i camici bianchi sono solo 284, di cui
oltre la metà lavora all'estero". Da qui l'invito a lavorare per "invertire
il trend. E aumentare la diffusione della cultura della ricerca, e arginare
la fuga dei cervelli dai Paesi in via di sviluppo".
Aids: Anni
Terapia 'Riparano' Sistema Immunitario - 19 luglio 2007
Nei pazienti sieropositivi
trattati con la terapia antiretrovirale combinata (c-Art) i livelli dei
linfociti tornano normali dopo alcuni anni. E' il risultato di uno studio
dell'university College di Londra, finanziato dalla Ue, che fa parte di 'EuroSida',
un progetto di ricerca iniziato nel 1994. Lo studio ha utilizzato i dati di
1835 pazienti affetti da Hiv, selezionati fra quelli che rispondevano bene
alla terapia antiretrovirale, tutti con una conta di cellule Cd4, le
principali componenti del sistema immunitario, intorno a 204 per microlitro.
I ricercatori hanno trovato che dopo un anno il numero di Cd4 era aumentato
in media di 100 cellule per microlitro. Negli anni successivi l'aumento
rimane, anche se piu' contenuto. A lungo termine comunque il conto raggiunge
il valore di 500, che e' il minimo trovato in individui sani. ''La
normalizzazione dei Cd4 si ottierne se la carica virale e' tenuta bassa per
un sufficiente numero di anni - spiegano gli autori della ricerca, Amanda
Mocroft e Jens Lundgren - questo studio ha dimostrato che e' necessario che
questa sia inferiore a 50 per avere miglioramenti significativi a lungo
termine''.
Aids: Lila
Invita a Firmare Petizione Internazionale Contro Abbott - 16 luglio 2007
La Lega italiana per la lotta
contro l'Aids (Lila) invita a firmare la petizione internazionale contro
l'azienda farmaceutica Abbot per il comportamento scorretto - secondo
l'associazione - adottato in Tailandia e nei confronti dell'associazione
parigina di attivisti Act-Up. La petizione, si legge in una nota della Lila,
è stata promossa dall'European Aids Treatment Group (Eatg), organizzazione
composta da attivisti di oltre trenta differenti Paesi europei che lavorano
sul trattamento terapeutico delle persone Hiv positive e sui loro diritti.
La vicenda era cominciata a dicembre - ricorda la Lila sul suo sito internet
- quando il Governo della Tailandia ha emesso licenze obbligatorie per
diversi farmaci, uno dei quali coperto da brevetto della Abbott. Concedendo
le licenze per questi farmaci, il Governo autorizza la produzione o
l'importazione della versione generica meno costosa, permettendo al sistema
sanitario locale di aumentare esponenzialmente il numero di pazienti
trattati. Ma in risposta al provvedimento l'azienda ''ha deciso - spiega la
Lila - di attuare una rappresaglia del tutto inedita: si è rifiutata di
commercializzare in Tailandia la nuova formulazione dell'antiretrovirale
Kaletra* che non ha bisogno di refrigerazione''. E quando l’associazione Act
Up-Paris ''ha appoggiato l’azione degli attivisti tailandesi che incitavano
alla protesta telematica contro la casa farmaceutica il 26 aprile, ha scelto
nuovamente la linea dura portando in tribunale l’associazione francese con
l’accusa di aver bloccato (e aver incitato altri a farlo) il flusso
telematico del sito commerciale della Abbott il 26 aprile scorso''.Tutte le
informazioni della vicenda sono disponibili in italiano sul sito
www.lila.it.
Aids: Aiuti (Anlaids)
- In Italia 140mila Sieropositivi, Ogni Anno 4 Mila Nuovi Casi - 11 luglio 2007
L'Aids continua a colpire in
Italia. Ogni anno, infatti, circa 4 mila persone rimangono infettate dal
virus dell'Hiv. Una cifra comunque stabile, che porta a circa 140 mila i
casi totali dei sieropositivi italiani. A snocciolare le cifre sulla
malattia è Fernando Aiuti, presidente dell'Anlaids, intervenuto oggi a Roma
in occasione della presentazione di un sondaggio online promosso dall'Anlaids
del Lazio, in collaborazione con l'Anlaids nazionale, sulla percezione e la
conoscenza che hanno gli italiani nei confronti di questa malattia. "E' un
trend stabile - spiega Aiuti - perché negli ultimi anni la media dei nuovi
contagiati si è sempre aggirata tra i 3.500 e i 4.500 casi". L'obiettivo è
ovviamente ridurre la diffusione. "Solo bloccando quest'espansione - spiega
il numero uno di Anlaids - potremo dichiarare guerra definitivamente
all'epidemia. Fino a quando ci saranno nuovi contagiati la strada sarà
dura". Sul numero totale dei sieropositivi (circa 140 mila), invece, Aiuti
non si dice preoccupato. "E' vero che negli anni '80 erano 90 mila e che
negli anni '90 sfondavano di poco il numero dei 100 mila - sottolinea - ma
questo dato segnala come il numero è in aumento perché ci sono meno morti, e
che le terapie a favore dei sieropositivi sono comunque efficaci per
allungare la vita dei pazienti".Un dato positivo arriva anche dalla
diffusione del virus dalla mamma al bambino. "In pochi anni siamo riusciti a
ridurre sensibilmente il numero di neonati colpiti dal virus - spiega Aiuti
- poiché siamo passati dal 25% di trasmissione all'1,8%. Un dato positivo
agevolato dal fatto che ormai tutte le donne in gravidanza immediatamente
effettuano il test di sieropositività e si sottopongono alle terapie",
termina.
Aids: Da
Anlaids Dieci Consigli Per Un'Estate Sicura - 11 luglio 2007
Evitare rapporti sessuali a
rischio, portare sempre con sè una confezione di preservativi e rivolgersi
immediatamente al medico in caso di sospette patologie agli organi genitali.
Sono solo alcuni dei consigli dispensati dall'Anlaids in un decalogo messo a
punto per gli italiani che si apprestano a partire per le vacanze estive. Il
prezioso vademecum è stato presentato oggi a Roma, insieme a un sondaggio
online promosso dall'Anlaids del Lazio, in collaborazione con l'Anlaids
nazionale, sulla percezione e la conoscenza che hanno gli italiani nei
confronti dell'Aids. Le raccomandazioni del decalogo sono frutto degli
esperti in vista dell'estate, solitamente stagione che moltiplica le
occasioni di rapporti a rischio. E saranno a breve online sul sito dell'Anlaids.
Ecco nel dettaglio i consigli: 1. Prima di recarti in vacanza, se non sei in
perfette condizioni di salute, vai dal tuo medico per un controllo. 2. In
caso di sospette patologie agli organi genitali effettua subito una visita
specialistica. 3. Conosci bene il tuo partner prima di avere rapporti
sessuali completi anche se solo orogenitali. 4. Porta sempre i preservativi
nella borsa, nella macchina, in valigia o in tasca, per usarli in caso di
rapporti sessuali, tenendo conto che però non possono restare esposti troppo
tempo a eccessive fonti di calore. 5. Se dovessi avere un rapporto sessuale
senza preservativo recati subito al centro di profilassi delle malattie
veneree dell'ospedale più vicino o in un pronto soccorso e chiedi
informazioni per eseguire una Pep (profilassi post-esposizione). 6. Se sei
una persona sieropositiva informa sempre il tuo partner della tua
sieropositività. 7. Cerca di non drogarti mai, non abusare dell'alcol, non
perdere mai la tua lucidità mentale per evitare rapporti sessuali non
protetti. 8. Se fai uso di droghe non usare mai una siringa di un altro o
una siringa dimenticata da altri. 9. Nel caso di rottura del preservativo
lavati subito con l'acqua, e dopo il rapporto sessuale anche con il sapone.
10. Se hai avuto comportamenti a rischio nella vacanze effettua un test Hiv
dopo almeno tre mesi.
HIV: la
speranza viene dagli inibitori d'ingresso
- 06 luglio 2007
Il successo di una classe di
farmaci anti-HIV di nuovissima generazione, gli inibitori d’ingresso, apre
nuove prospettive nelle strategie
terapeutiche contro l’AIDS: ma non mancano dubbi e cautele. Lo
rivela uno studio pubblicato dal Lancet in un numero speciale tutto dedicato
all’infezione da HIV.La sintesi di una nuova classe di farmaci
antiretrovirali è urgente e necessaria,
a causa della crescente preoccupazione riguardo agli effetti tossici a lungo
termine dei farmaci esistenti, della necessità di fronteggiare ceppi virali
mutanti farmacoresistenti e della frequenza di cambiamento nei trattamenti
che hanno i pazienti in cura da molti anni.Attualmente, la maggior parte dei
farmaci antiretrovirali sono combinazioni di inibitori degli enzimi virali
trascriptasi inversa e proteasi. Ma sono
molte le fasi della replicazione virale potenziali target: la fase
d’ingresso e quella di post-ingresso. È sulla prima che si concentrano
attualmente gli sforzi dei ricercatori di tutto il mondo,
con l’inibitore di fusione enfuvirtide e i
nuovi agonisti dei co-recettori HIV CCR5 e CXCR4, nuove classi di
farmaci attualmente in fase di sviluppo pre-clinico.“Si tratta di farmaci
davvero interessantissimi”, spiega Josè Esté della Fundaciò irsiCaixa
dell’Hospital Universitari Germans di Badalona, in Spagna. “Ma
la loro esatta indicazione rimane da
definirsi, e gli studi postmarketing dovrebbero fornirci più
particolari sull’effetto a lungo termine di un intervento farmacologico
massiccio sui recettori CCR5 nel quadro della risposta immunitaria umana”.
Vaccino HIV: i
perché di uno stallo - 06 luglio 2007
Perché lo sviluppo di un
vaccino efficace contro l’infezione da HIV sta conoscendo una
situazione di stallo?
Approfondisce la questione un editoriale pubblicato dal Lancet in un numero
speciale tutto dedicato all’infezione da HIV. Il virus HIV rappresenta un
formidabile avversario per gli sviluppatori
di vaccini per le sue caratteristiche uniche: outcome uniformemente
fatale, assenza di immunità naturale, variabilità genetica estrema, sistema
immunitario come target Spiega Seth Berkley della
International AIDS Vaccine Initiative di
New York: “L’ipervariabilità dell’HIV e la sua complessa
interazione con il sistema immunitario umano debbono essere risolte con un
design farmacologico che permetta: 1. l'elicitazione degli anticorpi più
largamente diffusi; 2. il controllo duraturo dell’infezione”. Wayne Koff,
coautore dell’editoriale, aggiunge: “Servono più fondi per nuove ricerche e
per lo sviluppo di nuovi vaccini, servono nuove tecnologie, serve che nuove
istituzioni si uniscano alla ricerca. Ma
più di ogni altra cosa servono nuovi incentivi all’innovazione in questo
campo. Altrimenti potrebbero volerci decenni prima di arrivare ad
un vaccino efficace”.
Ideata Terapia
Genica Per Proteggere Dal Virus Hiv - 28 giugno 2007
Una soluzione a colpi di
terapia genica e' stata ideata per proteggere dall'Aids rendendo le cellule
immunitarie resistenti al virus Hiv. Testata con successo per ora solo in
provetta, l'idea e' di Ramesh Akkina della Colorado State University, Fort
Collins. Secondo quanto riferito sulla rivista 'Gene Therapy' edita da
Nature, si tratta di spegnere con dei 'silenziatori genetici' un gene dei
globuli bianchi, 'CCR5', assolutamente superfluo per il loro corretto
funzionamento ma indispensabile al virus dell'Aids per attaccare le cellule
e infettarle. Questa terapia potrebbe aggiungersi con impatto significativo
all'arsenale di farmaci oggi disponibili contro l'Hiv. L'idea si fonda sul
fatto che alcuni individui in cui il gene CCR5 non funziona, pur essendo
assolutamente sani (segno che il ruolo di CCR5 non e' fondamentale per il
nostro organismo), si presentano naturalmente resistenti all'infezione di
Hiv e al progredire della malattia. Il loro asso nella manica e'
rappresentato dal fatto che la proteina CCR5 di cui loro sono privi e'
cruciale al virus per infettare le cellule immunitarie. Cosi' gli esperti
hanno pensato che si potesse rendere resistente al virus dell'Aids anche chi
non lo e' naturalmente come questi pochi soggetti piu' fortunati. Per farlo,
spiegano gli esperti, bisogna spegnere CCR5. Cosi' i ricercatori Usa hanno
creato una serie di potenti silenziatori genetici, ovvero molecole chiamate
'piccoli Rna ad interferenza' (siRna), di CCR5. Questi siRna si attaccano
alla sequenza di CCR5 e impediscono al gene di funzionare. Trattando con
vettori virali carichi dei siRna globuli bianchi in provetta, i ricercatori
hanno visto che queste cellule diventano resistenti all'Hiv !, il ceppo piu'
comune. Secondo gli autori i silenziatori di CCR5 veicolati con un ciclo di
terapia genica rappresentano quindi una strategia promettente per future
applicazioni cliniche.
Aids: 28 Mila Chiamate
l'Anno a Numero Verde Iss
800861061- 20 giugno 2007
Ben 28 mila chiamate l'anno,
per un totale di 575.815 telefonate in 20 anni. Questo il bilancio del
Telefono Verde Aids dell'Istituto superiore di sanità (Iss), che oggi
'spegne' appunto 20 candeline. A chiamare sono soprattutto eterosessuali
che, pur senza aver avuto comportamenti a rischio, hanno paura di essersi
infettati. Usufruiscono del servizio in primo luogo per sapere dove e come
si fa il test, e attraverso quali vie si trasmette il virus. E i maschi
chiamano molto più delle donne. Il 71,9% degli utenti è infatti di sesso
maschile, e il 78% ha un'età compresa tra i 20 e i 39 anni. La maggior parte
risiede nel Centro Italia, seguono gli abitanti del Nord, del Sud e delle
Isole. Secondo i dati diffusi oggi durante un convegno in corso all'Iss, gli
eterosessuali che ricorrono al servizio rappresentano il 53,4% del totale
utenti. Di questi, un quarto sono clienti di prostitute. Il 28%, invece, non
ha mai messo in atto comportamenti a rischio, ma teme comune di essersi
infettato. Ben 1.504.272 il numero totale delle domande raccolte. La maggior
parte (26,1%) riguarda richieste di informazioni sul test. Seguono quesiti
sulle modalità di trasmissione (25,6%), aspetti psicologici e sociali
(14,5%), disinformazione (12,2%), prevenzione (7,5%), domande sul virus
(6%), sintomi della malattia (3,5%), terapia e ricerca. In aumento le
telefonate da parte di eterosessuali con partner occasionali: dall'11,2% del
1987 sono passati al 38,2% del 2006. Si tratta di giovani con un'età media
di 29 anni, per il 74% maschi. Probabilmente pentiti per la loro 'leggerezza',
chiedono per lo più come fare il test (37,7%) o si informano sulle modalità
di trasmissione dell'Hiv (27,3%). Quanto ai clienti di prostitute, dal
lavoro del Telefono verde Aids emerge che questa è senza alcun dubbio la
categoria più difficile da identificare e raggiungere con eventuali campagne
di informazione: è eterogenea infatti per età, stato civile, status sociale,
provenienza etnica e culturale. Sono stati inoltre 2.227 gli stranieri che
si sono rivolti dal 1995 al Telefono verde Aids dell'Iss. Per il 29,4% gli
utenti stranieri provengono dall'Africa, seguiti dagli americani (28,3%), da
persone arrivate da altri paesi extraeuropei (18,1%), dall'Unione europea
(14,6%), dall'Asia (8,9%) e dall'Oceania (0,2%). Hanno tra i 20 e i 39 anni
d'età (86%) e sono per il 60,7% di sesso maschile. Per lo più si tratta di
eterosessuali non tossicodipendenti (61,6%). Anche per gli stranieri, le
informazioni più richieste riguardano il test e le modalità di trasmissione
del virus.
Aids: Iss, Morti e Malati
In Calo Ma Infezioni Non Scendono - 20 giugno 2007
I morti di Aids in Italia
scendono, sono 'solo' 226 nel 2006. Così come diminuiscono le persone che
finiscono per ammalarsi: si attestano a 1.052 nello stesso anno. Ma i casi
di nuove infezioni, ovvero il numero di persone che contraggono il virus
dell'Hiv, sembrano stabili da un po' di anni a questa parte. Addirittura si
ha il sentore che siano leggermente in aumento. 'Sentore' perché, se per
morti e malati di Aids i numeri sono pressoché certi e contenuti nel
Registro nazionale all'Istituto superiore di sanità, sulle nuove infezioni
ci sono solo stime e proiezioni. Perché un sistema di monitoraggio nazionale
di fatto manca. Anche se - assicurano dall'Iss - la commissione nazionale
Aids ci sta lavorando.
"Stimiamo tra le 1.000 e le 1.300 nuove infezioni l'anno - spiega infatti
Antonio Cassone, direttore del dipartimento di malattie infettive dell'Iss,
a margine del convegno sui 20 anni di Telefono verde Aids - attenendoci ai
dati elaborati da sette regioni italiane, le uniche in tutta la Penisola a
essersi dotate di un sistema di monitoraggio". Un peccato grave, secondo
l'esperto, perché le nuove infezioni costituiscono "la miccia che è sotto
un'eventuale epidemia". Dunque senza numeri alla mano, "non è possibile
definire l'epidemiologia dei prossimi anni". Con il rischio concreto che ciò
finisca per fare abbassare la guardia agli italiani. "Sentiamo che di Aids
si muore sempre meno - afferma l'esperto - e in molti finiscono per
sottovalutare il pericolo concreto di contrarre il virus". Anche perché, se
in passato l'Hiv preoccupava per lo più i tossicodipendenti, l'infezione nel
corso degli anni ha cambiato pelle.
"In due terzi dei casi circa - assicura Cassone - si contrae il virus per
via sessuale". E se gli uomini erano più esposti della donne, con un
rapporto di 4 a 1, ora il gentil sesso è sempre più a rischio. Continuano a
essere meno in pericolo degli uomini (1 a 2), ma perdono progressivamente
terreno. "Bisogna tornare a fare prevenzione - sottolinea Cassone - perché
di Aids si muore sempre meno ma si continua a contrarre il virus dell'Hiv.
Occorre tornare a fare campagne informative, nonché a parlare di
preservativi. Affinché il contagio diminuisca è necessario appunto puntare
su prevenzione, informazione e comunicazione. Dobbiamo riprendere la strada
battuta una quindicina di anni fa. Ora, invece - aggiunge - ci stiamo
limitando a lavorare sulla malattia, dimenticando le nuove infezioni
all'attivo".
Anche perché l'Italia, almeno su questo fronte, mostra di cavarsela non
troppo bene. Non solo "siamo uno dei pochi Paesi - assicura l'esperto - che
non si è ancora dotato di un sistema per monitorare i nuovi casi di
infezione. Ma siamo anche, tra i Paesi economicamente simili al nostro,
quello con il maggior numero di nuove infezioni, insieme a Spagna e parte
della Francia". Una consolazione, però, all'Italia non manca. "Quando
all'estero parliamo di ricerca - afferma infatti Cassoni - c'è grande
rispetto per il nostro lavoro".
Aids: Scoperto Profilo
Genetico Immuni, prospettive vaccino
FIRENZE, 7 GIU - Ci vorranno
ancora un paio d'anni e poi sarà possibile sottoporsi a un test per sapere
se si è portatori di quella particolare configurazione genetica che rende
immuni dal contagio dell'HIV. E da questo risultato dipende gran parte della
possibilità di produrre il vaccino anti-Aids.
"Ci stiamo avvicinando al Sacro Graal" - dice il Professor Mario Clerici,
immunologo, uno dei coordinatori della ricerca che negli ultimi dieci anni
ha impegnato due gruppi di scienziati italiani e uno giapponese. "Tutto è
cominciato proprio da uno studio giapponese sul cosiddetto Retrovirus di
Friend, un virus che attacca i topi e che produce un tumore del sangue -
racconta il professor Clerici - I nostri colleghi avevano infatti notato che
alcuni esemplari di topi erano immuni da questo virus del tutto simile a
quello dell'Aids". Studiando il Dna di questi animali è stato riconosciuto e
isolato il gene che li proteggeva dalla malattia. "E' solo dopo quei
risultati che siamo arrivati noi. E ci siamo chiesti: è possibile che nel
Dna umano siano attivi geni che rendono immuni proprio dall'Aids?".
Da questi presupposti è partita una ricerca che ha messo in collegamento
l'Università di Milano con quella di Osaka e con l'equipe di epidemiologia
della Asl di Firenze. E' qui, nel piccolo borgo di Bagno a Ripoli, che si è
delineato il profilo del campione su cui indagare: cinquanta coppie
eterosessuali 'discordanti' in cui, cioè, uno dei due partners risultava
sieropositivo e l'altro negativo, coppie di cui si sa con certezza che hanno
rapporti sessuali senza l'uso del profilattico. Coppie per le quali, quindi,
c'è uno scenario che prelude al contagio. "Ma il campione è stato allargato
anche a un centinaio di prostitute che praticano sesso non protetto. Si
trattava di verificare che, nei soggetti monitorati, alla mancanza di
trasmissione corrispondeva un profilo genetico simile". E la prova di questo
nesso c'è stata: "Si è visto, infatti, che in tutti i casi analizzati la
protezione dal virus corrispondeva a un dato corredo genetico".
Il professor Clerici racconta con entusiasmo l'iter di questa ricerca. "Il
passo successivo è stato quello di verificare se questo gene era presente
anche in soggetti meno vulnerabili al virus, quei sieropositivi, cioè, in
cui non si registra alcuna progressione della malattia". Anche qui l'esito
dato dalla mappatura genetica elaborata ad Osaka è stato positivo: il gene
22Q1213 era sempre lì, all'altezza del cromosoma 22.
"Attenzione - precisa Clerici - non stiamo parlando di una mutazione
genetica, di una espressione particolare e unica, ma della forma normale di
un assetto genico che - e questo è importantissimo - viene trasmesso ai
figli. A conferma di un vantaggio selettivo molto grosso".
Ma che cosa succede esattamente quando il virus entra nell'organismo
'protetto' da questo particolare profilo genetico? "Basti sapere che quando
abbiamo messo in vitro le cellule naturalmente protette accanto a quelle
dell'Hiv, il virus non è riuscito a penetrare nelle cellule. E abbiamo
constatato che sono necessarie dosi mille volte più alte di virus perchè
quelle sane siano attaccate".
Di fatto tutto dipende dalla proteina sintetizzata da 22Q1213 che blocca il
virus sin dall'inizio. "Una proteina - continua Clerici - che stiamo
codificando proprio a fine terapeutico. Quando l'avremo identificata e
saremo in grado di sintetizzarla la strada per il vaccino sarà tutta in
discesa".La prossima settimana il professor Clerici e i suoi colleghi,
Masaaki Miyazawa, Sergio Lo Caputo e Francesco Mazzotta, presenteranno a
Budapest gli ultimi risultati di una ricerca che potrebbe segnare la storia
della medicina. E sarà forse lì che Mario Clerici e Masaaki Miyazawa
battezzeranno il miracoloso 22Q1213 col nomignolo più familiare di 'Mama'.
Aids:
Clinton Presenta Accordo Per Farmaci a Paesi In Via Sviluppo
New York, 8 mag - L'ex
presidente degli Stati Uniti Bill Clinton ha annunciato oggi un accordo con
le compagnie farmaceutiche per ridurre drasticamente i costi delle medicine
anti-retrovirali cosidetti di ''seconda linea'' per i malati di Aids nei
paesi in via di sviluppo. L'accordo, raggiunto in partnership con
l'organizzazione Unitaid e le compagnie Cipla e Matrix, avra' effetto in 66
paesi, tra Africa, Asia, America Latina e Caraibi. Il trattamento di seconda
linea e' necessario ai pazienti che sviluppano resistenza al trattamento
iniziale e costa dieci volte di piu' . ''I prezzi sono semplicemente
esorbitanti per paesi come il Brasile o la Tailandia, dove e' possibile
curare solo la meta' dei malati'', ha spiegato Clinton. I prezzi, in base
all'accordo, dovrebbero scendere al 25% di quelli attuali nei paesi a bassi
reddito pro-capite e al 50% nei paesi a medio reddito.
Aids: Ue;
Battaglia Non Vinta, Aumentano Persone a Rischio
STRASBURGO, 24 APR - L'Aids
non e' stato ancora sconfitto e, al contrario, c'e' una tendenza a un
aumento dei contagi . Il Parlamento europeo chiede, pertanto, alla
Commissione Ue di garantire la raccolta di dati affidabili, misure di
prevenzione indirizzate ai gruppi a rischio, campagne di informazione,
l'educazione sessuale nelle scuole ed una battaglia contro le
discriminazioni.
Gli eurodeputati, in una risoluzione votata oggi, sollecitano, infine,
iniziative per incoraggiare il ricorso al preservativo femminile ed un
aumento degli sforzi finanziari nella ricerca di nuovi farmaci e la
riduzione dei loro prezzi.
L'assemblea di Strasburgo ricorda che oltre 39,5 milioni di persone vivono
con l'Hiv, mentre 4,3 milioni sono state contagiate dall'Hiv nel 2006. Il
95% della popolazione affetta da Hiv-Aids vive nei paesi in via di sviluppo,
ma il numero di nuovi contagi Hiv continua a crescere ad un tasso
preoccupante anche nell'Ue e nei paesi vicini: nel periodo 1998-2005,
215.510 persone sono state contagiate dall'Hiv nell'Ue. Inoltre, in alcuni
paesi il numero di persone che si stima siano contagiate e' quasi tre volte
superiore alle cifre ufficiali.
La relazione sottolinea peraltro che i recenti progressi nel trattamento
dell'Hiv-Aids, unitamente a un calo dei finanziamenti per la prevenzione,
''hanno contribuito ad un aumento dei comportamenti a rischio e di
conseguenza a un numero crescente di nuove infezioni da Hiv''. Osserva
inoltre che i gruppi maggiormente esposti al rischio di contrarre l'Hiv
includono ''i consumatori di droghe iniettive, gli uomini che hanno
relazioni sessuali con uomini, i lavoratori e le lavoratrici del sesso e i
loro clienti, i migranti, i carcerati e i giovani sotto i 25 anni.
La relazione contiene anche un richiamo ad Italia e Spagna a fornire i loro
dati sull'Aids al Centro europeo per la prevenzione ed il controllo delle
malattie.
Aids: Lila, Un
'Preservativo Femminile' Per La Festa Della Donna - 02/03/2007
Torino - Una campagna
informativa sul Femidom, il preservativo femminile che, dopo un periodo di
sperimentazione, è oggi a disposizione anche in Italia. E' l'iniziativa
lanciata dalla Lila (Lega italiana per la lotta contro l'Aids) in occasione
dell'8 marzo, la festa 'in rosa', per informare le donne su questo
preservativo che può proteggere efficacemente dal virus Hiv, dalle malattie
a trasmissione sessuale e dalle gravidanze indesiderate. L'iniziativa
prenderà il via sabato 03 marzo 2007 con la Lila che sarà nelle principali
piazze della Penisola per fare conoscere alle italiane il condom 'per lei'.
La Lega - si legge in una nota della stessa Lila - chiede anche al ministero
della Salute di attivarsi su informazione e costi del Femidom. Ulteriori
notizie sono disponibili sul sito www.lila.it, cliccando su un video
esplicativo dal titolo "A ognuna il suo". Il preservativo in altri Paesi è
già disponibile. In Brasile viene distribuito gratuitamente dal Governo alle
donne che ne fanno richiesta, in Francia è disponibile a prezzi accessibili.
In Italia, invece, è assolutamente assente nei consultori ginecologici e
risulta difficile da reperire: lo si può acquistare o ordinare solo in
alcune farmacie, via internet oppure nei sexyshop. Il prezzo è ancora molto
alto (7,50 euro per una confezione da 3) e per questo motivo la Lila ha
scritto al ministro della Salute Livia Turco affinché il Governo intervenga
per facilitarne l'acquisto e rendere il Femidom maggiormente disponibile.
"Per questi motivi - dichiara Filippo Manassero, presidente nazionale Lila -
abbiamo deciso di investire un po' delle nostre scarse risorse e di
distribuirlo gratuitamente con l'obiettivo di farlo conoscere e di
sollecitare le donne a prenderne in considerazione l'uso". I dati
epidemiologici dimostrano che in Italia, negli ultimi ventanni, la
proporzione di donne malate di Aids è andata progressivamente aumentando: si
è passati dal 16% nel 1985 al 25% nel 2005 e la trasmissione sessuale
dell'infezione sta aumentando più rapidamente tra le donne rispetto agli
uomini. "Siamo consapevoli - conclude Manassero - che il Femidom non possa
rappresentare la soluzione del problema, ma ci sembra ugualmente importante
farlo conoscere e impegnarci affinché il maggior numero di donne possa, se
vuole, trovarlo facilmente in farmacia e usarlo". Per maggiori dettagli:
http://www.comodo.it/preservativi/condom_femminile.php
Aids: Impatto
Circoncisione,Oms Riunisce Esperti In Svizzera
GINEVRA, 02 MARZO - Una
riunione internazionale di esperti per valutare se includere la
circoncisione tra le misure raccomandate per ridurre i rischi di
trasmissione dell'hiv-aids si svolgera' la settimana prossima in Svizzera su
iniziativa dell'Organizzazione mondiale della sanita' (Oms) e del Programma
congiunto dell'Onu sull'aids (Unaids).
La consultazione internazionale di esperti - ha annunciato l'Oms oggi a
Ginevra - si svolgera' a Montreux dal 6 all'8 marzo e discutera' dei
risulati di tre studi che hanno dimostrato che la circoncisione riduce del
50 -60% la trasmissione eterosessuale dell'Hiv agli uomini . In tutto quasi
cento tra ricercatori (tra i quali gli autori degli studi), rappresentanti
dei dipartimenti della salute e di organizzazioni sono attesi a Montreux.
L'obiettivo della consultazione - ha spiegato la portavoce dell'Oms Fadela
Chaib - e' di esaminare i risultati, le conseguenze sui programmi di lotta
all'aids e di valutare se formulare nuove raccomandazioni, valutando gli
aspetti sanitari, ma anche etici ed economici della questione, ha aggiunto
sottolineando che la circoncisione e' un atto chirurgico. Per l'Oms, i
risultati degli studi sono importanti, ''ma li prendiamo con molte
precauzioni'', ha precisato la portavoce.
Il mese scorso la rivista The Lancet aveva pubblicato i risultati di
ricerche condotte in Kenya e in Uganda sulla circoncisione e l'infezione da
Hiv. Finanziati dagli Istituti nazionali della salute degli Stati Uniti (Nih),
gli studi hanno ottenuto risultati incoraggianti e simili a quelli di una
ricerca finanziata dall'Agenzia nazionale di Ricerca sull'aids (Anrsm,
Francia) e condotta in Africa dal Sud del 2005. questi tre studi hanno
coinvolto un totale di 10mila partecipanti e - afferma l'Oms - hanno fornito
la ''prova convincente'' di una diminuzione dal 50 al 60% della trasmissione
eterosessuale dell'Hiv agli uomini.
Aids, speranze da due nuove
medicine - 2007-03-01
WASHINGTON - Due nuovi
medicinali per trattare pazienti affetti dal virus Hiv danno nuovo impulso
alle speranze per efficaci trattamenti. La scoperta delle due nuove
medicine, il Maraviroc ed il Raltegravir, che agiscono in maniera diversa
dalle altre, e' stata annunciata a Los Angeles. Le due sostanze, che
potrebbero essere sul mercato entro l'anno, contribuirebbero a 'prolungare
notevolmente le speranze di vita', per Scott Hammer del Columbia University
Medical Canter.
Aids: Marino, Includere Pazienti
In Programmi Trapianti
ROMA, 19 GEN 2007 - E' importante non
discriminare i pazienti infetti dall'HIV che necessitano di un trapianto di
fegato; appare sempre piu' necessario creare un piano nazionale che preveda
l'inclusione di questi pazienti nei programmi di trapianto di organi vitali,
allargando la possibilita' di effettuare questi interventi ad altri centri.
E' questa, secondo quanto si legge in una nota, la dichiarazione del
Presidente della Commissione Sanita' del Senato Ignazio Marino, intervenuto
oggi alla VIII Riunione riunione annuale sui tumori associati all'HIV ad
Aviano.
Presente alla manifestazione, organizzata da Umberto Tirelli, Direttore del
Dipartimento di Oncologia Medica dell'Istituto dei Tumori di Aviano con il
patrocinio di ANLAIDS Friuli Venezia Giulia e del GICAT (Gruppo Italiano
Cooperativo AIDS e Tumori), anche Ferdinando Aiuti, Presidente ANLAIDS, che
ha ribadito la necessita' di promuovere l'informazione sull'AIDS in Italia,
da anni oramai ridotta quasi al silenzio.
Aiuti ha rivolto un appello al Ministro della Salute Livia Turco, affinche'
si impegni nella promozione dell'uso del preservativo, come anticipato in
occasione del 1 dicembre 2006, giornata mondiale dell AIDS.
Il presidente Marino ha invece ricordato che la sopravvivenza di un paziente
trapiantato sieropositivo e' uguale a quella di un paziente sieronegativo,
quindi non c'e' ragione di fare distinzione tra pazienti sieropositivi.
L'incidenza delle persone sieropositive affette da epatite B o C e' in netto
aumento e molte di queste ala fine necessiteranno di un fegato nuovo, ha
spiegato Marino, appare quindi sempre piu' necessario creare un programma
nazionale che preveda l'inclusione di questi pazienti nei programmi di
trapianto di organi vitali.
''I tumori sono la prima causa di morte nei pazienti con HIV/AIDS da quando
e' stata introdotta la terapia altamente efficace contro l'HIV nota come
HAART'', ha dichiarato Tirelli nel corso dell'incontro . E' importante
dunque che i pazienti facciano prevenzione smettendo di fumare ed
attenendosi alle linee guida per la prevenzione e la diagnosi precoce dei
tumori.
Aids: Da Gb Primo Kit Fai Da Te
Per Analisi Hiv Da Saliva
ROMA, 28 DIC -
Costa 25 sterline ed e' in grado di rilevare la presenza degli anticorpi
dell'hiv nella saliva: si tratta di 'Dr Thom', il primo kit casalingo per
l'analisi dell'hiv lanciato sul mercato inglese, come riferisce il network
britannico Bbc . Il metodo e' semplice: si preleva un campione di saliva e
lo si invia al laboratorio. Se il risultato e' negativo, si riceve il
responso via email, se invece e' positivo perche' vengono trovati gli
anticorpi, si viene contattati telefonicamente da un consulente 'Dr Thom'
che raccomanda ulteriori analisi.
Finora i test casalinghi erano stati banditi perche' privi di servizi di
consulenza. Ma 'Dr Thom' offre anche un servizio di assistenza telefonica se
c'e' qualcosa di poco chiaro. Il test in sostanza cerca gli anticorpi dell'hiv
nella saliva, che se trovati indicano la presenza del virus nel corpo. In
caso di segni di risposta immunitaria all'hiv nella saliva, il servizio
offre una chiamata telefonica da un suo consulente, che suggerisce ai
pazienti di farsi fare comunque una diagnosi in clinica.
Il servizio offerto da Dr Thom e' stato messo in commercio, spiega
l'azienda, per quelle persone che temono di essere state contagiate dal
virus, ma che non vogliono andare in ospedale per fare il test. Tuttavia,
l'analisi della saliva non e' cosi' accurata come quella del sangue fatta in
ospedale, che e' quindi necessaria per confermare o meno l'infezione.
Il test della saliva inoltre non riesce a individuare un'infezione da hiv
recente: solo le persone infette da piu' di 14 settimane, cioe' tre mesi e
mezzo, risulteranno positive, quando per un'analisi del sangue affidabile
l'attesa e' di tre mesi. ''Il test puo' dire - spiega l'azienda produttrice
- se una persona non presenta segni dell'hiv, ma non e' in grado di fare una
diagnosi sicura''.
Provincia cinese prevede
test Aids per promessi sposi - Sab 2 Dic
PECHINO - La provincia cinese
dello Yunnan, duramente colpita dall'Aids, si prepara a rendere obbligatorio
dal primo gennaio del prossimo anno il test dell'Hiv per tutte le coppie che
si vogliono sposare, ha detto oggi l'agenzia ufficiale Xinhua.
In caso di positività, i risultati del test, che sarà gratuito, saranno
dati dalle autorità sanitarie anche all'altro promesso sposo.
La nuova regola rientra nel programma di prevenzione dell'Aids approvato
dall'amministrazione regionale.
Alla fine di settembre lo Yunnan aveva 47.314 persone infette da Hiv --
circa un quarto del totale nazionale, ha detto Xinhua . La provincia, che si
trova vicino al cosiddetto Triangolo d'oro, la zona di produzione
dell'eroina, è diventata un punto caldo nella lotta all'Aids, a causa del
diffuso uso di droga per via indovenosa.
Il ministero della Salute ha detto la scorsa settimana che il numero di
cinesi affetti da Hiv/Aids alla fine di ottobre era di 183.000, ma sia
Pechino che l'Onu stimano che il vero numero sia attorno a 650.00.
GIORNATA SIDA/AIDS": AUTORIZZATA
PRODUZIONE FARMACO A PREZZO CONTENUTO - 1/12/2006
Il ministero della Sanità della Tailandia ha emesso la sua prima "licenza
obbligatoria" per la produzione locale di un farmaco importante usato nella
terapia contro la sida/aids, scavalcando i diritti di brevetto della
multinazionale farmaceutica che lo commercializza. Secondo la nuova
direttiva, una fabbrica tailandese è autorizzata per i prossimi cinque anni
a produrre e vendere, a prezzi molto meno elevati dell’originale la versione
"generica" - di efficacia assolutamente identica - di un farmaco brevettato
e con marchio. Il ministero, inoltre, ne ha autorizzato l’importazione anche
dall’estero, in particolare dall’India. La multinazionale farmaceutica che
detiene il brevetto ha protestato contro la mossa del ministero tailandese,
sostenendo di non essere stata consultata. Plauso è invece giunto dalle
organizzazioni per la lotta alla sida/aids e per il diritto all’accesso ai
farmaci, che hanno definito questa decisione "coraggiosa e progressista".
Secondo gli accordi sui brevetti farmaceutici nell’ambito
dell’Organizzazione mondiale del commercio (Omc/Wto), un governo può
dichiarare "emergenza nazionale" un’epidemia e quindi emettere "licenze
obbligatorie" per la produzione di farmaci a basso costo, senza
l’autorizzazione dell’industria che ha inventato il medicinale. In Tailandia
vivono 580.000 persone contagiate dal virus dell'immunodeficienza umana (viu/hiv).
Grazie alla decisione del ministero, i malati avranno accesso alla terapia
mensile di questo nuovo farmaco "locale" ad un prezzo di realizzo di 1400
bath (38 dollari); lo 0,5% verrà versato alla multinazionale che lo ha
brevettato.
In Italia scende il numero di contagiati
- 1/12/2006
Un’epidemia dai mille volti, che
cambia col trascorrere delle epoche, che prende le sembianze dei popoli che
infetta. L’Aids, dunque, non può essere aggredito con un’unica ricetta di
intervento, ma con un piano più complesso e mirato. Perché al livello
planetario sono 39 milioni le persone affette dal virus da immunodeficienza,
secondo i dati del 2006 resi noti oggi dal ministero della Salute in
occasione della presentazione della giornata mondiale contro l’Aids (che si
celebra il 1 dicembre). Poco meno di 3 milioni invece i decessi per malattie
collegate all’Aids, con un incidenza di 4,3 milioni di nuove infezioni ogni
anno, di cui 2,8 ml, ovvero il 65%, nell’Africa sub-sahariana, e con un 50%
di incremento, dal 2004, delle infezioni nell’Europa dell’est dove la
malattia progredisce ad una velocità maggiore a quella africana.
Si assiste dunque ad un allargamento dell’infezione, che
produce significativi effetti anche sul piano
sociale: “Le
famiglie dove c’è anche solo una persona malata – spiega la dottoressa
Francesca Racioppi, dell’Oms Europa – assistono ad una diminuzione della
produzione del reddito del 60-80%. E lì dove l’Aids colpisce paesi già
poveri, questo risulta un dato drammatico”. Migliore la situazione in Italia
dove i sieropositivi ad oggi sono 130 – 140 mila, con un aumento di persone
che sopravvivono grazie alle terapie combinate. In calo l’incidenza annua
del virus grazie alla prevenzione: 5.600 i casi nel 1985, 1.400 quelli
registrati nel 2004. Nel 2005 i decessi sono stati 325. Ma si modificano le
caratteristiche delle persone colpite: se vent’anni fa il profilo era per lo
più quello del tossicodipendente (il 74% degli infettati nel 1985 faceva uso
di droghe da iniezione), oggi sono sempre più eterosessuali e omosessuali
(il 69% nel 2004, ieri solo il 9%).
Il 20 per cento dei casi di Aids, nel nostro Paese, si
riscontra in persone immigrate dall’estero
(la metà dall’Africa). La prevalenza - sottolineano i dati – varia fra le
Regioni: i valori più alti si registrano a Milano e Roma (4,8 e 4,9 casi
ogni 100 mila persone), seguite da Genova e Bologna. Rara fortunatamente, in
Italia, l’infezione fra i bambini: solo 3 casi nel 2005. Aumenta invece
l’età delle persone a cui viene diagnosticata la malattia: 43 anni gli
uomini, 39 le donne. Preoccupante il dato che rivela come aumentino colori
che scoprono tardi di essere malati: il 62% delle persone a cui viene
diagnosticata l’infezione, lo scoprono tardivamente. “Questo dimostra –
secondo Enrico Garaci, presidente dell’Istituto superiore di sanità - come
ci sia una scarsa percezione del pericolo”
L’Aids falcidia vite, ma anche il futuro. Soprattutto dei
popoli che vivono nei paesi più poveri del mondo,
dove la malattia dilaga. E colpisce ferocemente i bambini, che se non si
ammalano attraverso il cordone ombelicale di una madre infetta, si ammalano
di solitudine ed emarginazione quando l’infezione gli strappa genitori e
famiglia: sono infatti 15 milioni, secondo i dati Unicef, i minori rimasti
orfani a causa dell’Aids. Vite infantili compromesse, che intaccano le
prospettive di un intero Paese. Nelle zone più sofferenti del mondo, come
l’Africa, secondo i dati resi noti oggi dal ministero della Salute a Roma si
registrano 11mila nuove infezioni ogni giorno, e la morte di un bambino per
Aids ogni minuto. “Una situazione che ci riguarda, e che ci ha sempre
riguardato – ha dichiarato il ministro per la Salute Livia Turco – sul quale
devono agire tutti i governi. L’Italia è già in cammino. Il ministero ha
quattro parole d’ordine: “presa in carico”, perché il problema ora è dei
paesi più poveri del pianeta, “non solo terapia, ma attenzione alla persona”
nella sua globalità, perché ora abbiamo malati cronici, che vivono a lungo.
Ma anche – ha proseguito la Turco - “nessuna ipocrisia”,
perché la prevenzione fra i giovani
è fondamentale.
Occorre veicolare ancora e ancora il messaggio di un sesso sicuro, chiamando
le cose con il loro nome, come ad esempio il “preservativo”, una parola che
non deve creare rossori. In ultimo “ricerca”, settore sul quale l’Italia
vanta un’eccellenza. Non scordiamo che sul fronte vaccino, sul quale
un’equipe di straordinari scienziati sta lavorando da tempo, si è entrati
nella “fase 2”, quella dei primi risultati di efficacia”. Ma capitoli caldi
restano equità di accesso ai farmaci, alle cure, alle strutture per una
sopravvivenza dignitosa e una qualità di vita accettabile. Se è vero che
l’accesso ai trattamenti è cresciuto (dal 2002 sono stati raggiunti 2
milioni di persone in più), è anche da considerare che quasi 7 milioni di
persone non hanno ancora nessun accesso alle cure. I costi restano
altissimi: nei paesi poveri variano dai 300 ai 1.200 dollari per persona
all’anno, nei paesi ricchi dai 10 ai 20 mila dollari per persona annui.
L’accesso alla prevenzione eviterebbe, secondo i dati dell’Oms,
28 milioni di nuove infezioni fino al 2015
e farebbe risparmiare 24 miliardi di dollari in costi di trattamenti.
“Rendere autonomi questi Paesi di provvedere alle cure, con costi
accessibili, è la vera grande sfida, anche e soprattutto per i governi
dell’Occidente – ha aggiunto il ministro Turco- con la disposizione di
risorse per la cooperazione internazionale, da destinare in maniera mirata,
e trasparente, alla lotta all’Aids. Tengo a precisare – ha proseguito il
ministro- che non è solo una “quantità” di risorse, ma anche di come, in
quanto tempo e dove vengono spese. I governi di destinazione dovranno saper
fare bilanci, tirare somme, perché non è più ammissibile che del denaro
erogato finisca in un gran calderone”. A tal proposito la Turco ha
annunciato che è stata ricostituita, per la durata di due anni, la
Commissione nazionale per la lotta all’Aids, e nominata la Consulta delle
associazioni di settore. Siglato, inoltre, un accordo con il ministero
dell’Istruzione per riprendere, fra l’altro, una campagna permanente di
informazione e sensibilizzazione fra i ragazzi, l’unica che possa incidere,
al momento, in maniera decisiva sull’arresto del contagio. Campagne, queste,
pensate con un’ottica anche multiculturale: stilate in 12 lingue, possono
catturare l’attenzione dei molti immigrati presenti nel nostro Paese.
Turco: quattro parole chiave per
combattere l’Hiv
28 NOV – Spiegando i quattro
punti ritenuti essenziali per la lotta all’Aids/Hiv, il ministro ha spiegato
che non occorre solo garantire le terapie, ma anche “attenzione alla persona
con integrazione socio-sanitaria e promozione della continuità
assistenziale”. Poi, “nessuna ipocrisia, soprattutto nella prevenzione da
fare con i giovani e ricerca, l’Italia vanta un profilo di eccellenza a
partire dal vaccino”.
La situazione epidemiologica
in Italia, con 3500 nuovi infetti da Hiv ogni anno di cui la gran parte
scopre in ritardo l’infezione, e quella drammatica nei Paesi in via di
sviluppo impongono, come ha dichiarato il ministro Turco, “di tornare a
occuparci seriamente di questo tema, coinvolgendo da protagonisti i giovani,
le istituzioni e la società civile, come dimostra anche il programma della
giornata del 1° dicembre, cui parteciperà il presidente della Repubblica,
Giorgio Napolitano, con le associazioni di volontariato e ospiti musicali”.
A livello internazionale, in
particolare, “il filo conduttore di tutta questa nostra attività - ha
aggiunto Turco - sarà quello di dare sostegno ai Paesi dell'Africa e
dell'Europa orientale, dove la malattia è più diffusa e si sta espandendo a
ritmi sempre più veloci. A tal fine il Centrosinistra ha già presentato al
Parlamento un disegno di legge per risolvere il problema del debito
dell'Italia con il Global Fund e perché sia garantito che le risorse
stanziate per l’Aids con la cooperazione siano davvero finalizzate e spese
in tal senso”.
Illustrando il numero dei casi
di Hiv e Aids, Garaci, ha affermato che “è in calo da oltre 10 anni, grazie
alla prevenzione e alle terapie. Si è passati da un picco di 5.600 casi di
Aids nel ‘95 a 1.452 nel 2005”. Negli anni sono cambiate le modalità di
trasmissione. “Oggi circa il 40% dei nuovi casi di infezione da Hiv – ha
proseguito Garaci - avviene attraverso rapporti eterosessuali, il 20%
attraverso rapporti omo o bisessuali, il 35% per lo scambio di siringhe
infette”.
A preoccupare è il ritardo con
cui si arriva a scoprire il virus. L'età media della diagnosi è passata dai
25 anni dell’84 a più di 40 di oggi, nel dettaglio a 43 anni per lui e a 39
per lei. Non solo. Circa il 62% ha una diagnosi di Aids senza sapere di
essere sieropositivo. “Questo sottolinea - ha affermato Garaci - la scarsa
percezione del rischio di contrarre il virus. Perciò dobbiamo tenere alta la
guardia”.
Sempre più rari i casi di Aids
nei bambini in Italia, solo 3 nel 2005. In netto calo i decessi, dai 4.335
nel '94 a 327 nel 2005 e ai 160 al 30 novembre di quest'anno. Il 20% dei
casi di Aids nella penisola si riscontra in extracomunitari, la metà
africani. In preoccupante aumento la diffusione della malattia nell’Europa
dell’est: qui e nell’Asia centrale, secondo i dati dell'Organizzazione
mondiale della sanità, si è registrato un 50% di incremento delle infezioni
dal 2004, a una velocità superiore all'Africa. “Dobbiamo guardare anche
fuori da casa nostra – è stato il messaggio della Turco - un Paese come
l'Italia ha il dovere di contribuire a realizzare sistemi di cura e ricerca
nei Paesi più colpiti”
Aids: Ogni Due Ore In Italia Un
Nuovo Infetto
Roma,
28 nov - ''Si' ai distributori di preservativi nelle scuole superiori
italiane o nelle vicinanze . Lanciamo un appello ai giovani: non giocate con
la vita. No agli spinelli, si' ai preservativi. E ai genitori italiani: non
vi preoccupate, meglio un figlio con un preservativo in tasca che con una
diagnosi di HIV in mano. E a tutta la collettivita': la doccia fredda che e'
calata sull'Italia con i dati diffusi dall'Istituto Superiore di Sanita' -
ogni due ore un italiano si infetta - e' la conferma di cio' che diciamo da
anni: la guardia si e' abbassata. E allo Stato: si abbatta il prezzo dei
preservativi''. L'appello di Fernando Aiuti presidente dell'Anlaids a
giovani, genitori, Societa' e Stato arriva all'apertura del XX Congresso
nazionale che si tiene da oggi a Roma con la presidenza di Fernando Aiuti e
Massimo Ghenzer. Nel nostro Paese nel 2006 le nuove infezioni da HIV sono
state 3500-4000. In pratica i contagi, in Italia, continuano a ritmo di uno
ogni due ore. E' il prezzo che si paga ad aver abbassato la guardia. La
principale fonte di contagio sono i rapporti sessuali. E cresce l'esercito
degli ''ignari'' cioe' di coloro che sono sieropositivi e non lo sanno. Sono
tutti coloro che, pur avendo avuto rapporti sessuali a rischio, non fanno il
test e scoprono di essere malati solo quando compaiono i primi sintomi di
Aids in forma conclamata. E questo avviene dopo sei-sette anni dal contagio.
Anni durante i quali hanno continuato ad avere rapporti non protetti. Tutto
questo e' avvenuto anche perche' e' ormai diffusa l'errata convinzione che
esista un vaccino per l'Aids. ''Stiamo elaborando i risultati di un
sondaggio che verra' presentato domani al Congresso- dice Aiuti- ma c'e' un
dato che vale la pena sottolineare sin da ora: il 27 per cento dei giovani
e' convinto che il vaccino sia disponibile. Negli Stati Uniti, e Robert
Gallo lo conferma, solo il 2 per cento dei giovani ha questa errata
convinzione. Una disinformazione che si trasforma inevitabilmente in un
comportamento a rischio''. Il vaccino non esiste. Anzi, sembra essere
lontano. ''Non esiste attualmente un vaccino- dice il professore Robert
Gallo - esistono vari candidati a diventare vaccino. Ancora non si sa quale
di questi vaccini potra' dimostrarsi efficace. Ci sono grandi progressi per
quanto riguarda i farmaci. Mai come in questi ultimi temi si sono fatte
scoperte nel campo dei farmaci piu' che nei venti anni precedenti''.
SUL PRESERVATIVO IL VATICANO
VALUTA - 2006-11-21
Si stringono i
tempi per un possibile "manuale" con le indicazioni della Chiesa sull'uso
del profilattico. Non è ancora certo se e quando il documento verrà
pubblicato - né tanto meno se esso confermerà il 'no' al profilattico o se
introdurrà qualche elemento di permissività (all'interno di una coppia di
coniugi, di cui uno sieropositivo), ma è ormai sicuro che il Pontificio
Consiglio per la Pastorale della Salute ha terminato il suo studio
scientifico e teologico-morale sull'utilizzo del condom. Lo ha annunciato
oggi il presidente del dicastero vaticano, cardinale Javier Lozano Barragan,
durante la conferenza stampa per presentare la conferenza internazionale
sugli "Aspetti pastorali della cura delle malattie infettive". Il dossier
del 'ministero' vaticano della sanità, realizzato su indicazione di
Benedetto XVI e redatto con l'ausilio sia di scienziati che di teologi, è
stato inoltrato per competenza alla Congregazione della Dottrina della Fede,
l'ex Sant'Uffizio. "Il nostro dicastero non ha competenze dottrinali, ma
solo pastorali", ha spiegato Barragan. Il tema dell'uso del preservativo, in
particolare in relazione alla prevenzione del contagio da Aids, "é un punto
che preoccupa molto Benedetto XVI - ha sottolineato il cardinale -. Lui mi
ha chiesto di condurre su tale tema un dialogo con la Congregazione per la
Dottrina della Fede. Seguendo il suo desiderio, abbiamo compiuto uno studio
accurato sul preservativo tanto dal punto di vista scientifico quanto dal
punto di vista morale, e abbiamo consegnato il nostro studio - più di cento
pagine, anzi quasi 200 - alla Dottrina per la Fede, che lo sta esaminando. E
speriamo che il Santo Padre dica quello che sia più conveniente su questo
argomento". Se poi la Chiesa debba dare effettivamente una risposta, e come
debba essere tale risposta, Barragan ha detto di non saperlo. "Penso - ha
però avvertito - che nessuna risposta della Chiesa debba essere tale da
favorire il libertinaggio sessuale. Questo lo dobbiamo sapere chiaramente".
Inquietanti, ancora oggi, le cifre sulla diffusione del virus Hiv nel mondo,
con 40 milioni di persone infettate, 8.000 morti al giorno e un trend tutt'altro
che in diminuzione: tanto che anche recentemente autorevoli uomini di Chiesa
- si pensi ai cardinali Carlo Maria Martini, il belga Godfried Danneels, lo
svizzero Georges Cottier, ex teologo della Casa Pontificia, l'inglese Cormac
Murphy O'Connor o il vescovo sudafricano Kevin Dowling - hanno guardato
all'uso del condom come al "male minore", se esso impedisce il contagio
mortale dell'Hiv, fermo restando che per la Chiesa la via migliore rimane la
castità. Per sostenere che l'uso del condom può non rappresentare un
peccato, Martini aveva affermato nell'aprile scorso in un articolo
sull'Espresso che "lo sposo affetto dall'Aids è obbligato a proteggere
l'altro partner e questi pure deve potersi proteggere". Due mesi prima
Danneels, altra voce dialogante in tema di morale sessuale, aveva spiegato
che "se permette la protezione della vita il preservativo non ha un rilievo
solo sessuale. Se un uomo malato di Aids obbliga una donna ad avere
relazioni sessuali, lei deve poter imporre il preservativo, altrimenti si
aggiunge un altro peccato, l'omicidio". "Nella parte scientifica dello
studio siamo stati esaustivi - ha spiegato oggi Barragan - e i dati sono di
grandissima qualità. Per quanto riguarda poi l'aspetto teologico-morale
abbiamo un arcobaleno enorme di posizioni, da quelle più rigorose ad altre
più comprensive". Come propria opinione personale, il cardinale Barragan ha
voluto ricordare il punto 30 dell'esortazione apostolica "Familiaris
consortio", emanata da Giovanni Paolo II nel novembre 1981: "dice - ha
spiegato - che ogni atto coniugale deve essere aperto alla vita. E come
dicevano i miei maestri antichi, 'intelligenti pauca', a buon intenditor
poche parole"
Aids: Italia Coordina Progetto
Vaccini Ue
ROMA, 17 nov - Si
chiama AVIP ed e' la task force europea per un vaccino contro l HIV/AIDS
coordinata dall Istituto superiore di sanita' . Questo pomeriggio una
delegazione del coordinamento insieme al Presidente dell ISS Enrico Garaci e
il Direttore del Centro Nazionale AIDS Barbara Ensoli hanno incontrato il
Ministro della Salute Livia Turco.
Al progetto Ue, finalizzato allo sviluppo di vaccini preventivi e
terapeutici contro l HIV/AIDS, partecipano ricercatori europei, africani e
americani.
La messa a punto di un vaccino efficace contro l'HIV/AIDS ha unito in un
unico consorzio, 19 gruppi di ricerca accomunati da una lunga esperienza nel
campo della ricerca sui vaccini.
L'iniziativa, finanziata dalla Commissione Europea e coordinata da Barbara
Ensoli, coinvolge le universita', gli istituti di ricerca e le industrie di
sei Paesi Europei (Italia, Svezia, Francia, Germania, Finlandia, Gran
Bretagna), del Sud Africa e dello Swaziland.
Per il progetto, della durata di 5 anni ed avviato nel 2004, e' stato
erogato un contributo di 10 milioni di Euro da parte della Commissione
Europea, nell'ambito del VI Programma Quadro per la Ricerca, con un
investimento totale superiore ai 20 milioni di Euro.
L'ABC dei comportamenti sessuali
contro l'AIDS - 17 nov
Cambiano i
comportamenti sessuali tra le donne giovani nei paesi dell’Africa
subsahariana: aumenta l’uso di condom, aumenta l’astinenza, diminuisce il
numero di partner . La strategia ABC (Abstain, Be faithful and use Condom)
pare funzionare. Lo conferma uno studio pubblicato sull’ultimo numero della
rivista The Lancet.
Il consumo di condom è aumentato, rispetto ai dati registrati nel 1990,
dell’1,4 per cento annuo, le ragazze under 18 che dichiarano di essere
vergini sono aumentate del 10 per cento, la percentuale di coloro che si
astengono dal fare sesso per un periodo superiore a 3 mesi è salita dal 43,8
al 49,2 per cento.
L’approccio ABC è stato adottato per la prima volta dal governo del
Botswana nel 1990 con lo specifico scopo di improntare un programma serio di
lotta alla diffusione dell’AIDS tra i giovani. Da allora si è molto discusso
di questo programma e in alcuni casi sono sorte delle controversie che hanno
origine dall’esistenza di più di una definizione per l’ABC approach.
Per l’UNAIDS, il programma per la lotta contro l’HIV delle Nazioni Unite,
la A di Astinenza sta per non praticare sesso e ritardare la data del primo
rapporto sessuale; la B di " Being faithful" consiglia la fedeltà o, in caso
contrario, di ridurre il numero dei partner sessuali; la C di Condom
consiglia l’uso dei preservativi a tutti coloro che hanno una vita sessuale
attiva, alle coppie in cui uno dei due è sieropositivo, ai sex-worker e ai
loro clienti.
Per il President’s Emergency Plan for AIDS Relief (PEPFAR), statunitense,
l’A di Astinenza deve includere il procrastinare il primo rapporto sessuale
e, possibilmente, il conservare la verginità sino al matrimonio. La B
implica preferire le relazioni monogame e la fedeltà al partner. La C
suggerisce l’uso corretto dei preservativi.
Come dire che la politica di prevenzione sull’AIDS si gioca su piccole
sfumature del linguaggio che caratterizzano la definizione ma che, al
momento dell’applicazione delle politiche sanitarie di prevenzione, si
traducono in sostanziali differenze.
Il rapporto presentato sul Lancet
dimostra come i risultati incoraggianti ottenuti dal 1990 ad oggi dal
programma ABC hanno una spiegazione più complessa di quanto sembri: la
sessualità è diventata più consapevole tra i giovani non tanto per la paura
di essere contagiati dal virus HIV; la ragione primaria è il tentativo di
evitare gravidanze indesiderate e, molto spesso, fuori dal matrimonio. In
sostanza, l’ABC approach sta funzionando ma per motivazioni diverse rispetto
a quelle delle intenzioni.
Per evitare una gravidanza indesiderata il ricorso all’astinenza o a metodi
contraccettivi definiti naturali è molto più diffuso dell’uso dei
preservativi; mentre questi metodi possono funzionare per questo scopo non
proteggono i giovani dall’infezione del virus. Per questo motivo, come
suggerisce anche il commento apparso sul
Lancet nello stesso numero,
promuovere l’uso dei preservativi soprattutto nel continente africano dove
la diffusione del virus è in crescita dovrebbe essere ritenuto l’approccio
preventivo più efficace.
A 10 ANNI DA RIVOLUZIONE DELLA
CURA LA TERAPIA CAMBIA - 2006-11-14
GLASGOW - Dieci
anni dopo l'introduzione dei farmaci che hanno cambiato il volto dell'Aids,
aumentando la sopravvivenza delle persone colpite dal virus HIV, un altro
cambiamento è alle porte e promette di rendere la cura dell'Aids più facile
da gestire, con minori effetti collaterali, più efficace e sempre più
ritagliata sulle caratteristiche dei pazienti.
Dal 1996 ad oggi si calcola che soltanto negli Stati Uniti sono stati
guadagnati tre milioni di anni-vita, ha detto Roy Gulick, della Cornell
University di New York. Si cominciano a vedere, ha aggiunto, anche i primi
benefici delle cure introdotte a partire dal 2002 in alcuni Paesi in via di
sviluppo, come l'Uganda, dove sopravvive il 90% di coloro che prendono i
farmaci.
Nel mondo occidentale le terapie sono anche diventate più facili da
gestire: basti pensare che dalle 28 pillole al giorno necessarie per curarsi
nel 1996, oggi se ne prendono da 1 a un massimo di 6. E si può scegliere fra
22 farmaci antiretrovirali, appartenenti a tre grandi famiglie: 10 sono
inibitori della transcrittasi inversa (distinti a loro volta in 7
nucleosidici e 3 non nucleosidici), 10 inibitori della proteasi, 1 inibitore
dell'ingresso. "Con altri 3 nuovi farmaci prossimi alla commercializzazione
- ha proseguito Gulick - il numero dei farmaci disponibili salirà a 25". La
scommessa, allora, non è tanto andare in cerca di nuove molecole più sicure
ed efficaci, quanto riuscire a utilizzare quelle disponibili nel modo
migliore, in una nuova prospettiva.
Ecco, allora, che ritornano domande come: qual è il momento migliore per
cominciare la cura? con quali farmaci cominciare? "Effettivamente potrebbe
cambiare la scelta del momento in cui cominciare la terapia", ha osservato
il direttore del Dipartimento del farmaco dell'Istituto Superiore di Sanità
ed ex presidente della International AIDS Society (IAS), Stefano Vella. Se
finora l'orientamento prevalente nelle linee guida sulla terapia si basa sul
numero di cellule immunitarie CD4 presenti per microlitro di sangue e
stabilisce la soglia minima a 200, si sta affermando sempre più la
convinzione che sia meglio cominciare la terapia quando le difese
immunitarie sono più forti, con almeno 350 CD4 per microlitro di sangue. Un
tempo erano i pesanti effetti collaterali dei farmaci a spingere i medici a
cominciare la cura il più tardi possibile, "ma se gli effetti collaterali
sono minori cominciare precocemente non é rischioso", ha osservato Vella.
Accanto al numero di CD4, anche il numero di particelle del virus presenti
nel sangue (carica virale) sta diventando un riferimento sempre più
importante, soprattutto quando compaiono mutazioni che rendono il virus HIV
resistente ai farmaci ed è quindi necessario passare a una nuova terapia. In
questi pazienti, "il nuovo obiettivo non è più tanto mantenere alto il
numero dei CD4, quanto azzerare la carica virale", ha osservato Giuseppina
Liuzzi, dell'istituto Spallanzani di Roma. E proprio uno studio condotto
dallo Spallanzani e coordinato da Mauro Zaccarelli, ha calcolato che grazie
ai nuovi farmaci il tempo medio necessario per azzerare la carica virale è
di 6 mesi. "Dal 1999 ad oggi c'é stata una progressiva riduzione del tempo
necessario per azzerare la viremia e contemporaneamente è aumentata la
sopravvivenza".
Aids: 2 Mesi Per Prevedere
Successo Nuova Terapia
GLASGOW,
13 nov - Due mesi sono un tempo sufficiente per stabilire se, nei pazienti
con un virus diventato resistente ai farmaci, la nuova terapia intrapresa
avra' successo o meno.
La spia dell'esito della nuova cura e' la misura, ripetuta ogni settimana,
delle particelle di virus presenti nel sangue (carica virale) . E' quanto
dimostra uno studio condotto da Valerio Tozzi e Paolo Narciso, dell'istituto
Spallanzani di Roma, e presentato nel congresso internazionale sulla terapia
delle infezioni da HV in corso a Glasgow.
La ricerca e' cominciata tre anni fa, con lo studio della carica virale nei
pazienti che modificavano la terapia.
''L'obiettivo - ha detto Tozzi - e' riuscire a prevedere come evolvera'
l'infezione'' e, di conseguenza, quanto avra' successo o meno la nuova
terapia. Avere questa informazione nel piu' breve tempo possibile e' molto
importante per programmare la terapia migliore per ciascun paziente.
Misurando molto frequentemente la carica virale si riescono a individuare le
popolazioni cellulari nelle quali il virus e' presente in modo silenzioso.
Inoltre, ha aggiunto, osservare che la quantita' di virus nel sangue si
riduce progressivamente ha un impatto psicologico molto positivo sui
pazienti.
AIDS: SCOPERTA SUPER-MUTAZIONE
DELL'HIV - 2006-11-13
GLASGOW - Una mutazione particolarmente
"cattiva" del virus HIV, la più pericolosa finora identificata nei pazienti
con resistenza ai farmaci, è statas coperta grazie allo studio italiano
condotto presso l'Istituto Spallanzani di Roma, nel quale sono stati
considerati i dati relativi a circa 800 pazienti nell'arco di 7 anni. La
nuova mutazione, chiamata V118I, è stata descritta nel congresso
internazionale sulla terapia delle infezioni da HIV in corso a Glasgow.
Il nuovo dato conferma che, nei pazienti con un virus resistente ai farmaci,
la comparsa di un alto numero di mutazioni è direttamente correlata sia al
più rapido passaggio verso l'Aids conclamato, sia ad una maggiore
probabilità di mortalità a breve, hanno detto i ricercatori, coordinati da
Mauro Zaccarelli. Del gruppo fanno parte Andrea Antinori, il virologo Carlo
Federico Perno e inoltre Giuseppina Liuzzi, Valerio Tozzi, Silvia Mosti e
Paolo Narciso.
La mutazione V118I è stata individuata in 114 pazienti su 792, sulla base
delle informazioni contenute nella banca dati dell'istituto Spallanzani e
sui dati relativi a pazienti che hanno fallito la terapia e fatto almeno un
test sulla resistenza. "I dati - hanno osservato i ricercatori - sono ancora
preliminari e hanno bisogno di ulteriori conferme, ma la presenza di questa
mutazione sembrerebbe indicare che il virus si è rafforzato molto ed è
diventato più aggressivo". In pratica, la presenza di questa sola mutazione
potrebbe essere un marcatore della gravità della malattia.
ESPERTI: LA PIU' GRANDE
EPIDEMIA DEL PROSSIMO DECENNIO - 2006-11-13
L'Aids è
destinato a rimanere la più seria malattia infettiva nel mondo almeno per i
prossimi dieci anni. Non hanno dubbi in proposito gli esperti riuniti a
Glasgow, nel congresso internazionale sulla terapia dell'infezione da HIV,
il più importante appuntamento scientifico sull'Aids in Europa organizzato
dalla International Aids Society (IAS) e da istituti europei prestigiosi
come l'University College di Londra e l'Istituto Karolinska di Stoccolma.
"Siamo lontani dal controllare l'epidemia", tanto "per la prossima decade
l'Aids resterà la più importante malattia infettiva e continuerà ad avere
un'importanza notevole nel mondo", ha detto aprendo i lavori del congresso
Kevin De Cock, dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. "In alcuni Paesi,
soprattutto africani, i nuovi casi della malattia continuano ad aumentare -
ha proseguito - e il dilagare dell'infezione sta causando una vera e propria
epidemia di orfani". Senza contare le gravissime conseguenze che l'epidemia
sta avendo a livello economico. Rendere le terapia disponibili in tutto il
mondo è una delle priorità indicate da tutti. "Anche per i prossimi dieci
anni l'Africa continuerà a restare il Paese più colpito dall'Aids", ha detto
ancora De Cock, e nonostante ciò nell'Africa Sub-Sahariana il 70% delle
persone colpite dall'infezione non ha ancora accesso alle cure. Una delle
sfide più importanti è, quindi, "distribuire in modo omogeneo, in tutto il
mondo, l'accesso alle cure".
Anche per Roy Gulick, della Cornell University di New York, é rendere la
terapia disponibile in tutto il mondo, riuscendo a risolvere i problemi
legati alla tossicità e alla comparsa di ceppi del virus resistenti ai
farmaci. Nei Paesi industrializzati come quelli in via di sviluppo le
terapie antiretrovirali hanno funzionato bene, "é perciò importante
proseguire su questa strada e conservare i benefici ottenuti", ha detto
ancora Gulick.
Ma per aumentare ulteriormente l'efficacia e per riuscire a ritagliare
terapie su misura a seconda delle caratteristiche e della risposta del
paziente sono necessari nuovi studi che mettano a confronto i farmaci
esistenti. Servono anche nuovi strumenti per la diagnosi, soprattutto per
interpretare precocemente la risposta ai farmaci e servono test genetici che
permettano di calibrare la cura nel modo più sicuro ed efficace. Un'altra
priorità è la lotta alla tubercolosi, attualmente la più seria malattia che
colpisce le persone sieropositive: soprattutto in Africa si riscontra un
aumento dei casi, insieme alla comparsa di ceppi di tubercolosi resistenti
ai farmaci.
Accanto alla terapia, non c'é dubbio che la lotta all'Aids debba passare
attraverso la prevenzione che, ha osservato De Cock, dovrà basarsi su grandi
investimenti in campagne di informazione, uso di profilattici per rapporti
sessuali protetti, uso di farmaci antiretrovirali, circoncisione,
microbicidi e vaccini. Bisognerà inoltre considerare che "con l'aumentare
del numero di persone che avranno accesso alle cure, saranno necessarie
ulteriori risorse e questo - ha concluso - renderà necessario promuovere
misure di prevenzione efficaci e studiare metodi di finanziamento
innovativi".
Aids: Antinori, 50% Infetti Virus
Lo Scoprono In Fase Avanzata
ROMA, 20 OTT - Il 50% delle
persone che scoprono di aver contratto il virus dell'hiv lo fanno quando e'
gia' in fase avanzata, cioe' quando la malattia e' in fase conclamata o in
stadio comunque avanzato . Ma non e' solo questo il dato che mostra come in
Italia il grado di consapevolezza sull'aids sia molto diminuito negli ultimi
sette anni. Se dal 1990 al 1999 infatti si era registrato un calo delle
infezioni da hiv, dal 1999 in poi queste non sono piu' diminuite, arrivando
a circa 140mila circa soggetti infetti, e 3500 persone sieropositive ogni
anno. Il 70-80% dei contagi e' legato alla trasmissione sessuale,
specialmente tra eterosessuali, in particolare adolescenti e over 50. A
delineare il quadro della situazione e' Andrea Antinori dell'istituto
Spallanzani di Roma, al convegno 'Hiv&real life', organizzato dal Network
italiano delle persone sieropositive (Nps) a Roma.
''Purtroppo dobbiamo registrare - spiega Antinori - un minor grado di
consapevolezza delle persone, che arrivano a sospettare di avere la malattia
quando gia' e' passato molto tempo dal contagio. Una parte di queste e'
rappresentata dagli immigrati, che non accedono a diagnosi e cure
facilmente''.
Non mancano tuttavia le note positive. ''C'e' grosso fermento - aggiunge
Mauro Moroni, direttore della Clinica delle malattie infettive dell'universita'
Statale di Milano - nell'ambito delle terapie. Attualmente, per quella
antiretrovirale, disponiamo di 20 molecole, e un'altra decina e' in fase di
sperimentazione avanzata, tanto che alcune dovrebbero essere disponibili
dall'anno prossimo. Sono poi in previsione due nuove categorie di farmaci
che funzionano con meccanismi diversi, come gli inibitori dell'ingresso del
virus nei linfociti e gli inibitori dell'integrasi. Questi ultimi sono gia'
disponibili nel nostro paese per protocolli sperimentali e dovrebbero essere
commerciabili dal 2008. Si tratta di medicine che possono rappresentare una
svolta soprattutto per chi ha sviluppato resistenze ai farmaci attuali''.
Quanto invece agli scenari attuali e futuri della malattia, Moroni spiega
come ''oramai a preoccupare è la trasmissione del virus Hiv tra gli
eterosessuali. Prova ne è il fatto che il 50% dei sieropositivi sono donne,
anche se - dice - l'infezione 'corre' attraverso i maschi che hanno
comportamenti sessuali a rischio e occasionali. Sia giovani che non sanno
nulla delle modalità di trasmissione del virus, sia uomini di 40-50 anni che
hanno rapporti a pagamento o comunque saltuari con persone che possono
facilmente essere infette''.
A proposito dei medicinali per l'aids, Nello Martini, direttore generale
dell'Aifa (Agenzia italiana del farmaco), ha ricordato che nel 2005 la
copertura del Ssn sui farmaci per la cura della malattia e' stata pari a 430
milioni di euro. ''E la Finanziaria - ha proseguito - non andra' a intaccare
i diritti acquisiti dai malati. Sono orgoglioso e contento di vivere in un
paese come l'Italia, dove tutti i farmaci per l'aids sono disponibili e
passati gratuitamente dal Ssn. Investire in questo settore e' un'operazione
che ha un ritorno straordinario''.
Enrico Garaci, presidente dell'Istituto superiore di sanita' (Iss), ha
invece sottolineato l'impegno dell'istituto fin dal 1986, e dell'Italia come
coordinatrice di un progetto europeo sullo studio di quattro tipi di vaccini
diversi, tra cui quello su cui sta lavorando Barbara Ensoli.
Aids «si
muore di più di polmonite ma ancora non è abbastanza»
ROMA. Si è aperto a Roma il
I meeting nazionale del
Network italiano persone sieropositive
(Nps). L'obiettivo dell'appuntamento, ribattezzato «Hiv & Real Life» è
quello di fare il punto sul ruolo e il senso dell'impegno per la lotta
all'Aids, a 25 anni dalla scoperta del virus e a 10 anni dall'introduzione
delle terapie antiretrovirali. Cure che hanno cambiato le prospettive dei
malati che ora - hanno ricordato i medici intervenuti - hanno una
sopravvivenza maggiore di chi si ammala di polmonite.
Quando il virus fece la sua
comparsa nelle società della fine del secolo scorso ci si trovò dinanzi a
una nuova catastrofe di cui non si conoscevano dimensioni e neanche l’agente
causale. La mobilitazione delle comunità gay prima e poi in generale delle
persone con HIV (allorché il test fu messo a punto e disponibile) creò una
nuova forma di attivismo sociale per mettere a punto strategie di cura e
combattere stigma e discriminazione.
Oggi le terapie mostrano il loro effetto – anche se accessibili soltanto al
nord del mondo – ma si sono fatte sempre più complesse. Prima si lottava
perché i pazienti erano delle persone malate senza speranza, oggi invece
sono persone che hanno una patologia cronica. Prima era l’emergenza e la
catastrofe a legittimare e fornire carburante all’impegno.
Ora la situazione è profondamente modificata. Le persone con HIV/AIDS sono
nella condizione marcatamente diversa di essere di fatto “consumatori di
farmaci in buona salute” (rispetto a quello che accadeva soltanto pochi anni
fa), di disporre di molecole il cui utilizzo è complesso e il cui impatto
sulla vita della persona spesso crea dei problemi.
Problemi che sono evidenti e su cui vogliamo concentrare l’attenzione di
pazienti e clinici perché l’efficacia non è più il solo oggetto del nostro
interesse, ci interessano i profili di tollerabilità che, combinati
all’azione che il virus compie, pongono con forza la questione della qualità
di vita.
L’impatto sul quotidiano della patologia e delle terapie, l’accesso
all’intero sistema delle cure (accertamenti diagnostici, combinazioni dei
farmaci, scelta dei farmaci coerentemente con lo stile di vita, parametri
virologici e immunologici), vita di relazione, mondo del lavoro: aspetti che
devono trovare le più adeguate possibili forme di armonizzazione con la vita
di tutti i giorni della persona con
HIV/AIDS.
A distanza di 25 anni dalla comparsa dell’HIV e a 10 dalla messa a punto
della HAART, i cambiamenti avvenuti e tutt’ora in atto nell’arena AIDS
impongono l’adozione di strategie nuove che ripensino il ruolo e il senso
dell’impegno per la lotta contro l’AIDS.
Secondo noi l’approccio non può che essere multidimensionale e
multidisciplinare. HIV & Real Life è un meeting che nasce per rappresentare
questa esigenza e per lavorarci sopra coinvolgendo tutti gli attori che
hanno un ruolo nel quotidiano delle persone con HIV.
Non è affatto casuale che sia
quindi un’associazione di persone con HIV/AIDS a proporsi da catalizzatore
di tutti questi attori: con questo congresso NPS esprime la volontà di
reinterpretare il ruolo storico dell’associazionismo e dell’attivismo
anti-AIDS, da sempre avanguardia critica per società e mondo scientifico,
pungolo continuo per sollecitare ricerca, assistenza e sistema di cure
adeguate alle necessità delle persone con HIV/AIDS. Ecco spiegate le ragioni
di un programma scientifico che alterna relazioni che definiscono lo stato
dell’arte su alcune questioni chiave e corsi di formazione –con crediti ECM-
per medici, infermieri, persone con HIV/AIDS, volontari- su quegli stessi
argomenti. Uno spazio di discussione e training condiviso, per esser davvero
Network e andare al cuore della questione AIDS così come oggi si manifesta
nel nostro paese, avendo come punto di riferimento la dimensione del
quotidiano che vive la persona con HIV/AIDS; esprimere con forza la volontà
di costruire un’agenda dei lavori della politica dell’AIDS nel nostro paese
che sia condivisa tra tutti gli attori dello scenario AIDS, inserendovi le
consapevoli preferenze degli utilizzatori finali dei farmaci e delle
strutture sanitarie.
«Sin dalle prime battute del mio mandato ministeriale ho cercato di
ricollocare la questione Aids tra le priorità delle politiche sanitarie.
Abbiamo il dovere di proseguire su una strada che ci ha consentito di fare
significativi passi in avanti, non perdendo di vista proprio il carattere
prioritario di questo impegno. Bisogna pensare ad una strategia nazionale
che ponga al centro gli elementi sociali del problema». È quanto scrive il
ministro della salute Livia Turco in una missiva letta ai lavori di «Hiv&Real
Life».
«Investire nella prevenzione dell'Aids è quanto di più remunerativo si possa
fare in termini di sanità pubblica. Eppure si fa poco o non abbastanza,
specie in Italia». Apre con queste parole il suo intervento Mauro Moroni,
direttore della Clinica di malattie infettive dell'università di Milano.
«Riferisco uno studio Usa che ha dimostrato come il denaro pubblico
investito nella prevenzione dell'Aids sia il più redditizio. Un solo dollaro
produce "vantaggi" per ben 40 dollari. Risultati che - dice l'infettivologo
- bisognerebbe segnalare alle istituzioni. È un peccato che si faccia poco
per la prevenzione - spiega - perchè le conseguenze sono gravi. I giovani di
oggi non sono più bombardati, come i loro coetanei degli anni '80, da
campagne informative sui pericoli di contrarre il virus dell'Hiv. E la
conseguenza è che si ammalano. Anche perchè oramai iniziano a essere attivi
sessualmente molto presto. E nessuno dice loro come comportarsi».
Aids: Due Vaccini a Confronto
TAORMINA - 13 OTT - 'Botta e risposta', questa
mattina al Congresso nazionale della Societa' Italiana Malattie Infettive e
Tropicali (SIMIT) in corso a Taormina, fra Genoveffa Franchini e Barbara
Ensoli ricercatrici di valore - una lavora negli Stati Uniti, l'altra in
Italia - impegnate sulla ricerca di un vaccino efficace per l'Aids.
E' stata per prima Genoveffa Franchini, del laboratorio di Modelli animali e
Vaccini retrovirali del National Cancer Institute di Bethesda, a illustrare
a una platea di infettivologi (800 gli iscritti al congresso) le
caratteristiche del vaccino da lei studiato sulle scimmie: un vaccino
ricombinante basato su un vettore che si replica ed esprime piu' antigeni,
ma non infetta altre cellule . ''Proprio quando si usano piu' antigeni - ha
detto - si aumenta il respiro della risposta immunitaria e gli animali (lei
lavora sulle scimmie, ndr.) sopravvivono piu' a lungo. Questo perche',
aumentando i target, ci sono meno possibilita per il virus di sfuggire''. E
a questo proposito ha criticato le ricerche della Ensoli, perche' secondo
lei, un vaccino che abbia come obbiettivo una sola proteina (la proteina TAT)
ha poche chances di successo. E con il cronista e' stata poi ancora piu'
esplicita: ''Se stesse a me mettere i soldi - ha detto - io farei prima un
'test-trial' nell' area terapeutica. Quindi andrei avanti con la
sperimentazione che da' piu' garanzie''.
Barbara Ensoli ha illustrato la sua ricerca - condotta all' Istituto
Superiore di Sanita- (ISS) diretto da Enrico Garaci - basata sull'inibizione
della proteina virale TAT, indispensabile alla replicazione dell' Hiv nell'
organismo. La professoressa ha sottolineato i successi della prima fase
clinica (quella che valuta la sicurezza), cominciata nel novembre del 2003
con l' arruolamento dei primi volontari. Una fase, condotta in parallelo in
4 centri clinici (San Raffaele di Milano, Spallanzani, San Gallicano e
Policlinico Umberto I di Roma) e conclusasi nel luglio scorso con ottimi
risultati.
Ma e' stata una domanda fatta ad entrambe dall'immunologo romano Fernando
Aiuti, a innescare una certa polemica nelle risposte delle due ricercatrici.
Entrambe hanno ribadito il proprio punto di vista. Quando il moderatore, l'infettivologo
milanese Mauro Moroni, ha compreso che stava cominciando un 'dibattito a due
voci', lo ha interrotto sul nascere: ''E' bello - ha detto - vedere due
persone impegnate su fronti diversi in difesa delle proprie idee, il tempo
dira' chi avra' ragione''.
Ensoli, pero', ha fatto notare che ''basarsi solo sull'esperienza animale
e' riduttivo: un conto e' lavorare, come fa la Franchini, solo sulle scimmie
- ha detto -, altro e' invece lavorare sull' uomo''. E ha aggiunto che
coloro che sulla base di quel tipo di ricerche hanno provato a trasferirne i
risultati sull'uomo, non hanno ottenuto alcunche'.
La ricercatrice dell'ISS ha poi spiegato che in realta' sono tre le ricerche
sulla Tat: la prima e' quella dell'ISS, che ha gia' completato la
sperimentazione clinica di fase I; poi ce n'e' un'altra che vede l' anti-Tat
abbinato a microparticelle, che ha da poco superato la fase preclinica e
avrebbe sensibili vantaggi per la somministrazione in Africa (ad esempio,
questo vaccino non ha bisogno del freddo per essere conservato). Questa
ricerca e' portata avanti dall'ICAV (Azione Concertata Italiana per un
Vaccino) e coordinata dalla stessa Ensoli. La terza sperimentazione, che ha
sempre per oggetto la proteina TAT, e' portata avanti dal Consorzio AVIP
-composto da un team internazionale europeo di ricercatori - e viene
promossa nell' ambito del VI programma quadro di ricerca della Commissione
UE.
Intanto il primo studio della Ensoli va avanti: ''Cominceremo la fase II non
appena arriveranno i finanziamenti, che sono nell' ordine di 7 milioni di
euro l' anno per tre anni. Furono allocati all'inizio dal ministro Storace,
ma anche il ministro Turco, che ho appena incontrato - ha concluso Barbara
Ensoli - mi ha molto rassicurato. In effetti e' importante per l'Italia che
questa ricerca vada avanti, anche perche' e' un grande strumento di
formazione. In questa fase coinvolgeremo un numero maggiore di volontari
sani, fra le persone ad alto rischio. Sul versante della protezione
terapeutica arruoleremo pazienti sieropositivi, sia asintomatici che in
terapia''.
Donne discriminate nel campo della
sperimentazione farmacologica. Fino al 1993 gli studi clinici per il gentil
sesso erano addirittura banditi. Ora le cose sembrano destinate a cambiare,
ma i numeri lasciano ancora a desiderare. Nella sperimentazione di farmaci
contro lAids, ad esempio, le donne rappresentano solo il 13% del campione
reclutato.
AIDS: quando la legge alimenta lo
stigma - Mer 4 Ott.
Chi contagia un'altra persona
a causa di un rapporto sessuale non protetto nel Regno Unito può essere
perseguito per legge: la prima volta che il Crown Prosecution Service ha
stilato un vademecum dei comportamenti che possono essere incriminati risale
al 1998; in questi giorni è stata pubblicata, accessibile a chiunque, una
nuova versione del documento . Il primo caso di condanna di un soggetto
giudicato “irresponsabile che ha arrecato un danno al prossimo” e condannato
si è verificato nel 2001 in Scozia. Sono seguiti alcuni casi anche in Galles
e in Inghilterra.
All’indomani della pubblicazione di questo documento aggiornato il
British Medical Journal e la classe medica si interrogano sull’impatto
di questo tipo di provvedimenti sulla salute pubblica e le riserve sono
molte.
Intanto, si legge nell’editoriale del BMJ, è pericoloso usare la
legge per criminalizzare le malattie sessualmente trasmissibili e con esse
chi ne è affetto. Il primo risultato che si ottiene è di stigmatizzare
ulteriormente coloro che sono affetti dal virus dell’HIV facendo un passo
indietro di 20 anni rispetto all’argomento quanto si credeva che questo tipo
di malattia fosse specifica di alcuni gruppi di persone, in particolare
omosessuali e tossicodipendenti che si scambiavano siringhe infette. È una
conquista degli ultimi anni la consapevolezza che il virus si diffonde
sempre più anche tra gli eterosessuali per non parlare dei milioni di
bambini del sud del mondo, dove l’HIV è una piaga, che nascono affetti dal
virus.
Queste misure coercitive, inoltre, frenano i sieropositivi o i malati
dall’esplicitare la propria condizione per paura di incappare in ritorsioni
e denunce, di essere emarginati, di essere bollati e ghettizzati.
Questo tipo di intervento basato sul sospetto, sulla punizione, sulla
condanna rema in direzione contraria a quanto sino ad oggi si è cercato di
fare: da un lato combattere o controllare l’infezione farmacologicamente,
dall’altro creare delle strutture di sostegno psicologico che aiutino i
malati e i loro familiari a convivere con una malattia che può essere
cronicizzata. I risultati degli sforzi contro la sindrome da
immunodeficienza acquisita sono stati straordinari in soli 25 anni: mai,
giurano i medici, contro un virus si era riusciti a approntare misure di
difesa in così poco tempo.
Aids: In Almeno 11 Paesi
Frontiere Chiuse Per Malati, Associazioni Si Ribellano
Roma, 2 ott - Sono almeno
undici i Paesi, tra i quali Russia e Stati Uniti, che chiudono le frontiere
a sieropositivi e malati di Aids. Una discriminazione che si ripete in una
decina di altri Paesi come Arabia Saudita, Armenia, Brunei, Cina, Corea del
Sud, Irak, Moldavia, Qatar, Russia, Sudan. E la denuncia delle associazioni
francesi di pazienti Act Up ed Elcs che si appellano agli organismi
internazionali contro le restrizioni della libertà di circolazione dei
sieropositivi.
Le persone sieropositive che vogliono andare negli Usa, spiegano le
associazioni, spesso omettono la loro condizione. Non solo. Molti cambiano o
camuffano le scatole dei farmaci per non essere scoperti durante le
frequenti perquisizioni dei bagagli. Altri interrompono le terapie durante
il soggiorno. Queste restrizioni: inefficaci, costose, e discriminatorie -
spiegano da Act Up - obbligano le persone a mentire per potersi spostare. Il
consolato americano in Francia si difende, spiegando che lingresso nel Paese
non è impedito a tutti i malati: le persone che voglio assistere ad una
conferenza o che devono farsi curare possono ottenere deroghe.
Ma per le associazioni di pazienti non basta. Resta il principio generale -
si legge in una nota- che è quello del divieto, legato allidea, ormai
superata, che lHiv sia una malattia altamente contagiosa. LAids è una
malattia trasmissibile ma non altamente contagiosa, dicono le associazioni.
Il sieropositivo non può essere trattato come un criminale o una minaccia
pubblica. Inoltre queste misure - già dichiarate nel 2004 da Unaids e
dallUfficio di migrazioni internazionali inefficaci e discriminatorie -
possono dare limpressione sbagliata che lHiv/Aids è un problema straniero,
che può essere controllato attraverso sistemi come quelli di controllo alle
frontiere, piuttosto che da programmi di educazione e prevenzione.
Senza fondi chiude
casa malati Aids
PALERMO, 31 AGO - Chiude i
battenti per mancanza di fondi la casa alloggio per ammalati di Aids
dedicata a don Pino Puglisi . La struttura, unica nella Sicilia occidentale,
era stata avviata dall'associazione 'Casa Famiglia Rosetta' nel '94 e
fondata da don Vincenzo Sorce. Ha ospitato decine di persone, avvalendosi di
un'equipe di 6 operatori e dell'apporto dei volontari. 'Questa - commenta
amaro padre Sorce - e' un'altra sconfitta per la citta' di Palermo'.
Aids: Iavi, Nel
Mondo Trenta Studi 'a Caccia' Di Un Vaccino - 24 ago 2006
Sono 30 le
sperimentazioni in corso, in 24 Paesi di tutto il mondo compresa l'Italia,
per trovare il vaccino capace di combattere l'epidemia di Aids. A fare il
punto sugli sforzi della comunità scientifica internazionale per trovare
velocemente la migliore strada possibile per avere la meglio sul virus Hiv è
oggi la Iavi (International Aids Vaccine Initiative), in una web-conferenza
da Amsterdam (Olanda). Un processo che però non è una gara sprint, come i
100 metri in atletica, quanto invece una grande maratona.
A illustrare i vari progetti avviati, come pure le strade possibili per
riuscire a mettere Ko lAids, sono stati i ricercatori Seth Berkley e Wayne
Koff, rispettivamente presidente e vicepresidente di Iavi. Il Consorzio, da
solo, ha al suo attivo sette vaccini in sperimentazione in 15 laboratori di
11 diverse nazioni. Un impegno che costa alla Iavi 75 milioni di dollari
ogni anno. Risorse che restano insufficienti, tanto che Koff chiede ai
privati, dunque anche alle aziende farmaceutiche, di aumentare i loro
investimenti nella ricerca contro lAids. Per quanto riguarda, invece, i
fondi pubblici messi a disposizione degli Stati del mondo per questa causa,
l'Italia risulta fanalino di coda: si classifica fra i Paesi che destinano
meno dello 0,5% del Pil alla ricerca contro l'Aids insieme a Francia,
Germania, Giappone, India, Australia, Cina, Russia, Thailandia e Brasile.
Sensibilmente più generosi invece Canada, Sudafrica e Olanda (che donano fra
l1 e il 2% del Pil), l'Irlanda (2-3%) e gli Usa (4-5%).
Attualmente si stima che l'Aids abbia fatto 28 milioni di vittime dal
momento della comparsa della malattia, nel 1981. Nello stesso periodo le
infezioni totali da Hiv sono state almeno 70 milioni, circa 14mila al
giorno, il 95% delle quali registrate nei Paesi in via di sviluppo.
Per giungere al vaccino, Berkley ha spiegato che i ricercatori stanno
tentando varie strade. Quattro quelle principali: attaccare il virus Hiv
nella sua interezza, il suo Dna, le proteine che lo rivestono o combinare
queste tre soluzioni. E fra gli strumenti utilizzati proprio allo scopo di
bombardare il virus figurano i vettori genetici, ladenovirus, il virus del
vaiolo e altri ancora (come lAav-2 oggi in prova nei laboratori Iavi).
Sudafrica, Protesta
Attivisti Contro Strategie Governative Anti-Hiv - 24 ago 2006
Johannesburg, Centinaia di attivisti sudafricani hanno manifestato oggi
davanti ai palazzi governativi e alle ambasciate straniere di Usa, Francia,
Cina, Canada, Brasile e Gb contro l'inattività delle istituzioni nella lotta
all'epidemia di Hiv. Un'infezione che in Sudafrica uccide 800 persone al
giorno. La protesta è stata organizzata dalla Tac (Treatment Action Campaign),
che ha scelto di non annunciare la manifestazione in programma per dare più
forza alle proprie rivendicazioni. Gli attivisti si sono scontrati con la
polizia, che ha usato degli spray al peperoncino per disperdere i
dimostranti.
Negli anni scorsi la Tac è stata protagonista di numerose azioni di protesta
contro le autorità sanitarie sudafricane, per ottenere un maggiore accesso
alle cure tra adulti e bambini e per protestare contro le strategie
politiche nazionali anti-Hiv. Gli attivisti si sono fatti sentire anche in
occasione dell'ultima Conferenza internazionale sull'Aids svoltasi nelle
scorse settimane a Toronto, in Canada. In particolare, avevano protestato
contro il ministro della Sanità sudafricano, Manto Tshabalala-Msimange, che
intervenendo al summit si era detto favorevole a cure anti-Hiv a base di
erbe piuttosto che di farmaci antiretrovirali. Il Sudafrica è uno dei Paesi
al mondo più colpiti dall'emergenza Hiv/Aids. Oltre cinque milioni di
abitanti sono colpiti dall'infezione, che fa registrare mille nuovi casi
l'anno.
A Pavia Si Studia
Pillola Unica, Nel 2007 Test Sull'Uomo - 24 ago 2006
Una pillola
sola al giorno, per sostituire le complicate terapie antivirali contro
l'Aids disponibili oggi per i malati. E questa la strada italiana che sta
percorrendo Franco Lori, a capo del Right, cioè il Research Institute for
Genetic and Human Therapy di Pavia. Una combinazione tra un antivirale e un
immunomodulante che Lori sta sperimentando e che, nel 2007 coinvolgerà i
malati di Aids, come il ricercatore spiega oggi in un'intervista sulla
Gazzetta di Parma.
Il ricercatore parmigiano, riferisce il quotidiano, sta portando avanti i
suoi studi grazie a un contributo della Fondazione Cariparma. Stiamo facendo
ottimi progressi: di recente - dice lo scienziato alla Gazzetta - abbiamo
ricevuto i primi prototipi di pillola. E ora ci attende la fase della
sperimentazione. Il prossimo mese partiranno i test sugli animali.
L'obiettivo è quello di misurare il quantitativo di farmaco che finisce
effettivamente nel sangue. Poi, una volta stabilito quale pillola si è
rivelata più efficace, si passerà ai test sull'uomo. La data è quella del
2007, spiega Lori al quotidiano emiliano: I prototipi sono promettenti, e la
tempistica è rispettata. Noi siamo fiduciosi. Rispetto alle terapie
tradizionali, a base di cocktail di farmaci, quella allo studio a Pavia
offre una serie di vantaggi. Innanzitutto la semplicità di assunzione: una
sola volta al giorno, anche nella fase precoce della malattia. In più, il
nuovo farmaco agisce in maniera differente: La pillola - continua il
ricercatore - agirebbe sul virus ma anche per rafforzare le difese
dell'organismo che lo ospita. In ultimo, Lori sottolinea al giornale i
vantaggi economici di una pillola once a day. Oggi nel mondo ci sono 40
milioni di persone sieropositive al virus dell'Hiv, ma il 90% di chi ha più
bisogno dei farmaci non può affrontare i costi delle terapie. Perciò il
nostro obiettivo sarà quello di ridurre il prezzo al minimo necessario.
Occasionale o Fisso,
Fra Adolescenti Uso Condom Dipende Da Partner - 23 ago 2006
Fidanzato
ufficiale o avventura di una sola notte? Per gli adolescenti americani si
tratta di una domanda importante, perchè dalla risposta dipende lutilizzo o
meno del preservativo durante i rapporti sessuali. Unindagine effettuata
presso il Bradley Hasbro Childrens Research Center in collaborazione con la
Brown Medical School su 130 giovani fra i 15 e i 21 anni ha infatti
dimostrato che i teenager sono soliti proteggersi molto di più quando vivono
storie occasionali rispetto a quando sono con il loro partner fisso,
sottostimando quindi il pericolo che si corre ugualmente con rapporti non
protetti pur con una persona conosciuta e sopravvalutando lo scudo contro
malattie sessualmente trasmissibili rappresentato dal profilattico, una
scusa per cambiare troppo spesso compagno dice Celia Lescano, a capo della
ricerca.
Una considerazione, quella della Lescano, che pone allo stesso livello di
rischio di contrarre lHiv entrambe le categorie di adolescenti - puntualizza
lesperta sul Journal of Adolescent Health - considerando poi che il 10% del
campione vive sia una storia seria che continue scappatelle amorose. Cè
bisogno di interventi specifici per migliorare e rafforzare lopera di
prevenzione messa in atto nel Paese.
INTESTINO RISERVA
NASCOSTA DELL'AIDS, LI' VA SCONFITTO
ROMA - L'intestino può essere la riserva dell'Hiv
nei pazienti sieropositivi, impedendo ai medici di eliminare il virus dal
corpo dei pazienti. Infatti, ha spiegato Satya Dandekar dell'Università di
Davis, il virus Hiv può sopravvivere nascosto nella mucosa intestinale anche
quando i farmaci antiretrovirali sembrano aver effetto sul paziente. E per
questo motivo nonostante la terapia non si riesce ad eliminare completamente
il virus dal corpo del paziente.
La scoperta, pubblicata sul Journal of Virology, implica il ripensamento
della maniera di somministrare la terapia antiretrovirale in modo che la
riserva intestinale di Hiv sia smantellata.
E' quindi nell'intestino che bisogna compiere la principale battaglia contro
l'Hiv, somministrando il più precocemente possibile antivirali e
antinfiammatori che aiutino il sistema linfoide intestinale a rigenerarsi.
Quando un individuo si scopre sieropositivo i medici decidono i tempi più
adeguati per iniziare a somministrare la terapia antiretrovrale. Per
stimarne l'effetto sul paziente i medici fanno affidamento su due misure: il
carico virale (che è il numero di particelle virali per millilitro di
sangue) e il numero di linfociti T nel sangue del paziente, che sono il
bersaglio del virus, cosicché si riducono all'aumentare dell'Hiv, lasciando
il corpo vulnerabile alle infezioni.
Il fatto che, nonostante l'apparente efficacia della terapia antiretrovirale
evidenziata nei pazienti da queste due misure, l'infezione del virus Hiv si
cronicizzi era stato fin qui uno dei grandi punti interrogativi degli
esperti di Aids. I sospetti che il virus 'covasse' da qualche parte sono
arrivati quando il team californiano, studiando pazienti che pur alla loro
mucosa intestinale. Secondo quanto lo scorso anno i ricercatori hanno
riferito sulla rivista PNAS, infatti, nell'intestino di questi pazienti,
diversamente dal solito, non vi era traccia degli effetti del virus Hiv,
ovvero vi era un normale numero di linfociti.
Poiché il tessuto linfoide intestinale dà conto di ben il 70% del sistema
immunitario dell'organismo, i ricercatori hanno pensato che questa
condizione non doveva essere un caso. In questo nuovo studio per verificarlo
gli esperti hanno tenuto sotto controllo un gruppo di sieropositivi per tre
anni, trattandoli con antiretrovirali ed eseguendo sia i normali test del
sangue, sia biopsie intestinali per vedere gli effetti dei farmaci
antiretrovirali sulla soppressione virale e sul ripristino del loro sistema
di difesa nell'intestino.
E' emerso che i farmaci antiretrovirali non in tutti i pazienti hanno la
stessa efficacia a livello intestinale: sembrano funzionare meglio in quei
pazienti trattati con antiretrovirali subito all'esordio della
sieropositività, peggio invece su coloro che cominciano a prendere
antiretrovirali un anno dopo esser divenuti sieropositivi. Inoltre anche
stati infiammatori intestinali aiutano il virus a sopravvivere
nell'intestino e a far danni distruggendone il tessuto linfoide.
L'intestino è dunque un baluardo da difendere contro il virus per proteggere
tutto l'organismo e, prima si agisce, meglio è.
Bisogna trovare il modo di aumentare il più possibile l'efficacia degli
antiretrovirali a livello intestinale se si vuole veramente sconfiggere il
virus, per cominciare può essere importante iniziare subito la terapia,
affiancarla a uso di antinfiammatori, fare biopsie della mucosa intestinale
per vedere se gli antiretrovirali stanno funzionando. "Se siamo capaci di
ripristinare la risposta immunitaria a livello intestinale - hanno concluso
gli scienziati - molto probabilmente si potrà eliminare il virus dal corpo
del paziente".
TROVATO NUOVO
ANTICORPO ANTI-VIRUS - 23/07/2006
C'é una nuova possibilità di bloccare l'ingresso
del virus dell'Aids nelle cellule: un anticorpo messo a punto in laboratorio
riesce a bloccare una delle proteine più importanti che il virus HIV-1 (il
ceppo del virus dell'Aids più diffuso in Europa, America e Africa centrale)
utilizza per penetrare nelle cellule e infettarle. La scoperta, italiana, è
pubblicata nel numero di agosto della rivista internazionale Nature
Structural and Molecular Biology e getta le basi per mettere a punto nuovi
farmaci e un vaccino contro l'Aids.
Capire il modo in cui l'anticorpo, chiamato D5, interagisce con la molecola
"può aiutare a sviluppare anticorpi ancora più potenti capaci di
neutralizzare il virus HIV-1 e potrebbe aprire la strada anche a nuovi
agenti terapeutici", ha osservato il responsabile della ricerca, il biologo
strutturale Andrea Carfì, dell'Istituto di Ricerca in Biologia Molecolare
(IRBM) "P. Angeletti", di Pomezia.
Poiché il meccanismo riguarda il modo in cui il virus si fonde con la
membrana della cellula da infettare, andare in cerca delle proteine che
permettono al virus questa fusione potrebbe essere il primo passo per
mettere a punto una strategia più generale, facilmente applicabile per
ottenere una nuova generazione di farmaci antivirali e vaccini.
L'anticorpo, nato negli stessi laboratori di Pomezia, riesce a riconoscere
la proteina gp41, fondamentale per controllare il meccanismo con il quale il
virus HIV-1 si fonde con la membrana della cellula da infettare. Per
riuscire a moltiplicarsi all'interno dell'organismo, il virus deve penetrare
all'interno delle cellule: prima si aggancia ad esse e poi comincia a
fondere la sua membrana con quella della cellula, fino a diventare un tutt'uno.
Una volta padrone della cellula, la utilizza per moltiplicarsi e riprodurre
numerose copie di sé pronte a infettare nuove cellule.
Nel caso del virus HIV a permettere la fusione con la cellula é la proteina
gp41. "Ogni volta che questa entra in azione, è costretta ad esporre per un
tempo relativamente breve (una quindicina di minuti) una delle sue regioni
più conservate", ha detto Carfì. Vale a dire questa regione della proteina è
uno degli strumenti più preziosi del virus dell'Aids perché indispensabile
alla sua replicazione e per questo meno soggetti a mutazioni.
Proprio queste componenti del virus sono il bersaglio ideale di farmaci
antivirali e vaccini. In un virus che facilmente si trasforma per sfuggire
al sistema immunitario, le componenti più conservate e meno soggette ai
cambiamenti sono i bersagli ideali dei nuovi farmaci. E' così che
l'anticorpo D5 riesce a riconoscere la proteina gp41 e a bloccarla. In
questo modo l'anticorpo interrompe anche il processo di fusione del virus
HIV con la cellula ospite e quindi l'infezione.
SVOLTA NELLA
TERAPIA, UNA SOLA PILLOLA AL GIORNO - 09/07/2006
WASHINGTON - Una sola pillola, una volta al
giorno. Per i malati di AIDS sta per scattare una svolta storica. Le
autorita' sanitarie americane daranno luce verde la prossima settimana alla
nuova super-pillola che riunira' tre sostanze diverse per i malati di AIDS
finora prodotte da due compagnie farmaceutiche rivali, la Bristol-Myers
Squibb e la Gilead Sciences.
La mono-pillola quotidiana e' una svolta importante per i malati di AIDS che
fino a pochi anni fa dovevano prendere diverse decine di pillole al giorno
in un labirinto di orari e di precauzioni (a stomaco pieno, a digiuno) e che
erano costretti spesso a svegliarsi anche la notte per rispettare le cadenze
della terapia.
La pillola unica - non e' stato ancora annunciato un nome - rendera' tutto
piu' semplice. La novita' e' importante anche per i malati di AIDS dei paesi
piu' poveri spesso a disagio, anche per problemi di rifornimento, con le
terapie che prevedono un alto numero di sostanza diverse.
La nuova super-pillola concentra i benefici di tre sostanze diverse: il
Sustiva della Brystol-Myers, Squibb e Viread e Emtriva della Gilead (la
terapia piu' diffusa e piu' efficace negli Usa dove vi sono oltre un milione
di malati di AIDS).
Il costo della pillola color salmone, che pesa 1500 milligrammi, sara'
vicino a quello dei tre medicinali combinati, cioe' circa 1200 dollari al
mese (ovvero 40 dollari a pillola).
Le due compagnie farmaceutiche si sono impegnate comunque a rendere
disponibile la nuova terapia ai paesi del terzo mondo a prezzi notevolmente
inferiori.
La nuova super-pillola, che per le sue dimensioni qualcuno puo' trovare
difficile da inghiottire, rappresenta una insolita collaborazione tra
aziende rivali nel settore farmaceutico.
Erano state le autorita' sanitarie americane a sollecitare nell'aprile 2004
le compagnie farmaceutiche a collaborare per mettere a punto una pillola
unica contro l'AIDS.
Ma per giungere al risultato finale, che le autorita' sanitarie Usa (FDA)
dovranno ratificare la prossima settimana dando ufficialmente il 'via
libera' alla distribuzione commerciale della nuova super-pillola, e' stato
necessario un lavoro di ricerca superiore al previsto.
Il contatto degli elementi chimici contenuti nelle tre diverse sostanze da
combinare produceva infatti una sostanza collosa che non era utilizzabile
per una pillola commerciale.
Dopo una serie di tentativi falliti il problema e' stato risolto tenendo in
strati diversi, senza contatto, gli ingredienti dei tre diversi medicinali.
''La nuova pillola unica e' notevole soprattutto per i malati che cominciano
adesso il trattamento per la prima volta e che sono preoccupati dalla
prospettiva di prendere una montagna di pillole per il resto della loro
vita'', ha osservato Keith Folger, portavoce di una associazione nazionale
di malati di AIDS.
Aids, 25 anni di
lotta
ROMA - Ha inizio venticinque anni fa, il 5 giugno
del 1981, la storia dell'hiv, il virus responsabile di di quella che è stata
definita come la 'peste del secolo', l'Aids. Sulle pagine del 'Morbidity and
mortality weekly report', i Centers for Diseases control and prevention (Cdc)
di Atlanta segnalarono infatti un improvviso aumento nei giovani omosessuali
degli Stati Uniti di una forma di polmonite piuttosto rara e di
un'altrettanto poco comune tipologia di cancro.
Una notizia passata un po' in sordina, ma destinata ad essere seguita da
altre sempre più tragiche e a cambiare la vita di molte persone. Una
malattia che in cinque lustri ha mietuto 25 milioni di vittime, contagiato
65 milioni di persone di tutte le razze e i ceti sociali, non più 'castigo
divino' degli omosessuali e tossicodipendenti, e il cui fronte di emergenza
ora è rappresentato dall'Africa e dall'India.
Mai nella storia delle medicina si era assistito ad una sequenza così veloce
di successi in termini di ricerca e trattamento per una malattia che ha
usufruito della ribalta mediatica, avvolta com'era da un alone di mistero
perché venuta dal nulla. Un mistero svelato qualche giorno fa, con la
scoperta di alcuni scienziati che è lo scimpanzé africano selvatico la
riserva naturale del virus. Tuttavia, nonostante nel 1983, dopo solo due
anni, venne identificato il virus, e nel 1987 reso disponibile il primo
farmaco, l'Azt, la strada per la lotta a questa malattia, letale come il
cancro e contagiosa come la tubercolosi, ma più devastante nella sua
manifestazione acuta e improvvisa, è ancora in salita.
"Quello che rimane eclatante dell'Aids - commenta Gianni Rezza,
infettivologo dell'Istituto Superiore di Sanità (Iss) - é la sua elevata
incidenza nel mondo. Anche se in Africa c'é il maggior numero di malati, con
cifre che spaziano dal 5 al 55% di infetti in ogni stato, è l'India la nuova
emergenza, con la più alta incidenza di infezioni. Se si considera il volume
della popolazione laggiù, si può infatti intuire che il bersaglio dell'hiv è
amplissimo. Buoni invece i risultati ottenuti in termini di prevenzione in
Uganda e Tahilandia".
Secondo l'ultimo rapporto dell'Unaids, l'agenzia dell'Onu per la lotta alla
malattia, l'epidemia di Aids ha raggiunto il suo apice alla fine degli anni
Novanta e circa 1,3 milioni di persone nel mondo in sviluppo sono oggi
curate con farmaci retrovirali, che solo lo scorso anno hanno salvato 300
mila vite umane. In base ai dati raccolti in 70 paesi, quattro volte più
persone rispetto cinque anni fa si sottopongono al test anti-Aids, anche se
una vasta maggioranza dei quasi 40 milioni di sieropositivi oggi nel mondo
non è consapevole di essere infetta. Ogni anno le cifre dei nuovi casi di
infezione nel mondo sono da capogiro: 4,1 milioni con 2,8 milioni di morti
nel 2005, contro 4,9 milioni di nuove infezioni e 3,1 milioni di morti
l'anno precedente. Le scorte mondiali di preservativi sono il 50% del
necessario, mentre i farmaci retrovirali, sia pure oggi più facilmente
accessibili, sono ugualmente costosi e difficili da ottenere.
Per quel che riguarda il nostro paese, si stima che le persone sieropositive
siano circa 130-140 mila, 3500-4000 i casi di nuove infezioni l'anno, con
una media di uno ogni ora, e 50mila sotto trattamento farmacologico con
costi di circa 8mila euro l'anno per le strutture pubbliche. Azzerato ormai
il rischio trasfusioni, le nuove infezioni di Aids sono dovute per il 70% a
rapporti sessuali soprattutto etero.
"Due le sfide principali da affrontare nei prossimi venticinque anni -
conclude Rezza -: prevenzione e trattamento. L'attenzione sulla malattia è
calata molto in fretta e di Aids se ne parla sempre meno. Dopo gli anni
della grande paura, l'infezione ha ripreso a crescere. In attesa che si
possa arrivare al vaccino, la cui strada è lunga e tortuosa, proprio come
per la tubercolosi e la malaria, l'unica cosa da fare è puntare sulla
prevenzione. Quanto al trattamento, la prossima sfida è quella della
superpillola, che riunisce insieme le varie medicine e che dovrebbe arrivare
sul mercato entro breve. Molti i progressi fatti, se si considera che nel
giro di quindici anni si è passati da due a venti antivirali, abbassando il
tasso di mortalità dal 100% al 10% e cronicizzando la malattia".
Scoperto
sistema naturale di autodifesa - 13 marzo
2006
Si tratta di un
meccanismo di riparazione del Dna di cui le cellule umane naturalmente
dispongono.
Dagli scienziati della Ohio
State University
e' stato scoperto un sistema naturale di difesa contro l'Aids che potrebbe
portare alla creazione di nuovi farmaci che superano il problema delle
resistenze farmacologiche sempre più diffuse tra i sieropositivi. Si tratta,
hanno spiegato gli scienziati della Ohio State University, di un meccanismo
di riparazione del Dna di cui le cellule umane naturalmente dispongono.
RIDURRE INTEGRAZIONE CON DNA
- Diretti da Richard Fishel, i ricercatori hanno però scoperto che questo
meccanismo è anche capace di ridurre l'integrazione del genoma virale nel
Dna della cellula infettata, condizione essenziale per moltiplicarsi e
diffondersi nel corpo della persona sieropositiva. Secondo quanto riferito
sulla rivista «Proceedings of the National Academy of Sciences», il
meccanismo di riparazione si basa sulle due molecole XPB' ed XPD, le quali
distruggono il codice genetico del virus Hiv prima che questo si inserisca
nel Dna della cellula infetta. Quando il Dna cellulare è danneggiato, cosa
che può accadere per diversi motivi come l'esposizione a sostanze chimiche
nocive o radiazioni solari, si mettono in moto vere e proprie squadre di
meccanici della cellula che tagliano e cuciono il Dna nella zona del danno,
riparandolo. Le due proteine XPB' e XPD sono addette a uno di questi
meccanismi di riparazione.
DUE PROTEINE
- Il virus Hiv una volta fatto il suo ingresso nell'organismo ha bisogno di
moltiplicarsi e per farlo deve sfruttare gli strumenti cellulari per la
sintesi del Dna. Poiché il genoma virale è una molecola di Rna (simile al
Dna), la fase preliminare alla moltiplicazione e diffusione del virus
nell'organismo infettato è la trasformazione del suo genoma in Dna. Questo
«Dna copia» del genoma dell'Hiv viene inserito all'interno del Dna cellulare
con un meccanismo di taglia e cuci. Dopo l'integrazione il virus è in grado
di moltiplicarsi. Gli esperti dell'ateneo Usa hanno visto che in presenza
delle proteine XPB' e XPD il Dna copia del virus Hiv viene distrutto prima
di essere inserito nel genoma cellulare.
Fondazione Cariparma,
2mln per studio pillola unica -
9 marzo 2006
Un progetto di ricerca finanziato dalla
Fondazione Cariparma per sviluppare una nuova terapia contro l’HIV e rendere
accessibili le cure anche ai milioni di malati dell’Africa e dei Paesi
poveri.
Il virus dell’AIDS infetta ogni
anno
5 milioni di persone,
che si aggiungono alle decine di milioni di malati già presenti in tutto il
mondo. Annualmente, su scala globale, si spendono
6 miliardi di
dollari per
farmaci antiretrovirali finalizzati al trattamento
dell’HIV/AIDS:
5 di questi vengono spesi nei Paesi a economia avanzata e tale somma è in
crescita continua.
Nonostante sia stato dimostrato che i farmaci
anti retrovirali rallentano la progressione della malattia, l’utilizzo a
lungo termine di tali prodotti risulta limitato a causa di fattori diversi.
Tra questi: l’aumento di ceppi resistenti nell’organismo dei pazienti
trattati; l’insorgere di intolleranza ai farmaci, tossicità e altri effetti
collaterali; i regimi di dosaggio complicati; la necessità di significativi
cambiamenti nello stile di vita e nella dieta; la gestione complessa del
trattamento; i costi elevati della terapia.
Il
Research Institute for Genetic and Human
Therapy (RIGHT), fondato e
diretto dal ricercatore parmigiano Franco
Lori, ha come obiettivo la formulazione di una terapia contro
l’AIDS più semplice, scarsamente tossica e accessibile a tutti. Una
reale alternativa per il
trattamento di questa malattia, una speranza concreta per i milioni di
pazienti che, nei Paesi poveri, non hanno accesso alle cure.
Nasce da qui il
Progetto RIGHT/Fondazione Cariparma,
un innovativo programma di ricerca nel campo della terapia contro l’AIDS che
vede le due istituzioni alleate in una missione di fondamentale importanza
scientifica e di straordinaria rilevanza sociale:
ridurre al minimo il numero e il costo dei farmaci anti-HIV/AIDS per
raggiungere quel 95% della popolazione mondiale infetta
(circa 40 milioni di pazienti) che vive nei Paesi poveri e non ha accesso
alle terapie.
RIGHT
sta mettendo a punto una nuova combinazione di farmaci anti –
HIV/AIDS da somministrare una sola volta al giorno e da produrre a costi
ridotti.
Fortemente sostenuto dalla Fondazione
Cariparma, che al progetto ha destinato un rilevante finanziamento, «RIGHT
farà di tutto – come ha dichiarato il direttore scientifico
Franco Lori – perché Parma e i suoi
istituti di ricerca diventino centro di sperimentazione del nuovo farmaco».
«Bassa
tossicità, scarsa induzione di resistenza, semplicità di somministrazione e
costo contenuto: queste sono le caratteristiche – ha ribadito
Lori – della nuova combinazione
farmaceutica che RIGHT sta studiando con il supporto della Fondazione
Cariparma».
«La
ricerca scientifica – come ha spiegato
Carlo Gabbi, presidente della
Fondazione Cariparma –
è un settore di primaria importanza, la cui positiva ricaduta
riflette il livello del progresso sociale ed economico dell’intera comunità.
Nel nostro Paese, com’è noto, la ricerca scientifica avverte sensibili
ritardi rispetto alla situazione di altre nazioni; il supporto finanziario a
progetti di ricerca e all’acquisizione di sofisticate attrezzature è
pertanto un impegno da parte della Fondazione Cariparma, nell’ottica di una
doverosa e decisa valorizzazione delle competenze e delle potenzialità dei
ricercatori italiani. Tra i progetti più significativi che vedono
attualmente il sostegno della Fondazione Cariparma vi è senza dubbio il
Progetto RIGHT /Fondazione Cariparma per lo sviluppo di un importante
programma di studio sulla terapia contro l’AIDS. L’ obiettivo è quello di
mettere a punto una terapia efficace, a basso costo e di facile accesso che
si traduca in una reale possibilità di cura anche per i milioni di malati
dell’Africa e dei Paesi poveri».
Scienziati, medici e ricercatori sono concordi
nel sostenere che i vaccini e le immunoterapie saranno, in futuro,
alternative efficaci per controllare il virus dell’AIDS e la sua diffusione.
Ecco allora che, nell’ottica di un superamento della sola terapia con
antiretrovirali, l’attività di ricerca di RIGHT si è focalizzata sullo
sviluppo di prodotti immunoterapeutici.
Il prodotto leader di RIGHT è la combinazione
di un farmaco antivirale e di un
immunomodulante in un’unica compressa da assumere una volta al giorno.
Nelle nazioni industrializzate i colossi
farmaceutici hanno sempre dovuto rispondere alle necessità dei propri
investitori, mentre l’Africa e i Paesi poveri hanno sempre dovuto attendere
che i costi di ricerca e sviluppo fossero riassorbiti, prima di avere a
disposizione farmaci di costo accessibile.
Il
Progetto RIGHT/Fondazione Cariparma
intende sviluppare un farmaco alla portata di tutti. Per le popolazioni dei
Paesi in via di sviluppo uno schema semplice, ma al tempo stesso efficace,
colmerebbe parte del ‘gap’ che esiste nel trattamento dell’ HIV tra i popoli
ricchi e quelli poveri. In questi ultimi, tra l’altro, diventa estremamente
difficile seguire i pazienti una volta prescritta la cura. Una combinazione
di due farmaci con dosaggio semplificato e minori effetti tossici
permetterebbe dunque una minore necessità di visite di controllo.
Questa semplice formulazione gioverebbe anche
ai pazienti dei Paesi industrializzati, perché fornirebbe un’alternativa ai
trattamenti finora utilizzati.
In Italia, la Lombardia è al primo posto nella
graduatoria delle Regioni per numero assoluto di persone infette da
HIV/AIDS. Seguono il Lazio e l’Emilia Romagna. Quest’ultima Regione è terza
anche come percentuale di soggetti infetti sul totale della popolazione
residente.
Svelato come l'Hiv
lavora
ROMA, 22 GEN - Svelato come il
virus HIV impedisce alle cellule immunitarie B non ancora infette di
produrre anticorpi specifici anti-Aids. Si aggiunge cosi' un altro tassello
di informazione sui numerosi modi messi in atto dal virus per compromettere
la funzione immunitaria dell'individuo infetto. La scoperta e' dell'italiano
Andrea Cerutti che, laureatosi in medicina e specializzatosi in ematologia a
Padova, e' oggi al Weill Medical College della Cornell University di New
York.
Aids: pillola unica per terapia -
19 Gen 2006
Non piu' tre pillole piu'
volte al giorno per il trattamento primario per i sieropositivi la cui
infezione e' stata appena diagnosticata. La cura di base - consistente oggi
di tre medicine vendute ed assunte separatamente - verra' inclusa in una
sola pillola, semplificando cosi' la vita dei pazienti e rendendo piu'
facile seguire la terapia senza rischi di errori ed omissioni. Un accordo in
tal senso e' stato infatti raggiunto dalle aziende farmaceutiche
Brystol-Myers Squibb e Gilead.
Individuato da Italiani
nuovo obiettivo per future terapie
ROMA, 10 GEN 2006 - Una
ricerca italiana ha scoperto una nuova strategia naturale di difesa contro
l'Aids e individuato un nuovo obiettivo per future terapie. La ricerca,
condotta nell'universita' di Urbino 'Carlo Bo' e pubblicata sul Journal of
Virology, ha permesso di comprendere perche' le scimmie chiamate cercocebi
riescono a evitare la malattia. Ora lo studio e' focalizzato sulla proteina
ciclina B e un gruppo di proteine che svolgono un ruolo importante nel
regolare il ciclo cellulare dei linfociti.
Era
sieropositivo, è guarito senza farmaci
Primo caso al mondo di
guarigione spontanea: un inglese di 25 anni, omossessuale, avrebbe sconfitto
da solo il virus dell'Aids -
13 novembre 2005
LONDRA
- La notizia è di quelle che accendono la speranza di milioni
di malati. Un britannico di 25 anni, residente vicino a Glasgow, che nel
2002 era stato dichiarato sieropositivo avrebbe sconfitto spontaneamente il
virus dell'Aids. Sarebbe il primo caso al mondo. Lo scrive oggi il
settimanale inglese News of the world che ricostruisce la vicenda di Andrew
Stimpson.
Nell'agosto del 2002 il
giovane si era sottoposto a test che avevano rivelato la sua
sieropositività. Una nuova serie di esami, effettuata 14 mesi più tardi, ha
mostrato che il virus Hiv dell'Aids era completamente sparito da suo
organismo, nonostante egli non avesse preso alcuna medicina.
Un risultato che ha
lasciato increduli i medici del giovane che hanno ripetuto
i test più volte. Dopo quella prima serie di
analisi i medici hanno avuto la certezza che si trattasse davvero di una
guarigione naturale. Anche perché hanno escluso
qualsiasi scambio di campioni o confusione di cartelle cliniche, come invece
è avvenuto in due precedenti casi di presunta guarigione spontanea, nei
quali è stato impossibile provare che i test positivi e negativi
provenissero dalla stessa persona.
Il mese scorso il giovane ha ricevuto una lettera dell'ospedale che lo
informava che, dopo i test sul Dna, i campioni di sangue erano i suoi in
entrambi i casi.
Ora Stimpson, un venditore
di panini omosessuale che aveva sospeso ogni rapporto con il
suo compagno di 44 anni anch'egli sieropositivo, ha accettato di diventare
un soggetto da studiare per aiutare i ricercatori a trovare un modo di
lottare contro il virus. Il giovane si era sottoposto a esami nel maggio del
2002, che sulle prime erano risultati negativi, perché si sentiva debole e
febbricitante. Tre mesi più tardi, lasso di tempo normale perché il virus
potesse apparire nel sangue, i test avevano mostrato che l'uomo era
sieropositivo. In seguito a questo, poiché si trattava di un primo stadio
della malattia, i medici non avevano prescritto a Stimpson alcuna medicina
che il giovane non ha comunque mai preso, nemmeno in seguito. Nell'ottobre
del 2003 Stimpson è stato sottoposto a nuovi esami perché i medici avevano
riscontrato segni di un miglioramento; è stato allora che, ai sanitari
sorpresi, è apparso il risultato più confortante: non c'era più traccia del
virus nel sangue del giovane.
L'immunologo Fernando Aiuti esprime dubbi sul
caso di guarigione spontanea dal virus dell'Aids. Lo scienziato non crede
alla notizia di quello che sarebbe il primo caso di paziente adulto per il
quale la malattia sarebbe scomparsa da sola, senza trattamenti. Casi come
questi devono essere documentati attraverso pubblicazioni scientifiche dei
dati e con uno studio di controllo. Altrimenti, la notizia deve considerarsi
infondata.
AIDS: BOOM DI
INFEZIONI PER VIA SESSUALE IN ITALIA - 28 lug 2005
Campanello
d'allarme sul fronte AIDS, in Italia stanno aumentando i casi da infezione
di Hiv. Lo ha reso noto uno studio dell'Anlaids (Associazione per la lotta
contro l'AIDS) che, ieri in occasione del suo 20° anniversario a Roma, in
Campidoglio, ha presentato i dati 2004. L'indagine, realizzata su richiesta
del Dipartimento per la lotta alla droga della Presidenza del Consiglio e
condotta in 28 centri di cura, ha evidenziato un aumento del 26% delle
infezioni tra gli omosessuali. La crescita riguarda anche gli eterosessuali
che, con il 42,7%, detengono il triste primato della sieropositivita'. I
dati sono preoccupanti: nel 2004, il COA (Centro Operativo AIDS
dell'Istituto Superiore di Sanita') ha notificato 1654 nuovi casi: 1220
diagnosticati nell'ultimo anno e 434 negli anni precedenti. Tuttavia c'e'
una nota positiva: il calo dei contagi fra gli ex tossicodipendenti (13,8%)
e i tossicodipendenti (10,7%). Dal 1982 al 31 Dicembre 2004 sono stati
notificati 54497 casi di AIDS. Di questi 42312 sono maschi, 741 sono minori
e 3179 sono stranieri. E' pur vero, come dice il messaggio del ministro
della Salute Storace che " in Italia sono stati fatti passi da gigante nel
settore della ricerca e dell'assistenza " ma, il rischio di infezione e'
ancora troppo alto. Infatti, l'immunologo Fernando Aiuti, presidente di
Anlais, fa' notare un calo dell'attenzione: "Bisogna dire di fare il test
perche' il 62% delle persone scopre di essere sieropositivo quando e' in
AIDS conclamato, cioe' dopo anni di inconsapevole trasmissione del virus".
In modo particolare, dovrebbero sottoporsi a un controllo gli omosessuali,
le donne che vogliono avere un figlio ( una su quattro scopre l'infezione in
gravidanza) e gli immigrati che rappresentano il 30% del totale dei casi di
AIDS e delle nuove infezioni Hiv. Il sindaco di Roma Walter Veltroni inoltre
aggiunge: " Bisogna aumentare il numero di persone che ha accesso ai farmaci
antiretrovirali".
AIDS: VACCINO ITALIANO SARA'
PRODOTTO IN ITALIA - 5 lug 2005
Il vaccino
Tat dell'Istituto Superiore di sanita', coordinato dalla professoressa
Barbara Ensoli sara' prodotto in Italia. "La produzione avverra' tra l'Iss e
l'universita' di Urbino che produrra' autonomamente il vaccino di fase II".
Lo ha detto la Ensoli presentando con soddisfazione i primi risultati
sull'uomo del vaccino "made in Italy". "Un vaccino sicuro e ben tollerato,
in grado di stimolare la risposta immune voluta sia nei volontari sani che
sieropositivi", ha ricordato la ricercatrice ricordando che il vaccino Tat
ha un approccio differente dagli altri vaccini sperimentati nel mondo. "Non
e' in grado di bloccare l'entrata del virus, ma blocca il funzionamento, non
lo fa replicare facendo diventare l'infezione abortiva".
Aids: guerra Usa - Brasile su farmaci
Paese
del presidente Lula strappa brevetto a gigante Abbott
SAN PAOLO, 26 GIU - Il
Brasile si ribella alle multinazionali farmaceutiche e, 1/o al mondo,
infrange il brevetto di un farmaco anti-Aids, il Keletra di Abbott. La
decisione nei confronti della casa Usa e' del ministro della Sanita' Costa
con l'ok del presidente Lula. La Abbot si e' rifiutata di rivedere i suoi
prezzi come richiesto dal Brasile ma il Kaletra che sara' prodotto da una
fabbrica brasiliana entro un anno costera' 68 centesimi a unita' contro 1,17
dlr preteso dalla Abbott per consegne all'ingrosso.
AGIORNAMENTO TEST
VACCINI.
13 Marzo - In
tutto il mondo sono stati sperimentati finora sugli umani 35 vaccini contro
l'Aids, gran parte dei test sono ancora nella prima fase. Nei ventitre anni
di storia della malattia, soltanto un vaccino, basato sulla proteina gp120,
ha concluso le tre fasi di sperimentazione ed e' risultato inefficace.
Aids: primi test vaccino preventivo
- Testato su 40 volontari sani a Londra e a Losanna
ROMA, 2 MAR
- Avverranno tra Inghilterra e Svizzera i primi passi per sperimentare un
vaccino anti-Aids mirato alla prevenzione del sierotipo C del virus Hiv. Si
tratta del tipo di virus responsabile del 50% delle nuove infezioni. La
sperimentazione avverra' su 40 adulti sani tra i 18 ed i 55 anni a basso
rischio di infezione e servira' per testare l'innocuita' del vaccino piu' un
preparato 'adiuvante' cioe' in grado di potenziarne l'effetto. I volontari
saranno tenuti in osservazione a Losanna e a Londra.
AIDS: USA, ALLARME
PER UN NUOVO CEPPO VIRUS HIV AGGRESSIVO
WASHINGTON - FEBBRAIO 2005 - Allarme nella
comunita' medica degli Stati Uniti, e soprattutto quella di New York, per la
scoperta di un ceppo del virus Hiv resistente a quasi tutte le cure
conosciute, che porta all'insorgenza dell'Aids vero e proprio in poco tempo.
La diagnosi del ceppo cosi' verulento, in un uomo di 40 anni di New York, la
cui identita' non e' stata rivelata, ha allarmato le autorita' sanitarie al
punto di sentire l'esigenza di convocare una conferenza stampa per
diffondere la notizia.
''Lo consideriamo un problema potenzialmente gravissimo'', ha detto il
professore Thomas Frieden, assesssore alla sanita' del comune, che pertanto
ha disposto l'applicazione di test per il nuovo ceppo in tutti gli ospedali
della metropoli ed ha inoltre sottolineato l'importanza dell'uso di
preservativi.
Il paziente affetto dal virus, di cui finora si ignorava l'esistenza, e'
gay, promiscuo e faceva ampio uso della metamfetamine in cristalli: ha
ammesso di aver avuto rapporti anali non protetti con centinaia di uomini.
Non si sa ancora se il ceppo e' stato trasmesso ad altri.
Alcuni esperti si sono mostrati scettici sul rischio, convinti che si possa
trattare di un caso isolato legato al sistema immunitario di una sola
persona. Ma Frieden resta del parere che l'allarme e' giustificato e
dovrebbe ''servire soprattutto per gli uomini che fanno sesso con altri
uomini e che fanno uso di metamfetamina in cristalli''. Si tratta di una
droga con un effetto stimolante, che cancella le inibizioni e che ha
contributo alle 'maratone di sesso' alle quali si attribuisce la diffusione
dell'Aids.
Il nuovo ceppo, che non ha nome, non risponde a tre delle quattro classi di
farmaci anti-retroviali - e' resistente a 19 dei 20 medicinali sul mercato -
il tempo tra l'infezione e l'insorgenza dell'Aids sembra essere di non piu'
di tre-quattro mesi. Normalmente passano nove anni prima che un
sieropositivo contragga l'Aids, dopo di che la sopravvivenza media e' di 18
mesi, secondo i dati dei Centri per il controllo e la prevenzione delle
malattie di Atlanta, in Georgia.
Giornata mondiale della
lotta all'Aids: il rapporto Unaids-Oms - 27 novembre 2004
Il 23
novembre, come ogni anno in occasione della
Giornata mondiale della lotta all'Aids
che si celebra il 1 dicembre, l'Organizzazione Mondiale
della Sanità
e il Programma congiunto delle Nazioni Unite sull'Hiv/Aids
(Unaids) hanno presentato a Ginevra il loro rapporto congiunto
sull'andamento dell'epidemia. Il quadro che ne emerge è ancora peggiore di
quello già preoccupante delineato lo scorso luglio dall'Unaids
alla vigilia della conferenza internazionale sull'Aids svoltasi a Bangkok,
Thailandia. Il numero globale dei contagiati ha raggiunto
quasi i 40 milioni, da 36,6 che erano nel 2002.
L'Africa subsahariana si conferma la regione più esposta
all'epidemia con circa il 70 per cento dei sieropositivi del mondo,
ma sono Asia centrale, Europa orientale e Asia dell'Est le regioni nelle
quali in questi due anni si è registrato il maggior incremento
dell'infezione. In Europa orientale e in Asia centrale
l'aumento sembra essere stato del 40 per cento, per gran parte dovuto al
rapido moltiplicarsi di casi in Russia, attualmente lo stato europeo più
colpito, e in Ucraina. Nell'Asia dell'Est l'incremento dell'epidemia è stato
addirittura del 50 per cento e i dati più allarmanti riguardano Cina,
Vietnam e Indonesia. Anche in America Latina i dati
indicano aumenti in tutti i Paesi: lo Stato con la crescita maggiore è il
Guatemala e quello con la più elevata percentuale di sieropositivi è
l'Honduras, ma a preoccupare è soprattutto il Brasile dove vive circa un
terzo degli ammalati del continente.
Sia in
termini percentuali che assoluti in Asia e in America Latina i valori
rilevati sono bassissimi se confrontati con quelli del continente africano
dove in molti paesi i sieropositivi sono più del 10 per cento della
popolazione, con punte estreme come il caso del Botswana, con un terzo degli
abitanti infetto. In Cina, ad esempio, la percentuale di contagi è solo
dello 0,1 per cento; in Honduras, che conta quasi sette milioni di abitanti,
gli ammalati sono circa 65.000.
L'allarme è
dato dal fatto di riscontrare in questi contesti molti dei fattori che hanno
contributo al dilagare dell'Hiv in Africa. In Cina il
governo ha taciuto per anni la diffusione della malattia: il 90 per
cento dei malati non sa di esserlo e di poter contagiare altre persone e il
25 per cento di essi smette le cure per mancanza di assistenza adeguata
perchè in tutto il Paese, dove vivono 1 miliardo e 300 milioni di persone,
ci sono meno di 150 dottori in grado di diagnosticare e curare i pazienti di
Aids (AsiaNews, 7 luglio 2004). Nella sola provincia
dell'Henan si calcola che siano un milione i cinesi che
hanno contratto la malattia per aver venduto il sangue a un centro
sanitario dove non venivano adottate le necessarie misure igieniche e per
questo ci sono addirittura dei villaggi in cui quasi ogni famiglia ha un
ammalato.
Come in
Africa, per finire, anche in Asia e America Latina, benché prostituzione,
tossicodipendenza e rapporti omosessuali restino la principale causa di
trasmissione dell'Hiv, si nota un aumento di contagi dovuti
a rapporti eterosessuali, con effetti negativi soprattutto per la
popolazione femminile e per i bambini: difatti, a livello mondiale, le donne
costituiscono ormai circa la metà degli adulti da 15 a 49 anni sieropositivi
e in Africa subsahariana la percentuale è del 60 per cento. Il futuro di
milioni di famiglie in tutto il mondo è compromesso.
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