AIDS NEWS

     

 

 

 

 

 

AIDS: MESSO A PUNTO GEL VAGINALE ANTI-HIV - 5 febbraio 2008

Ancora lontani dal traguardo di vaccino contro il virus dell'Hiv finora le uniche armi per prevenire il contagio erano l'astinenza e i profilattici. Due gruppi di ricercatori, uno statunitense e uno indiano, stanno cercando di mettere a punto un gel vaginale sperimentale che protegga dall'infezione e sopratutto non presenti effetti collaterali per le donne che in questo caso potrebbero usarlo anche quotidianamente. Finora diversi gel vaginali sono stati sperimentati ma con risultati deludenti se non controproducenti. I ricercatori hanno chiesto a 200 donne sessualmente attive e non affette dal virus di New York e Pune in India di applicare il gel ogni giorno o prima di ogni rapporto per un periodo di sei mesi, usando comunque un preservativo. Al termine dei test non sono stati riscontrati effetti collaterali al fegato o alterazioni del sangue e dei reni. Non solo. Il 90% delle volontarie ha detto che se il gel si dimostrasse efficace lo preferirebbero a qualsiasi altro sistema di difesa. "Grazie ai test effettuati abbiamo visto che possiamo verificare se gel come il Tenofovir (un antiretrovirale, ndr) e altri ancora con specifiche sostanze anti Hiv possono prevenire la trasmissione sessuale del virus", ha spiegato Sharon Hillier, della scuola di medicina della University of Pittsburg.

Farmaci: Aids, Autorita' Usa Revoca Brevetto Tenofovir - 2008-01-30

Una decisione dell'ufficio brevetti americano potrebbe aprire la strada a farmaci anti-Aids piu' a buon mercato nei paesi in via di sviluppo. Lo afferma l'Ong Medecins sans Frontieres a seguito della decisione dell'ufficio brevetti statunitense di revocare la licenza per il Tenofovir, uno dei principali antiretrovirali, all'industria Gilead. La decisione dell'autorita' americana viene dopo il ricorso di alcune organizzazioni che affermavano che il Tenofovir era in realta' gia' conosciuto prima che la Gilead lo brevettasse. La causa durava dal maggio 2006, seguita da procedimenti analoghi in India e Brasile. ''Il fatto che il brevetto sia stato revocato negli Stati Uniti mostra che autorizzazioni esistenti sono state concesse per farmaci per cui non se ne aveva il diritto, e sono in realta' non valide - scrive l'associazione nel suo comunicato - questa decisione potrebbe causarne altre simili da parte delle autorita' in India e Brasile''. L'azienda farmaceutica ha preannunciato un ricorso contro la decisione. Se il brevetto verra' revocato anche nei paesi in via di sviluppo questi potranno far produrre i medicinali a basso costo da industrie locali.

Aids: Probabilita' Infezione 6 Volte Piu' Alta In Stranieri - 2008-01-29

Gli stranieri hanno una probabilita' sei volte maggiore degli italiani di contrarre il virus Hiv. E' il risultato di un'indagine coordinata dal centro operativo Aids dell'Istituto Superiore di Sanita' (Iss) presentata oggi a Roma, da cui emerge che l'incidenza del virus tra gli stranieri regolari e' di 69 casi su 100mila soggetti, mentre per gli italiani di 8,7 casi su 100mila. I dati, che si riferiscono al periodo 1992-2004, segnalano che il 19% delle nuove diagnosi riguarda gli stranieri. Piu' della meta' (il 54%) dei colpiti proviene dall'Africa e il 25% dall'America Latina. Oltre la meta' delle infezioni e' dovuta a rapporti eterosessuali, i piu' colpiti sono gli uomini e l'eta' media e' 31 anni. ''Il recente aumento dell'immigrazione verificatosi nei Paesi economicamente avanzati - spiega Barbara Suligoi, che ha coordinato lo studio - deve costituire un motivo di maggiore attenzione per la diffusione del virus dell'Hiv. Le popolazioni immigrate infatti risultano essere maggiormente vulnerabili rispetto all'infezione a causa di diversi fattori, primo fra tutti la provenienza da Paesi fortemente colpiti dall'Hiv''. Il convegno e' stato anche l'occasione per fare il punto sull'attivita' del National Focal Point, la rete di associazioni e istituzioni sul tema della salute dei migranti nato dieci anni fa. Fra le cifre presentate anche quelle delle attivita' del ''telefono verde Aids'' dedicato ai migranti e che ha visto nel 2007 354 chiamate, soprattutto per chiedere informazioni sul test e sulle modalita' di trasmissione della malattia

AIDS: 273 PROTEINE UMANE 'TRADITRICI' CHE AIUTANO HIV - 2008-01-10

Grazie a sofisticati metodi di biologia molecolare è stata ottenuta la prima lista completa di tutte le proteine umane necessarie perché il virus dell'Aids riesca ad infettare l'uomo: si tratta di ben 273 proteine, un numero ben quattro volte maggiore di quelle note finora. Lo studio condotto alla Harvard Medical School di Boston dall'equipe di Stephen Elledge, ha realizzato il primo screening completo del genoma umano relativo alle proteine richieste dall'Hiv e la ricerca, secondo gli esperti, porterà ad una nuova generazione di farmaci anti-Aids contro un bersaglio d'azione: non più dunque le proteine virali, bensì quelle umane che aiutano il virus ad infettare la cellula.

Secondo quanto riferito sulla rivista Science questo risultato getta le basi per farmaci anti-Aids a prova di resistenza: il virus infatti non potrà come fa ora imparare a 'neutralizzare' i farmaci perché questi invece di agire su di lui, lo bloccheranno per via indiretta mettendo 'KO' le proteine umane 'traditrici' che lo aiutano ad entrare. Finora se ne conoscevano solo 36, questo studio aggiunge dunque tantissimo al macchinario proteico sfruttato dal virus per infettare le cellule del sistema immunitario umano. Il virus Hiv è un agente infettivo semplicissimo che ha ridotto al limite minimo il suo genoma, ha quel poco che gli serve per farsi un involucro (il capside) per 'coprirsi', per inserirsi nel Dna umano e moltiplicarsi. Per tutto il resto sfrutta proteine umane di cui si serve per i suoi scopi 'malefici'.

L'idea dei ricercatori di Harvard è stata dunque quella di catalogare tutte le proteine umane necessarie al virus per propagarsi e pensare a una tipologia totalmente nuova di farmaci: non più molecole che attaccano il virus direttamente 'rompendo' qualcuna delle sue poche proteine, bensì principi attivi che gli impediscano di servirsi di proteine umane. Per scoprire quali gli sono indispensabili gli scienziati hanno inserito migliaia di cellule umane in tantissimi 'pozzetti' spegnendo in ciascun gruppo di cellule un unico gene (uno diverso per ogni pozzetto) con un 'silenziatore genetico', una molecola di Rna ad interferenza (siRna). Poi gli scienziati hanno messo Hiv in ogni pozzetto e visto dove riusciva a infettare le cellule e dove no. A rigor di logica dove l'Hiv falliva significa che il gene spento in quel pozzetto è indispensabile alla propagazione virale. Così gl scienziati hanno individuato le 273 proteine umane, solo 36 delle quali già note. Adesso si apre una nuova era per lo sviluppo di farmaci mirati su queste proteine a prova di resistenza.

A Natale regala Medici Senza Frontiere

“Soprattutto la sera l'ospedale è stracolmo: gran parte del personale medico e paramedico vive qui. Dicono che è meglio separare lavoro e vita privata, ma parlare di vita privata qui è paradossale. Così il lavoro diventa la vita e si lavora sette giorni su sette e non si è stanchi. Non è vero che non si è stanchi. Ma c'è qualcosa di più forte... che ti fa andare avanti.” Voci e immagini provenienti da Paesi lontani messi in ginocchio dalla guerra, dalla povertà, dall'HIV, ma anche voci dall'altra Italia, quella che spesso facciamo finta di non vedere, quella di coloro che vivono ai margini. Esperienze originali, raccontate nel volumetto “Non tornerò col dubbio e con il vuoto. Lettere senza frontiere”, pubblicato dal Pensiero Scientifico Editore.

Una raccolta di testimonianze degli operatori umanitari di Medici Senza Frontiere, attivi da anni nel “mondo dei dimenticati”, che si rivelano, raccontano le  loro ansie,  i dubbi, le sfide, le vittorie, le sconfitte. Piccole grandi storie che danno un senso alla vita, per combattere ”il vuoto negli occhi dei malati e la mancanza di speranza in un mondo diverso”, per “dare a qualcuno una chance in più di sopravvivere”.

Un libro per riflettere e contribuire alla causa di Medici Senza Frontiere: ogni euro è importante quando arriva per salvare delle vite e dare sollievo alle sofferenze. Perché tutti hanno diritto di essere curati. Perché il valore di una vita è incalcolabile.

Aids: In Arrivo Nel 2008 Sistema Sorveglianza Nazionale Hiv

Milano, 3 dic. - E' in arrivo anche in Italia un Sistema di sorveglianza nazionale sulle infezioni da Hiv. Uno strumento che punta a migliorare la lotta all'Aids nel nostro Paese e che "dovrebbe diventare operativo entro fine 2008. Abbiamo infatti già avuto il via libera della Consulta e della Commissione nazionale Aids, nonché del tavolo tecnico delle Regioni sulla prevenzione". Lo ha annunciato oggi all'università di Milano, in occasione del convegno 'Le infezioni sessualmente trasmesse: una realtà sottostimata?', Giuseppe Salamina, epidemiologo del Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ccm) del ministero della Salute.

Il Servizio di sorveglianza, spiega l'esperto ai giornalisti, "si svilupperà nel totale rispetto della privacy dei pazienti, grazie all'esperienza già maturata da alcune Regioni 'capofila'", ad esempio dal Piemonte. "Attualmente - ricorda Salamina - insieme alla Spagna l'Italia è l'unica nazione dell'area europea Oms (Organizzazione nazionale della sanità) che ancora non dispone di un sistema nazionale di notifica delle infezioni da Hiv. Nel nostro Paese esiste soltanto un registro che dagli anni '80 raccoglie i casi di Aids conclamato. Ma poiché le terapie disponibili hanno enormemente procrastinato l'evoluzione dell'Hiv in Aids - evidenzia lo specialista - questo registro non è più in grado di 'fotografare' efficacemente la situazione reale dell'epidemia in Italia.

Serve appunto un Sistema di sorveglianza dei casi di Hiv, per il quale sono stati già definiti fondi ad hoc. Un primo finanziamento, pari a 300 mila euro, permetterà alle Regioni capofila, in particolare al Piemonte, di coordinare le attività di formazione alle altre. Mentre altri 5 milioni e mezzo di euro andranno a tutte le Regioni e Province autonome per cinque linee di attività, fra cui la sorveglianza di Hiv e malattie sessualmente trasmesse", sottolinea Salamina. Se in Italia manca ancora un Sistema di sorveglianza nazionale sui casi di Hiv "non è certo per pigrizia - prosegue Salamina, all'indomani della Giornata mondiale per la lotta all'Aids - In passato ci sono state infatti alcune resistenze, legate al timore che una misura di questo genere potesse violare la privacy dei pazienti". Proprio per scongiurare questo rischio, oltre ovviamente a garantire l'assoluto anonimato, prosegue l'esperto del Ccm, "per evitare che nei piccoli centri della Penisola le persone sieropositive siano in qualche modo 'riconoscibili', abbiamo anche pensato di raccogliere i dati per unità territoriali: si fisserà cioè una soglia minima, probabilmente 100 mila abitanti, e i dati relativi alle aree che non raggiungono tale soglia verranno accorpati tra loro".

Quanto alle Regioni capofila, che si sono già dotate di un sistema di sorveglianza dei casi di Hiv e che godranno della prima tranche di fondi per 'addestrare' le altre zone dello Stivale, "un modello che ci piace particolarmente, e che si è concretizzato con successo, è quello piemontese. In Piemonte - riassume Salamina - esiste un collegamento fra la rete dei laboratori che effettuano i test per l'Hiv e la rete dei centri di diagnosi e cura. In tal modo, la persona che riceve un referto di sieropositività viene indirizzata subito a una struttura specializzata in grado di confermare la diagnosi e di avviare al più presto terapie mirate. Perché se l'infezione è recente, un trattamento tempestivo può controllare bene l'evolversi dell'infezione", conclude Salamina.

I 10 falsi miti sull'HIV: un controverso editoriale

Nonostante i progressi nella lotta all’AIDS, l’epidemia infuria ancora. La colpa è di 10 pregiudizi molto radicati nel pubblico e anche negli operatori sanitari, incredibilmente. O almeno così sostiene un editoriale di James Shelton della US Agency for International Development di Washington pubblicato sul Lancet, che ci svela questi 'falsi miti'.

I falsi miti sull’HIV secondo James Shelton: 1. L’HIV si diffonde velocemente. No, solo l’8 per cento di chi ha partner sessuali primari sieropositivi viene contagiato ogni anno. Il motivo della diffusione rapida in alcune zone è l’abitudine a partner multipli fissi. 2. La prostituzione è un grave veicolo di contagio. Nelle zone del mondo dove l’infezione da HIV è più diffusa, solo una media del 2 per cento degli uomini paga prestazioni sessuali. 3. Gli uomini sono il problema. Un’epidemia di HIV non può verificarsi senza donne che abbiano partner sessuali multipli. 4. Gli adolescenti sono il problema. No, non ci sono evidenze di rischio più elevato in determinate fasce d’età.

5. Povertà e discriminazione facilitano il contagio. Sebbene la povertà porti a rapporti sessuali promiscui, paradossalmente l’infezione è in media più diffusa negli individui a migliore status sociale, anche in Africa.  

6. I preservativi sono la risposta. Possono aiutare gruppi limitati a rischio, per esempio i lavoratori del sesso, ma hanno un bassissimo impatto sulla popolazione generale.

7. Il test HIV è la risposta. La sieropositività dovrebbe portare a cambiamenti comportamentali, ma l’evidenza in tal senso è scoraggiante.

8. Il trattamento è la risposta. Anche qui l’evidenza suggerisce che i sieropositivi trattati con antiretrovirali troppo spesso praticano sesso non sicuro per la cessata percezione di rischio e il benessere dovuto alle cure.

9. Le nuove tecnologie sono la risposta. La ricerca su vaccini, microbicidi e antiretrovirali profilattici va avanti da tempo, ma i successi sembrano lontani.

10. Il comportamento sessuale non può cambiare. La comunità omosessuale USA negli anni 80 e i dati recenti sul Kenya dimostrano il contrario.

Aids: Ministero, 4ooo Nuove Infezioni Anno, 200 Morti In 2007

ROMA, 30 NOV - Diminuisce la mortalita' di Aids in Italia ma aumentano le infezioni che, per oltre il 65% dei casi, avvengono per via sessuale. Ogni anno si registrano infatti circa 4 mila nuove infezioni, mentre la stima dei decessi per il 2007 e' di circa 200 morti contro, ad esempio, i 4.581 del 1995. I dati relativi alla diffusione dell'Aids sono stati diffusi oggi dal ministero della Salute alla vigilia della giornata mondiale dell'Aids che si celebrera' domani. Nel nostro paese, dall'inizio dell'epidemia ad oggi, si sono registrati 58.400 casi di Aids e tra questi i decessi sono stati 35.300. Dal 1995, anno del picco dell'epidemia, ad oggi si e' passati dal 5.600 casi di malattia conclamata ai circa 1.200 attuali. Un risultato, rileva il ministero, raggiunto soprattutto grazie all'effetto della terapia antiretrovirale combinata. Cio' ha infatti portato ad un aumento della prevalenza di persone che vivono con una diagnosi di Aids: ad oggi se ne stimano oltre 23 mila. I sieropositivi (tra i quali sono comprese anche le persone affette da Aids) si stimano siano oltre 120 mila, Questo numero tende pero' ad aumentare in quanto ogni anno si verificano circa 4 mila nuove infezioni, e l'aumento della sopravvivenza delle persone sieropositive comporta un aumento del numero di infetti sul territorio nazionale.

Aids: Actionaid, Solo Un Malato Su 3 Ha Accesso Alle Cure

ROMA, 30 NOV - Solo un malato di Hiv su tre ha attualmente accesso alle cure. E la causa - segnala ActionAid in un rapporto reso noto alla vigilia della Giornata mondiale contro l'Aids - e' da attribuire ai costi dei farmaci. Anche se dal 2001 il trend dei costi e' in discesa (in alcuni casi si e' passati da 10 mila dollari l'anno a 80), i farmaci di seconda linea, quelli utilizzati con l'aumento della resistenza del virus, restano comunque alti e la spesa si aggira intorno ai 1.200 dollari l'anno. L'accesso universale delle cure avrebbe bisogno, entro il 2010, di 42,2 miliardi di dollari. L'ingresso nel mercato della concorrenza nella produzione di farmaci generici - sostiene ActionAid - ha fatto ridurre di dieci volte il loro prezzo in cinque anni: tra il 2004 e il 63% dei farmaci retrovirali acquistati nell'Africa Subsahariana erano generici indiani, sudafricani e brasiliani. Nonostante questo, pero', il 97% dei farmaci salvavita di prima linea era generico, mentre per quelli di seconda linea il dato si ferma al 3%, poiche' essi sono in gran parte protetti da brevetti che l'industria dei generici non puo' acquisire. ''Se la comunita' internazionale vuole mantenere l'impegno preso al G8 di Gleaneagles - dice Marco De Ponte, segretario generale di ActionAid - di garantire l'accesso universale alle terapie entro il 2010, le cure per l'Aids dovranno essere a disposizione di 13 milioni di persone. Le risorse attualmente a disposizione consentiranno solo a 4,6 milioni di sieropositivi di accedere alle terapie antiretrovirali''. Per De Ponte, e' necessario che il rafforzamento dell'industria di farmaci generici nei paesi poveri promuovendo partnership e trasferendo tecnologie. I 42,2 miliardi di dollari necessari entro il 2010, andrebbero a finanziare la distribuzione di 10 miliardi di preservativi, la fornitura di 45 milioni di dispositivi per il controllo delle trasfusioni, 80 milioni di terapie materno-fetali, il sostegno a 19 milioni di organi e personale aggiuntivo per 420 mila unita'. ActionAid ricorda che l'Italia e' fra i primi otto paesi che hanno sottoscritto, in occasione del G8 del 2005, l'obiettivo di garantire l'accesso universale alle cure entro il 2010. Nel 2007 l'Italia potra' versare al Fondo Globale fino a 410 milioni di euro, saldando debiti e pagando in anticipo il contributo del 2008.

Aids: Galli, Investire Ricerca Farmaci Antivirali Per Bimbi

ROMA, 29 NOV - Sono pochi gli antiretrovirali con formulazioni pediatriche e quelli disponibili costano di piu' perche' prodotti da Paesi occidentali dove i bambini non sono una priorita' economica e in quantita' insufficiente per sopperire ai bisogni dei Paesi in via di sviluppo. E' quanto denuncia Massimo Galli, ordinario dell'Istituto di Malattie Infettive e Tropicali dell'Ospedale Sacco di Milano, durante il meeting del CLIA-Collegamento Lotta Internazionale Aids in svolgimento a Roma, dal titolo ''Accesso ai trattamenti per i bambini con HIV nei Paesi in via di sviluppo''. Secondo Galli e' necessario formulare una strategia per garantire la realizzazione e la diffusione dei farmaci per i bambini. ''E' una cosa che riguarda l'intera societa' civile - dice - che si deve mobilitare nei confronti dei governi e delle Big Far. Rivolgersi solo alle case farmaceutiche per eliminare i brevetti e' una battaglia persa essendoci interessi economici che non si e' in grado di eliminare''. Gli fanno eco i Paesi presenti all'incontro che chiedono alle case farmaceutiche antiretrovirali gratuiti per i bambini sieropositivi del Terzo Mondo e ai governi di impegnarsi per garantire l'accesso alle cure attivando centri ospedalieri attrezzati nei paesi piu' poveri.

Aids: Roma, Infezioni Hiv Triplicate Dal 2000 Fra Uomini Gay

Roma, 27 nov.  - Sono triplicati, dal 2000 a oggi, i nuovi casi di infezione da Hiv fra la popolazione omosessuale maschile romana: se dal 1985 al 2000 si è assistito a un aumento del 4%, con un andamento dell'epidemia assai altalenante ma senza picchi che potessero preoccupare, i dati aggiornati al 2007 parlano di una crescita totale del 12%. "Ciò significa che negli ultimi sette anni la guardia si è abbassata all'interno della coorte di uomini gay sotto osservazione: duemila persone seguite da oltre 20 anni, che hanno evidentemente smesso di prendere precauzioni durante i rapporti sessuali, nonostante abbiano visto tanti amici morire di Aids".

A lanciare l'allarme è Massimo Farinella, responsabile Salute del circolo di cultura omosessuale 'Mario Mieli', oggi a Roma durante la presentazione di una nuova iniziativa, chiamata 'Progetto Coroh', studiata per estendere a sempre più individui le informazioni sulla prevenzione dell'Hiv e gli strumenti per la diagnosi precoce della malattia. E se l'Aids, 'capostipite' delle patologie a trasmissione sessuale, ricomincia a preoccupare soprattutto all'interno della comunità gay, che per alcuni anni era rimasta 'spettatrice' dell'aumento dell'epidemia di fronte alle migliaia di nuovi casi registrati fra gli eterosessuali, anche i numeri sull'incidenza della sifilide fanno riflettere: il Lazio è l'unica regione italiana a mostrare ancora un costante aumento delle diagnosi.

"Si è passati dai 10 casi di sifilide infettiva diagnosticati al San Gallicano nel 2000 - ha detto il dermatologo Massimo Giuliani, che lavora al centro specializzato romano - ai 140 rilevati nel 2006. E la proporzione di pazienti omosessuali o bisessuali fra i malati di sifilide è ugualmente cresciuta dal 55% nel 2000 al 75% fra il 2001 e il 2004. E' noto come la sifilide sia una 'porta d'ingresso' per l'Hiv e per questo è importante mettere in moto una serie di interventi mirati a educare alla prevenzione".

Con questo obiettivo prende il via il progetto Coroh, portato avanti dal circolo 'Mario Mieli' in collaborazione con l'Istituto superiore di sanità, l'istituto dermatologico San Gallicano e l'azienda ospedaliera San Giovanni Addolorata di Roma. Durerà un anno, con la prospettiva di estendere il modello di azione anche a livello nazionale. Accanto all'attività di sensibilizzazione, l'iniziativa intende formare una coorte più estesa di persone omosessuali e transessuali su cui monitorare l'incidenza dell'infezione da Hiv attraverso un Sistema di sorveglianza avanzato. "Per l'arruolamento - ha spiegato Farinella - andremo nei luoghi di ritrovo privilegiati dai giovani, come le discoteche, ma anche internet e le chat line". Tutti potranno sottoporsi gratuitamente agli screening, presentandosi nei giorni feriali e senza appuntamento in uno dei due centri ospedalieri romani.

Aids: Esperti, Raddoppia Numero Di Contagiati Hiv In Europa

BRUXELLES, 26 NOV - Il numero di persone col virus Hiv dell'Aids e' raddoppiato negli ultimi sei anni in Europa e a preoccupare e' il fatto che piu' della meta' di queste persone non sono consapevoli di avere contratto la malattia. Ne discutono a Bruxelles rappresentanti dell'Ue, dell'Onu, esperti e responsabili politici nell'ambito dell'iniziativa ''Hiv in Europa 2007'', che ha come obiettivo quello di far passare il messaggio dell'importanza di una diagnosi precoce e di una tempestiva terapia, anche per evitare il rischio di contagio. Sono circa 760.000 le persone che hanno contratto il virus dell'Hiv nell'Unione europea e le persone che non sono a conoscenza del loro stato hanno una probabilita' tre volte maggiore di trasmettere il virus rispetto alle persone alle quali la malattia e' stata diagnosticata. Secondo quanto riferito da Jens Lundgren, dell'Universita' di Copenhagen, circa 300.000 persone sono morte negli ulti dieci anni in Europa per il ritardo col quale e' stata loro diagnosticata la presenza del virus. Secondo gli organizzatori del seminario questo ritardo sta diventando un vero problema in Europa e la situazione sta peggiorando. In base ad uno studio europeo, i cui dati saranno resi noti il prossimo anno, il 30% delle persone scoprono di avere contratto l'Hiv quando gia' avrebbero dovuto essere sottoposte alla terapia antiretrovirale. Ton Coenen, di Aids Action Europe, ha rilevato che ''i test precoci e l'assistenza per persone con l'Hiv varia drammaticamente in Europa. Questo indica la necessita' di un piano d'azione regionale e una riduzione della discriminazione e della criminalizzazione delle persone che hanno contratto il virus''.

Aids: Unadis Corregge Stime, 33 Mln Di Contagiati Nel 2007

Milano, 20 nov. - Le Nazioni unite hanno ridotto le stime relative al numero di persone nel mondo infettate dall'Hiv nel 2007. Da circa 40 milioni, gli esperti di Unaids sono scesi a 33 milioni. Una riduzione che, secondo gli specialisti, è guidata soprattutto dai nuovi dati relativi all'India. Il tasso di nuovi casi e i livelli di mortalità sono in declino, ma i numeri indicano che ci sono ancora 6.800 nuovi casi di infezione ogni giorno e oltre 5.700 morti.

La parte del leone 'storicamente' spetta all'Africa, ma alcune aree asiatiche ormai hanno il più veloce tasso di crescita delle infezioni. "I dati corretti ci danno una più chiara immagine dell'epidemia di Aids - dice Peter Piot, direttore esecutivo di Unaids, sulla Bbc online - che rivela rischi e opportunità. Certamente stiamo iniziando a vedere un ritorno degli investimenti, ma dobbiamo allargare i nostri sforzi, per ridurre in modo significativo l'impatto dell'Aids nel mondo"

AIDS, SCOPERTA PROTEINA CHE STIMOLA LE DIFESE - 2007-10-03

C'é una proteina in grado di stimolare le difese dell'organismo al livello delle mucose genitali. Il suo meccanismo d'azione è stato indagato e chiarito in uno studio internazionale coordinato dal gruppo del professor Mario Clerici dell'Università di Milano. Studio che apre nuove prospettive per la messa a punto di un vaccino per l' Hiv e per altre malattie sessualmente trasmesse.

La ricerca, pubblicata su 'PLoS ONE', si riferisce alla chemochina indicata con la sigla MEC-CCL28 ed è stata condotta in collaborazione con l'Ospedale SS.Annunziata Antella (Firenze) e con organizzazioni di ricerca francesi (IRD di Montpellier), americane (Università di Los Angeles e Columbia University di New York) e africane (University of Zambia, di Lusaka). In particolare, i ricercatori hanno valutato l'effetto della CCL28 sull'induzione di una risposta immunitaria: si è visto che la chemochina attira nelle mucose genitali le plasmacellule, cellule 'sentinelle' del sistema immunitario che producono anticorpi protettivi chiamati IgA. Studi precedenti condotti in donne sane che erano partner sessuali di soggetti Hiv-positivi avevano dimostrato che queste donne erano protette dal virus dell' Aids da diversi fattori, tra cui proprio la produzione di IgA specifiche dell' Hiv a livello delle mucose genitali.

I risultati del nuovo studio dimostrano ora che c'é una relazione fra la protezione dovuta alle IgA e la concentrazione della chemochina CCL28, che aumenta nel plasma e nella saliva dei soggetti esposti ad Hiv ma non infetti: è infatti la chemochina che attira le plasmacellule che producono anticorpi IgA. "La prova è venuta da uno studio condotto in Africa - ha detto Clerici - dove si è visto che bambini allattati da madri Hiv-positive aumentano il periodo di sopravvivenza in ragione della concentrazione di CCL28 nel latte materno". Da qui, i ricercatori milanesi hanno dimostrato che nei topi vaccinati con Hiv e CCL28, le plasmacellule che producono anticorpi anti Hiv risultano aumentate a livello genitale e rettale. "Il prossimo passo - conclude Clerici - lo faremo fra qualche settimana, quando inietteremo nel topo CCL28 insieme alla clamydia, al tricomonas, all'herpes, per verificare che lo stesso tipo di immunizzazione a livello della mucosa genitale avviene anche per altre malattie sessualmente trasmesse".

Aids: Indagine, Un Quarto Sieropositivi Si Sente Giudicato Dal Medico - 31 agosto 2007

 Oltre un quarto dei pazienti affetti da Hiv si sente stigmatizzato dal proprio medico. E per questa ragione spesso non segue adeguatamente le cure o non effettua i dovuti controlli. E' quanto emerge da un'indagine condotta per iniziativa di alcuni ricercatori dell'università della California a Los Angeles (Ucla), pubblicata sulla rivista 'Aids Patient Care'. Per lo speciale sondaggio sono stati intervistati 223 pazienti sieropositivi residenti nella contea di Los Angeles.

Le interviste di base sono state effettuate fra maggio 2004 e giugno 2005, mentre quelle di 'follow-up' fra novembre 2004 e dicembre 2005. E le domande hanno riguardato due temi: il rapporto con il medico, e in particolare il modo in cui i malati riferiscono di essere trattati da chi li cura, e la frequenza e la qualità delle cure cui i pazienti si sottopongono.

Durante la prima fase, i ricercatori hanno rilevato che il 26% degli intervistati si è sentito almeno una volta, in qualche modo, 'giudicato male' dal proprio medico. La percentuale scende al 19% nel periodo di follow-up. Inoltre, il 58% (il 57% nella seconda 'trance' dell'indagine) ha reclamato una difficoltà di qualche tipo nell'accesso alle cure. E, secondo le analisi degli esperti, sono proprio i pazienti che si sentono stigmatizzati ad avere il doppio delle possibilità di vedere abbassato il livello delle loro terapie.

Aids: Al Via Campagna Ministero Salute, Usate Preservativo - 6 agosto 2007

Le malattie trasmesse per via sessuale, prima fra tutti l'Aids, "non vanno in vacanza. Ma da alcune ci si può difendere utilizzando mezzi semplici come il preservativo". Questo il messaggio del ministro della Salute Livia Turco in occasione dell'avvio della campagna di prevenzione per l'Aids e le malattie trasmesse sessualmente (Mts) lanciata dal dicastero. Per sensibilizzare un numero sempre maggiore di giovani, e chiedere loro di non abbassare la guardia, Ambra Angiolini, lo speaker Mario Cordova e il musicista Luca Bussolotti saranno protagonisti di spot radiofonici e messaggi pubblicati sui giornali. L'obiettivo principale della campagna è quello di favorire la conoscenza delle regole utili a prevenire le Mts a partire dall'uso del preservativo, evidenziando l'importanza di un'assunzione di responsabilità nei rapporti sessuali. I messaggi saranno rivolti, in particolare, alla popolazione sessualmente attiva utilizzando anche altri strumenti di comunicazione. "E' importante - sottolinea Turco in una nota - che i giovani, le ragazze e i ragazzi che hanno diritto a una vita sessualmente sicura e libera dall'incubo delle Mts non abbiano timori a proteggersi nel modo più sano e facile, utilizzando il preservativo". Ogni anno - ricorda il ministero della Salute - in Italia si registrano 3.500 nuovi casi di Aids e il numero di persone sieropositive viventi si aggira intorno alle 100-130mila. Negli anni - prosegue il ministero - è cambiata anche la 'geografia' della malattia in Italia che colpisce "sempre meno i tossicodipendenti, mentre aumentano i casi tra gli eterosessuali e omo-bisessuali. E tra questi cresce la percentuale di quanti si accorgono di essere sieropositivi solo al momento del test. Con quel che ne consegue per la diffusione della malattia". Secondo i dati raccolti fino al 31 dicembre 2004, in Italia i casi di malattie sessualmente trasmesse (Mst) sono oltre 95 mila. E più del 90% dei pazienti è eterosessuale, mentre più del 40% è donna mentre circa il 15% dei malati non è italiano e un paziente su cinque (21,4%) ha già avuto almeno una Mts in passato. "L'attenzione particolare che vogliamo rivolgere ai giovani - si legge nella nota del ministero - si deve al fatto che le soglie di attenzione e consapevolezza rischiano di non essere adeguatamente formate in questa fascia d'età. Quando si è molto giovani - prosegue la nota - la percezione del rischio è assai bassa, basata sull'ottimismo realistico, sulla convinzione cioè che i fatti spiacevoli accadono ad altri, ma non a se stessi". Il ministro Turco poi, oltre a ringraziare i personaggi dello spettacolo che hanno aderito alla campagna informativa, rivolge un grazie alla Commissione nazionale Aids e alla Consulta delle associazioni per la lotta contro L'Aids "che ho avuto al mio fianco per la realizzazione della campagna che prende il via oggi". Un grazie, infine, "ai farmacisti e ai medici italiani che si sono associati". A testimonianza di questa alleanza, le numerose iniziative della campagna che, oltre agli spot (in onda su Radiorai, Radio Dj, M2O, Rds, Radio Italia solo musica italiana, Radio Kiss Kiss, Circuito Cnr - che comprende tra le altre: Lattemiele e Radio Cuore), prevedono un opuscolo informativo dal titolo 'NonsoloAids', distribuito in tre milioni di copie nelle farmacie e in allegato ai principali periodici letti dai giovani: Focus, Max, XL, Men's Health, Cosmopolitan, Glamour, Rock Star, Kiss Me, Rock Sound, Rolling Stone, Ubix. Infine, un poster che verrà diffuso negli studi medici ambulatoriali in collaborazione con la Fimmg e il Sumai

Farmaci: Medici Senza Frontiere, Sentenza Storica In India - 6 agosto 2007

Secondo l'organizzazione umanitaria Medecine Sans Frontieres (Msf) la sentenza che permette all'India di continuare a produrre farmaci generici anti Hiv e' 'storica'. ''Questa sentenza e' un grosso sollievo per milioni di pazienti e medici che operano nei Paesi piu' poveri e che dipendono interamente in larga misura da farmaci prodotti in India spiega Raffaella Ravinetto, presidente dell'associazione in Italia - la Corte Indiana ribadisce il diritto dei Paesi come l'India a emanare leggi che facciano proprie tutte le clausole di salvaguardia previste negli accordi internazionali sul commercio e scongiura il rischio di una ulteriore restrizione della possibilita' di produrre farmaci generici. Chiediamo a tutte le multinazionali farmaceutiche e ai Paesi ricchi di rispettare la legislazione indiana e di smettere di spingere affinche' Paesi in via di sviluppo adottino regimi ancora piu' restrittivi in materia di brevetti sui farmaci''. Oltre 420mila persone in tutto il mondo, segnala Msf, avevano firmato una petizione per chiedere a Novartis di ritirarsi dalla causa intentata contro il Governo Indiano. Tra i firmatari il ministro Indiano della salute Anbumani Ramadoss, il Premio Nobel per la pace sudafricano Desmond Tutu, gli autori John Le Carre' e Naomi Klein oltre a molti parlamentari e ministri europei e statunitensi. Per l'Italia tra i firmatari ci sono il sindaco di Roma, Walter Veltroni, il sottosegretario agli Esteri Patrizia Sentinalli e personaggi del mondo spettacolo come Beppe Grillo e Dario Fo.

Aids: Lo Studio, Programmi No-Sex Contro Malattie Sessuali Non Funzionano - 3 agosto 2007

I programmi 'No-sex' per contrastare la diffusione delle malattie sessualmente trasmesse, compreso l'Aids, "non funzionano. Né evitano le gravidanze indesiderate". La bocciatura su tutta la linea dei programmi di astinenza prematrimoniale viene dai ricercatori dell'università di Oxford. Gli scienziati di Sua Maestà criticano aspramente l'efficacia di teorie molto comuni negli Usa. E per farlo compiono una metanalisi di ben 13 studi statunitensi sull'argomento, che hanno coinvolto 15 mila persone tra i 10 e i 21 anni. "I programmi di astinenza sessuale - affermano sul British Medical Journal - non hanno alcun impatto. Né positivo, né negativo nel contenere le percentuali di infezioni sessuali o di gravidanze. Ciononostante - criticano - negli Usa un terzo dei fondi per la lotta all'Aids stanziati dal presidente George Bush è devoluto proprio a questi programmi". Nello specifico, "nessuna delle iniziative 'No-sex' ha un impatto, seppur modesto, sull'età del primo rapporto sessuale, sull'uso o meno del profilattico, sul numero dei partner o sulle malattie sessuale o le gravidanze".

Vaccino Anti-Tetano Prenatale Meno Efficace Con Hiv e Malaria -  31 luglio 2007

Malaria e Hiv riducono l'efficacia della vaccinazione antitetano fatta alle madri durante la gravidanza per immunizzare anche i nascituri. Una strategia sempre più utilizzata in molti Paesi in via di sviluppo. A denunciare questa 'interferenza' è uno studio realizzato in Kenya su oltre 700 donne incinte e pubblicato sul 'Journal of Infectious Diseases'. Si stima che siano oltre 210 mila le morti dovute al tetano. E, nella maggior parte dei casi, si tratta di neonati contaminati al momento del parto. Ma anche di donne in post-partum. Per questo l'Organizzazione mondiale della sanità ha deciso di focalizzare i suoi sforzi di prevenzione sulle donne in età fertile o sulla vaccinazione delle future mamme. Una strategia, quest'ultima, che consente il passaggio transplacentare degli anticorpi antitetanici ed è consigliata a partire dalla 28esima settimana di gestazione per avere, al momento della nascita, un tasso di anticorpi sufficienti a proteggere il bebè. Nello studio realizzato in Kenya il 12% delle donne osservate (87) era sieropositivo. Mentre il 44% (312 donne) aveva la malaria e il 7% (48) aveva le due infezioni insieme. Il 94% aveva ricevuto almeno un'iniezione di antitetanica nel corso della gravidanza. Dosaggi di anticorpi sono stati effettuati sia nel sangue delle donne sia in quello del cordone, dopo il parto. I risultati hanno dimostrato una diminuzione degli anticorpi nel sangue del cordone del 52%, nell'infezione materna da Hiv, e del 48% per la malaria. In questo caso l'infezione della placenta porta a un'infiammazione e un ispessimento della membrana basale, e questo può spiegare l'interferenza. Per l'Hiv, invece, è stato dimostrato in precedenti studi che negli immunodepressi si ha una risposta meno efficace alla vaccinazione, ma il meccanismo che impedisce il passaggio transplacentare degli anticorpi è ancora poco chiaro.

HIV: i rapporti orali potrebbero essere rischiosi? -  26 luglio 2007

Il tessuto epiteliale delle tonsille esprime un'alta concentrazione di un corecettore del virus dell'HIV, il CXCR4; per questo motivo alcuni ricercatori dei National Health Insitutes statunitensi hanno avanzato l'ipotesi che anche il sesso orale potrebbe concorrere alla diffusione dell'AIDS.  I ricercatori, guidati da Sharon M. Whal, del National Institute of Dental and Craniofacial Research, hanno confrontato l'espressione di un gruppo di geni che codificano per proteine implicate nella processi di infezione del virus HIV sia nelle tonsille che nelle gengive. "La maggiore espressione nelle tonsille di geni coinvolti nella trasmissione del virus e la contemporanea riduzione proteine che hanno un ruolo antivirale, fa di questo tessuto un potenziale sito di trasmissione", hanno dichiarato i ricercatori.  Continua la ricerca di base sui meccanismi di trasmissione del virus per avere una conoscenza sempre più chiara delle modalità di infezione in modo da poterla ostacolare e combattere. Accanto a questa vanno, volta per volta, ridisegnate le strategie di prevenzione. Importante è riuscire a comprendere quali siano le pratiche realmente pericolose evitando di alimentare la psicosi o lo stigma.

Aids: Successo Farmaci Antiretrovirali In Neonati - 25 luglio 2007

I neonati contagiati dalla madre con il virus Hiv, cui vengono somministrati farmaci antiretrovirali nelle prime settimane di vita, hanno una probabilita' quadrupla di sopravvivere rispetto ai piccoli non trattati, secondo una ricerca che offre la speranza di salvare centinaia di migliaia di vite. In una delle sessioni conclusive del 4/o Convegno internazionale della Societa' dell' Aids a Sydney, a cui partecipano oltre 5000 delegati di 133 paesi, il direttore del National Institute of Health degli Usa, Elias Zerhouni, ha presentato i risultati di uno studio che mostra un miglioramento del 75% del tasso di sopravvivenza quando il farmaco viene somministrato subito dopo la nascita. Nello studio, condotto a Citta' del Capo e in Soweto in Sudafrica, il 96% dei neonati sottoposti ad immediato trattamento con farmaci erano ancora vivi due anni dopo, contro l 84% dei piccoli a cui il trattamento e stato somministrato piu' tardi. Zerhouni ha spiegato che i neonati con infezione Hiv di frequente mostrano una rapida progressione nella malattia nel primo anno si vita, il periodo in cui il loro sistema immunitario si sta ancora sviluppando e sono vulnerabili ad altre gravi infezioni. Le linee guida dell' Organizzazione mondiale della sanita' (Oms) raccomandano che i farmaci siano somministrati solo dopo che siano stati osservati segni di malattia o di indebolimento del sistema immunitario. Lo studio sudafricano pero' e' cosi' promettente, ha aggiunto lo studioso, che i risultati sono stati trasmessi all Oms e ad altre autorita' sanitarie perche considerino di cambiare le raccomandazioni. Secondo Medici senza frontiere (Msf) i bambini sono le ''vittime silenziose'' dell'epidemia globale di Aids, con nove piccoli pazienti su 10 infettati dalla madre durante la gravidanza, il parto o l allattamento. Circa l 87% dei bambini con Hiv vivono nell' Africa subsahariana. Dei 540 mila bambini contagiati nel 2006, 470 mila vivono in Africa. Mfs sottolinea che il contagio verticale di Hiv da madre a bambino e stato quasi eliminato nei paesi ricchi, perche' la terapia con antiretrovirali viene somministrata alle madri incinte e ai neonati entro poche ore dalla nascita.

Aids: Nuovi Farmaci e Circoncisione Le Migliori Armi Per Metterlo Ko - 24 luglio 2007

Nuovi farmaci e circoncisione. Sono queste, a detta degli esperti riuniti a Sydney per il congresso mondiale della Aids Society, le migliori armi per mettere ko il virus Hiv. "Un misto di tecnologia moderna e antiche pratiche chirurgiche" rivelano, sottolineando che "una nuova generazione di farmaci che rallenta la progressione del virus è in arrivo in tempi non lontani. E potrebbe affiancarsi alla modificazione genetica delle cellule in modo da proteggerle da ulteriori infezioni". Gli scienziati convenuti in Australia sostengono di essere "in un momento esaltante, per la presenza di medicinali che funzionano bene e di altri in arrivo che promettono risultati anche migliori. E medici e pazienti hanno oggi molte più opzioni terapeutiche. Anche laddove i pazienti si dimostrino resistenti alle terapie da tempo in circolazione o per via di ceppi virali difficili da trattare". Resta il grande nodo dei costi che i nuovi farmaci inevitabilmente avranno. Costi che - rilevano gli esperti - non potranno essere sopportati dai sistemi sanitari dei Paesi in via di sviluppo o poveri, laddove è più alto il numero di sieropositivi. Ecco perché il secondo tassello della nuova strategia anti-Aids ribadito a Sydney è rappresentato dalla circoncisione. Numerosi studi hanno evidenziato come questo intervento chirurgico, già praticato nell'antico Egitto oltre 2.300 anni prima di Cristo per altre ragioni, possa in realtà offrire maggiori protezioni dal virus Hiv. Riducendo di fatto del 60% le probabilità di trasmissione da donna a uomo della malattia. L'approccio genetico all'Aids è quello su cui si nutrono le maggiori aspettative. Sono già in corso le sperimentazioni sull'uomo che mirano a intervenire geneticamente sulle cellule staminali del sangue e su quelle del sistema immunitario, le cellule T, per poi reintrodurle nell'organismo del malato. Così si dovrebbe trovare il modo di combattere dall'interno il virus Hiv, con 'guerrieri' che non possono essere infettati. "Certo - concludono gli esperti - non si tratta di cure che potranno essere disponibili per tutti".

Aids: Circoncisione Riduce Contagio 60% - 23 luglio 2007

La circoncisione maschile riduce sostanzialmente i tassi di contagio Hiv e puo prevenire milioni di infezioni ogni anno, ma non e largamente disponibile perche' non richiede farmaci brevettati, e non frutta redditi alle grandi case farmaceutiche. Nella sessione plenaria di oggi del 4/o Convegno internazionale della Societa dell Aids in corso a Sydney, a cui partecipano oltre 5000 delegati di 133 paesi, l epidemiologo Robert Bailey dell universita dell Illinois, che ha condotto ricerche sulla circoncisione in diversi paesi africani oltre che negli Usa, ha citato i risultati di oltre 50 studi, che mostrano in modo convincente come la circoncisione riduca il contagio Hiv da donna a uomo di circa il 60%. Solo il 30% degli uomini nel mondo tuttavia sono circoncisi, per lo piu' in paesi in cui la procedura e comune per motivi religiosi o di salute. Gli uomini non circoncisi, ha detto Bailey, hanno una probabilita' assai piu che doppia di contrarre il virus da partner femminili. Era noto da tempo che i tassi di Hiv fra uomini musulmani nell Africa subsahariana sono piu' bassi rispetto ai non musulmani, ma non era chiaro se cio fosse dovuto alla circoncisione, oppure al fatto che avevano meno partner sessuali. E accertato ora che le cellule del prepuzio sono piu' vulnerabili al contagio. Le agenzie internazionali esitano pero ad attuare la procedura su larga scala, ha osservato lo studioso. Non si puo' non pensare che se fosse un farmaco con un etichetta, le agenzie internazionali e i donatori avrebbero fatto a gara gia anni fa per renderlo disponibile. Invece nessuno si puo' avvantaggiare della circoncisione, nessuno tranne i 4000 africani che resteranno contagiati domani , ha aggiunto. Durante il convegno, che prosegue fino a domani, ricercatori di tutto il mondo presentano i risultati dei loro studi su una vasta gamma di argomenti. Fra gli altri temi trattati oggi, le tecniche di prevenzione iniziate da donne, i test di Hiv iniziati dai produttori di farmaci, e la prevenzione del contagio da madre a figli. Una speciale sessione ha esplorato il futuro del finanziamento globale della prevenzione e del trattamento dell Hiv. Ai partecipanti viene chiesto di firmare la cosiddetta Dichiarazione di Sydney, che esorta i governi e i donatori a destinare alla ricerca almeno il 10% di tutti fondi destinati all Hiv/Aids. Senza tali fondi non sara' possibile mantenere una risposta sostenuta ed efficace alla pandemia di Aids , sostiene la dichiarazione, che mira ad accelerare la realizzazione di nuovi farmaci e di nuove tecnologie per prevenire, diagnosticare e trattare l infezione.

Aids: Fauci, Il Mondo Sta Perdendo Battaglia Contro Malattia - 23 luglio 2007

Il mondo sta perdendo la sua battaglia contro l'Aids. L'allarme e' stato lanciato da uno dei principali esperti al mondo della malattia, lo scienziato americano Anthony Fauci, durante il congresso dell'International Aids Society in corso a Sidney. ''Per ogni persona a cui si garantisce l'accesso alle cure - ha affermato Fauci, che e' anche il principale consulente sul tema di George W. Bush - ce ne sono sei che vengono infettate. Quindi stiamo perdendo la partita, lo dicono i numeri''. Lo scorso anno sono stati curati piu' di due milioni di malati di Hiv nei paesi in via di sviluppo, ma le nuove infezioni sono in aumento, a causa di carenze nella prevenzione. ''In molte parti dei paesi in via di sviluppo strategie efficaci contro il contagio come preservativi e siringhe sterili sono disponibili per meno del 15% della popolazione - ha continuato Fauci - e mancano proprio ai settori della popolazione che ne avrebbero piu' bisogno''. L'allarme dello scienziato americano e' stato raccolto da tutti i 5mila delegati di 130 paesi presenti al congresso, che hanno firmato un documento, chiamato 'dichiarazione di Sidney', in cui si chiede ai governi di dedicare piu' risorse alla lotta a questa malattia. Durante l'evento e' stato anche presentato un rapporto dell'Ong Medici Senza Frontiere secondo cui il prezzo dei farmaci antiretrovirali di seconda linea ha iniziato a diminuire nell'ultimo anno, ma resta troppo alto quello delle nuove combinazioni raccomandate dall'Oms. ''E'incoraggiante che i prezzi delle cure di seconda linea inizino finalmente a scendere - ha affermato Karen Day, farmacista che lavora alla Campagna per l'Accesso ai Farmaci Essenziali di MSF - ma siamo preoccupati perche' l'assenza di generici mantiene i prezzi dei nuovi farmaci di prima linea drammaticamente pi alti; cosi' i malati nei paesi poveri di risorse sono esclusi dalle cure piu' recenti e migliori, che invece diventano immediatamente disponibili nei paesi ricchi''.

Aids: Banca Mondiale, Oggi Sfida Maggiore Sono Servizi Sanitari Inadeguati - 23 luglio 2007

La maggiore sfida nella lotta all'Aids è, oggi, l'inadeguatezza dei servizi sanitari nei Paesi maggiormente colpiti dal virus Hiv. Non più, dunque, i finanziamenti necessari alla ricerca per cercare di mettere Ko la malattia, ma le infrastrutture sanitarie. Parola della Banca mondiale, che partecipa al congresso internazionale in corso a Sydney in Australia, dove sono riuniti 5.000 specialisti di 133 nazioni. "All'incirca due milioni di malati oggi ricevono le cure, mentre l'assenza di servizi e specialisti in molti Paesi dell'Africa e dell'Asia di fatto impedisce alla gran parte dei sieropositivi del mondo l'accesso alle terapie", dice Debrework Zewdie, a capo della divisione Aids della Banca mondiale. Sotto accusa anche "la mancanza di adeguate 'riserve' di farmaci contro l'Hiv, che spesso ne determina la scadenza prima ancora che le cure arrivino ai malati", accusa Zewdie. E un ulteriore problema è rappresentato "dalla scarsità di medici, personale sanitario e ricercatori che non dovrebbero solo somministrare i trattamenti, ma anche organizzare i sistemi locali di assistenza sanitaria". Secondo la Banca mondiale, "in Etiopia ci sono solo 2 mila medici, più o meno uno ogni 100 mila persone. E in Papua Nuova Guinea, dove si registra una delle maggiori crescite dell'epidemia, i camici bianchi sono solo 284, di cui oltre la metà lavora all'estero". Da qui l'invito a lavorare per "invertire il trend. E aumentare la diffusione della cultura della ricerca, e arginare la fuga dei cervelli dai Paesi in via di sviluppo".

Aids: Anni Terapia 'Riparano' Sistema Immunitario - 19 luglio 2007

Nei pazienti sieropositivi trattati con la terapia antiretrovirale combinata (c-Art) i livelli dei linfociti tornano normali dopo alcuni anni. E' il risultato di uno studio dell'university College di Londra, finanziato dalla Ue, che fa parte di 'EuroSida', un progetto di ricerca iniziato nel 1994. Lo studio ha utilizzato i dati di 1835 pazienti affetti da Hiv, selezionati fra quelli che rispondevano bene alla terapia antiretrovirale, tutti con una conta di cellule Cd4, le principali componenti del sistema immunitario, intorno a 204 per microlitro. I ricercatori hanno trovato che dopo un anno il numero di Cd4 era aumentato in media di 100 cellule per microlitro. Negli anni successivi l'aumento rimane, anche se piu' contenuto. A lungo termine comunque il conto raggiunge il valore di 500, che e' il minimo trovato in individui sani. ''La normalizzazione dei Cd4 si ottierne se la carica virale e' tenuta bassa per un sufficiente numero di anni - spiegano gli autori della ricerca, Amanda Mocroft e Jens Lundgren - questo studio ha dimostrato che e' necessario che questa sia inferiore a 50 per avere miglioramenti significativi a lungo termine''.

Aids: Lila Invita a Firmare Petizione Internazionale Contro Abbott - 16 luglio 2007

La Lega italiana per la lotta contro l'Aids (Lila) invita a firmare la petizione internazionale contro l'azienda farmaceutica Abbot per il comportamento scorretto - secondo l'associazione - adottato in Tailandia e nei confronti dell'associazione parigina di attivisti Act-Up. La petizione, si legge in una nota della Lila, è stata promossa dall'European Aids Treatment Group (Eatg), organizzazione composta da attivisti di oltre trenta differenti Paesi europei che lavorano sul trattamento terapeutico delle persone Hiv positive e sui loro diritti. La vicenda era cominciata a dicembre - ricorda la Lila sul suo sito internet - quando il Governo della Tailandia ha emesso licenze obbligatorie per diversi farmaci, uno dei quali coperto da brevetto della Abbott. Concedendo le licenze per questi farmaci, il Governo autorizza la produzione o l'importazione della versione generica meno costosa, permettendo al sistema sanitario locale di aumentare esponenzialmente il numero di pazienti trattati. Ma in risposta al provvedimento l'azienda ''ha deciso - spiega la Lila - di attuare una rappresaglia del tutto inedita: si è rifiutata di commercializzare in Tailandia la nuova formulazione dell'antiretrovirale Kaletra* che non ha bisogno di refrigerazione''. E quando l’associazione Act Up-Paris ''ha appoggiato l’azione degli attivisti tailandesi che incitavano alla protesta telematica contro la casa farmaceutica il 26 aprile, ha scelto nuovamente la linea dura portando in tribunale l’associazione francese con l’accusa di aver bloccato (e aver incitato altri a farlo) il flusso telematico del sito commerciale della Abbott il 26 aprile scorso''.Tutte le informazioni della vicenda sono disponibili in italiano sul sito www.lila.it.

Aids: Aiuti (Anlaids) - In Italia 140mila Sieropositivi, Ogni Anno 4 Mila Nuovi Casi - 11 luglio 2007

L'Aids continua a colpire in Italia. Ogni anno, infatti, circa 4 mila persone rimangono infettate dal virus dell'Hiv. Una cifra comunque stabile, che porta a circa 140 mila i casi totali dei sieropositivi italiani. A snocciolare le cifre sulla malattia è Fernando Aiuti, presidente dell'Anlaids, intervenuto oggi a Roma in occasione della presentazione di un sondaggio online promosso dall'Anlaids del Lazio, in collaborazione con l'Anlaids nazionale, sulla percezione e la conoscenza che hanno gli italiani nei confronti di questa malattia. "E' un trend stabile - spiega Aiuti - perché negli ultimi anni la media dei nuovi contagiati si è sempre aggirata tra i 3.500 e i 4.500 casi". L'obiettivo è ovviamente ridurre la diffusione. "Solo bloccando quest'espansione - spiega il numero uno di Anlaids - potremo dichiarare guerra definitivamente all'epidemia. Fino a quando ci saranno nuovi contagiati la strada sarà dura". Sul numero totale dei sieropositivi (circa 140 mila), invece, Aiuti non si dice preoccupato. "E' vero che negli anni '80 erano 90 mila e che negli anni '90 sfondavano di poco il numero dei 100 mila - sottolinea - ma questo dato segnala come il numero è in aumento perché ci sono meno morti, e che le terapie a favore dei sieropositivi sono comunque efficaci per allungare la vita dei pazienti".Un dato positivo arriva anche dalla diffusione del virus dalla mamma al bambino. "In pochi anni siamo riusciti a ridurre sensibilmente il numero di neonati colpiti dal virus - spiega Aiuti - poiché siamo passati dal 25% di trasmissione all'1,8%. Un dato positivo agevolato dal fatto che ormai tutte le donne in gravidanza immediatamente effettuano il test di sieropositività e si sottopongono alle terapie", termina.

Aids: Da Anlaids Dieci Consigli Per Un'Estate Sicura - 11 luglio 2007

Evitare rapporti sessuali a rischio, portare sempre con sè una confezione di preservativi e rivolgersi immediatamente al medico in caso di sospette patologie agli organi genitali. Sono solo alcuni dei consigli dispensati dall'Anlaids in un decalogo messo a punto per gli italiani che si apprestano a partire per le vacanze estive. Il prezioso vademecum è stato presentato oggi a Roma, insieme a un sondaggio online promosso dall'Anlaids del Lazio, in collaborazione con l'Anlaids nazionale, sulla percezione e la conoscenza che hanno gli italiani nei confronti dell'Aids. Le raccomandazioni del decalogo sono frutto degli esperti in vista dell'estate, solitamente stagione che moltiplica le occasioni di rapporti a rischio. E saranno a breve online sul sito dell'Anlaids. Ecco nel dettaglio i consigli: 1. Prima di recarti in vacanza, se non sei in perfette condizioni di salute, vai dal tuo medico per un controllo. 2. In caso di sospette patologie agli organi genitali effettua subito una visita specialistica. 3. Conosci bene il tuo partner prima di avere rapporti sessuali completi anche se solo orogenitali. 4. Porta sempre i preservativi nella borsa, nella macchina, in valigia o in tasca, per usarli in caso di rapporti sessuali, tenendo conto che però non possono restare esposti troppo tempo a eccessive fonti di calore. 5. Se dovessi avere un rapporto sessuale senza preservativo recati subito al centro di profilassi delle malattie veneree dell'ospedale più vicino o in un pronto soccorso e chiedi informazioni per eseguire una Pep (profilassi post-esposizione). 6. Se sei una persona sieropositiva informa sempre il tuo partner della tua sieropositività. 7. Cerca di non drogarti mai, non abusare dell'alcol, non perdere mai la tua lucidità mentale per evitare rapporti sessuali non protetti. 8. Se fai uso di droghe non usare mai una siringa di un altro o una siringa dimenticata da altri. 9. Nel caso di rottura del preservativo lavati subito con l'acqua, e dopo il rapporto sessuale anche con il sapone. 10. Se hai avuto comportamenti a rischio nella vacanze effettua un test Hiv dopo almeno tre mesi.

HIV: la speranza viene dagli inibitori d'ingresso - 06 luglio 2007

Il successo di una classe di farmaci anti-HIV di nuovissima generazione, gli inibitori d’ingresso, apre nuove prospettive nelle strategie terapeutiche contro l’AIDS: ma non mancano dubbi e cautele. Lo rivela uno studio pubblicato dal Lancet in un numero speciale tutto dedicato all’infezione da HIV.La sintesi di una nuova classe di farmaci antiretrovirali è urgente e necessaria, a causa della crescente preoccupazione riguardo agli effetti tossici a lungo termine dei farmaci esistenti, della necessità di fronteggiare ceppi virali mutanti farmacoresistenti e della frequenza di cambiamento nei trattamenti che hanno i pazienti in cura da molti anni.Attualmente, la maggior parte dei farmaci antiretrovirali sono combinazioni di inibitori degli enzimi virali trascriptasi inversa e proteasi. Ma sono molte le fasi della replicazione virale potenziali target: la fase d’ingresso e quella di post-ingresso. È sulla prima che si concentrano attualmente gli sforzi dei ricercatori di tutto il mondo, con l’inibitore di fusione enfuvirtide e i nuovi agonisti dei co-recettori HIV CCR5 e CXCR4, nuove classi di farmaci attualmente in fase di sviluppo pre-clinico.“Si tratta di farmaci davvero interessantissimi”, spiega Josè Esté della Fundaciò irsiCaixa dell’Hospital Universitari Germans di Badalona, in Spagna. “Ma la loro esatta indicazione rimane da definirsi, e gli studi postmarketing dovrebbero fornirci più particolari sull’effetto a lungo termine di un intervento farmacologico massiccio sui recettori CCR5 nel quadro della risposta immunitaria umana”.

Vaccino HIV: i perché di uno stallo - 06 luglio 2007

Perché lo sviluppo di un vaccino efficace contro l’infezione da HIV sta conoscendo una situazione di stallo? Approfondisce la questione un editoriale pubblicato dal Lancet in un numero speciale tutto dedicato all’infezione da HIV. Il virus HIV rappresenta un formidabile avversario per gli sviluppatori di vaccini per le sue caratteristiche uniche: outcome uniformemente fatale, assenza di immunità naturale, variabilità genetica estrema, sistema immunitario come target Spiega Seth Berkley della International AIDS Vaccine Initiative di New York: “L’ipervariabilità dell’HIV e la sua complessa interazione con il sistema immunitario umano debbono essere risolte con un design farmacologico che permetta: 1. l'elicitazione degli anticorpi più largamente diffusi; 2. il controllo duraturo dell’infezione”. Wayne Koff, coautore dell’editoriale, aggiunge: “Servono più fondi per nuove ricerche e per lo sviluppo di nuovi vaccini, servono nuove tecnologie, serve che nuove istituzioni si uniscano alla ricerca. Ma più di ogni altra cosa servono nuovi incentivi all’innovazione in questo campo. Altrimenti potrebbero volerci decenni prima di arrivare ad un vaccino efficace”.

Ideata Terapia Genica Per Proteggere Dal Virus Hiv - 28 giugno 2007

Una soluzione a colpi di terapia genica e' stata ideata per proteggere dall'Aids rendendo le cellule immunitarie resistenti al virus Hiv. Testata con successo per ora solo in provetta, l'idea e' di Ramesh Akkina della Colorado State University, Fort Collins. Secondo quanto riferito sulla rivista 'Gene Therapy' edita da Nature, si tratta di spegnere con dei 'silenziatori genetici' un gene dei globuli bianchi, 'CCR5', assolutamente superfluo per il loro corretto funzionamento ma indispensabile al virus dell'Aids per attaccare le cellule e infettarle. Questa terapia potrebbe aggiungersi con impatto significativo all'arsenale di farmaci oggi disponibili contro l'Hiv. L'idea si fonda sul fatto che alcuni individui in cui il gene CCR5 non funziona, pur essendo assolutamente sani (segno che il ruolo di CCR5 non e' fondamentale per il nostro organismo), si presentano naturalmente resistenti all'infezione di Hiv e al progredire della malattia. Il loro asso nella manica e' rappresentato dal fatto che la proteina CCR5 di cui loro sono privi e' cruciale al virus per infettare le cellule immunitarie. Cosi' gli esperti hanno pensato che si potesse rendere resistente al virus dell'Aids anche chi non lo e' naturalmente come questi pochi soggetti piu' fortunati. Per farlo, spiegano gli esperti, bisogna spegnere CCR5. Cosi' i ricercatori Usa hanno creato una serie di potenti silenziatori genetici, ovvero molecole chiamate 'piccoli Rna ad interferenza' (siRna), di CCR5. Questi siRna si attaccano alla sequenza di CCR5 e impediscono al gene di funzionare. Trattando con vettori virali carichi dei siRna globuli bianchi in provetta, i ricercatori hanno visto che queste cellule diventano resistenti all'Hiv !, il ceppo piu' comune. Secondo gli autori i silenziatori di CCR5 veicolati con un ciclo di terapia genica rappresentano quindi una strategia promettente per future applicazioni cliniche.

Aids: 28 Mila Chiamate l'Anno a Numero Verde Iss  800861061- 20 giugno 2007

Ben 28 mila chiamate l'anno, per un totale di 575.815 telefonate in 20 anni. Questo il bilancio del Telefono Verde Aids dell'Istituto superiore di sanità (Iss), che oggi 'spegne' appunto 20 candeline. A chiamare sono soprattutto eterosessuali che, pur senza aver avuto comportamenti a rischio, hanno paura di essersi infettati. Usufruiscono del servizio in primo luogo per sapere dove e come si fa il test, e attraverso quali vie si trasmette il virus. E i maschi chiamano molto più delle donne. Il 71,9% degli utenti è infatti di sesso maschile, e il 78% ha un'età compresa tra i 20 e i 39 anni. La maggior parte risiede nel Centro Italia, seguono gli abitanti del Nord, del Sud e delle Isole. Secondo i dati diffusi oggi durante un convegno in corso all'Iss, gli eterosessuali che ricorrono al servizio rappresentano il 53,4% del totale utenti. Di questi, un quarto sono clienti di prostitute. Il 28%, invece, non ha mai messo in atto comportamenti a rischio, ma teme comune di essersi infettato. Ben 1.504.272 il numero totale delle domande raccolte. La maggior parte (26,1%) riguarda richieste di informazioni sul test. Seguono quesiti sulle modalità di trasmissione (25,6%), aspetti psicologici e sociali (14,5%), disinformazione (12,2%), prevenzione (7,5%), domande sul virus (6%), sintomi della malattia (3,5%), terapia e ricerca. In aumento le telefonate da parte di eterosessuali con partner occasionali: dall'11,2% del 1987 sono passati al 38,2% del 2006. Si tratta di giovani con un'età media di 29 anni, per il 74% maschi. Probabilmente pentiti per la loro 'leggerezza', chiedono per lo più come fare il test (37,7%) o si informano sulle modalità di trasmissione dell'Hiv (27,3%). Quanto ai clienti di prostitute, dal lavoro del Telefono verde Aids emerge che questa è senza alcun dubbio la categoria più difficile da identificare e raggiungere con eventuali campagne di informazione: è eterogenea infatti per età, stato civile, status sociale, provenienza etnica e culturale. Sono stati inoltre 2.227 gli stranieri che si sono rivolti dal 1995 al Telefono verde Aids dell'Iss. Per il 29,4% gli utenti stranieri provengono dall'Africa, seguiti dagli americani (28,3%), da persone arrivate da altri paesi extraeuropei (18,1%), dall'Unione europea (14,6%), dall'Asia (8,9%) e dall'Oceania (0,2%). Hanno tra i 20 e i 39 anni d'età (86%) e sono per il 60,7% di sesso maschile. Per lo più si tratta di eterosessuali non tossicodipendenti (61,6%). Anche per gli stranieri, le informazioni più richieste riguardano il test e le modalità di trasmissione del virus.

Aids: Iss, Morti e Malati In Calo Ma Infezioni Non Scendono - 20 giugno 2007

I morti di Aids in Italia scendono, sono 'solo' 226 nel 2006. Così come diminuiscono le persone che finiscono per ammalarsi: si attestano a 1.052 nello stesso anno. Ma i casi di nuove infezioni, ovvero il numero di persone che contraggono il virus dell'Hiv, sembrano stabili da un po' di anni a questa parte. Addirittura si ha il sentore che siano leggermente in aumento. 'Sentore' perché, se per morti e malati di Aids i numeri sono pressoché certi e contenuti nel Registro nazionale all'Istituto superiore di sanità, sulle nuove infezioni ci sono solo stime e proiezioni. Perché un sistema di monitoraggio nazionale di fatto manca. Anche se - assicurano dall'Iss - la commissione nazionale Aids ci sta lavorando.

"Stimiamo tra le 1.000 e le 1.300 nuove infezioni l'anno - spiega infatti Antonio Cassone, direttore del dipartimento di malattie infettive dell'Iss, a margine del convegno sui 20 anni di Telefono verde Aids - attenendoci ai dati elaborati da sette regioni italiane, le uniche in tutta la Penisola a essersi dotate di un sistema di monitoraggio". Un peccato grave, secondo l'esperto, perché le nuove infezioni costituiscono "la miccia che è sotto un'eventuale epidemia". Dunque senza numeri alla mano, "non è possibile definire l'epidemiologia dei prossimi anni". Con il rischio concreto che ciò finisca per fare abbassare la guardia agli italiani. "Sentiamo che di Aids si muore sempre meno - afferma l'esperto - e in molti finiscono per sottovalutare il pericolo concreto di contrarre il virus". Anche perché, se in passato l'Hiv preoccupava per lo più i tossicodipendenti, l'infezione nel corso degli anni ha cambiato pelle.

"In due terzi dei casi circa - assicura Cassone - si contrae il virus per via sessuale". E se gli uomini erano più esposti della donne, con un rapporto di 4 a 1, ora il gentil sesso è sempre più a rischio. Continuano a essere meno in pericolo degli uomini (1 a 2), ma perdono progressivamente terreno. "Bisogna tornare a fare prevenzione - sottolinea Cassone - perché di Aids si muore sempre meno ma si continua a contrarre il virus dell'Hiv. Occorre tornare a fare campagne informative, nonché a parlare di preservativi. Affinché il contagio diminuisca è necessario appunto puntare su prevenzione, informazione e comunicazione. Dobbiamo riprendere la strada battuta una quindicina di anni fa. Ora, invece - aggiunge - ci stiamo limitando a lavorare sulla malattia, dimenticando le nuove infezioni all'attivo".

Anche perché l'Italia, almeno su questo fronte, mostra di cavarsela non troppo bene. Non solo "siamo uno dei pochi Paesi - assicura l'esperto - che non si è ancora dotato di un sistema per monitorare i nuovi casi di infezione. Ma siamo anche, tra i Paesi economicamente simili al nostro, quello con il maggior numero di nuove infezioni, insieme a Spagna e parte della Francia". Una consolazione, però, all'Italia non manca. "Quando all'estero parliamo di ricerca - afferma infatti Cassoni - c'è grande rispetto per il nostro lavoro".

Aids: Scoperto Profilo Genetico Immuni, prospettive vaccino

FIRENZE, 7 GIU - Ci vorranno ancora un paio d'anni e poi sarà possibile sottoporsi a un test per sapere se si è portatori di quella particolare configurazione genetica che rende immuni dal contagio dell'HIV. E da questo risultato dipende gran parte della possibilità di produrre il vaccino anti-Aids.
"Ci stiamo avvicinando al Sacro Graal" - dice il Professor Mario Clerici, immunologo, uno dei coordinatori della ricerca che negli ultimi dieci anni ha impegnato due gruppi di scienziati italiani e uno giapponese. "Tutto è cominciato proprio da uno studio giapponese sul cosiddetto Retrovirus di Friend, un virus che attacca i topi e che produce un tumore del sangue - racconta il professor Clerici - I nostri colleghi avevano infatti notato che alcuni esemplari di topi erano immuni da questo virus del tutto simile a quello dell'Aids". Studiando il Dna di questi animali è stato riconosciuto e isolato il gene che li proteggeva dalla malattia. "E' solo dopo quei risultati che siamo arrivati noi. E ci siamo chiesti: è possibile che nel Dna umano siano attivi geni che rendono immuni proprio dall'Aids?".
Da questi presupposti è partita una ricerca che ha messo in collegamento l'Università di Milano con quella di Osaka e con l'equipe di epidemiologia della Asl di Firenze. E' qui, nel piccolo borgo di Bagno a Ripoli, che si è delineato il profilo del campione su cui indagare: cinquanta coppie eterosessuali 'discordanti' in cui, cioè, uno dei due partners risultava sieropositivo e l'altro negativo, coppie di cui si sa con certezza che hanno rapporti sessuali senza l'uso del profilattico. Coppie per le quali, quindi, c'è uno scenario che prelude al contagio. "Ma il campione è stato allargato anche a un centinaio di prostitute che praticano sesso non protetto. Si trattava di verificare che, nei soggetti monitorati, alla mancanza di trasmissione corrispondeva un profilo genetico simile". E la prova di questo nesso c'è stata: "Si è visto, infatti, che in tutti i casi analizzati la protezione dal virus corrispondeva a un dato corredo genetico".
Il professor Clerici racconta con entusiasmo l'iter di questa ricerca. "Il passo successivo è stato quello di verificare se questo gene era presente anche in soggetti meno vulnerabili al virus, quei sieropositivi, cioè, in cui non si registra alcuna progressione della malattia". Anche qui l'esito dato dalla mappatura genetica elaborata ad Osaka è stato positivo: il gene 22Q1213 era sempre lì, all'altezza del cromosoma 22.
"Attenzione - precisa Clerici - non stiamo parlando di una mutazione genetica, di una espressione particolare e unica, ma della forma normale di un assetto genico che - e questo è importantissimo - viene trasmesso ai figli. A conferma di un vantaggio selettivo molto grosso".
Ma che cosa succede esattamente quando il virus entra nell'organismo 'protetto' da questo particolare profilo genetico? "Basti sapere che quando abbiamo messo in vitro le cellule naturalmente protette accanto a quelle dell'Hiv, il virus non è riuscito a penetrare nelle cellule. E abbiamo constatato che sono necessarie dosi mille volte più alte di virus perchè quelle sane siano attaccate".
Di fatto tutto dipende dalla proteina sintetizzata da 22Q1213 che blocca il virus sin dall'inizio. "Una proteina - continua Clerici - che stiamo codificando proprio a fine terapeutico. Quando l'avremo identificata e saremo in grado di sintetizzarla la strada per il vaccino sarà tutta in discesa".La prossima settimana il professor Clerici e i suoi colleghi, Masaaki Miyazawa, Sergio Lo Caputo e Francesco Mazzotta, presenteranno a Budapest gli ultimi risultati di una ricerca che potrebbe segnare la storia della medicina. E sarà forse lì che Mario Clerici e Masaaki Miyazawa battezzeranno il miracoloso 22Q1213 col nomignolo più familiare di 'Mama'.

Aids: Clinton Presenta Accordo Per Farmaci a Paesi In Via Sviluppo

New York, 8 mag - L'ex presidente degli Stati Uniti Bill Clinton ha annunciato oggi un accordo con le compagnie farmaceutiche per ridurre drasticamente i costi delle medicine anti-retrovirali cosidetti di ''seconda linea'' per i malati di Aids nei paesi in via di sviluppo. L'accordo, raggiunto in partnership con l'organizzazione Unitaid e le compagnie Cipla e Matrix, avra' effetto in 66 paesi, tra Africa, Asia, America Latina e Caraibi. Il trattamento di seconda linea e' necessario ai pazienti che sviluppano resistenza al trattamento iniziale e costa dieci volte di piu' . ''I prezzi sono semplicemente esorbitanti per paesi come il Brasile o la Tailandia, dove e' possibile curare solo la meta' dei malati'', ha spiegato Clinton. I prezzi, in base all'accordo, dovrebbero scendere al 25% di quelli attuali nei paesi a bassi reddito pro-capite e al 50% nei paesi a medio reddito.

Aids: Ue; Battaglia Non Vinta, Aumentano Persone a Rischio

STRASBURGO, 24 APR - L'Aids non e' stato ancora sconfitto e, al contrario, c'e' una tendenza a un aumento dei contagi . Il Parlamento europeo chiede, pertanto, alla Commissione Ue di garantire la raccolta di dati affidabili, misure di prevenzione indirizzate ai gruppi a rischio, campagne di informazione, l'educazione sessuale nelle scuole ed una battaglia contro le discriminazioni.
Gli eurodeputati, in una risoluzione votata oggi, sollecitano, infine, iniziative per incoraggiare il ricorso al preservativo femminile ed un aumento degli sforzi finanziari nella ricerca di nuovi farmaci e la riduzione dei loro prezzi.
L'assemblea di Strasburgo ricorda che oltre 39,5 milioni di persone vivono con l'Hiv, mentre 4,3 milioni sono state contagiate dall'Hiv nel 2006. Il 95% della popolazione affetta da Hiv-Aids vive nei paesi in via di sviluppo, ma il numero di nuovi contagi Hiv continua a crescere ad un tasso preoccupante anche nell'Ue e nei paesi vicini: nel periodo 1998-2005, 215.510 persone sono state contagiate dall'Hiv nell'Ue. Inoltre, in alcuni paesi il numero di persone che si stima siano contagiate e' quasi tre volte superiore alle cifre ufficiali.
La relazione sottolinea peraltro che i recenti progressi nel trattamento dell'Hiv-Aids, unitamente a un calo dei finanziamenti per la prevenzione, ''hanno contribuito ad un aumento dei comportamenti a rischio e di conseguenza a un numero crescente di nuove infezioni da Hiv''. Osserva inoltre che i gruppi maggiormente esposti al rischio di contrarre l'Hiv includono ''i consumatori di droghe iniettive, gli uomini che hanno relazioni sessuali con uomini, i lavoratori e le lavoratrici del sesso e i loro clienti, i migranti, i carcerati e i giovani sotto i 25 anni.
La relazione contiene anche un richiamo ad Italia e Spagna a fornire i loro dati sull'Aids al Centro europeo per la prevenzione ed il controllo delle malattie.

Aids: Lila, Un 'Preservativo Femminile' Per La Festa Della Donna - 02/03/2007

Torino - Una campagna informativa sul Femidom, il preservativo femminile che, dopo un periodo di sperimentazione, è oggi a disposizione anche in Italia. E' l'iniziativa lanciata dalla Lila (Lega italiana per la lotta contro l'Aids) in occasione dell'8 marzo, la festa 'in rosa', per informare le donne su questo preservativo che può proteggere efficacemente dal virus Hiv, dalle malattie a trasmissione sessuale e dalle gravidanze indesiderate. L'iniziativa prenderà il via sabato 03 marzo 2007 con la Lila che sarà nelle principali piazze della Penisola per fare conoscere alle italiane il condom 'per lei'. La Lega - si legge in una nota della stessa Lila - chiede anche al ministero della Salute di attivarsi su informazione e costi del Femidom. Ulteriori notizie sono disponibili sul sito www.lila.it, cliccando su un video esplicativo dal titolo "A ognuna il suo". Il preservativo in altri Paesi è già disponibile. In Brasile viene distribuito gratuitamente dal Governo alle donne che ne fanno richiesta, in Francia è disponibile a prezzi accessibili. In Italia, invece, è assolutamente assente nei consultori ginecologici e risulta difficile da reperire: lo si può acquistare o ordinare solo in alcune farmacie, via internet oppure nei sexyshop. Il prezzo è ancora molto alto (7,50 euro per una confezione da 3) e per questo motivo la Lila ha scritto al ministro della Salute Livia Turco affinché il Governo intervenga per facilitarne l'acquisto e rendere il Femidom maggiormente disponibile. "Per questi motivi - dichiara Filippo Manassero, presidente nazionale Lila - abbiamo deciso di investire un po' delle nostre scarse risorse e di distribuirlo gratuitamente con l'obiettivo di farlo conoscere e di sollecitare le donne a prenderne in considerazione l'uso". I dati epidemiologici dimostrano che in Italia, negli ultimi ventanni, la proporzione di donne malate di Aids è andata progressivamente aumentando: si è passati dal 16% nel 1985 al 25% nel 2005 e la trasmissione sessuale dell'infezione sta aumentando più rapidamente tra le donne rispetto agli uomini. "Siamo consapevoli - conclude Manassero - che il Femidom non possa rappresentare la soluzione del problema, ma ci sembra ugualmente importante farlo conoscere e impegnarci affinché il maggior numero di donne possa, se vuole, trovarlo facilmente in farmacia e usarlo". Per maggiori dettagli: http://www.comodo.it/preservativi/condom_femminile.php

Aids: Impatto Circoncisione,Oms Riunisce Esperti In Svizzera

GINEVRA, 02 MARZO - Una riunione internazionale di esperti per valutare se includere la circoncisione tra le misure raccomandate per ridurre i rischi di trasmissione dell'hiv-aids si svolgera' la settimana prossima in Svizzera su iniziativa dell'Organizzazione mondiale della sanita' (Oms) e del Programma congiunto dell'Onu sull'aids (Unaids).
La consultazione internazionale di esperti - ha annunciato l'Oms oggi a Ginevra - si svolgera' a Montreux dal 6 all'8 marzo e discutera' dei risulati di tre studi che hanno dimostrato che la circoncisione riduce del 50 -60% la trasmissione eterosessuale dell'Hiv agli uomini . In tutto quasi cento tra ricercatori (tra i quali gli autori degli studi), rappresentanti dei dipartimenti della salute e di organizzazioni sono attesi a Montreux. L'obiettivo della consultazione - ha spiegato la portavoce dell'Oms Fadela Chaib - e' di esaminare i risultati, le conseguenze sui programmi di lotta all'aids e di valutare se formulare nuove raccomandazioni, valutando gli aspetti sanitari, ma anche etici ed economici della questione, ha aggiunto sottolineando che la circoncisione e' un atto chirurgico. Per l'Oms, i risultati degli studi sono importanti, ''ma li prendiamo con molte precauzioni'', ha precisato la portavoce.
Il mese scorso la rivista The Lancet aveva pubblicato i risultati di ricerche condotte in Kenya e in Uganda sulla circoncisione e l'infezione da Hiv. Finanziati dagli Istituti nazionali della salute degli Stati Uniti (Nih), gli studi hanno ottenuto risultati incoraggianti e simili a quelli di una ricerca finanziata dall'Agenzia nazionale di Ricerca sull'aids (Anrsm, Francia) e condotta in Africa dal Sud del 2005. questi tre studi hanno coinvolto un totale di 10mila partecipanti e - afferma l'Oms - hanno fornito la ''prova convincente'' di una diminuzione dal 50 al 60% della trasmissione eterosessuale dell'Hiv agli uomini.

Aids, speranze da due nuove medicine - 2007-03-01

WASHINGTON - Due nuovi medicinali per trattare pazienti affetti dal virus Hiv danno nuovo impulso alle speranze per efficaci trattamenti. La scoperta delle due nuove medicine, il Maraviroc ed il Raltegravir, che agiscono in maniera diversa dalle altre, e' stata annunciata a Los Angeles. Le due sostanze, che potrebbero essere sul mercato entro l'anno, contribuirebbero a 'prolungare notevolmente le speranze di vita', per Scott Hammer del Columbia University Medical Canter.

Aids: Marino, Includere Pazienti In Programmi Trapianti

ROMA, 19 GEN 2007 - E' importante non discriminare i pazienti infetti dall'HIV che necessitano di un trapianto di fegato; appare sempre piu' necessario creare un piano nazionale che preveda l'inclusione di questi pazienti nei programmi di trapianto di organi vitali, allargando la possibilita' di effettuare questi interventi ad altri centri.
E' questa, secondo quanto si legge in una nota, la dichiarazione del Presidente della Commissione Sanita' del Senato Ignazio Marino, intervenuto oggi alla VIII Riunione riunione annuale sui tumori associati all'HIV ad Aviano.
Presente alla manifestazione, organizzata da Umberto Tirelli, Direttore del Dipartimento di Oncologia Medica dell'Istituto dei Tumori di Aviano con il patrocinio di ANLAIDS Friuli Venezia Giulia e del GICAT (Gruppo Italiano Cooperativo AIDS e Tumori), anche Ferdinando Aiuti, Presidente ANLAIDS, che ha ribadito la necessita' di promuovere l'informazione sull'AIDS in Italia, da anni oramai ridotta quasi al silenzio.
Aiuti ha rivolto un appello al Ministro della Salute Livia Turco, affinche' si impegni nella promozione dell'uso del preservativo, come anticipato in occasione del 1 dicembre 2006, giornata mondiale dell AIDS.
Il presidente Marino ha invece ricordato che la sopravvivenza di un paziente trapiantato sieropositivo e' uguale a quella di un paziente sieronegativo, quindi non c'e' ragione di fare distinzione tra pazienti sieropositivi.
L'incidenza delle persone sieropositive affette da epatite B o C e' in netto aumento e molte di queste ala fine necessiteranno di un fegato nuovo, ha spiegato Marino, appare quindi sempre piu' necessario creare un programma nazionale che preveda l'inclusione di questi pazienti nei programmi di trapianto di organi vitali.
''I tumori sono la prima causa di morte nei pazienti con HIV/AIDS da quando e' stata introdotta la terapia altamente efficace contro l'HIV nota come HAART'', ha dichiarato Tirelli nel corso dell'incontro . E' importante dunque che i pazienti facciano prevenzione smettendo di fumare ed attenendosi alle linee guida per la prevenzione e la diagnosi precoce dei tumori.

Aids: Da Gb Primo Kit Fai Da Te Per Analisi Hiv Da Saliva

ROMA, 28 DIC - Costa 25 sterline ed e' in grado di rilevare la presenza degli anticorpi dell'hiv nella saliva: si tratta di 'Dr Thom', il primo kit casalingo per l'analisi dell'hiv lanciato sul mercato inglese, come riferisce il network britannico Bbc . Il metodo e' semplice: si preleva un campione di saliva e lo si invia al laboratorio. Se il risultato e' negativo, si riceve il responso via email, se invece e' positivo perche' vengono trovati gli anticorpi, si viene contattati telefonicamente da un consulente 'Dr Thom' che raccomanda ulteriori analisi.
 Finora i test casalinghi erano stati banditi perche' privi di servizi di consulenza. Ma 'Dr Thom' offre anche un servizio di assistenza telefonica se c'e' qualcosa di poco chiaro. Il test in sostanza cerca gli anticorpi dell'hiv nella saliva, che se trovati indicano la presenza del virus nel corpo. In caso di segni di risposta immunitaria all'hiv nella saliva, il servizio offre una chiamata telefonica da un suo consulente, che suggerisce ai pazienti di farsi fare comunque una diagnosi in clinica.
 Il servizio offerto da Dr Thom e' stato messo in commercio, spiega l'azienda, per quelle persone che temono di essere state contagiate dal virus, ma che non vogliono andare in ospedale per fare il test. Tuttavia, l'analisi della saliva non e' cosi' accurata come quella del sangue fatta in ospedale, che e' quindi necessaria per confermare o meno l'infezione.
 Il test della saliva inoltre non riesce a individuare un'infezione da hiv recente: solo le persone infette da piu' di 14 settimane, cioe' tre mesi e mezzo, risulteranno positive, quando per un'analisi del sangue affidabile l'attesa e' di tre mesi. ''Il test puo' dire - spiega l'azienda produttrice - se una persona non presenta segni dell'hiv, ma non e' in grado di fare una diagnosi sicura''.

Provincia cinese prevede test Aids per promessi sposi - Sab 2 Dic

PECHINO - La provincia cinese dello Yunnan, duramente colpita dall'Aids, si prepara a rendere obbligatorio dal primo gennaio del prossimo anno il test dell'Hiv per tutte le coppie che si vogliono sposare, ha detto oggi l'agenzia ufficiale Xinhua.
 
 In caso di positività, i risultati del test, che sarà gratuito, saranno dati dalle autorità sanitarie anche all'altro promesso sposo.
 
 La nuova regola rientra nel programma di prevenzione dell'Aids approvato dall'amministrazione regionale.
 
 Alla fine di settembre lo Yunnan aveva 47.314 persone infette da Hiv -- circa un quarto del totale nazionale, ha detto Xinhua . La provincia, che si trova vicino al cosiddetto Triangolo d'oro, la zona di produzione dell'eroina, è diventata un punto caldo nella lotta all'Aids, a causa del diffuso uso di droga per via indovenosa.
 
 Il ministero della Salute ha detto la scorsa settimana che il numero di cinesi affetti da Hiv/Aids alla fine di ottobre era di 183.000, ma sia Pechino che l'Onu stimano che il vero numero sia attorno a 650.00.

GIORNATA SIDA/AIDS": AUTORIZZATA PRODUZIONE FARMACO A PREZZO CONTENUTO - 1/12/2006

Il ministero della Sanità della Tailandia ha emesso la sua prima "licenza obbligatoria" per la produzione locale di un farmaco importante usato nella terapia contro la sida/aids, scavalcando i diritti di brevetto della multinazionale farmaceutica che lo commercializza. Secondo la nuova direttiva, una fabbrica tailandese è autorizzata per i prossimi cinque anni a produrre e vendere, a prezzi molto meno elevati dell’originale la versione "generica" - di efficacia assolutamente identica - di un farmaco brevettato e con marchio. Il ministero, inoltre, ne ha autorizzato l’importazione anche dall’estero, in particolare dall’India. La multinazionale farmaceutica che detiene il brevetto ha protestato contro la mossa del ministero tailandese, sostenendo di non essere stata consultata. Plauso è invece giunto dalle organizzazioni per la lotta alla sida/aids e per il diritto all’accesso ai farmaci, che hanno definito questa decisione "coraggiosa e progressista". Secondo gli accordi sui brevetti farmaceutici nell’ambito dell’Organizzazione mondiale del commercio (Omc/Wto), un governo può dichiarare "emergenza nazionale" un’epidemia e quindi emettere "licenze obbligatorie" per la produzione di farmaci a basso costo, senza l’autorizzazione dell’industria che ha inventato il medicinale. In Tailandia vivono 580.000 persone contagiate dal virus dell'immunodeficienza umana (viu/hiv). Grazie alla decisione del ministero, i malati avranno accesso alla terapia mensile di questo nuovo farmaco "locale" ad un prezzo di realizzo di 1400 bath (38 dollari); lo 0,5% verrà versato alla multinazionale che lo ha brevettato.

In Italia scende il numero di contagiati - 1/12/2006

Un’epidemia dai mille volti, che cambia col trascorrere delle epoche, che prende le sembianze dei popoli che infetta. L’Aids, dunque, non può essere aggredito con un’unica ricetta di intervento, ma con un piano più complesso e mirato. Perché al livello planetario sono 39 milioni le persone affette dal virus da immunodeficienza, secondo i dati del 2006 resi noti oggi dal ministero della Salute in occasione della presentazione della giornata mondiale contro l’Aids (che si celebra il 1 dicembre). Poco meno di 3 milioni invece i decessi per malattie collegate all’Aids, con un incidenza di 4,3 milioni di nuove infezioni ogni anno, di cui 2,8 ml, ovvero il 65%, nell’Africa sub-sahariana, e con un 50% di incremento, dal 2004, delle infezioni nell’Europa dell’est dove la malattia progredisce ad una velocità maggiore a quella africana.

Si assiste dunque ad un allargamento dell’infezione, che produce significativi effetti anche sul piano sociale: “Le famiglie dove c’è anche solo una persona malata – spiega la dottoressa Francesca Racioppi, dell’Oms Europa – assistono ad una diminuzione della produzione del reddito del 60-80%. E lì dove l’Aids colpisce paesi già poveri, questo risulta un dato drammatico”. Migliore la situazione in Italia dove i sieropositivi ad oggi sono 130 – 140 mila, con un aumento di persone che sopravvivono grazie alle terapie combinate. In calo l’incidenza annua del virus grazie alla prevenzione: 5.600 i casi nel 1985, 1.400 quelli registrati nel 2004. Nel 2005 i decessi sono stati 325. Ma si modificano le caratteristiche delle persone colpite: se vent’anni fa il profilo era per lo più quello del tossicodipendente (il 74% degli infettati nel 1985 faceva uso di droghe da iniezione), oggi sono sempre più eterosessuali e omosessuali (il 69% nel 2004, ieri solo il 9%).

Il 20 per cento dei casi di Aids, nel nostro Paese, si riscontra in persone immigrate dall’estero (la metà dall’Africa). La prevalenza - sottolineano i dati – varia fra le Regioni: i valori più alti si registrano a Milano e Roma (4,8 e 4,9 casi ogni 100 mila persone), seguite da Genova e Bologna. Rara fortunatamente, in Italia, l’infezione fra i bambini: solo 3 casi nel 2005. Aumenta invece l’età delle persone a cui viene diagnosticata la malattia: 43 anni gli uomini, 39 le donne. Preoccupante il dato che rivela come aumentino colori che scoprono tardi di essere malati: il 62% delle persone a cui viene diagnosticata l’infezione, lo scoprono tardivamente. “Questo dimostra – secondo Enrico Garaci, presidente dell’Istituto superiore di sanità - come ci sia una scarsa percezione del pericolo”

L’Aids falcidia vite, ma anche il futuro. Soprattutto dei popoli che vivono nei paesi più poveri del mondo, dove la malattia dilaga. E colpisce ferocemente i bambini, che se non si ammalano attraverso il cordone ombelicale di una madre infetta, si ammalano di solitudine ed emarginazione quando l’infezione gli strappa genitori e famiglia: sono infatti 15 milioni, secondo i dati Unicef, i minori rimasti orfani a causa dell’Aids. Vite infantili compromesse, che intaccano le prospettive di un intero Paese. Nelle zone più sofferenti del mondo, come l’Africa, secondo i dati resi noti oggi dal ministero della Salute a Roma si registrano 11mila nuove infezioni ogni giorno, e la morte di un bambino per Aids ogni minuto. “Una situazione che ci riguarda, e che ci ha sempre riguardato – ha dichiarato il ministro per la Salute Livia Turco – sul quale devono agire tutti i governi. L’Italia è già in cammino. Il ministero ha quattro parole d’ordine: “presa in carico”, perché il problema ora è dei paesi più poveri del pianeta, “non solo terapia, ma attenzione alla persona” nella sua globalità, perché ora abbiamo malati cronici, che vivono a lungo.

Ma anche – ha proseguito la Turco - “nessuna ipocrisia”, perché la prevenzione fra i giovani è fondamentale. Occorre veicolare ancora e ancora il messaggio di un sesso sicuro, chiamando le cose con il loro nome, come ad esempio il “preservativo”, una parola che non deve creare rossori. In ultimo “ricerca”, settore sul quale l’Italia vanta un’eccellenza. Non scordiamo che sul fronte vaccino, sul quale un’equipe di straordinari scienziati sta lavorando da tempo, si è entrati nella “fase 2”, quella dei primi risultati di efficacia”. Ma capitoli caldi restano equità di accesso ai farmaci, alle cure, alle strutture per una sopravvivenza dignitosa e una qualità di vita accettabile. Se è vero che l’accesso ai trattamenti è cresciuto (dal 2002 sono stati raggiunti 2 milioni di persone in più), è anche da considerare che quasi 7 milioni di persone non hanno ancora nessun accesso alle cure. I costi restano altissimi: nei paesi poveri variano dai 300 ai 1.200 dollari per persona all’anno, nei paesi ricchi dai 10 ai 20 mila dollari per persona annui.

L’accesso alla prevenzione eviterebbe, secondo i dati dell’Oms, 28 milioni di nuove infezioni fino al 2015 e farebbe risparmiare 24 miliardi di dollari in costi di trattamenti. “Rendere autonomi questi Paesi di provvedere alle cure, con costi accessibili, è la vera grande sfida, anche e soprattutto per i governi dell’Occidente – ha aggiunto il ministro Turco- con la disposizione di risorse per la cooperazione internazionale, da destinare in maniera mirata, e trasparente, alla lotta all’Aids. Tengo a precisare – ha proseguito il ministro- che non è solo una “quantità” di risorse, ma anche di come, in quanto tempo e dove vengono spese. I governi di destinazione dovranno saper fare bilanci, tirare somme, perché non è più ammissibile che del denaro erogato finisca in un gran calderone”. A tal proposito la Turco ha annunciato che è stata ricostituita, per la durata di due anni, la Commissione nazionale per la lotta all’Aids, e nominata la Consulta delle associazioni di settore. Siglato, inoltre, un accordo con il ministero dell’Istruzione per riprendere, fra l’altro, una campagna permanente di informazione e sensibilizzazione fra i ragazzi, l’unica che possa incidere, al momento, in maniera decisiva sull’arresto del contagio. Campagne, queste, pensate con un’ottica anche multiculturale: stilate in 12 lingue, possono catturare l’attenzione dei molti immigrati presenti nel nostro Paese.

Turco: quattro parole chiave per combattere l’Hiv

28 NOV – Spiegando i quattro punti ritenuti essenziali per la lotta all’Aids/Hiv, il ministro ha spiegato che non occorre solo garantire le terapie, ma anche “attenzione alla persona con integrazione socio-sanitaria e promozione della continuità assistenziale”. Poi, “nessuna ipocrisia, soprattutto nella prevenzione da fare con i giovani e ricerca, l’Italia vanta un profilo di eccellenza a partire dal vaccino”.

La situazione epidemiologica in Italia, con 3500 nuovi infetti da Hiv ogni anno di cui la gran parte scopre in ritardo l’infezione, e quella drammatica nei Paesi in via di sviluppo impongono, come ha dichiarato il ministro Turco, “di tornare a occuparci seriamente di questo tema, coinvolgendo da protagonisti i giovani, le istituzioni e la società civile, come dimostra anche il programma della giornata del 1° dicembre, cui parteciperà il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, con le associazioni di volontariato e ospiti musicali”.

A livello internazionale, in particolare, “il filo conduttore di tutta questa nostra attività - ha aggiunto Turco - sarà quello di dare sostegno ai Paesi dell'Africa e dell'Europa orientale, dove la malattia è più diffusa e si sta espandendo a ritmi sempre più veloci. A tal fine il Centrosinistra ha già presentato al Parlamento un disegno di legge per risolvere il problema del debito dell'Italia con il Global Fund e perché sia garantito che le risorse stanziate per l’Aids con la cooperazione siano davvero finalizzate e spese in tal senso”.

Illustrando il numero dei casi di Hiv e Aids, Garaci, ha affermato che “è in calo da oltre 10 anni, grazie alla prevenzione e alle terapie. Si è passati da un picco di 5.600 casi di Aids nel ‘95 a 1.452 nel 2005”. Negli anni sono cambiate le modalità di trasmissione. “Oggi circa il 40% dei nuovi casi di infezione da Hiv – ha proseguito Garaci - avviene attraverso rapporti eterosessuali, il 20% attraverso rapporti omo o bisessuali, il 35% per lo scambio di siringhe infette”.

A preoccupare è il ritardo con cui si arriva a scoprire il virus. L'età media della diagnosi è passata dai 25 anni dell’84 a più di 40 di oggi, nel dettaglio a 43 anni per lui e a 39 per lei. Non solo. Circa il 62% ha una diagnosi di Aids senza sapere di essere sieropositivo. “Questo sottolinea - ha affermato Garaci - la scarsa percezione del rischio di contrarre il virus. Perciò dobbiamo tenere alta la guardia”.

Sempre più rari i casi di Aids nei bambini in Italia, solo 3 nel 2005. In netto calo i decessi, dai 4.335 nel '94 a 327 nel 2005 e ai 160 al 30 novembre di quest'anno. Il 20% dei casi di Aids nella penisola si riscontra in extracomunitari, la metà africani. In preoccupante aumento la diffusione della malattia nell’Europa dell’est: qui e nell’Asia centrale, secondo i dati dell'Organizzazione mondiale della sanità, si è registrato un 50% di incremento delle infezioni dal 2004, a una velocità superiore all'Africa. “Dobbiamo guardare anche fuori da casa nostra – è stato il messaggio della Turco - un Paese come l'Italia ha il dovere di contribuire a realizzare sistemi di cura e ricerca nei Paesi più colpiti”

Aids: Ogni Due Ore In Italia Un Nuovo Infetto

Roma, 28 nov - ''Si' ai distributori di preservativi nelle scuole superiori italiane o nelle vicinanze . Lanciamo un appello ai giovani: non giocate con la vita. No agli spinelli, si' ai preservativi. E ai genitori italiani: non vi preoccupate, meglio un figlio con un preservativo in tasca che con una diagnosi di HIV in mano. E a tutta la collettivita': la doccia fredda che e' calata sull'Italia con i dati diffusi dall'Istituto Superiore di Sanita' - ogni due ore un italiano si infetta - e' la conferma di cio' che diciamo da anni: la guardia si e' abbassata. E allo Stato: si abbatta il prezzo dei preservativi''. L'appello di Fernando Aiuti presidente dell'Anlaids a giovani, genitori, Societa' e Stato arriva all'apertura del XX Congresso nazionale che si tiene da oggi a Roma con la presidenza di Fernando Aiuti e Massimo Ghenzer. Nel nostro Paese nel 2006 le nuove infezioni da HIV sono state 3500-4000. In pratica i contagi, in Italia, continuano a ritmo di uno ogni due ore. E' il prezzo che si paga ad aver abbassato la guardia. La principale fonte di contagio sono i rapporti sessuali. E cresce l'esercito degli ''ignari'' cioe' di coloro che sono sieropositivi e non lo sanno. Sono tutti coloro che, pur avendo avuto rapporti sessuali a rischio, non fanno il test e scoprono di essere malati solo quando compaiono i primi sintomi di Aids in forma conclamata. E questo avviene dopo sei-sette anni dal contagio. Anni durante i quali hanno continuato ad avere rapporti non protetti. Tutto questo e' avvenuto anche perche' e' ormai diffusa l'errata convinzione che esista un vaccino per l'Aids. ''Stiamo elaborando i risultati di un sondaggio che verra' presentato domani al Congresso- dice Aiuti- ma c'e' un dato che vale la pena sottolineare sin da ora: il 27 per cento dei giovani e' convinto che il vaccino sia disponibile. Negli Stati Uniti, e Robert Gallo lo conferma, solo il 2 per cento dei giovani ha questa errata convinzione. Una disinformazione che si trasforma inevitabilmente in un comportamento a rischio''. Il vaccino non esiste. Anzi, sembra essere lontano. ''Non esiste attualmente un vaccino- dice il professore Robert Gallo - esistono vari candidati a diventare vaccino. Ancora non si sa quale di questi vaccini potra' dimostrarsi efficace. Ci sono grandi progressi per quanto riguarda i farmaci. Mai come in questi ultimi temi si sono fatte scoperte nel campo dei farmaci piu' che nei venti anni precedenti''.

SUL PRESERVATIVO IL VATICANO VALUTA - 2006-11-21

Si stringono i tempi per un possibile "manuale" con le indicazioni della Chiesa sull'uso del profilattico. Non è ancora certo se e quando il documento verrà pubblicato - né tanto meno se esso confermerà il 'no' al profilattico o se introdurrà qualche elemento di permissività (all'interno di una coppia di coniugi, di cui uno sieropositivo), ma è ormai sicuro che il Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute ha terminato il suo studio scientifico e teologico-morale sull'utilizzo del condom. Lo ha annunciato oggi il presidente del dicastero vaticano, cardinale Javier Lozano Barragan, durante la conferenza stampa per presentare la conferenza internazionale sugli "Aspetti pastorali della cura delle malattie infettive". Il dossier del 'ministero' vaticano della sanità, realizzato su indicazione di Benedetto XVI e redatto con l'ausilio sia di scienziati che di teologi, è stato inoltrato per competenza alla Congregazione della Dottrina della Fede, l'ex Sant'Uffizio. "Il nostro dicastero non ha competenze dottrinali, ma solo pastorali", ha spiegato Barragan. Il tema dell'uso del preservativo, in particolare in relazione alla prevenzione del contagio da Aids, "é un punto che preoccupa molto Benedetto XVI - ha sottolineato il cardinale -. Lui mi ha chiesto di condurre su tale tema un dialogo con la Congregazione per la Dottrina della Fede. Seguendo il suo desiderio, abbiamo compiuto uno studio accurato sul preservativo tanto dal punto di vista scientifico quanto dal punto di vista morale, e abbiamo consegnato il nostro studio - più di cento pagine, anzi quasi 200 - alla Dottrina per la Fede, che lo sta esaminando. E speriamo che il Santo Padre dica quello che sia più conveniente su questo argomento". Se poi la Chiesa debba dare effettivamente una risposta, e come debba essere tale risposta, Barragan ha detto di non saperlo. "Penso - ha però avvertito - che nessuna risposta della Chiesa debba essere tale da favorire il libertinaggio sessuale. Questo lo dobbiamo sapere chiaramente". Inquietanti, ancora oggi, le cifre sulla diffusione del virus Hiv nel mondo, con 40 milioni di persone infettate, 8.000 morti al giorno e un trend tutt'altro che in diminuzione: tanto che anche recentemente autorevoli uomini di Chiesa - si pensi ai cardinali Carlo Maria Martini, il belga Godfried Danneels, lo svizzero Georges Cottier, ex teologo della Casa Pontificia, l'inglese Cormac Murphy O'Connor o il vescovo sudafricano Kevin Dowling - hanno guardato all'uso del condom come al "male minore", se esso impedisce il contagio mortale dell'Hiv, fermo restando che per la Chiesa la via migliore rimane la castità. Per sostenere che l'uso del condom può non rappresentare un peccato, Martini aveva affermato nell'aprile scorso in un articolo sull'Espresso che "lo sposo affetto dall'Aids è obbligato a proteggere l'altro partner e questi pure deve potersi proteggere". Due mesi prima Danneels, altra voce dialogante in tema di morale sessuale, aveva spiegato che "se permette la protezione della vita il preservativo non ha un rilievo solo sessuale. Se un uomo malato di Aids obbliga una donna ad avere relazioni sessuali, lei deve poter imporre il preservativo, altrimenti si aggiunge un altro peccato, l'omicidio". "Nella parte scientifica dello studio siamo stati esaustivi - ha spiegato oggi Barragan - e i dati sono di grandissima qualità. Per quanto riguarda poi l'aspetto teologico-morale abbiamo un arcobaleno enorme di posizioni, da quelle più rigorose ad altre più comprensive". Come propria opinione personale, il cardinale Barragan ha voluto ricordare il punto 30 dell'esortazione apostolica "Familiaris consortio", emanata da Giovanni Paolo II nel novembre 1981: "dice - ha spiegato - che ogni atto coniugale deve essere aperto alla vita. E come dicevano i miei maestri antichi, 'intelligenti pauca', a buon intenditor poche parole"

Aids: Italia Coordina Progetto Vaccini Ue

ROMA, 17 nov - Si chiama AVIP ed e' la task force europea per un vaccino contro l HIV/AIDS coordinata dall Istituto superiore di sanita' . Questo pomeriggio una delegazione del coordinamento insieme al Presidente dell ISS Enrico Garaci e il Direttore del Centro Nazionale AIDS Barbara Ensoli hanno incontrato il Ministro della Salute Livia Turco.
 Al progetto Ue, finalizzato allo sviluppo di vaccini preventivi e terapeutici contro l HIV/AIDS, partecipano ricercatori europei, africani e americani.
 La messa a punto di un vaccino efficace contro l'HIV/AIDS ha unito in un unico consorzio, 19 gruppi di ricerca accomunati da una lunga esperienza nel campo della ricerca sui vaccini.
 L'iniziativa, finanziata dalla Commissione Europea e coordinata da Barbara Ensoli, coinvolge le universita', gli istituti di ricerca e le industrie di sei Paesi Europei (Italia, Svezia, Francia, Germania, Finlandia, Gran Bretagna), del Sud Africa e dello Swaziland.
 Per il progetto, della durata di 5 anni ed avviato nel 2004, e' stato erogato un contributo di 10 milioni di Euro da parte della Commissione Europea, nell'ambito del VI Programma Quadro per la Ricerca, con un investimento totale superiore ai 20 milioni di Euro.

L'ABC dei comportamenti sessuali contro l'AIDS - 17 nov

Cambiano i comportamenti sessuali tra le donne giovani nei paesi dell’Africa subsahariana: aumenta l’uso di condom, aumenta l’astinenza, diminuisce il numero di partner . La strategia ABC (Abstain, Be faithful and use Condom) pare funzionare. Lo conferma uno studio pubblicato sull’ultimo numero della rivista The Lancet.
 
 Il consumo di condom è aumentato, rispetto ai dati registrati nel 1990, dell’1,4 per cento annuo, le ragazze under 18 che dichiarano di essere vergini sono aumentate del 10 per cento, la percentuale di coloro che si astengono dal fare sesso per un periodo superiore a 3 mesi è salita dal 43,8 al 49,2 per cento.
 
 L’approccio ABC è stato adottato per la prima volta dal governo del Botswana nel 1990 con lo specifico scopo di improntare un programma serio di lotta alla diffusione dell’AIDS tra i giovani. Da allora si è molto discusso di questo programma e in alcuni casi sono sorte delle controversie che hanno origine dall’esistenza di più di una definizione per l’ABC approach.
 
 Per l’UNAIDS, il programma per la lotta contro l’HIV delle Nazioni Unite, la A di Astinenza sta per non praticare sesso e ritardare la data del primo rapporto sessuale; la B di " Being faithful" consiglia la fedeltà o, in caso contrario, di ridurre il numero dei partner sessuali; la C di Condom consiglia l’uso dei preservativi a tutti coloro che hanno una vita sessuale attiva, alle coppie in cui uno dei due è sieropositivo, ai sex-worker e ai loro clienti.
 
 Per il President’s Emergency Plan for AIDS Relief (PEPFAR), statunitense, l’A di Astinenza deve includere il procrastinare il primo rapporto sessuale e, possibilmente, il conservare la verginità sino al matrimonio. La B implica preferire le relazioni monogame e la fedeltà al partner. La C suggerisce l’uso corretto dei preservativi.
 
 Come dire che la politica di prevenzione sull’AIDS si gioca su piccole sfumature del linguaggio che caratterizzano la definizione ma che, al momento dell’applicazione delle politiche sanitarie di prevenzione, si traducono in sostanziali differenze.
 
 Il rapporto presentato sul Lancet dimostra come i risultati incoraggianti ottenuti dal 1990 ad oggi dal programma ABC hanno una spiegazione più complessa di quanto sembri: la sessualità è diventata più consapevole tra i giovani non tanto per la paura di essere contagiati dal virus HIV; la ragione primaria è il tentativo di evitare gravidanze indesiderate e, molto spesso, fuori dal matrimonio. In sostanza, l’ABC approach sta funzionando ma per motivazioni diverse rispetto a quelle delle intenzioni.
 
 Per evitare una gravidanza indesiderata il ricorso all’astinenza o a metodi contraccettivi definiti naturali è molto più diffuso dell’uso dei preservativi; mentre questi metodi possono funzionare per questo scopo non proteggono i giovani dall’infezione del virus. Per questo motivo, come suggerisce anche il commento apparso sul Lancet nello stesso numero, promuovere l’uso dei preservativi soprattutto nel continente africano dove la diffusione del virus è in crescita dovrebbe essere ritenuto l’approccio preventivo più efficace.

A 10 ANNI DA RIVOLUZIONE DELLA CURA LA TERAPIA CAMBIA - 2006-11-14

GLASGOW - Dieci anni dopo l'introduzione dei farmaci che hanno cambiato il volto dell'Aids, aumentando la sopravvivenza delle persone colpite dal virus HIV, un altro cambiamento è alle porte e promette di rendere la cura dell'Aids più facile da gestire, con minori effetti collaterali, più efficace e sempre più ritagliata sulle caratteristiche dei pazienti.
 
 Dal 1996 ad oggi si calcola che soltanto negli Stati Uniti sono stati guadagnati tre milioni di anni-vita, ha detto Roy Gulick, della Cornell University di New York. Si cominciano a vedere, ha aggiunto, anche i primi benefici delle cure introdotte a partire dal 2002 in alcuni Paesi in via di sviluppo, come l'Uganda, dove sopravvive il 90% di coloro che prendono i farmaci.
 
 Nel mondo occidentale le terapie sono anche diventate più facili da gestire: basti pensare che dalle 28 pillole al giorno necessarie per curarsi nel 1996, oggi se ne prendono da 1 a un massimo di 6. E si può scegliere fra 22 farmaci antiretrovirali, appartenenti a tre grandi famiglie: 10 sono inibitori della transcrittasi inversa (distinti a loro volta in 7 nucleosidici e 3 non nucleosidici), 10 inibitori della proteasi, 1 inibitore dell'ingresso. "Con altri 3 nuovi farmaci prossimi alla commercializzazione - ha proseguito Gulick - il numero dei farmaci disponibili salirà a 25". La scommessa, allora, non è tanto andare in cerca di nuove molecole più sicure ed efficaci, quanto riuscire a utilizzare quelle disponibili nel modo migliore, in una nuova prospettiva.
 
 Ecco, allora, che ritornano domande come: qual è il momento migliore per cominciare la cura? con quali farmaci cominciare? "Effettivamente potrebbe cambiare la scelta del momento in cui cominciare la terapia", ha osservato il direttore del Dipartimento del farmaco dell'Istituto Superiore di Sanità ed ex presidente della International AIDS Society (IAS), Stefano Vella. Se finora l'orientamento prevalente nelle linee guida sulla terapia si basa sul numero di cellule immunitarie CD4 presenti per microlitro di sangue e stabilisce la soglia minima a 200, si sta affermando sempre più la convinzione che sia meglio cominciare la terapia quando le difese immunitarie sono più forti, con almeno 350 CD4 per microlitro di sangue. Un tempo erano i pesanti effetti collaterali dei farmaci a spingere i medici a cominciare la cura il più tardi possibile, "ma se gli effetti collaterali sono minori cominciare precocemente non é rischioso", ha osservato Vella.
 
  Accanto al numero di CD4, anche il numero di particelle del virus presenti nel sangue (carica virale) sta diventando un riferimento sempre più importante, soprattutto quando compaiono mutazioni che rendono il virus HIV resistente ai farmaci ed è quindi necessario passare a una nuova terapia. In questi pazienti, "il nuovo obiettivo non è più tanto mantenere alto il numero dei CD4, quanto azzerare la carica virale", ha osservato Giuseppina Liuzzi, dell'istituto Spallanzani di Roma. E proprio uno studio condotto dallo Spallanzani e coordinato da Mauro Zaccarelli, ha calcolato che grazie ai nuovi farmaci il tempo medio necessario per azzerare la carica virale è di 6 mesi. "Dal 1999 ad oggi c'é stata una progressiva riduzione del tempo necessario per azzerare la viremia e contemporaneamente è aumentata la sopravvivenza".

Aids: 2 Mesi Per Prevedere Successo Nuova Terapia

 GLASGOW, 13 nov - Due mesi sono un tempo sufficiente per stabilire se, nei pazienti con un virus diventato resistente ai farmaci, la nuova terapia intrapresa avra' successo o meno.
La spia dell'esito della nuova cura e' la misura, ripetuta ogni settimana, delle particelle di virus presenti nel sangue (carica virale) . E' quanto dimostra uno studio condotto da Valerio Tozzi e Paolo Narciso, dell'istituto Spallanzani di Roma, e presentato nel congresso internazionale sulla terapia delle infezioni da HV in corso a Glasgow.
La ricerca e' cominciata tre anni fa, con lo studio della carica virale nei pazienti che modificavano la terapia.
''L'obiettivo - ha detto Tozzi - e' riuscire a prevedere come evolvera' l'infezione'' e, di conseguenza, quanto avra' successo o meno la nuova terapia. Avere questa informazione nel piu' breve tempo possibile e' molto importante per programmare la terapia migliore per ciascun paziente. Misurando molto frequentemente la carica virale si riescono a individuare le popolazioni cellulari nelle quali il virus e' presente in modo silenzioso. Inoltre, ha aggiunto, osservare che la quantita' di virus nel sangue si riduce progressivamente ha un impatto psicologico molto positivo sui pazienti.

AIDS: SCOPERTA SUPER-MUTAZIONE DELL'HIV - 2006-11-13

GLASGOW - Una mutazione particolarmente "cattiva" del virus HIV, la più pericolosa finora identificata nei pazienti con resistenza ai farmaci, è statas coperta grazie allo studio italiano condotto presso l'Istituto Spallanzani di Roma, nel quale sono stati considerati i dati relativi a circa 800 pazienti nell'arco di 7 anni. La nuova mutazione, chiamata V118I, è stata descritta nel congresso internazionale sulla terapia delle infezioni da HIV in corso a Glasgow.
Il nuovo dato conferma che, nei pazienti con un virus resistente ai farmaci, la comparsa di un alto numero di mutazioni è direttamente correlata sia al più rapido passaggio verso l'Aids conclamato, sia ad una maggiore probabilità di mortalità a breve, hanno detto i ricercatori, coordinati da Mauro Zaccarelli. Del gruppo fanno parte Andrea Antinori, il virologo Carlo Federico Perno e inoltre Giuseppina Liuzzi, Valerio Tozzi, Silvia Mosti e Paolo Narciso.
La mutazione V118I è stata individuata in 114 pazienti su 792,  sulla base delle informazioni contenute nella banca dati dell'istituto Spallanzani e sui dati relativi a pazienti che hanno fallito la terapia e fatto almeno un test sulla resistenza. "I dati - hanno osservato i ricercatori - sono ancora preliminari e hanno bisogno di ulteriori conferme, ma la presenza di questa mutazione sembrerebbe indicare che il virus si è rafforzato molto ed è diventato più aggressivo". In pratica, la presenza di questa sola mutazione potrebbe essere un marcatore della gravità della malattia.

ESPERTI: LA PIU' GRANDE EPIDEMIA DEL PROSSIMO DECENNIO - 2006-11-13

L'Aids è destinato a rimanere la più seria malattia infettiva nel mondo almeno per i prossimi dieci anni. Non hanno dubbi in proposito gli esperti riuniti a Glasgow, nel congresso internazionale sulla terapia dell'infezione da HIV, il più importante appuntamento scientifico sull'Aids in Europa organizzato dalla International Aids Society (IAS) e da istituti europei prestigiosi come l'University College di Londra e l'Istituto Karolinska di Stoccolma.
  "Siamo lontani dal controllare l'epidemia", tanto "per la prossima decade l'Aids resterà la più importante malattia infettiva e continuerà ad avere un'importanza notevole nel mondo", ha detto aprendo i lavori del congresso Kevin De Cock, dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. "In alcuni Paesi, soprattutto africani, i nuovi casi della malattia continuano ad aumentare - ha proseguito - e il dilagare dell'infezione sta causando una vera e propria epidemia di orfani". Senza contare le gravissime conseguenze che l'epidemia sta avendo a livello economico. Rendere le terapia disponibili in tutto il mondo è una delle priorità indicate da tutti. "Anche per i prossimi dieci anni l'Africa continuerà a restare il Paese più colpito dall'Aids", ha detto ancora De Cock, e nonostante ciò nell'Africa Sub-Sahariana il 70% delle persone colpite dall'infezione non ha ancora accesso alle cure. Una delle sfide più importanti è, quindi, "distribuire in modo omogeneo, in tutto il mondo, l'accesso alle cure".
 Anche per Roy Gulick, della Cornell University di New York, é rendere la terapia disponibile in tutto il mondo, riuscendo a risolvere i problemi legati alla tossicità e alla comparsa di ceppi del virus resistenti ai farmaci. Nei Paesi industrializzati come quelli in via di sviluppo le terapie antiretrovirali hanno funzionato bene, "é perciò importante proseguire su questa strada e conservare i benefici ottenuti", ha detto ancora Gulick.
 Ma per aumentare ulteriormente l'efficacia e per riuscire a ritagliare terapie su misura a seconda delle caratteristiche e della risposta del paziente sono necessari nuovi studi che mettano a confronto i farmaci esistenti. Servono anche nuovi strumenti per la diagnosi, soprattutto per interpretare precocemente la risposta ai farmaci e servono test genetici che permettano di calibrare la cura nel modo più sicuro ed efficace. Un'altra priorità è la lotta alla tubercolosi, attualmente la più seria malattia che colpisce le persone sieropositive: soprattutto in Africa si riscontra un aumento dei casi, insieme alla comparsa di ceppi di tubercolosi resistenti ai farmaci.
 Accanto alla terapia, non c'é dubbio che la lotta all'Aids debba passare attraverso la prevenzione che, ha osservato De Cock, dovrà basarsi su grandi investimenti in campagne di informazione, uso di profilattici per rapporti sessuali protetti, uso di farmaci antiretrovirali, circoncisione, microbicidi e vaccini. Bisognerà inoltre considerare che "con l'aumentare del numero di persone che avranno accesso alle cure, saranno necessarie ulteriori risorse e questo - ha concluso - renderà necessario promuovere misure di prevenzione efficaci e studiare metodi di finanziamento innovativi".

Aids: Antinori, 50% Infetti Virus Lo Scoprono In Fase Avanzata

ROMA, 20 OTT - Il 50% delle persone che scoprono di aver contratto il virus dell'hiv lo fanno quando e' gia' in fase avanzata, cioe' quando la malattia e' in fase conclamata o in stadio comunque avanzato . Ma non e' solo questo il dato che mostra come in Italia il grado di consapevolezza sull'aids sia molto diminuito negli ultimi sette anni. Se dal 1990 al 1999 infatti si era registrato un calo delle infezioni da hiv, dal 1999 in poi queste non sono piu' diminuite, arrivando a circa 140mila circa soggetti infetti, e 3500 persone sieropositive ogni anno. Il 70-80% dei contagi e' legato alla trasmissione sessuale, specialmente tra eterosessuali, in particolare adolescenti e over 50. A delineare il quadro della situazione e' Andrea Antinori dell'istituto Spallanzani di Roma, al convegno 'Hiv&real life', organizzato dal Network italiano delle persone sieropositive (Nps) a Roma.
 ''Purtroppo dobbiamo registrare - spiega Antinori - un minor grado di consapevolezza delle persone, che arrivano a sospettare di avere la malattia quando gia' e' passato molto tempo dal contagio. Una parte di queste e' rappresentata dagli immigrati, che non accedono a diagnosi e cure facilmente''.
 Non mancano tuttavia le note positive. ''C'e' grosso fermento - aggiunge Mauro Moroni, direttore della Clinica delle malattie infettive dell'universita' Statale di Milano - nell'ambito delle terapie. Attualmente, per quella antiretrovirale, disponiamo di 20 molecole, e un'altra decina e' in fase di sperimentazione avanzata, tanto che alcune dovrebbero essere disponibili dall'anno prossimo. Sono poi in previsione due nuove categorie di farmaci che funzionano con meccanismi diversi, come gli inibitori dell'ingresso del virus nei linfociti e gli inibitori dell'integrasi. Questi ultimi sono gia' disponibili nel nostro paese per protocolli sperimentali e dovrebbero essere commerciabili dal 2008. Si tratta di medicine che possono rappresentare una svolta soprattutto per chi ha sviluppato resistenze ai farmaci attuali''. Quanto invece agli scenari attuali e futuri della malattia, Moroni spiega come ''oramai a preoccupare è la trasmissione del virus Hiv tra gli eterosessuali. Prova ne è il fatto che il 50% dei sieropositivi sono donne, anche se - dice - l'infezione 'corre' attraverso i maschi che hanno comportamenti sessuali a rischio e occasionali. Sia giovani che non sanno nulla delle modalità di trasmissione del virus, sia uomini di 40-50 anni che hanno rapporti a pagamento o comunque saltuari con persone che possono facilmente essere infette''.
 A proposito dei medicinali per l'aids, Nello Martini, direttore generale dell'Aifa (Agenzia italiana del farmaco), ha ricordato che nel 2005 la copertura del Ssn sui farmaci per la cura della malattia e' stata pari a 430 milioni di euro. ''E la Finanziaria - ha proseguito - non andra' a intaccare i diritti acquisiti dai malati. Sono orgoglioso e contento di vivere in un paese come l'Italia, dove tutti i farmaci per l'aids sono disponibili e passati gratuitamente dal Ssn. Investire in questo settore e' un'operazione che ha un ritorno straordinario''.
 Enrico Garaci, presidente dell'Istituto superiore di sanita' (Iss), ha invece sottolineato l'impegno dell'istituto fin dal 1986, e dell'Italia come coordinatrice di un progetto europeo sullo studio di quattro tipi di vaccini diversi, tra cui quello su cui sta lavorando Barbara Ensoli.

Aids «si muore di più di polmonite ma ancora non è abbastanza»

ROMA. Si è aperto a Roma il I meeting nazionale del Network italiano persone sieropositive (Nps). L'obiettivo dell'appuntamento, ribattezzato «Hiv & Real Life» è quello di fare il punto sul ruolo e il senso dell'impegno per la lotta all'Aids, a 25 anni dalla scoperta del virus e a 10 anni dall'introduzione delle terapie antiretrovirali. Cure che hanno cambiato le prospettive dei malati che ora - hanno ricordato i medici intervenuti - hanno una sopravvivenza maggiore di chi si ammala di polmonite.

Quando il virus fece la sua comparsa nelle società della fine del secolo scorso ci si trovò dinanzi a una nuova catastrofe di cui non si conoscevano dimensioni e neanche l’agente causale. La mobilitazione delle comunità gay prima e poi in generale delle persone con HIV (allorché il test fu messo a punto e disponibile) creò una nuova forma di attivismo sociale per mettere a punto strategie di cura e combattere stigma e discriminazione.
Oggi le terapie mostrano il loro effetto – anche se accessibili soltanto al nord del mondo – ma si sono fatte sempre più complesse. Prima si lottava perché i pazienti erano delle persone malate senza speranza, oggi invece sono persone che hanno una patologia cronica. Prima era l’emergenza e la catastrofe a legittimare e fornire carburante all’impegno.
Ora la situazione è profondamente modificata. Le persone con HIV/AIDS sono nella condizione marcatamente diversa di essere di fatto “consumatori di farmaci in buona salute” (rispetto a quello che accadeva soltanto pochi anni fa), di disporre di molecole il cui utilizzo è complesso e il cui impatto sulla vita della persona spesso crea dei problemi.
Problemi che sono evidenti e su cui vogliamo concentrare l’attenzione di pazienti e clinici perché l’efficacia non è più il solo oggetto del nostro interesse, ci interessano i profili di tollerabilità che, combinati all’azione che il virus compie, pongono con forza la questione della qualità di vita.
L’impatto sul quotidiano della patologia e delle terapie, l’accesso all’intero sistema delle cure (accertamenti diagnostici, combinazioni dei farmaci, scelta dei farmaci coerentemente con lo stile di vita, parametri virologici e immunologici), vita di relazione, mondo del lavoro: aspetti che devono trovare le più adeguate possibili forme di armonizzazione con la vita di tutti i giorni della persona con
HIV/AIDS.
A distanza di 25 anni dalla comparsa dell’HIV e a 10 dalla messa a punto della HAART, i cambiamenti avvenuti e tutt’ora in atto nell’arena AIDS impongono l’adozione di strategie nuove che ripensino il ruolo e il senso dell’impegno per la lotta contro l’AIDS.
Secondo noi l’approccio non può che essere multidimensionale e multidisciplinare. HIV & Real Life è un meeting che nasce per rappresentare questa esigenza e per lavorarci sopra coinvolgendo tutti gli attori che hanno un ruolo nel quotidiano delle persone con HIV.

Non è affatto casuale che sia quindi un’associazione di persone con HIV/AIDS a proporsi da catalizzatore di tutti questi attori: con questo congresso NPS esprime la volontà di reinterpretare il ruolo storico dell’associazionismo e dell’attivismo anti-AIDS, da sempre avanguardia critica per società e mondo scientifico, pungolo continuo per sollecitare ricerca, assistenza e sistema di cure adeguate alle necessità delle persone con HIV/AIDS. Ecco spiegate le ragioni di un programma scientifico che alterna relazioni che definiscono lo stato dell’arte su alcune questioni chiave e corsi di formazione –con crediti ECM- per medici, infermieri, persone con HIV/AIDS, volontari- su quegli stessi argomenti. Uno spazio di discussione e training condiviso, per esser davvero Network e andare al cuore della questione AIDS così come oggi si manifesta nel nostro paese, avendo come punto di riferimento la dimensione del quotidiano che vive la persona con HIV/AIDS; esprimere con forza la volontà di costruire un’agenda dei lavori della politica dell’AIDS nel nostro paese che sia condivisa tra tutti gli attori dello scenario AIDS, inserendovi le consapevoli preferenze degli utilizzatori finali dei farmaci e delle strutture sanitarie.

«Sin dalle prime battute del mio mandato ministeriale ho cercato di ricollocare la questione Aids tra le priorità delle politiche sanitarie. Abbiamo il dovere di proseguire su una strada che ci ha consentito di fare significativi passi in avanti, non perdendo di vista proprio il carattere prioritario di questo impegno. Bisogna pensare ad una strategia nazionale che ponga al centro gli elementi sociali del problema». È quanto scrive il ministro della salute Livia Turco in una missiva letta ai lavori di «Hiv&Real Life».

«Investire nella prevenzione dell'Aids è quanto di più remunerativo si possa fare in termini di sanità pubblica. Eppure si fa poco o non abbastanza, specie in Italia». Apre con queste parole il suo intervento Mauro Moroni, direttore della Clinica di malattie infettive dell'università di Milano. «Riferisco uno studio Usa che ha dimostrato come il denaro pubblico investito nella prevenzione dell'Aids sia il più redditizio. Un solo dollaro produce "vantaggi" per ben 40 dollari. Risultati che - dice l'infettivologo - bisognerebbe segnalare alle istituzioni. È un peccato che si faccia poco per la prevenzione - spiega - perchè le conseguenze sono gravi. I giovani di oggi non sono più bombardati, come i loro coetanei degli anni '80, da campagne informative sui pericoli di contrarre il virus dell'Hiv. E la conseguenza è che si ammalano. Anche perchè oramai iniziano a essere attivi sessualmente molto presto. E nessuno dice loro come comportarsi».
 

Aids: Due Vaccini a Confronto

TAORMINA - 13 OTT - 'Botta e risposta', questa mattina al Congresso nazionale della Societa' Italiana Malattie Infettive e Tropicali (SIMIT) in corso a Taormina, fra Genoveffa Franchini e Barbara Ensoli ricercatrici di valore - una lavora negli Stati Uniti, l'altra in Italia - impegnate sulla ricerca di un vaccino efficace per l'Aids.
E' stata per prima Genoveffa Franchini, del laboratorio di Modelli animali e Vaccini retrovirali del National Cancer Institute di Bethesda, a illustrare a una platea di infettivologi (800 gli iscritti al congresso) le caratteristiche del vaccino da lei studiato sulle scimmie: un vaccino ricombinante basato su un vettore che si replica ed esprime piu' antigeni, ma non infetta altre cellule . ''Proprio quando si usano piu' antigeni - ha detto - si aumenta il respiro della risposta immunitaria e gli animali (lei lavora sulle scimmie, ndr.) sopravvivono piu' a lungo. Questo perche', aumentando i target, ci sono meno possibilita per il virus di sfuggire''. E a questo proposito ha criticato le ricerche della Ensoli, perche' secondo lei, un vaccino che abbia come obbiettivo una sola proteina (la proteina TAT) ha poche chances di successo. E con il cronista e' stata poi ancora piu' esplicita: ''Se stesse a me mettere i soldi - ha detto - io farei prima un 'test-trial' nell' area terapeutica. Quindi andrei avanti con la sperimentazione che da' piu' garanzie''.
Barbara Ensoli ha illustrato la sua ricerca - condotta all' Istituto Superiore di Sanita- (ISS) diretto da Enrico Garaci - basata sull'inibizione della proteina virale TAT, indispensabile alla replicazione dell' Hiv nell' organismo. La professoressa ha sottolineato i successi della prima fase clinica (quella che valuta la sicurezza), cominciata nel novembre del 2003 con l' arruolamento dei primi volontari. Una fase, condotta in parallelo in 4 centri clinici (San Raffaele di Milano, Spallanzani, San Gallicano e Policlinico Umberto I di Roma) e conclusasi nel luglio scorso con ottimi risultati.
Ma e' stata una domanda fatta ad entrambe dall'immunologo romano Fernando Aiuti, a innescare una certa polemica nelle risposte delle due ricercatrici. Entrambe hanno ribadito il proprio punto di vista. Quando il moderatore, l'infettivologo milanese Mauro Moroni, ha compreso che stava cominciando un 'dibattito a due voci', lo ha interrotto sul nascere: ''E' bello - ha detto - vedere due persone impegnate su fronti diversi in difesa delle proprie idee, il tempo dira' chi avra' ragione''.
Ensoli, pero',  ha fatto notare che ''basarsi solo sull'esperienza animale e' riduttivo: un conto e' lavorare, come fa la Franchini, solo sulle scimmie - ha detto -, altro e' invece lavorare sull' uomo''. E ha aggiunto che coloro che sulla base di quel tipo di ricerche hanno provato a trasferirne i risultati sull'uomo, non hanno ottenuto alcunche'.
La ricercatrice dell'ISS ha poi spiegato che in realta' sono tre le ricerche sulla Tat: la prima e' quella dell'ISS, che ha gia' completato la sperimentazione clinica di fase I; poi ce n'e' un'altra che vede l' anti-Tat abbinato a microparticelle, che ha da poco superato la fase preclinica e avrebbe sensibili vantaggi per la somministrazione in Africa (ad esempio, questo vaccino non ha bisogno del freddo per essere conservato). Questa ricerca e' portata avanti dall'ICAV (Azione Concertata Italiana per un Vaccino) e coordinata dalla stessa Ensoli. La terza sperimentazione, che ha sempre per oggetto la proteina TAT, e' portata avanti dal Consorzio AVIP -composto da un team internazionale europeo di ricercatori - e viene promossa nell' ambito del VI programma quadro di ricerca della Commissione UE.
Intanto il primo studio della Ensoli va avanti: ''Cominceremo la fase II non appena arriveranno i finanziamenti, che sono nell' ordine di 7 milioni di euro l' anno per tre anni. Furono allocati all'inizio dal ministro Storace, ma anche il ministro Turco, che ho appena incontrato - ha concluso Barbara Ensoli - mi ha molto rassicurato. In effetti e' importante per l'Italia che questa ricerca vada avanti, anche perche' e' un grande strumento di formazione. In questa fase coinvolgeremo un numero maggiore di volontari sani, fra le persone ad alto rischio. Sul versante della protezione terapeutica arruoleremo pazienti sieropositivi, sia asintomatici che in terapia''.

Donne discriminate nel campo della sperimentazione farmacologica. Fino al 1993 gli studi clinici per il gentil sesso erano addirittura banditi. Ora le cose sembrano destinate a cambiare, ma i numeri lasciano ancora a desiderare. Nella sperimentazione di farmaci contro lAids, ad esempio, le donne rappresentano solo il 13% del campione reclutato.

AIDS: quando la legge alimenta lo stigma - Mer 4 Ott.

Chi contagia un'altra persona a causa di un rapporto sessuale non protetto nel Regno Unito può essere perseguito per legge: la prima volta che il Crown Prosecution Service ha stilato un vademecum dei comportamenti che possono essere incriminati risale al 1998; in questi giorni è stata pubblicata, accessibile a chiunque, una nuova versione del documento . Il primo caso di condanna di un soggetto giudicato “irresponsabile che ha arrecato un danno al prossimo” e condannato si è verificato nel 2001 in Scozia. Sono seguiti alcuni casi anche in Galles e in Inghilterra.
 
 All’indomani della pubblicazione di questo documento aggiornato il British Medical Journal e la classe medica si interrogano sull’impatto di questo tipo di provvedimenti sulla salute pubblica e le riserve sono molte.
 Intanto, si legge nell’editoriale del BMJ, è pericoloso usare la legge per criminalizzare le malattie sessualmente trasmissibili e con esse chi ne è affetto. Il primo risultato che si ottiene è di stigmatizzare ulteriormente coloro che sono affetti dal virus dell’HIV facendo un passo indietro di 20 anni rispetto all’argomento quanto si credeva che questo tipo di malattia fosse specifica di alcuni gruppi di persone, in particolare omosessuali e tossicodipendenti che si scambiavano siringhe infette. È una conquista degli ultimi anni la consapevolezza che il virus si diffonde sempre più anche tra gli eterosessuali per non parlare dei milioni di bambini del sud del mondo, dove l’HIV è una piaga, che nascono affetti dal virus.
 Queste misure coercitive, inoltre, frenano i sieropositivi o i malati dall’esplicitare la propria condizione per paura di incappare in ritorsioni e denunce, di essere emarginati, di essere bollati e ghettizzati.
 
 Questo tipo di intervento basato sul sospetto, sulla punizione, sulla condanna rema in direzione contraria a quanto sino ad oggi si è cercato di fare: da un lato combattere o controllare l’infezione farmacologicamente, dall’altro creare delle strutture di sostegno psicologico che aiutino i malati e i loro familiari a convivere con una malattia che può essere cronicizzata. I risultati degli sforzi contro la sindrome da immunodeficienza acquisita sono stati straordinari in soli 25 anni: mai, giurano i medici, contro un virus si era riusciti a approntare misure di difesa in così poco tempo.

Aids: In Almeno 11 Paesi Frontiere Chiuse Per Malati, Associazioni Si Ribellano

Roma, 2 ott - Sono almeno undici i Paesi, tra i quali Russia e Stati Uniti, che chiudono le frontiere a sieropositivi e malati di Aids. Una discriminazione che si ripete in una decina di altri Paesi come Arabia Saudita, Armenia, Brunei, Cina, Corea del Sud, Irak, Moldavia, Qatar, Russia, Sudan. E la denuncia delle associazioni francesi di pazienti Act Up ed Elcs che si appellano agli organismi internazionali contro le restrizioni della libertà di circolazione dei sieropositivi.
 
 Le persone sieropositive che vogliono andare negli Usa, spiegano le associazioni, spesso omettono la loro condizione. Non solo. Molti cambiano o camuffano le scatole dei farmaci per non essere scoperti durante le frequenti perquisizioni dei bagagli. Altri interrompono le terapie durante il soggiorno. Queste restrizioni: inefficaci, costose, e discriminatorie - spiegano da Act Up - obbligano le persone a mentire per potersi spostare. Il consolato americano in Francia si difende, spiegando che lingresso nel Paese non è impedito a tutti i malati: le persone che voglio assistere ad una conferenza o che devono farsi curare possono ottenere deroghe.
 
 Ma per le associazioni di pazienti non basta. Resta il principio generale - si legge in una nota- che è quello del divieto, legato allidea, ormai superata, che lHiv sia una malattia altamente contagiosa. LAids è una malattia trasmissibile ma non altamente contagiosa, dicono le associazioni. Il sieropositivo non può essere trattato come un criminale o una minaccia pubblica. Inoltre queste misure - già dichiarate nel 2004 da Unaids e dallUfficio di migrazioni internazionali inefficaci e discriminatorie - possono dare limpressione sbagliata che lHiv/Aids è un problema straniero, che può essere controllato attraverso sistemi come quelli di controllo alle frontiere, piuttosto che da programmi di educazione e prevenzione.

Senza fondi chiude casa malati Aids

PALERMO, 31 AGO - Chiude i battenti per mancanza di fondi la casa alloggio per ammalati di Aids dedicata a don Pino Puglisi . La struttura, unica nella Sicilia occidentale, era stata avviata dall'associazione 'Casa Famiglia Rosetta' nel '94 e fondata da don Vincenzo Sorce. Ha ospitato decine di persone, avvalendosi di un'equipe di 6 operatori e dell'apporto dei volontari. 'Questa - commenta amaro padre Sorce - e' un'altra sconfitta per la citta' di Palermo'.

Aids: Iavi, Nel Mondo Trenta Studi 'a Caccia' Di Un Vaccino - 24 ago 2006

Sono 30 le sperimentazioni in corso, in 24 Paesi di tutto il mondo compresa l'Italia, per trovare il vaccino capace di combattere l'epidemia di Aids. A fare il punto sugli sforzi della comunità scientifica internazionale per trovare velocemente la migliore strada possibile per avere la meglio sul virus Hiv è oggi la Iavi (International Aids Vaccine Initiative), in una web-conferenza da Amsterdam (Olanda). Un processo che però non è una gara sprint, come i 100 metri in atletica, quanto invece una grande maratona.

A illustrare i vari progetti avviati, come pure le strade possibili per riuscire a mettere Ko lAids, sono stati i ricercatori Seth Berkley e Wayne Koff, rispettivamente presidente e vicepresidente di Iavi. Il Consorzio, da solo, ha al suo attivo sette vaccini in sperimentazione in 15 laboratori di 11 diverse nazioni. Un impegno che costa alla Iavi 75 milioni di dollari ogni anno. Risorse che restano insufficienti, tanto che Koff chiede ai privati, dunque anche alle aziende farmaceutiche, di aumentare i loro investimenti nella ricerca contro lAids. Per quanto riguarda, invece, i fondi pubblici messi a disposizione degli Stati del mondo per questa causa, l'Italia risulta fanalino di coda: si classifica fra i Paesi che destinano meno dello 0,5% del Pil alla ricerca contro l'Aids insieme a Francia, Germania, Giappone, India, Australia, Cina, Russia, Thailandia e Brasile. Sensibilmente più generosi invece Canada, Sudafrica e Olanda (che donano fra l1 e il 2% del Pil), l'Irlanda (2-3%) e gli Usa (4-5%).

Attualmente si stima che l'Aids abbia fatto 28 milioni di vittime dal momento della comparsa della malattia, nel 1981. Nello stesso periodo le infezioni totali da Hiv sono state almeno 70 milioni, circa 14mila al giorno, il 95% delle quali registrate nei Paesi in via di sviluppo.

Per giungere al vaccino, Berkley ha spiegato che i ricercatori stanno tentando varie strade. Quattro quelle principali: attaccare il virus Hiv nella sua interezza, il suo Dna, le proteine che lo rivestono o combinare queste tre soluzioni. E fra gli strumenti utilizzati proprio allo scopo di bombardare il virus figurano i vettori genetici, ladenovirus, il virus del vaiolo e altri ancora (come lAav-2 oggi in prova nei laboratori Iavi).

Sudafrica, Protesta Attivisti Contro Strategie Governative Anti-Hiv - 24 ago 2006

Johannesburg,  Centinaia di attivisti sudafricani hanno manifestato oggi davanti ai palazzi governativi e alle ambasciate straniere di Usa, Francia, Cina, Canada, Brasile e Gb contro l'inattività delle istituzioni nella lotta all'epidemia di Hiv. Un'infezione che in Sudafrica uccide 800 persone al giorno. La protesta è stata organizzata dalla Tac (Treatment Action Campaign), che ha scelto di non annunciare la manifestazione in programma per dare più forza alle proprie rivendicazioni. Gli attivisti si sono scontrati con la polizia, che ha usato degli spray al peperoncino per disperdere i dimostranti.

Negli anni scorsi la Tac è stata protagonista di numerose azioni di protesta contro le autorità sanitarie sudafricane, per ottenere un maggiore accesso alle cure tra adulti e bambini e per protestare contro le strategie politiche nazionali anti-Hiv. Gli attivisti si sono fatti sentire anche in occasione dell'ultima Conferenza internazionale sull'Aids svoltasi nelle scorse settimane a Toronto, in Canada. In particolare, avevano protestato contro il ministro della Sanità sudafricano, Manto Tshabalala-Msimange, che intervenendo al summit si era detto favorevole a cure anti-Hiv a base di erbe piuttosto che di farmaci antiretrovirali. Il Sudafrica è uno dei Paesi al mondo più colpiti dall'emergenza Hiv/Aids. Oltre cinque milioni di abitanti sono colpiti dall'infezione, che fa registrare mille nuovi casi  l'anno.

A Pavia Si Studia Pillola Unica, Nel 2007 Test Sull'Uomo - 24 ago 2006

Una pillola sola al giorno, per sostituire le complicate terapie antivirali contro l'Aids disponibili oggi per i malati. E questa la strada italiana che sta percorrendo Franco Lori, a capo del Right, cioè il Research Institute for Genetic and Human Therapy di Pavia. Una combinazione tra un antivirale e un immunomodulante che Lori sta sperimentando e che, nel 2007 coinvolgerà i malati di Aids, come il ricercatore spiega oggi in un'intervista sulla Gazzetta di Parma.

Il ricercatore parmigiano, riferisce il quotidiano, sta portando avanti i suoi studi grazie a un contributo della Fondazione Cariparma. Stiamo facendo ottimi progressi: di recente - dice lo scienziato alla Gazzetta - abbiamo ricevuto i primi prototipi di pillola. E ora ci attende la fase della sperimentazione. Il prossimo mese partiranno i test sugli animali. L'obiettivo è quello di misurare il quantitativo di farmaco che finisce effettivamente nel sangue. Poi, una volta stabilito quale pillola si è rivelata più efficace, si passerà ai test sull'uomo. La data è quella del 2007, spiega Lori al quotidiano emiliano: I prototipi sono promettenti, e la tempistica è rispettata. Noi siamo fiduciosi. Rispetto alle terapie tradizionali, a base di cocktail di farmaci, quella allo studio a Pavia offre una serie di vantaggi. Innanzitutto la semplicità di assunzione: una sola volta al giorno, anche nella fase precoce della malattia. In più, il nuovo farmaco agisce in maniera differente: La pillola - continua il ricercatore - agirebbe sul virus ma anche per rafforzare le difese dell'organismo che lo ospita. In ultimo, Lori sottolinea al giornale i vantaggi economici di una pillola once a day. Oggi nel mondo ci sono 40 milioni di persone sieropositive al virus dell'Hiv, ma il 90% di chi ha più bisogno dei farmaci non può affrontare i costi delle terapie. Perciò il nostro obiettivo sarà quello di ridurre il prezzo al minimo necessario.

Occasionale o Fisso, Fra Adolescenti Uso Condom Dipende Da Partner - 23 ago 2006

Fidanzato ufficiale o avventura di una sola notte? Per gli adolescenti americani si tratta di una domanda importante, perchè dalla risposta dipende lutilizzo o meno del preservativo durante i rapporti sessuali. Unindagine effettuata presso il Bradley Hasbro Childrens Research Center in collaborazione con la Brown Medical School su 130 giovani fra i 15 e i 21 anni ha infatti dimostrato che i teenager sono soliti proteggersi molto di più quando vivono storie occasionali rispetto a quando sono con il loro partner fisso, sottostimando quindi il pericolo che si corre ugualmente con rapporti non protetti pur con una persona conosciuta e sopravvalutando lo scudo contro malattie sessualmente trasmissibili rappresentato dal profilattico, una scusa per cambiare troppo spesso compagno dice Celia Lescano, a capo della ricerca.

Una considerazione, quella della Lescano, che pone allo stesso livello di rischio di contrarre lHiv entrambe le categorie di adolescenti - puntualizza lesperta sul Journal of Adolescent Health - considerando poi che il 10% del campione vive sia una storia seria che continue scappatelle amorose. Cè bisogno di interventi specifici per migliorare e rafforzare lopera di prevenzione messa in atto nel Paese.

INTESTINO RISERVA NASCOSTA DELL'AIDS, LI' VA SCONFITTO

ROMA - L'intestino può essere la riserva dell'Hiv nei pazienti sieropositivi, impedendo ai medici di eliminare il virus dal corpo dei pazienti. Infatti, ha spiegato Satya Dandekar dell'Università di Davis, il virus Hiv può sopravvivere nascosto nella mucosa intestinale anche quando i farmaci antiretrovirali sembrano aver effetto sul paziente. E per questo motivo nonostante la terapia non si riesce ad eliminare completamente il virus dal corpo del paziente.

La scoperta, pubblicata sul Journal of Virology, implica il ripensamento della maniera di somministrare la terapia antiretrovirale in modo che la riserva intestinale di Hiv sia smantellata.

E' quindi nell'intestino che bisogna compiere la principale battaglia contro l'Hiv, somministrando il più precocemente possibile antivirali e antinfiammatori che aiutino il sistema linfoide intestinale a rigenerarsi. Quando un individuo si scopre sieropositivo i medici decidono i tempi più adeguati per iniziare a somministrare la terapia antiretrovrale. Per stimarne l'effetto sul paziente i medici fanno affidamento su due misure: il carico virale (che è il numero di particelle virali per millilitro di sangue) e il numero di linfociti T nel sangue del paziente, che sono il bersaglio del virus, cosicché si riducono all'aumentare dell'Hiv, lasciando il corpo vulnerabile alle infezioni.

Il fatto che, nonostante l'apparente efficacia della terapia antiretrovirale evidenziata nei pazienti da queste due misure, l'infezione del virus Hiv si cronicizzi era stato fin qui uno dei grandi punti interrogativi degli esperti di Aids. I sospetti che il virus 'covasse' da qualche parte sono arrivati quando il team californiano, studiando pazienti che pur alla loro mucosa intestinale. Secondo quanto lo scorso anno i ricercatori hanno riferito sulla rivista PNAS, infatti, nell'intestino di questi pazienti, diversamente dal solito, non vi era traccia degli effetti del virus Hiv, ovvero vi era un normale numero di linfociti.

Poiché il tessuto linfoide intestinale dà conto di ben il 70% del sistema immunitario dell'organismo, i ricercatori hanno pensato che questa condizione non doveva essere un caso. In questo nuovo studio per verificarlo gli esperti hanno tenuto sotto controllo un gruppo di sieropositivi per tre anni, trattandoli con antiretrovirali ed eseguendo sia i normali test del sangue, sia biopsie intestinali per vedere gli effetti dei farmaci antiretrovirali sulla soppressione virale e sul ripristino del loro sistema di difesa nell'intestino.

E' emerso che i farmaci antiretrovirali non in tutti i pazienti hanno la stessa efficacia a livello intestinale: sembrano funzionare meglio in quei pazienti trattati con antiretrovirali subito all'esordio della sieropositività, peggio invece su coloro che cominciano a prendere antiretrovirali un anno dopo esser divenuti sieropositivi. Inoltre anche stati infiammatori intestinali aiutano il virus a sopravvivere nell'intestino e a far danni distruggendone il tessuto linfoide.

L'intestino è dunque un baluardo da difendere contro il virus per proteggere tutto l'organismo e, prima si agisce, meglio è.

Bisogna trovare il modo di aumentare il più possibile l'efficacia degli antiretrovirali a livello intestinale se si vuole veramente sconfiggere il virus, per cominciare può essere importante iniziare subito la terapia, affiancarla a uso di antinfiammatori, fare biopsie della mucosa intestinale per vedere se gli antiretrovirali stanno funzionando. "Se siamo capaci di ripristinare la risposta immunitaria a livello intestinale - hanno concluso gli scienziati - molto probabilmente si potrà eliminare il virus dal corpo del paziente".

TROVATO NUOVO ANTICORPO ANTI-VIRUS - 23/07/2006

C'é una nuova possibilità di bloccare l'ingresso del virus dell'Aids nelle cellule: un anticorpo messo a punto in laboratorio riesce a bloccare una delle proteine più importanti che il virus HIV-1 (il ceppo del virus dell'Aids più diffuso in Europa, America e Africa centrale) utilizza per penetrare nelle cellule e infettarle. La scoperta, italiana, è pubblicata nel numero di agosto della rivista internazionale Nature Structural and Molecular Biology e getta le basi per mettere a punto nuovi farmaci e un vaccino contro l'Aids.

Capire il modo in cui l'anticorpo, chiamato D5, interagisce con la molecola "può aiutare a sviluppare anticorpi ancora più potenti capaci di neutralizzare il virus HIV-1 e potrebbe aprire la strada anche a nuovi agenti terapeutici", ha osservato il responsabile della ricerca, il biologo strutturale Andrea Carfì, dell'Istituto di Ricerca in Biologia Molecolare (IRBM) "P. Angeletti", di Pomezia.

Poiché il meccanismo riguarda il modo in cui il virus si fonde con la membrana della cellula da infettare, andare in cerca delle proteine che permettono al virus questa fusione potrebbe essere il primo passo per mettere a punto una strategia più generale, facilmente applicabile per ottenere una nuova generazione di farmaci antivirali e vaccini.

L'anticorpo, nato negli stessi laboratori di Pomezia, riesce a riconoscere la proteina gp41, fondamentale per controllare il meccanismo con il quale il virus HIV-1 si fonde con la membrana della cellula da infettare. Per riuscire a moltiplicarsi all'interno dell'organismo, il virus deve penetrare all'interno delle cellule: prima si aggancia ad esse e poi comincia a fondere la sua membrana con quella della cellula, fino a diventare un tutt'uno. Una volta padrone della cellula, la utilizza per moltiplicarsi e riprodurre numerose copie di sé pronte a infettare nuove cellule.

Nel caso del virus HIV a permettere la fusione con la cellula é la proteina gp41. "Ogni volta che questa entra in azione, è costretta ad esporre per un tempo relativamente breve (una quindicina di minuti) una delle sue regioni più conservate", ha detto Carfì. Vale a dire questa regione della proteina è uno degli strumenti più preziosi del virus dell'Aids perché indispensabile alla sua replicazione e per questo meno soggetti a mutazioni.

Proprio queste componenti del virus sono il bersaglio ideale di farmaci antivirali e vaccini. In un virus che facilmente si trasforma per sfuggire al sistema immunitario, le componenti più conservate e meno soggette ai cambiamenti sono i bersagli ideali dei nuovi farmaci. E' così che l'anticorpo D5 riesce a riconoscere la proteina gp41 e a bloccarla. In questo modo l'anticorpo interrompe anche il processo di fusione del virus HIV con la cellula ospite e quindi l'infezione.

SVOLTA NELLA TERAPIA, UNA SOLA PILLOLA AL GIORNO - 09/07/2006

WASHINGTON - Una sola pillola, una volta al giorno. Per i malati di AIDS sta per scattare una svolta storica. Le autorita' sanitarie americane daranno luce verde la prossima settimana alla nuova super-pillola che riunira' tre sostanze diverse per i malati di AIDS finora prodotte da due compagnie farmaceutiche rivali, la Bristol-Myers Squibb e la Gilead Sciences.

La mono-pillola quotidiana e' una svolta importante per i malati di AIDS che fino a pochi anni fa dovevano prendere diverse decine di pillole al giorno in un labirinto di orari e di precauzioni (a stomaco pieno, a digiuno) e che erano costretti spesso a svegliarsi anche la notte per rispettare le cadenze della terapia.

La pillola unica - non e' stato ancora annunciato un nome - rendera' tutto piu' semplice. La novita' e' importante anche per i malati di AIDS dei paesi piu' poveri spesso a disagio, anche per problemi di rifornimento, con le terapie che prevedono un alto numero di sostanza diverse.

La nuova super-pillola concentra i benefici di tre sostanze diverse: il Sustiva della Brystol-Myers, Squibb e Viread e Emtriva della Gilead (la terapia piu' diffusa e piu' efficace negli Usa dove vi sono oltre un milione di malati di AIDS).

Il costo della pillola color salmone, che pesa 1500 milligrammi, sara' vicino a quello dei tre medicinali combinati, cioe' circa 1200 dollari al mese (ovvero 40 dollari a pillola).

Le due compagnie farmaceutiche si sono impegnate comunque a rendere disponibile la nuova terapia ai paesi del terzo mondo a prezzi notevolmente inferiori.

La nuova super-pillola, che per le sue dimensioni qualcuno puo' trovare difficile da inghiottire, rappresenta una insolita collaborazione tra aziende rivali nel settore farmaceutico.

Erano state le autorita' sanitarie americane a sollecitare nell'aprile 2004 le compagnie farmaceutiche a collaborare per mettere a punto una pillola unica contro l'AIDS.

Ma per giungere al risultato finale, che le autorita' sanitarie Usa (FDA) dovranno ratificare la prossima settimana dando ufficialmente il 'via libera' alla distribuzione commerciale della nuova super-pillola, e' stato necessario un lavoro di ricerca superiore al previsto.

Il contatto degli elementi chimici contenuti nelle tre diverse sostanze da combinare produceva infatti una sostanza collosa che non era utilizzabile per una pillola commerciale.

Dopo una serie di tentativi falliti il problema e' stato risolto tenendo in strati diversi, senza contatto, gli ingredienti dei tre diversi medicinali.

''La nuova pillola unica e' notevole soprattutto per i malati che cominciano adesso il trattamento per la prima volta e che sono preoccupati dalla prospettiva di prendere una montagna di pillole per il resto della loro vita'', ha osservato Keith Folger, portavoce di una associazione nazionale di malati di AIDS.

Aids, 25 anni di lotta

ROMA - Ha inizio venticinque anni fa, il 5 giugno del 1981, la storia dell'hiv, il virus responsabile di di quella che è stata definita come la 'peste del secolo', l'Aids. Sulle pagine del 'Morbidity and mortality weekly report', i Centers for Diseases control and prevention (Cdc) di Atlanta segnalarono infatti un improvviso aumento nei giovani omosessuali degli Stati Uniti di una forma di polmonite piuttosto rara e di un'altrettanto poco comune tipologia di cancro.

Una notizia passata un po' in sordina, ma destinata ad essere seguita da altre sempre più tragiche e a cambiare la vita di molte persone. Una malattia che in cinque lustri ha mietuto 25 milioni di vittime, contagiato 65 milioni di persone di tutte le razze e i ceti sociali, non più 'castigo divino' degli omosessuali e tossicodipendenti, e il cui fronte di emergenza ora è rappresentato dall'Africa e dall'India.

Mai nella storia delle medicina si era assistito ad una sequenza così veloce di successi in termini di ricerca e trattamento per una malattia che ha usufruito della ribalta mediatica, avvolta com'era da un alone di mistero perché venuta dal nulla. Un mistero svelato qualche giorno fa, con la scoperta di alcuni scienziati che è lo scimpanzé africano selvatico la riserva naturale del virus. Tuttavia, nonostante nel 1983, dopo solo due anni, venne identificato il virus, e nel 1987 reso disponibile il primo farmaco, l'Azt, la strada per la lotta a questa malattia, letale come il cancro e contagiosa come la tubercolosi, ma più devastante nella sua manifestazione acuta e improvvisa, è ancora in salita.

"Quello che rimane eclatante dell'Aids - commenta Gianni Rezza, infettivologo dell'Istituto Superiore di Sanità (Iss) - é la sua elevata incidenza nel mondo. Anche se in Africa c'é il maggior numero di malati, con cifre che spaziano dal 5 al 55% di infetti in ogni stato, è l'India la nuova emergenza, con la più alta incidenza di infezioni. Se si considera il volume della popolazione laggiù, si può infatti intuire che il bersaglio dell'hiv è amplissimo. Buoni invece i risultati ottenuti in termini di prevenzione in Uganda e Tahilandia".

Secondo l'ultimo rapporto dell'Unaids, l'agenzia dell'Onu per la lotta alla malattia, l'epidemia di Aids ha raggiunto il suo apice alla fine degli anni Novanta e circa 1,3 milioni di persone nel mondo in sviluppo sono oggi curate con farmaci retrovirali, che solo lo scorso anno hanno salvato 300 mila vite umane. In base ai dati raccolti in 70 paesi, quattro volte più persone rispetto cinque anni fa si sottopongono al test anti-Aids, anche se una vasta maggioranza dei quasi 40 milioni di sieropositivi oggi nel mondo non è consapevole di essere infetta. Ogni anno le cifre dei nuovi casi di infezione nel mondo sono da capogiro: 4,1 milioni con 2,8 milioni di morti nel 2005, contro 4,9 milioni di nuove infezioni e 3,1 milioni di morti l'anno precedente. Le scorte mondiali di preservativi sono il 50% del necessario, mentre i farmaci retrovirali, sia pure oggi più facilmente accessibili, sono ugualmente costosi e difficili da ottenere.

Per quel che riguarda il nostro paese, si stima che le persone sieropositive siano circa 130-140 mila, 3500-4000 i casi di nuove infezioni l'anno, con una media di uno ogni ora, e 50mila sotto trattamento farmacologico con costi di circa 8mila euro l'anno per le strutture pubbliche. Azzerato ormai il rischio trasfusioni, le nuove infezioni di Aids sono dovute per il 70% a rapporti sessuali soprattutto etero.

"Due le sfide principali da affrontare nei prossimi venticinque anni - conclude Rezza -: prevenzione e trattamento. L'attenzione sulla malattia è calata molto in fretta e di Aids se ne parla sempre meno. Dopo gli anni della grande paura, l'infezione ha ripreso a crescere. In attesa che si possa arrivare al vaccino, la cui strada è lunga e tortuosa, proprio come per la tubercolosi e la malaria, l'unica cosa da fare è puntare sulla prevenzione. Quanto al trattamento, la prossima sfida è quella della superpillola, che riunisce insieme le varie medicine e che dovrebbe arrivare sul mercato entro breve. Molti i progressi fatti, se si considera che nel giro di quindici anni si è passati da due a venti antivirali, abbassando il tasso di mortalità dal 100% al 10% e cronicizzando la malattia".

Scoperto sistema naturale di autodifesa  - 13 marzo 2006

Si tratta di un meccanismo di riparazione del Dna di cui le cellule umane naturalmente dispongono.

Dagli scienziati della Ohio State University e' stato scoperto un sistema naturale di difesa contro l'Aids che potrebbe portare alla creazione di nuovi farmaci che superano il problema delle resistenze farmacologiche sempre più diffuse tra i sieropositivi. Si tratta, hanno spiegato gli scienziati della Ohio State University, di un meccanismo di riparazione del Dna di cui le cellule umane naturalmente dispongono.

RIDURRE INTEGRAZIONE CON DNA - Diretti da Richard Fishel, i ricercatori hanno però scoperto che questo meccanismo è anche capace di ridurre l'integrazione del genoma virale nel Dna della cellula infettata, condizione essenziale per moltiplicarsi e diffondersi nel corpo della persona sieropositiva. Secondo quanto riferito sulla rivista «Proceedings of the National Academy of Sciences», il meccanismo di riparazione si basa sulle due molecole XPB' ed XPD, le quali distruggono il codice genetico del virus Hiv prima che questo si inserisca nel Dna della cellula infetta. Quando il Dna cellulare è danneggiato, cosa che può accadere per diversi motivi come l'esposizione a sostanze chimiche nocive o radiazioni solari, si mettono in moto vere e proprie squadre di meccanici della cellula che tagliano e cuciono il Dna nella zona del danno, riparandolo. Le due proteine XPB' e XPD sono addette a uno di questi meccanismi di riparazione.

DUE PROTEINE
- Il virus Hiv una volta fatto il suo ingresso nell'organismo ha bisogno di moltiplicarsi e per farlo deve sfruttare gli strumenti cellulari per la sintesi del Dna. Poiché il genoma virale è una molecola di Rna (simile al Dna), la fase preliminare alla moltiplicazione e diffusione del virus nell'organismo infettato è la trasformazione del suo genoma in Dna. Questo «Dna copia» del genoma dell'Hiv viene inserito all'interno del Dna cellulare con un meccanismo di taglia e cuci. Dopo l'integrazione il virus è in grado di moltiplicarsi. Gli esperti dell'ateneo Usa hanno visto che in presenza delle proteine XPB' e XPD il Dna copia del virus Hiv viene distrutto prima di essere inserito nel genoma cellulare.
 

Fondazione Cariparma, 2mln per studio pillola unica - 9 marzo 2006

Un progetto di ricerca finanziato dalla Fondazione Cariparma per sviluppare una nuova terapia contro l’HIV e rendere accessibili le cure anche ai milioni di malati dell’Africa e dei Paesi poveri.

Il virus dell’AIDS infetta ogni anno 5 milioni di persone, che si aggiungono alle decine di milioni di malati già presenti in tutto il mondo. Annualmente, su scala globale, si spendono 6 miliardi di dollari per farmaci antiretrovirali finalizzati al trattamento dell’HIV/AIDS: 5 di questi vengono spesi nei Paesi a economia avanzata e tale somma è in crescita continua. 

Nonostante sia stato dimostrato che i farmaci anti retrovirali rallentano la progressione della malattia, l’utilizzo a lungo termine di tali prodotti risulta limitato a causa di fattori diversi. Tra questi: l’aumento di ceppi resistenti nell’organismo dei pazienti trattati; l’insorgere di intolleranza ai farmaci, tossicità e altri effetti collaterali; i regimi di dosaggio complicati; la necessità di significativi cambiamenti nello stile di vita e nella dieta; la gestione complessa del trattamento; i costi elevati della terapia. 

Il Research Institute for Genetic and Human Therapy (RIGHT), fondato e diretto dal ricercatore parmigiano Franco Lori, ha come obiettivo la formulazione di una terapia contro l’AIDS più semplice, scarsamente tossica e accessibile a tutti. Una reale alternativa per il trattamento di questa malattia, una speranza concreta per i milioni di pazienti che, nei Paesi poveri, non hanno accesso alle cure. 

Nasce da qui il Progetto RIGHT/Fondazione Cariparma, un innovativo programma di ricerca nel campo della terapia contro l’AIDS che vede le due istituzioni alleate in una missione di fondamentale importanza scientifica e di straordinaria rilevanza sociale: ridurre al minimo il numero e il costo dei farmaci anti-HIV/AIDS per raggiungere quel 95% della popolazione mondiale infetta (circa 40 milioni di pazienti) che vive nei Paesi poveri e non ha accesso alle terapie. 

RIGHT sta mettendo a punto una nuova combinazione di farmaci anti – HIV/AIDS da somministrare una sola volta al giorno e da produrre a costi ridotti.  

Fortemente sostenuto dalla Fondazione Cariparma, che al progetto ha destinato un rilevante finanziamento, «RIGHT  farà di tutto – come ha dichiarato il direttore scientifico Franco Lori – perché Parma e i suoi istituti di ricerca diventino centro di sperimentazione del nuovo farmaco». 

«Bassa tossicità, scarsa induzione di resistenza, semplicità di somministrazione e costo contenuto: queste sono le caratteristiche – ha ribadito Lori – della nuova combinazione farmaceutica che RIGHT sta studiando con il supporto della Fondazione Cariparma». 

«La ricerca scientifica – come ha spiegato Carlo Gabbi, presidente della Fondazione Cariparma – è un settore di primaria importanza, la cui positiva ricaduta riflette il livello del progresso sociale ed economico dell’intera comunità. Nel nostro Paese, com’è noto, la ricerca scientifica avverte sensibili ritardi rispetto alla situazione di altre nazioni; il supporto finanziario a progetti di ricerca e all’acquisizione di sofisticate attrezzature è pertanto un impegno da parte della Fondazione Cariparma, nell’ottica di una doverosa e decisa valorizzazione delle competenze e delle potenzialità dei ricercatori italiani. Tra i progetti più significativi che vedono attualmente  il sostegno della Fondazione Cariparma vi è senza dubbio il Progetto RIGHT /Fondazione Cariparma per lo sviluppo di un importante programma di studio sulla terapia contro l’AIDS. L’ obiettivo è quello di mettere a punto una terapia efficace, a basso costo e di facile accesso che si traduca in una reale possibilità di cura anche per i milioni di malati dell’Africa e dei Paesi poveri».

Scienziati, medici e ricercatori sono concordi nel sostenere che i vaccini e le immunoterapie saranno, in futuro, alternative efficaci per controllare il virus dell’AIDS e la sua diffusione. Ecco allora che, nell’ottica di un superamento della sola terapia con antiretrovirali, l’attività di ricerca di RIGHT si è focalizzata sullo sviluppo di prodotti immunoterapeutici.  

Il prodotto leader di RIGHT è la combinazione di un farmaco antivirale e di un immunomodulante in un’unica compressa da assumere una volta al giorno. 

Nelle nazioni industrializzate i colossi farmaceutici hanno sempre dovuto rispondere alle necessità dei propri investitori, mentre l’Africa e i Paesi poveri hanno sempre dovuto attendere che i costi di ricerca e sviluppo fossero riassorbiti, prima di avere a disposizione farmaci di costo accessibile. 

Il Progetto RIGHT/Fondazione Cariparma intende sviluppare un farmaco alla portata di tutti. Per le popolazioni dei Paesi in via di sviluppo uno schema semplice, ma al tempo stesso efficace, colmerebbe parte del ‘gap’ che esiste nel trattamento dell’ HIV tra i popoli ricchi e quelli poveri. In questi ultimi, tra l’altro, diventa estremamente difficile seguire i pazienti una volta prescritta la cura. Una combinazione di due farmaci con dosaggio semplificato e minori effetti tossici permetterebbe dunque una minore necessità di visite di controllo. 

Questa semplice formulazione gioverebbe anche ai pazienti dei Paesi industrializzati, perché fornirebbe un’alternativa ai trattamenti finora utilizzati. 

In Italia, la Lombardia è al primo posto nella graduatoria delle Regioni per numero assoluto di persone infette da HIV/AIDS. Seguono il Lazio e l’Emilia Romagna. Quest’ultima Regione è terza anche come percentuale di soggetti infetti sul totale della popolazione residente.

Svelato come l'Hiv lavora

ROMA, 22 GEN - Svelato come il virus HIV impedisce alle cellule immunitarie B non ancora infette di produrre anticorpi specifici anti-Aids. Si aggiunge cosi' un altro tassello di informazione sui numerosi modi messi in atto dal virus per compromettere la funzione immunitaria dell'individuo infetto. La scoperta e' dell'italiano Andrea Cerutti che, laureatosi in medicina e specializzatosi in ematologia a Padova, e' oggi al Weill Medical College della Cornell University di New York.

Aids: pillola unica per terapia - 19 Gen 2006

Non piu' tre pillole piu' volte al giorno per il trattamento primario per i sieropositivi la cui infezione e' stata appena diagnosticata. La cura di base - consistente oggi di tre medicine vendute ed assunte separatamente - verra' inclusa in una sola pillola, semplificando cosi' la vita dei pazienti e rendendo piu' facile seguire la terapia senza rischi di errori ed omissioni. Un accordo in tal senso e' stato infatti raggiunto dalle aziende farmaceutiche Brystol-Myers Squibb e Gilead.

Individuato da Italiani nuovo obiettivo per future terapie

ROMA, 10 GEN  2006 - Una ricerca italiana ha scoperto una nuova strategia naturale di difesa contro l'Aids e individuato un nuovo obiettivo per future terapie. La ricerca, condotta nell'universita' di Urbino 'Carlo Bo' e pubblicata sul Journal of Virology, ha permesso di comprendere perche' le scimmie chiamate cercocebi riescono a evitare la malattia. Ora lo studio e' focalizzato sulla proteina ciclina B e un gruppo di proteine che svolgono un ruolo importante nel regolare il ciclo cellulare dei linfociti.

Era sieropositivo, è guarito senza farmaci

Primo caso al mondo di guarigione spontanea: un inglese di 25 anni, omossessuale, avrebbe sconfitto da solo il virus dell'Aids - 13 novembre 2005

LONDRA - La notizia è di quelle che accendono la speranza di milioni di malati. Un britannico di 25 anni, residente vicino a Glasgow, che nel 2002 era stato dichiarato sieropositivo avrebbe sconfitto spontaneamente il virus dell'Aids. Sarebbe il primo caso al mondo. Lo scrive oggi il settimanale inglese News of the world che ricostruisce la vicenda di Andrew Stimpson.

Nell'agosto del 2002 il giovane si era sottoposto a test che avevano rivelato la sua sieropositività. Una nuova serie di esami, effettuata 14 mesi più tardi, ha mostrato che il virus Hiv dell'Aids era completamente sparito da suo organismo, nonostante egli non avesse preso alcuna medicina.
Un risultato che ha lasciato increduli i medici del giovane che hanno ripetuto i test più volte. Dopo quella prima serie di analisi i medici hanno avuto la certezza che si trattasse davvero di una guarigione naturale. Anche perché hanno escluso qualsiasi scambio di campioni o confusione di cartelle cliniche, come invece è avvenuto in due precedenti casi di presunta guarigione spontanea, nei quali è stato impossibile provare che i test positivi e negativi provenissero dalla stessa persona.
Il mese scorso il giovane ha ricevuto una lettera dell'ospedale che lo informava che, dopo i test sul Dna, i campioni di sangue erano i suoi in entrambi i casi.

Ora Stimpson, un venditore di panini omosessuale che aveva sospeso ogni rapporto con il suo compagno di 44 anni anch'egli sieropositivo, ha accettato di diventare un soggetto da studiare per aiutare i ricercatori a trovare un modo di lottare contro il virus. Il giovane si era sottoposto a esami nel maggio del 2002, che sulle prime erano risultati negativi, perché si sentiva debole e febbricitante. Tre mesi più tardi, lasso di tempo normale perché il virus potesse apparire nel sangue, i test avevano mostrato che l'uomo era sieropositivo. In seguito a questo, poiché si trattava di un primo stadio della malattia, i medici non avevano prescritto a Stimpson alcuna medicina che il giovane non ha comunque mai preso, nemmeno in seguito. Nell'ottobre del 2003 Stimpson è stato sottoposto a nuovi esami perché i medici avevano riscontrato segni di un miglioramento; è stato allora che, ai sanitari sorpresi, è apparso il risultato più confortante: non c'era più traccia del virus nel sangue del giovane.

L'immunologo Fernando Aiuti esprime dubbi sul caso di guarigione spontanea dal virus dell'Aids. Lo scienziato non crede alla notizia di quello che sarebbe il primo caso di paziente adulto per il quale la malattia sarebbe scomparsa da sola, senza trattamenti. Casi come questi devono essere documentati attraverso pubblicazioni scientifiche dei dati e con uno studio di controllo. Altrimenti, la notizia deve considerarsi infondata.

AIDS: BOOM DI INFEZIONI PER VIA SESSUALE IN ITALIA - 28 lug 2005

Campanello d'allarme sul fronte AIDS, in Italia stanno aumentando i casi da infezione di Hiv. Lo ha reso noto uno studio dell'Anlaids (Associazione per la lotta contro l'AIDS) che, ieri in occasione del suo 20° anniversario a Roma, in Campidoglio, ha presentato i dati 2004. L'indagine, realizzata su richiesta del Dipartimento per la lotta alla droga della Presidenza del Consiglio e condotta in 28 centri di cura, ha evidenziato un aumento del 26% delle infezioni tra gli omosessuali. La crescita riguarda anche gli eterosessuali che, con il 42,7%, detengono il triste primato della sieropositivita'. I dati sono preoccupanti: nel 2004, il COA (Centro Operativo AIDS dell'Istituto Superiore di Sanita') ha notificato 1654 nuovi casi: 1220 diagnosticati nell'ultimo anno e 434 negli anni precedenti. Tuttavia c'e' una nota positiva: il calo dei contagi fra gli ex tossicodipendenti (13,8%) e i tossicodipendenti (10,7%). Dal 1982 al 31 Dicembre 2004 sono stati notificati 54497 casi di AIDS. Di questi 42312 sono maschi, 741 sono minori e 3179 sono stranieri. E' pur vero, come dice il messaggio del ministro della Salute Storace che " in Italia sono stati fatti passi da gigante nel settore della ricerca e dell'assistenza " ma, il rischio di infezione e' ancora troppo alto. Infatti, l'immunologo Fernando Aiuti, presidente di Anlais, fa' notare un calo dell'attenzione: "Bisogna dire di fare il test perche' il 62% delle persone scopre di essere sieropositivo quando e' in AIDS conclamato, cioe' dopo anni di inconsapevole trasmissione del virus". In modo particolare, dovrebbero sottoporsi a un controllo gli omosessuali, le donne che vogliono avere un figlio ( una su quattro scopre l'infezione in gravidanza) e gli immigrati che rappresentano il 30% del totale dei casi di AIDS e delle nuove infezioni Hiv. Il sindaco di Roma Walter Veltroni inoltre aggiunge: " Bisogna aumentare il numero di persone che ha accesso ai farmaci antiretrovirali".

AIDS: VACCINO ITALIANO SARA' PRODOTTO IN ITALIA - 5 lug 2005

Il vaccino Tat dell'Istituto Superiore di sanita', coordinato dalla professoressa Barbara Ensoli sara' prodotto in Italia. "La produzione avverra' tra l'Iss e l'universita' di Urbino che produrra' autonomamente il vaccino di fase II". Lo ha detto la Ensoli presentando con soddisfazione i primi risultati sull'uomo del vaccino "made in Italy". "Un vaccino sicuro e ben tollerato, in grado di stimolare la risposta immune voluta sia nei volontari sani che sieropositivi", ha ricordato la ricercatrice ricordando che il vaccino Tat ha un approccio differente dagli altri vaccini sperimentati nel mondo. "Non e' in grado di bloccare l'entrata del virus, ma blocca il funzionamento, non lo fa replicare facendo diventare l'infezione abortiva".

Aids: guerra Usa - Brasile su farmaci

Paese del presidente Lula strappa brevetto a gigante Abbott

SAN PAOLO, 26 GIU - Il Brasile si ribella alle multinazionali farmaceutiche e, 1/o al mondo, infrange il brevetto di un farmaco anti-Aids, il Keletra di Abbott. La decisione nei confronti della casa Usa e' del ministro della Sanita' Costa con l'ok del presidente Lula. La Abbot si e' rifiutata di rivedere i suoi prezzi come richiesto dal Brasile ma il Kaletra che sara' prodotto da una fabbrica brasiliana entro un anno costera' 68 centesimi a unita' contro 1,17 dlr preteso dalla Abbott per consegne all'ingrosso.

AGIORNAMENTO TEST VACCINI.

13 Marzo - In tutto il mondo sono stati sperimentati finora sugli umani 35 vaccini contro l'Aids, gran parte dei test sono ancora nella prima fase. Nei ventitre anni di storia della malattia, soltanto un vaccino, basato sulla proteina gp120, ha concluso le tre fasi di sperimentazione ed e' risultato inefficace.

Aids: primi test vaccino preventivo - Testato su 40 volontari sani a Londra e a Losanna

ROMA, 2 MAR - Avverranno tra Inghilterra e Svizzera i primi passi per sperimentare un vaccino anti-Aids mirato alla prevenzione del sierotipo C del virus Hiv. Si tratta del tipo di virus responsabile del 50% delle nuove infezioni. La sperimentazione avverra' su 40 adulti sani tra i 18 ed i 55 anni a basso rischio di infezione e servira' per testare l'innocuita' del vaccino piu' un preparato 'adiuvante' cioe' in grado di potenziarne l'effetto. I volontari saranno tenuti in osservazione a Losanna e a Londra.

AIDS: USA, ALLARME PER UN NUOVO CEPPO VIRUS HIV AGGRESSIVO

WASHINGTON - FEBBRAIO 2005 - Allarme nella comunita' medica degli Stati Uniti, e soprattutto quella di New York, per la scoperta di un ceppo del virus Hiv resistente a quasi tutte le cure conosciute, che porta all'insorgenza dell'Aids vero e proprio in poco tempo.

La diagnosi del ceppo cosi' verulento, in un uomo di 40 anni di New York, la cui identita' non e' stata rivelata, ha allarmato le autorita' sanitarie al punto di sentire l'esigenza di convocare una conferenza stampa per diffondere la notizia.

''Lo consideriamo un problema potenzialmente gravissimo'', ha detto il professore Thomas Frieden, assesssore alla sanita' del comune, che pertanto ha disposto l'applicazione di test per il nuovo ceppo in tutti gli ospedali della metropoli ed ha inoltre sottolineato l'importanza dell'uso di preservativi.

Il paziente affetto dal virus, di cui finora si ignorava l'esistenza, e' gay, promiscuo e faceva ampio uso della metamfetamine in cristalli: ha ammesso di aver avuto rapporti anali non protetti con centinaia di uomini. Non si sa ancora se il ceppo e' stato trasmesso ad altri.

Alcuni esperti si sono mostrati scettici sul rischio, convinti che si possa trattare di un caso isolato legato al sistema immunitario di una sola persona. Ma Frieden resta del parere che l'allarme e' giustificato e dovrebbe ''servire soprattutto per gli uomini che fanno sesso con altri uomini e che fanno uso di metamfetamina in cristalli''. Si tratta di una droga con un effetto stimolante, che cancella le inibizioni e che ha contributo alle 'maratone di sesso' alle quali si attribuisce la diffusione dell'Aids.

Il nuovo ceppo, che non ha nome, non risponde a tre delle quattro classi di farmaci anti-retroviali - e' resistente a 19 dei 20 medicinali sul mercato - il tempo tra l'infezione e l'insorgenza dell'Aids sembra essere di non piu' di tre-quattro mesi. Normalmente passano nove anni prima che un sieropositivo contragga l'Aids, dopo di che la sopravvivenza media e' di 18 mesi, secondo i dati dei Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie di Atlanta, in Georgia.

Giornata mondiale della lotta all'Aids: il rapporto Unaids-Oms - 27 novembre 2004

Il 23 novembre, come ogni anno in occasione della Giornata mondiale della lotta all'Aids che si celebra il 1 dicembre, l'Organizzazione Mondiale della Sanità e il Programma congiunto delle Nazioni Unite sull'Hiv/Aids (Unaids) hanno presentato a Ginevra il loro rapporto congiunto sull'andamento dell'epidemia. Il quadro che ne emerge è ancora peggiore di quello già preoccupante delineato lo scorso luglio dall'Unaids alla vigilia della conferenza internazionale sull'Aids svoltasi a Bangkok, Thailandia. Il numero globale dei contagiati ha raggiunto quasi i 40 milioni, da 36,6 che erano nel 2002.

L'Africa subsahariana si conferma la regione più esposta all'epidemia con circa il 70 per cento dei sieropositivi del mondo, ma sono Asia centrale, Europa orientale e Asia dell'Est le regioni nelle quali in questi due anni si è registrato il maggior incremento dell'infezione. In Europa orientale e in Asia centrale l'aumento sembra essere stato del 40 per cento, per gran parte dovuto al rapido moltiplicarsi di casi in Russia, attualmente lo stato europeo più colpito, e in Ucraina. Nell'Asia dell'Est l'incremento dell'epidemia è stato addirittura del 50 per cento e i dati più allarmanti riguardano Cina, Vietnam e Indonesia. Anche in America Latina i dati indicano aumenti in tutti i Paesi: lo Stato con la crescita maggiore è il Guatemala e quello con la più elevata percentuale di sieropositivi è l'Honduras, ma a preoccupare è soprattutto il Brasile dove vive circa un terzo degli ammalati del continente.

Sia in termini percentuali che assoluti in Asia e in America Latina i valori rilevati sono bassissimi se confrontati con quelli del continente africano dove in molti paesi i sieropositivi sono più del 10 per cento della popolazione, con punte estreme come il caso del Botswana, con un terzo degli abitanti infetto. In Cina, ad esempio, la percentuale di contagi è solo dello 0,1 per cento; in Honduras, che conta quasi sette milioni di abitanti, gli ammalati sono circa 65.000.

L'allarme è dato dal fatto di riscontrare in questi contesti molti dei fattori che hanno contributo al dilagare dell'Hiv in Africa. In Cina il governo ha taciuto per anni la diffusione della malattia: il 90 per cento dei malati non sa di esserlo e di poter contagiare altre persone e il 25 per cento di essi smette le cure per mancanza di assistenza adeguata perchè in tutto il Paese, dove vivono 1 miliardo e 300 milioni di persone, ci sono meno di 150 dottori in grado di diagnosticare e curare i pazienti di Aids (AsiaNews, 7 luglio 2004). Nella sola provincia dell'Henan si calcola che siano un milione i cinesi che hanno contratto la malattia per aver venduto il sangue a un centro sanitario dove non venivano adottate le necessarie misure igieniche e per questo ci sono addirittura dei villaggi in cui quasi ogni famiglia ha un ammalato.

Come in Africa, per finire, anche in Asia e America Latina, benché prostituzione, tossicodipendenza e rapporti omosessuali restino la principale causa di trasmissione dell'Hiv, si nota un aumento di contagi dovuti a rapporti eterosessuali, con effetti negativi soprattutto per la popolazione femminile e per i bambini: difatti, a livello mondiale, le donne costituiscono ormai circa la metà degli adulti da 15 a 49 anni sieropositivi e in Africa subsahariana la percentuale è del 60 per cento. Il futuro di milioni di famiglie in tutto il mondo è compromesso.

 

 

GPO-VIR

 

foto shock Jack Picone